 JAZZ
STEVE LACY - SOPRANO
TODAY (1957)
STEVE LACY - REFLECTIONS
(1958)
STEVE LACY -
THE STRAIGHT HORN OF STEVE LACY (1960)
STEVE LACY - DISPOSABILITY (1965)

Volendo
accogliere Steve Lacy nella sezione FOREVER
YOUNG, abbiamo scelto Disposability per
motivi arbitrari e patriottardi: 1) il trio
isoscele è lorganico ideale per
sviluppare i suoi assoli geometrici e articolati; 2) il
repertorio comprende pezzi scritti, tra gli altri, da
Thelonius Monk e Cecil Taylor, due capiscuola che
contribuirono in modo determinante alla formazione del
sassofonista; 3) lalbum fu inciso a Roma (21 e 22
Dicembre 1965). Accompagnato da Kent Carter
(contrabbasso) e Aldo Romano (batteria), entrambi
collaboratori affini al suo universo espressivo, Lacy
assume il pieno controllo del sax soprano, riuscendo a
estenderne la voce per quattro ottave e mantenendo, in
tutti i registri, una cristallina purezza timbrica. Il
suo stile si distingue per unalternanza continua di
frasi fulminee e lunghe note prive di vibrato, che egli
incunea con maestria nelle intercapedini armoniche delle
composizioni. I temi di Monk sono congeniali a questo
approccio quasi edilizio: il bizzoso riff di Shuffle
Boil, con lultimo lembo di pentagramma reciso
dal contrabbasso, la sofisticata melodia di Pannonica,
il saliscendi cromatico di Comin On The Hudson.
Gli oltre otto minuti di Tune 2 consentono a Lacy
una minuziosa esplorazione dello spartito di Taylor. I
sobri arrangiamenti dei titoli originali (Barble; Chary;
Ms Transport; There We Were) e di un
inedito di Carla Bley (Generous 1) offrono
ulteriore spazio per improvvisazioni lucide e
imprevedibili. - B.A.
STEVE LACY - LAPIS
(1971)
STEVE LACY - CONCERT
SOLO (1972)
STEVE LACY - THE
GAP (1972)
STEVE LACY - WEAL
& WOE (1972/1973)
STEVE LACY - SAXOPHONE
SPECIAL + (1973/1974)
STEVE LACY - STABS
(1975)
STEVE LACY - AXIEME
VOLL. 1 & 2 (1975)
STEVE LACY - TORMENTS
(1975)
STEVE LACY - SOLO
AT MANDARA (1975)
STEVE LACY - HOOKY
(1976)
STEVE LACY - STRAWS
(1976)
STEVE LACY /
ANDREA CENTAZZO / KENT CARTER - TRIO
LIVE (1976)
STEVE LACY /
ANDREA CENTAZZO - CLANGS
(1976)
STEVE LACY - CLINKERS
(1977)
STEVE LACY - CATCH
(1977)
STEVE LACY - POINTS
(1978)
STEVE LACY - ERONEL
(1979)
STEVE LACY - HOCUS-POCUS
(1985)
STEVE LACY - ONLY
MONK (1985)
STEVE LACY - OUTINGS
(1986)
STEVE LACY - THE
KISS (1986)
STEVE LACY - MORE
MONK (1989)
STEVE LACY / EVAN
PARKER - CHIRPS
(1985)
STEVE LACY / MAL
WALDRON - SEMPRE AMORE (1987)
STEVE LACY / GIL
EVANS - PARIS BLUES (1988)
STEVE LACY - 5
x MONK 5 x LACY (1994)
LAKE / CYRILLE /
WORKMAN (TRIO 3) - OPEN IDEAS (2002)
RALPH LALAMA - FEELIN
AND DEALIN (1990)

RALPH LALAMA
- MOMENTUM (1991)

RALPH LALAMA
- YOU KNOW WHAT I MEAN (1993)

RALPH
LALAMA - CIRCLE LINE
(1995) 
RALPH LALAMA
- MUSIC FOR GROWN-UPS (1998)

Escludiamo
che i responsabili della Criss Cross
possano seccarsi per i frequenti accenni alla Blue Note proposti
nelle recensioni dei loro CD. Il manifesto programmatico
delletichetta olandese, tacito ma evidente, è
infatti quello di raccogliere leredità stilistica
del glorioso catalogo di Alfred
Lion, aggiornandone lo spirito in parallelo coi
progressi della tecnologia hi-fi.
Votato a questa impegnativa missione, Ralph Lalama
azzecca una scala reale discografica che rimane tra le
più belle collezioni jazz
pubblicate nei mediocri anni Novanta.
Feelin And Dealin - Per dire, già sul
primo capitolo - lunico in quintetto - le cover da
quel sacro repertorio sono ben due, tratte da altrettanti
capolavori: Third Time Around di Hank
Mobley (The Turnaround!*) e Short Story
di Kenny
Dorham con Joe
Henderson (In n Out).
Anche grazie allimpeccabile registrazione digitale
di Max
Bolleman, le atmosfere dello studio di Rudy
Van Gelder rivivono in arrangiamenti affettuosi ma
non pedissequi, riversati con straordinaria fedeltà su
idonee cassette DAT.
Acclamato mattatore della Vanguard
Jazz Orchestra, per lesordio da titolare Lalama
assembla un tipico combo hard-bop
- giustamente denominato Manhattan All Stars
- reclutando il veterano Barry Harris*
(pianoforte) insieme a Peter
Washington (contrabbasso), Kenny Washington
(batteria) e Tom
Harrell (tromba / flicorno): lo struggente assolo di
questi su Theme For Mel è rappresentativo del suo
genio insondabile. Completano lesemplare scaletta So
Nice di Elmo Hope,
Crazeology di Benny
Harris, Paradox di Sonny
Rollins (Work Time) e unelegante
trasposizione di Love
Walked In (Evol Deklaw Ni)
concepita da Thad Jones
(forte il legame - umano e professionale - con i
fondatori della Thad
Jones/Mel Lewis Orchestra).
 Momentum
- Il passaggio alla formula strumentale del quartetto
orienta inevitabilmente lattenzione sul leader, che
ribadisce la propria simpatia per lindimenticabile
peso medio della Blue Note: il
recupero della stupenda The Break Through (Dippin)
vale doppio perché, oltre alla prestigiosa firma di Hank
Mobley, sul sax tenore di Lalama gravano anche gli
esplosivi assoli di Lee Morgan
incisi allepoca. Una preziosa pagina della
letteratura jazz magistralmente
tramandata ai posteri disposti ad ascoltare. Il nuovo
organico contempla da un lato la conferma di Kenny
Washington, dallaltro larrivo di Dennis
Irwin al contrabbasso e Kenny Barron al
pianoforte: col suo fraseggio rilassato e disinvolto,
Barron si ritaglia un magnifico intervento su Beautiful
Moons Ago. Se Pal Joey è una gara di levità cool
tra Lalama e Washington, Wonderful!
Wonderful! impone un proibitivo raffronto con la
versione di Sonny
Rollins (Newss Time) da cui, tuttavia,
Ralph esce vivo e vegeto.
You Know What I Mean - A Kenny Barron
subentra George
Cables, altro fuoriclasse della tastiera, allora
sotto contratto con la concorrente SteepleChase,
mentre accanto a Dennis
Irwin siede Leroy
Williams (batteria). Si parte a razzo con Lester
Left Town, instant classic di Wayne
Shorter appena assunto da Art Blakey
(The Big Beat): il memorabile tema
sussurrato dal sax deflagra in
unapertura ad alto volume che esalta solisti e
sezione ritmica. These Foolish Things è il
celebre standard inglese che ricordiamo soprattutto per
le storiche interpretazioni di Frank
Sinatra (Nice
n Easy) e Bryan Ferry (These
Foolish Things): Ralph vi scorge materia per una
sensuale ballad da ore piccole. La maestria del virtuoso
è in evidenza anche su un paio di splendide esecuzioni
in trio senza pianoforte (Love Letters, Will
You Still Be Mine?). Finale di lusso con Take The
Coltrane, il frenetico blues scritto da Duke
Ellington per John
Coltrane (Duke Ellington & John Coltrane),
su cui Lalama e Cables si scatenano senza risparmio di
energie.
Circle Line - Il quarto episodio segna la
sostituzione del pianoforte con la chitarra - affidata
allabile Peter Bernstein - mentre nel reparto
propulsivo tornano entrambi i Washington (Peter e Kenny,
ma non sono parenti). Per i cultori dellimpasto
timbrico semiacustica/tenore scatta subito
laccostamento con gli indispensabili album Blue Note di John Scofield e Joe Lovano (Time
On My Hands, Meant
To Be, What
We Do, Oh!), dai quali Circle
Line differisce per una maggiore aderenza ai canoni
estetici del mainstream. I momenti più suggestivi si apprezzano nel
convulso incedere di Circle Line, nel duetto
sax/contrabbasso di My Ideal, nel morbido swing di
Dark Chocolate, nellinesauribile ispirazione
fornita da evergreen come Giant Steps di John Coltrane (Giant Steps) e Homestretch
di Joe
Henderson (Page One).
Music For Grown-Ups - Se lespressione
musica per adulti intendeva alludere a
unarte priva di fronzoli e ricca di sostanza,
lultimo atto è allinsegna di un pieno
successo. Richard
Wyands completa degnamente la galleria di grandi
pianisti, in perfetta intesa con laffidabile tandem
Peter Washington/Kenny Washington. In un menù di
omogenea squisitezza, il mero gusto personale ci induce a
sottolineare le accattivanti armonie di Bacha
Feelin, pregiata composizione del trombonista Garnett
Brown, e la spinta cinetica di Newk It!,
omaggio implicito a Sonny
Rollins. In chiusura, Lalama ribadisce la solidità
delle proprie radici con Scoops, inequivocabile
riferimento ideale a un modello e a un periodo ben
precisi (Sonny Rollins With The Modern Jazz Quartet).
[P.S. - 1) Max
Bolleman: «In the
80s and 90s I recorded everything direct to
two-track on DAT, so no mixing.» - 2) *Il 4 Febbraio
1965 Barry Harris
aveva partecipato alle sedute originali di The
Turnaround!.] - B.A.
RALPH LALAMA - ENERGY
FIELDS (2008)
RALPH LALAMA - THE
AUDIENCE (2010)
HAROLD LAND - HAROLD
IN THE LAND OF JAZZ (1958)
HAROLD LAND - THE
FOX (959)
HAROLD
LAND - EASTWARD HO! HAROLD LAND IN
NEW YORK (1960)
HAROLD
LAND - WEST COAST BLUES!
(1960)
HAROLD
LAND / BLUE MITCHELL - MAPENZI
(1977)
BOB LARK - FIRST
STEPS (1997)
PETE LA ROCA
- BASRA (1965) 
PETE LA ROCA
- TURKISH WOMEN AT THE BATH
(1967)
CHICK
COREA - BLISS
(1967)
CHICK
COREA - EXTASIS
(1967)
Anche
nella cornucopia del catalogo Blue Note, ricolma di
capolavori, gli album in cui Joe
Henderson sia presente in veste di ospite (Idle
Moments, Trompeta Toccata, The Sidewinder, Point Of Departure,
Unity, The Real
McCoy, Stick-Up!
etc.) rappresentano una cernita che lappassionato
distilla sempre volentieri. Basra si aggiunge alla
preziosa discografia personale del grande improvvisatore
grazie alla reciproca fiducia stabilitasi col batterista Pete La
Roca dopo la sua partecipazione a Page One e Our Thing, primi
due capitoli del sassofonista per letichetta di Alfred
Lion, in cui suonò anche il fedele Kenny
Dorham
lintesa funzionava
quando
arrivò il momento di assemblare il quartetto per il
proprio esordio, dunque, La Roca non ebbe dubbi: accanto
a Steve
Kuhn (chi si ricorda del suo Motility su ECM?) e Steve
Swallow (reduce dalle storiche sedute Verve
del 1961) - entrambi partner
inconsueti rispetto al personale impiegato allora dalla produzione - egli schierò il collega di
scuderia. Lungo la scaletta si alternano atmosfere
andaluse e mediorientali che assecondano il fraseggio di
Henderson, da sempre avido di accordi minori e incline a
una certa ciclicità: lincalzante arrangiamento di Malagueña
diffonde echi della mitica Olé, appena registrata
da John
Coltrane per la Atlantic
(Olé Coltrane), mentre il blues moresco di Candu
e il refrain esotico di Basra aprono ulteriori
varchi espressivi per le frenesie modali del combo;
derivata da una canzone - poi ripresa da Grant
Green sul magnifico Street Of Dreams - la
melodia di Lazy Afternoon evoca le sofisticate
ballad notturne di Wayne
Shorter; la sgroppata swing di Tears Come From
Heaven e lelegante melodia di Eiderdown,
firmata da Swallow e ripresa anni dopo da Bill Evans
(Crosscurrents),
completano la gamma delle possibilità. Nel 1967 la
medesima formula strumentale viene adottata con una nuova
formazione, il cui il tratto sonoro distintivo è
lamalgama tra il timbro tagliente del sax tenore
(John Gilmore) e la disinvoltura tecnica del pianista (Chick
Corea). Walter
Booker affianca il leader nella sezione ritmica.  Interamente scritta
dallavvocato Sims,
lopera si compone di pagine platealmente
influenzate dal John
Coltrane del periodo Impulse!
(Turkish Women At The Bath, Love Planet, Majoun,
Sin Street), circostanza comprensibile dal momento
che lo stesso Pete La
Roca aveva preceduto Elvin Jones alla corte del
caposcuola (1960): un paio di episodi in cui egli esce in
assolo (The Dancing Girl, Sin Street)
illustrano bene il suo stile percussivo, condotto da un
rullante fragoroso e slabbrato. La pubblicazione plurima
di Turkish Women At The Bath richiede qualche
chiarimento. Al (nobile) fine di vendere qualche copia in
più di un altrimenti oscuro album jazz,
alcune case editrici - tra cui la
prestigiosa Muse
- ristamparono il volume intestandolo a Chick
Corea, nella speranza che la notorietà acquisita dal
pianista coi Return To Forever (Return To
Forever, Light As A
Feather) incrementasse
gli incassi
inutile dire che, quando venne a
saperlo, La Roca si incazzò come una iena e fece causa,
riconquistando poi il diritto a essere indicato come
titolare sulla copertina. Quel che più conta per
lascoltatore/collezionista, tuttavia, è che il CD
sia ancora facilmente reperibile, sebbene in varie
edizioni (almeno sei), spesso riproposte con una grafica
diversa da quella originale della Douglas
Records, raffigurante il dipinto di Jean-Auguste-Dominique
Ingres (Le Bain Turc). Chissà se quella
scelta estetica fu dettata dallintenzione di
accostare la musica afro-americana agli ideali
neoclassici? E chissà se il brillante
effetto ottenuto ispirò poi Jimi Hendrix per la
scabrosa foto di Electric Ladyland? - B.A.
MIKE LeDONNE - BOUT
TIME (1988)
MIKE LeDONNE - THE
FEELING OF JAZZ (1990)
MIKE LeDONNE - COMMON
GROUND (1990)
MIKE LeDONNE - SOULMATES
(1993)
THOMAS LEHN /
RAYMOND STRID - HERE THERE (2003)
PETER LEITCH - RED
ZONE (1988)
PETER LEITCH - EXHILARATION
(1984/1988)
PETER LEITCH - A
SPECIAL RAPPORT (1994)
PETER LEITCH /
JOHN HICKS - DUALITY (1994)
PETER LEITCH - COLOURS
& DIMENSIONS
PETER LEITCH - UP
FRONT (1996)
STEFANO LEONARDI - E-RAY (2008)
Il flauto nel jazz. Tema ponderoso, e poi la
sintesi giornalistica è sempre quella: Buddy
Collette, Herbie
Mann, Hubert
Laws, con menzioni dobbligo per Roland
Kirk ed Eric
Dolphy. Proviamo a metterla in un altro modo: E-Ray
e Flute Stories sono
due magnifici album di musica improvvisata a cura di
altrettanti solisti italiani
visto? suona meglio,
la questione si fa più lieve, pipa in radica e velluto a
coste diventano orpelli, magari viene voglia di ascoltare
qualche pezzo persino in spider sul lungomare
E-Ray - Se vi piace la formula strumentale del
quartetto senza piano, con chitarra, ancia e sezione
ritmica (Pure Desmond, 80/81,
Meant To Be, What We Do, Sunscreams, On Again, Smatter etc.),
almeno una volta dovreste provare lebbrezza di
sostituire il sax col flauto. Nel caso di questo CD di Stefano Leonardi,
lesito potrebbe sorprendervi e sedurvi. Forte di un
reparto propulsivo in ottime mani - Paolo Ghetti
(contrabbasso), Carlo Alberto Canevali (batteria) - e di
una prima linea in comproprietà con lo specialista Matteo Turella
(chitarre), Leonardi elabora magistralmente alcune
composizioni originali (il contagioso riff di Abribs
Circle, lelegante melodia di The Jackal)
e qualche inconsueta pagina altrui [lo scanzonato refrain
di Basin Street Este, il dolente tema di Tel
Aviv, entrambi firmati da Herbie
Mann (Flautista!; Flute Soufflé)],
esibendo tecnica, inventiva e cultura ammirevoli. Scelto
come epilogo solenne, larrangiamento di Afro
Blue - standard di Mongo
Santamaría ripreso anche da John Coltrane -
è un superlativo compendio di spunti individuali e
squisita sintonia. Etichetta Splasc(H):
per il ritorno in rete del glorioso catalogo di Peppo
Spagnoli, quando mai, sarà sempre troppo tardi. - B.A.
STEFANO LEONARDI -
CONVERSATIONS ABOUT THOMAS CHAPIN (2013)
NICK LEVINOVSKY - LISTEN
UP! (1997)
NICK LEVINOVSKY - KIND
OF RED (2000)
NICK LEVINOVSKY - QUIZ
(2002)
NICK LEVINOVSKY - THROUGH
THE YEARS (2008)
GEORGE LEWIS - THE
SOLO TROMBONE ALBUM (1976)
DAVID LIEBMAN - 1st
VISIT (1973)
DAVID LIEBMAN - DRUM
ODE (1974)
DAVID LIEBMAN - PENDULUM
(1973)
DAVID LIEBMAN - WHAT
IT IS (1979)
DAVID LIEBMAN - THE
OPAL HEART (1979)
DAVID LIEBMAN
- DOIN IT AGAIN
(1979)
 Liebman
aveva suonato con Miles Davis nel 1973/1974, Scofield lo
avrebbe fatto dieci anni dopo. Entrambi i discepoli del
"divino" animano i brani di questo album con
interventi vivaci e personali, nei quali si avverte la
necessità di accostarsi sempre più alle radici: i due
artisti percorreranno un tragitto esattamente inverso a
quello di molti colleghi, partendo dalla fusion per tornare a un jazz basato più
sullimprovvisazione che sulle forme o le sonorità.
David utilizza ancora il tenore, e viene da chiedersi
perchè mai lo abbia abbandonato. Il quintetto è
completato da Adam Nussbaum (batteria), Ron McClure
(contrabbasso) e Terumasa Hino (tromba/flicorno).
- B.A.
DAVID LIEBMAN - IF
THEY ONLY KNEW (1980)
LIEBMAN / BEIRACH / MRAZ / FOSTER - QUEST
(1981)
LIEBMAN / BEIRACH
- DOUBLE EDGE (1985)
LIEBMAN / BEIRACH / McCLURE / HART - QUEST
II (1986)
DAVID LIEBMAN THE
MUSIC OF COLE PORTER (1989)
LIEBMAN / BEIRACH
- CHANT (1989)
LIEBMAN /
DANDREA - NINE AGAIN
(1989)
Due le
premesse di questo incontro, casuale ma non frettoloso:
1) il felice accostamento tra la purezza timbrica del sax
soprano e la varietà cromatica del pianoforte; 2) la
perfetta empatia tra le sensibilità di David Liebman e Franco DAndrea, entrambi
improvvisatori ineasuribili ed entrambi provenienti da
esperienze proto-fusion (rispettivamente, il Davis
elettrico e lindimenticabile avventura del
Perigeo). I due jazz-men si calano in una rilassata
dimensione cameristica, per misurarsi con un repertorio
che spazia da Ellington (Caravan; Sophisticated
Lady) a Monk (Ugly Beauty) a Eddie Harris (Freedom Jazz
Dance), passando per un paio di standard (Sweet
Georgia Brown; Autumn Leaves). - B.A.
LIEBMAN / BEIRACH
/ McCLURE / HART (QUEST) - OF ONE
MIND (1990)
DAVID LIEBMAN
- SETTING THE STANDARD (1992)
In queste sedute
prodotte dalla Red
Records, lagilissimo sax soprano di David Liebman
trova il contesto ideale per sprigionare la propria
rinomata forza espressiva. Dopo il proficuo tirocinio al
servizio di Miles
Davis (On The Corner, Dark Magus),
lungo unesemplare carriera di solista concreto e
ispirato, parimenti emozionante al tenore, egli si è
imposto soprattutto per le performance con lo strumento
diritto. Il trio di supporto annovera specialisti al
vertice della categoria: Mulgrew
Miller (pianoforte), Rufus Reid
(contrabbasso), Victor
Lewis (batteria). Alle prese con evergreen tratti da
musical (Old Devil Moon, Without You, I
Didnt Know What Time It Was) e colonne sonore (Invitation),
Liebman improvvisa suggestivi grovigli melodici attorno
al tema originale di ciascuna canzone, trasfigurandone la
stessa essenza lirica a beneficio di una più libera
interpretazione dellascoltatore. I tre standard jazz gli
consentono di esibire una speciale versatilità
stilistica con cui esplora le armonie di Milestones*,
pietra miliare di Miles
Davis (Milestones), rende omaggio
allautore di Grand Central Station* - John
Coltrane - che la incise insieme a Cannonball
Adderley (Cannonball & Coltrane), si
immerge nel vortice ritmico di Nicas
Dream, celebre pagina di Horace
Silver [The Jazz Messengers
(1956), Horace-Scope)] riletta, dieci anni prima,
anche da Phil Woods
(Birds Of A Feather).
Superbo il contributo del compianto Mulgrew
Miller, scomparso prematuramente nel 2013. [P.S. -
*Titoli originali corretti, rispettivamente, Miles e Grand Central.]
- B.A.
DAVID LIEBMAN - THE
ELEMENTS: WATER (1997)
DAVID LIEBMAN - MONKS
MOOD (1999)
DAVID LIEBMAN /
QUARTE - RINGIN BELLS (2003)
LIEBMAN / BIANCO /
MARINO - LINE ISH (2003)
LIEBMAN / BEIRACH
/ McCLURE / HART (QUEST) - CIRCULAR
DREAMING (2011)
GAETANO LIGUORI - CILE
LIBERO CILE ROSSO (1974)
GAETANO
LIGUORI - I SIGNORI DELLA
GUERRA (1975)
Al netto di una prosa
barocca allora in voga, le note
di copertina scritte dal povero Franco Fayenz spiegano
bene limiti apparenti e virtù effettive di Gaetano Liguori,
storico campione del jazz
italiano e grande pianista tout court. In
sostanza, argomenta Fayenz, chi se ne frega della
sovrastruttura rappresentata da un supposto impegno o da
titoli chiassosi, se la musica possiede un suo valore
intrinseco e durevole? Il tempo consentirà a tutti,
prima o poi, di apprezzare i contenuti nascosti dietro
gli orpelli. Condividiamo. Giunto al secondo album, dopo
lesordio politicamente esplicito di Cile Libero,
Cile Rosso, Liguori torna in studio alla guida del
Trio Idea - solo omonimo del combo partenopeo che
accompagnerà Jerry
Bergonzi sul meraviglioso Napoli Connection
- confermando la reciproca sintonia con Roberto Del Piano
(basso elettrico) e Filippo Monico (batteria) lungo brani
ispirati allattualità (I Signori Della Guerra,
Tarantella Del Vibrione, Viva La Cassa Del
Mezzogiorno) o comunque percorsi da echi esotici (Garabongo,
Inco) ed evocativi (Don Mario Blues). Lo
stile del leader si esprime attraverso una tecnica
impeccabile, in cui balenano lampi di avanguardia,
folclore, progressive e
melodia. A chi volesse approfondire, raccomandiamo il
libro-intervista Gaetano Liguori:
Un Pianoforte Contro. - B.A.
GAETANO LIGUORI - CANTATA
ROSSA PER TALL EL ZAATAR (1976)
GAETANO LIGUORI - TEMA
DI LUNA (1983)
GAETANO LIGUORI - LANIMA
DI UN UOMO (2003)
BOOKER LITTLE -
THE LEGENDARY QUARTET ALBUM (BOOKER LITTLE) (1960)
BOOKER LITTLE
- OUT FRONT (1961) 
In un ideale albero
genealogico della tromba moderna che da Fats Navarro,
Miles Davis e Clifford Brown cresca fino a Lee Morgan,
Kenny Dorham, Freddie Hubbard, Charles Tolliver e Woody
Shaw, il nome di Booker Little occupa di diritto il ramo
più rigoglioso, sebbene precocemente stroncato
dalluremia. Il produttore e critico Nat Hentoff
offrì al giovane artista loccasione di incidere un
album ufficiale per letichetta indipendente Candid:
Out Front rimane il documento discografico più
compiuto ed esemplare del suo talento. Appena
ventitreenne, Little era già in grado di riunire una
band comprendente Max Roach (suo ex-leader), Ron Carter,
Don Friedman, Julian Priester e il marziano
Eric Dolphy a completare la prima linea dei fiati. Le
composizioni di Booker sono segnate da unesuberante
impellenza ritmica che, a sorpresa, ripiega verso uno
stato di assorta malinconia: il processo si sviluppa in
un senso o nellaltro (Strength And Sanity; Hazy
Hues; Quiet, Please) e raggiunge il culmine su
Moods In Free Time, con la vertiginosa sequenza
metrica 3/4, 4/4, 5/4, 6/4. Risorse tecniche
straordinarie e inventiva melodica inesauribile facevano
di Booker un solista intenso,
commovente, pieno di dolorosa mestizia (Man Of
Words). Come Dolphy, Little era
legato alla tonalità ma deciso anche a superarla (A
New Day). Sempre in bilico tra ortodossia ed
eversione, il sax alto di Dolphy lacera
larrangiamento di We Speak, opponendo uno
stridulo controcanto al nitido fraseggio di Little.
Nonostante la scomparsa prematura, la figura di Booker
Little eserciterà uninfluenza enorme su
fuoriclasse come Wynton Marsalis, Tom Harrell e Dave
Douglas. - B.A.
/ E.I.J.
BOOKER LITTLE - BOOKER
LITTLE AND FRIEND (VICTORY AND SORROW) (1961)
CHARLES LLOYD - FISH
OUT OF WATER (1989)
CHARLES LLOYD - NOTES
FROM THE BUG SUR (1991)
CHARLES LLOYD - THE
CALL (1993)
CHARLES LLOYD - ALL
MY RELATIONS (1994)
CHARLES LLOYD - CANTO
(1996)
CHARLES LLOYD - VOICE
IN THE NIGHT (1998)
GIUSEPPI LOGAN - GIUSEPPI
LOGAN (1964)
GIUSEPPI LOGAN - MORE
GIUSEPPI LOGAN (1965)
LOKOMOTIV
KANARONE - LOKOMOTIV KANARONE
(2003)
LOKOMOTIV
KANARONE - LK2 (2008)
Guidati
democraticamente da Fiorenzo Bodrato,
dinamico contrabbassista torinese col piglio
dellorganizzatore (un corrispettivo italiano di Ben Allison), i Lokomotive
Kanarone hanno già inciso due album di squisita
fattura. Il leader firma quasi tutti i brani. La cifra
stilistica del progetto è espressa dal proficuo dialogo
tra prima linea e reparto propulsivo, nel corso del quale
i cinque strumentisti improvvisano a tutto campo. La
formula del quintetto senza pianoforte esalta le
polifonie esposte dai fiati [Andrea Buffa (sax tenore),
Marco Rigoletti (tromba, flicorno), Giampiero Malfatto
(trombone)] e sorrette dalla sezione ritmica [Fiorenzo Bodrato
(contrabbasso), Antonio Stizzoli (batteria)], evocando
altresì suggestioni e atmosfere nobilissime (Blue Note, Candid etc.).
Lalternanza di vivacità e quiete su Rassvjet
richiama lindimenticabile Out
Front di Booker Little. Lingegnoso riff
ricorrente di Vitorchiano Paradise sottolinea con
efficacia la melodia condotta dalla tromba. Fin dal
titolo, larrangiamento di Italian Fight Song
si ispira ai bellicosi collettivi diretti da Charles
Mingus. Di grande effetto leco politica di titoli
come Liberi Tutti, Maggio, Petrodollar,
Nancy e Rajssa. Il secondo CD (LK2) ribadisce
la compattezza della formazione, proponendo ulteriori
guizzi dinventiva ravvisabili nei dolenti temi di Greatest
Hits Revisited, Denmark Vesey e Sorrow,
nella varietà cromatica di Downtown, Wake
Africa e Dave, nei chiassosi unisoni di Cimici,
nelle acrobazie del trombone su Splendida Mattina
e B Funk, G Kunk, U Funk!. Se solo ferrovie e
treni italiani funzionassero così ... - B.A.
LONDON IMPROVISERS
ORCHESTRA - THE HEARING CONTINUES
... (2000)
LONDON IMPROVISERS
ORCHESTRA - FREEDOM OF THE CITY 2001
/ LARGE GROUPS (2001)
LOOSE TUBES - LOOSE
TUBES (1985)
LOOSE TUBES - DELIGHTFUL
PRECIPICE (1986)
LOOSE TUBES - OPEN
LETTER (1988)
JOE LOVANO - TONES,
SHAPES & COLORS (1985)
JOE LOVANO - VILLAGE
RHYTHM (1988)
JOE LOVANO - LANDMARKS (1990) 
Già asceso
sullOlimpo del sax tenore contemporaneo - accanto a
Jerry Bergonzi,
Bennie Wallace,
Maurizio
Giammarco, Michael
Brecker, Bob
Mintzer, Emanuele
Cisi, Stefano
DAnna, Chris Potter
etc. - temprato dallimpegnativo tirocinio nel
magnifico trio con Paul
Motian e Bill
Frisell, introdotto in società dal prestigioso
biglietto da visita dellitaliana Soul Note (Tones,
Shapes & Colors; Village Rhythm), nel 1990
Joe Lovano è
pronto per diventare campione del mondo. Alluopo,
quale miglior scuderia della rediviva Blue Note diretta da Bruce
Lundvall? Assistito in fase di produzione
dallamico John
Scofield, col quale stava registrando proprio in quei
giorni i capolavori in quartetto (Time On My Hands,
Meant To Be, What We Do), Lovano
organizza un classico combo hard-bop,
sostituendo tuttavia la tromba - consueta voce
strumentale di quel format - con la chitarra: oltre al
leader, limpressionante parata vede sfilare Kenny
Werner (pianoforte), John
Abercrombie (chitarra), Marc Johnson (contrabbasso) e
Bill Stewart (batteria). In possesso di una penna fine e
ispirata, Lovano firma tutti i temi eccetto I Love
Music, composizione di Emil Boyd e Hale Smith già
incisa da Ahmad
Jamal (The Awakening), mostrando una
duttilità creativa che genera i contrasti cromatici di The
Owl And The Fox, le liturgie ritmiche di Primal
Dance e Here And Now, la sofisticata ballad
shorteriana Emperor Jones (il titolo è rivolto
allo storico batterista di John
Coltrane), le urticanti digressioni free
di Dig This, la disinvoltura swing di Thaksgiving,
Landmarks Along The Way e Where Hawks Fly,
questultimo omaggio dichiarato a Coleman
Hawkins. Sostenuti da un reparto propulsivo che non
teme confronti, i due solisti si esaltano: Lovano
esibisce un fraseggio fluido e ingegnoso, venato a tratti
da un estemporaneo graffio timbrico che ne increspa
espressivamente la pastosità, mentre Abercrombie sfodera
un suono elettrico più compresso e abrasivo di quello
delle sue registrazioni ECM (Arcade, Abercrombie Quartet
etc.), diremmo più rock, se
lespressione non rischiasse di essere fuorviante.
CD indispensabile. - B.A.
JOE LOVANO - SOUNDS
OF JOY (1991)
JOE LOVANO -
QUARTETS LIVE AT THE VILLAGE VANGUARD (1996)
JOE LOVANO / EDDIE
HENDERSON - TRIBUTE TO LEE MORGAN (1995)
JOE LOVANO / ALDO
ROMANO - TEN TALES
(1989) 
LOVANO / LaVERNE /
LaSPINA / STEWART - FIRST TANGO IN
NEW YORK (1993)
JOE LOVANO / ED
THIGPEN - THE ELEMENT OF SWING (2001)
FRANK LOWE /
RASHIED ALI - DUO EXCHANGE (1972)
FRANK LOWE - BLACK
BEINGS (1973)
FRANK LOWE - THE
FLAM (1975)
[
] a wonderful
band and a very fine record [
] - Richard Cook /
Brian Morton
Anche
in unepoca di degrado linguistico e sovrapposizione
fra generi (progressive, fusion,
disco, punk) cera chi produceva musica
eccellente. Veterano del Vietnam, amico personale di Butch Morris e Billy Bang,
personaggio esemplare dellavanguardia culturale
afro-americana, sebbene refrattario al contegno
cattedratico di un Anthony
Braxton, Frank Lowe
si esprimeva in uno stile rabbioso, veemente, indicativo
delle nevrosi sociali di quegli anni. La sua figura di
riferimento era Sam Rivers, valoroso partigiano del jazz che con i
suoi capolavori (Streams, Crystals, The Quest, Paragon etc.)
organizzò la resistenza alla lobotomia di massa. Come
Rivers, Lowe riusciva a coniugare libertà e disciplina
senza mai apparire incoerente. Il suo sax tenore alterna
fraseggi nitidi a rantoli dissonanti, passando senza
scrupoli dal meloV alla cacofonia: la metamorfosi
timbrica innescata da Sun Voyage e Flam
costringe lascoltatore a unassidua vigilanza
uditiva. Eredi della medesima temperie artistica, i
partner nella prima linea - Leo Smith (tromba); Joseph
Bowie (trombone) - integrano magnificamente la voce
strumentale del leader, mentre la sezione ritmica - Alex
Blake (contrabbasso); Charles Bobo Shaw (batteria) - non
degenera mai nel caos, nonostante lidioma radicale
impiegato: anzi, in alcuni passaggi (Third Street
Stomp; Be-Bo-Bo-Be) si avvertono persino
residui di swing. Onore al merito della Black
Saint, storica etichetta Italiana che ci
infonde un moto di orgoglio patriottico, in un periodo in
cui non è facile averne. - B.A.
FRANK LOWE /
EUGENE CHADBOURNE - DONT PUNK
OUT (1977)
BRIAN LYNCH - PEER
PRESSURE (1986)
BRIAN LYNCH - BACK
ROOM BLUES (1989)
BRIAN LYNCH - KEEP
YOUR CIRCLE SMALL (1995)
BRIAN LYNCH - SPHERES
OF INFLUENCE (1997)
BRIAN LYNCH - TRIBUTE
TO THE TRUMPET MASTERS (2000)

 Le premessa indicata dal
titolo non era positiva: il ricorso a formule
stereotipate nasconde spesso una mancanza di idee che si
traduce irrimediabilmente in una musica fiacca e poco
interessante. Non è il caso di questo straordinario CD
di Brian Lynch,
un artista che alle indiscusse doti tecniche aggiunge una
spiccata attitudine alla concretezza e uninnata
spontaneità, caratteristiche che fanno la differenza con
altri colleghi della stessa generazione, magari più
blasonati. Dato per sottinteso Miles, ogni pezzo celebra
un maestro della tromba e - con alcune trascurabili
eccezioni - non è stato dimenticato nessuno. In quattro
casi Lynch pesca nei rispettivi cataloghi dei destinatari
- Freddie Hubbard (Eclipse), Lee Morgan (Search For The New Land),
Booker Little (Opening Statement), Thad Jones (Elusive)
- avvertendo forse una particolare affinità con quel
prezioso materiale. Le interpretazioni di Lynch sono
splendide, ma i brani originali valgono a dir poco
altrettanto: il tema angoloso e il ritmo incalzante di Woody
Shaw tracciano un fedele ritratto dello sfortunato
jazz-man; larticolata struttura armonica di Charles
Tolliver rimanda ai memorabili album Strata-East con
Stanley Cowell; in linea con il lirismo del personaggio, Tribute
To Blue (Mitchell) disegna una melodia ariosa e
cantabile; la sintesi tra passaggi modali e senso del
blues - Bus Stop Serenade (For K.D.) - riepiloga
egregiamente la lezione di Kenny Dorham; Tom Harrell
riceve un ennesimo omaggio (cfr. lomonima Tom
Harrell di David Berkman) proprio dal collega - Lynch
- che lo ha sostituito nel gruppo di Phil
Woods. La superba formazione a quattro -
Mulgrew Miller (piano), Essiet Essiet (contrabbasso),
Carl Allen (batteria) - agevola Brian nella perfetta
messa a fuoco del proprio fraseggio, evitando la
dispersione espressiva che un secondo strumento a fiato
avrebbe rischiato di provocare. Uno dei migliori dischi
del 2000. - B.A.
BRIAN LYNCH / BILL
CHARLAP - BRIAN LYNCH MEETS BILL
CHARLAP (2003)

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