 JAZZ
ROYCE CAMPBELL - GENTLE
BREEZE (1991)
ROYCE CAMPBELL
& ADRIAN INGRAM - HANDS ACROSS
THE WATER ( 1998)
BENNY CARTER - JAZZ
GIANT (1958)
BENNY CARTER
- FURTHER DEFINITIONS
(1961) 
 A parte la Blue Note,
inarrivabile fucina di nuovi talenti scovati nei locali
di New York, le etichette jazz
più prestigiose dellepoca erano la Contemporary
e la Impulse!:
luna dedita a promuovere levoluzione del cool,
laltra incline a captare i primi vagiti
dellavanguardia, entrambe colsero al volo
loccasione di reclutare il veterano Benny
Carter, a dispetto di uno stile apparentemente
inconciliabile con le tendenze allora in voga.
Jazz Giant - Assistito da una superba ritmica
californiana (Barney
Kessel, Leroy
Vinnegar, Shelly
Manne) e da alcuni ospiti illustri (Ben
Webster, André
Previn, Jimmy
Rowles), Benny si cala nel rilassato clima espressivo
della West Coast anni Cinquanta per esibire il proprio
magistero artistico: se su Im Coming Virginia
e How Can You Lose* Carter adotta la tromba, a
nostro avviso senza entusiasmare, col sax alto egli
conferma la statura del fuoriclasse esaltando
lintramontabile grazia di evergreen come Old
Fashioned Love - delizioso il tema esposto dal
solista col controcanto di tenore e trombone - Blue
Lou, Aint She Sweet, Blues My Naughty
Sweetie Gives To Me e ribadendo con autorevolezza la
propria estetica sullautografa A Walkin
Thing.
Further Definitions - Con lesperta
produzione di Bob Thiele,
regista delle più audaci performance di John
Coltrane, Carter recapita ai contemporanei un
memorabile saggio di eleganza, rileggendo otto classici
nei cui arrangiamenti si alternano scrupolo filologico e
restauro conservativo. Accanto al leader,
limpressionante sezione fiati schiera Phil Woods,
Coleman
Hawkins, Charlie
Rouse, mentre il quartetto propulsivo è composto da Dick Katz,
John
Collins, Jimmy
Garrison, Jo Jones.
La scaletta tempera gli irresistibili sussulti swing di Honeysuckle
Rose, Crazy Rhythm, Cherry, Doozy
con la leggiadra melodia di The Midnight Sun Will
Never Set, scritta da Quincy
Jones, e con una sontuosa versione di Body And
Soul, nel cui incipit lunisono delle ance imita
fedelmente un passaggio dello storico assolo di Hawkins
inciso nel 1939. Le nobili firme di Benny
Carter e Duke
Ellington siglano, rispettivamente, Blue Star
e Cotton Tail, sofisticati modi di intendere
quiete e dinamismo, eternamente attuali. [P.S. - *Art Pepper
ne registrerà una versione migliore su Smack Up.] - B.A.
KENT CARTER - BEAUVAIS
CATHEDRAL (1974/1975) 
KENT CARTER - THE
WILLISAU SUITES (1984)
ANDREA CENTAZZO - SITUATIONS
(1978)
ANDREA CENTAZZO /
DEREK BAILEY - DROPS (1967)
ANDREA CENTAZZO /
PIERRE FAVRE - DIALOGUES (1977)

ANDREA CENTAZZO /
GIANLUIGI TROVESI - SHOCK!! (1984)
ANDREA CENTAZZO /
ROVA SAXOPHONE QUARTET - THE BAY (1978)
ANDREA CENTAZZO /
ALVIN CURRAN / EVAN PARKER - REAL
TIME ONE (1977)
ANDREA CENTAZZO /
ALVIN CURRAN / EVAN PARKER - REAL
TIME TWO (1977)
ERNESTO CERVINI - HERE
(2006)
ERNESTO CERVINI - LITTLE
BLACK BIRD (2009)
Tra i solisti più
interessanti emersi in questo primo scorcio del terzo
millennio, un posto di rilievo spetta senzaltro a Joel Frahm,
improvvisatore del quale abbiamo già segnalato
lottimo esordio per la Palmetto (Sorry, No Decaf). Prima
ancora, Frahm si era messo in luce su due notevoli album
del batterista Matt
Wilson (Going Once, Going Twice; Smile), diventando poi
leader autorevole e session-man ambito. Nelle due sedute
in esame - Circles,
Little Black Bird - il suo sax è indiscusso e
apprezzato protagonista.
Little Black Bird - Titoli come Nonna Rosa
e Mia Figlia testimoniano radici tanto solide
quanto inequivocabili, ma il batterista italo-canadese Ernesto Cervini
parla ormai il linguaggio del jazz
ed è grazie alla sua chiarezza di intenti che Joel Frahm può
dispiegare anche qui il proprio magistero: come già
accaduto per Sorry, No Decaf,
The Navigator e Circles,
la tradizionale formula del quartetto gli risulta
congeniale per la copertura armonica che assicura e la
libertà espressiva che consente. Su Coconut Bill,
Jimmy Rey e Cerebrau la squisita cifra
tecnica del combo produce splendide sequenze di assoli
alternate a convulse polifonie strumentali.
Limpiego congiunto di piano elettrico e sax soprano
cambia del tutto latmosfera, apponendo una
suggestiva patina onirica su Seven Claps e 2 +
2 = 5. Oltre a Cervini e Frahm, impeccabili anche
Adrean Farrugia (pianoforte) e Jon Maharaj
(contrabbasso). - B.A.
ERNESTO CERVINI - THERE
(2011)
ERNESTO CERVINI - TURBOPROP
(2015)
SERGE CHALOFF - BLUE
SERGE (1956) 
 Una vicenda personale tormentata
(tossicodipendenza, malattia) negò a Serge
Chaloff la continuità operativa necessaria ad
allestire una regolare produzione discografica. Il che,
tuttavia, non gli impedì di incidere un estemporaneo
capolavoro concepito senza nemmeno troppi preparativi,
che rimane tra i grandi classici jazz
degli anni Cinquanta. Con lintenzione, dichiarata
nelle note di copertina, di reclutare i migliori
specialisti disponibili sulla piazza, Chaloff arruola una
sezione ritmica impressionante - Sonny
Clark (pianoforte), Leroy
Vinnegar (contrabbasso), Philly
Joe Jones (batteria) - accentrando in un singolo
combo il rigore estetico della Blue Note, lo
spensierato dinamismo della West Coast, la spinta
propulsiva del quintetto di Miles
Davis con John
Coltrane. Gli elevati standard tecnici garantiti
dallo studio Capitol
di Los Angeles assicurarono alla seduta una qualità
sonora che ne consegna ai posteri loriginale
splendore. Con leccezione dellautografa Susies
Blues, la scaletta si compone di soli standard: unita
al fecondo equilibrio tra immediatezza del contesto e
intesa del quartetto, la circostanza dona agli
arrangiamenti una straordinaria spontaneità espressiva.
Tra accattivanti tempi medi (A Handful Of Stars,
Ive Got The World On A String), swing
irresistibili (All The Things You Are, How
About You?), ballad da meditazione (Thanks For The
Memory, Stairway To The Stars) cè solo
limbarazzo della scelta. Limpetuosa cadenza be-bop di The
Goof And I reca la firma del collega di gregge
Al Cohn.
Il sax baritono di Serge
Chaloff - sontuoso timbro strumentale, fraseggio
dallinventiva inesauribile - rimane come prezioso
lascito di una carriera troppo breve. - B.A.
PAUL CHAMBERS -
WHIMS OF CHAMBERS (1956)
PAUL CHAMBERS - PAUL
CHAMBERS QUINTET (1957)
PAUL CHAMBERS -
BASS ON TOP (1957)
THOMAS CHAPIN - RADIUS
(1990)
THOMAS CHAPIN - YOU
DONT KNOW ME (1993)
THOMAS CHAPIN - IVE
GOT YOUR NUMBER (1994)
PETE CHRISTLIEB - GOING
MY WAY (1982)
JIM CIFELLI - BULLET
TRANE (1998)
JIM CIFELLI - SO
YOU SAY (1999)
JIM CIFELLI - TUNNEL
VISION (2002)
JIM CIFELLI - GROOVE
STATION (2005)
CIRCLE - PARIS-CONCERT
(1971)
EMANUELE CISI - WHERE
ARE YOU (1994)
EMANUELE CISI - GIOCHI
DI NUVOLE (1998)
CISI / BATTAGLIA /
LEVERATTO / SFERRA - SMALL CHANGES (2001)
EMANUELE CISI - THEODORE
WALTER SONNY ROLLINS:
AN HOMAGE FROM ITALY (2001)
EMANUELE CISI - HOW
DEEP IS THE OCEAN (2004)
EMANUELE CISI - THE
AGE OF NUMBERS (2009)
JOHN CLARK - FACES
(1980)
SONNY CLARK -
DIAL
S FOR SONNY (1957)
SONNY CLARK - SONNYS
CRIB (1957)
SONNY CLARK - SONNY
CLARK TRIO (1957)
SONNY CLARK -
COOL STRUTTIN (1958)

Cool Struttin is
an immaculately tasteful jazz
album. - Richard Cook / Brian Morton
Uno dei
grandi classici Blue
Note degli anni 50', che deve il suo successo allo
spumeggiante piano di Sonny Clark, alla solidità della
coppia ritmica [Paul Chambers (contrabbasso);
Philly Joe Jones (batteria)] e
allintesa tra i fuoriclasse della prima linea [Art
Farmer (tromba); Jackie McLean (sax alto)]. Destinati a
percorrere strade espressive diverse - luno
artefice delle atmosfere rilassate ed eleganti del
Jazztet (Meet The Jazztet),
laltro pioniere della sperimentazione in seno
alletichetta (One
Step Beyond; Destination
... Out!) - i due fiatisti si calano con
naturalezza nel virile contesto hard-bop della seduta.
Già allora inconfondibili, la morbida voce di Farmer e
laspro timbro di McLean volteggiano sinuosamente
sullo swing felpato di Cool Struttin e Blue
Minor, per poi schizzare ad alta quota sulla
davisiana Sippin At Bells e sullo standard Deep
Night. Indispensabile. - B.A.
SONNY CLARK - LEAPIN
AND LOPIN (1961)
KENNY CLARKE /
FRANCY BOLAND - NOW HEAR OUR MEANIN (1965)
KENNY CLARKE /
FRANCY BOLAND - SAX NO END (FIRE, HEAT, SOUL &
GUTS!) (1967)
KENNY CLARKE /
FRANCY BOLAND - 17 MEN AND THEIR MUSIC (1967)
KENNY CLARKE /
FRANCY BOLAND - ALL SMILES (LETS FACE THE
MUSIC) (1968)
KENNY CLARKE /
FRANCY BOLAND - FACES (1968)
KENNY CLARKE /
FRANCY BOLAND - LATIN KALEIDOSCOPE (1968)
KENNY CLARKE /
FRANCY BOLAND - FELLINI 712 (1968)
KENNY CLARKE /
FRANCY BOLAND - MORE SMILES (1969)
GILLES
CLÉMENT - WOODY
(1996)
Studiando sui
capolavori incisi negli anni '60 da Grant Green insieme a
Baby Face Willette e LarryYoung, Gilles Clément ha
assimilato egregiamente la lezione del grande chitarrista
Blue Note. Il trio
chitarra-organo-batteria, formazione classica ma
sempreverde, è un eccellente veicolo espressivo per il
guizzante fraseggio di Clément e per il raffinato
interplay tra il leader e i due validissimi partner
[Philippe Petit (Hammond B3); Eric Dervieu (batteria)]. I
temi, tutti di Gilles eccetto un paio di standard, sono
caratterizzati da solide strutture formali e da piacevoli
linee melodiche. Registrato a Parigi, Woody è
senza dubbio una delle produzioni più riuscite della
defunta String Jazz Recordings. - B.A.
AL COHN - BROADWAY
(1954)
AL COHN - COHN
ON THE SAXOPHONE (1956)
AL COHN - PLAY
IT NOW (1975) 
AL
COHN - AL COHNS AMERICA
(1976)
AL COHN - NO
PROBLEM (1979)
Qualche
sera fa, nel mezzo di un uggioso zapping TV, siamo
incappati in un caratteristico concerto sulla
spiaggia di FatBoy
Slim. Contestualmente al deplorevole impulso di
avventarci contro il televisore e commettere una strage
(virtuale), ci è venuta voglia di riascoltare alcuni
vecchi LP di Al Cohn
così, giusto per riporre lultimo scampolo
di fiducia in una specie umana ormai ridotta
allabiezione. I tre album su etichetta Xanadu
incisi dal sassofonista con Barry
Harris sono rari*, ma indispensabili. La formula
strumentale del quartetto esalta lo stile di Cohn -
melodico, signorile, cortese - e registra un
irrobustimento del suo suono che, come notarono Brian
Case e Stan Britt (The
Illustrated Encyclopedia Of Jazz), acquisisce
qualcosa del perentorio attacco di Sonny
Rollins.
Play It Now - Se è che vero che chi mena
per primo mena due volte, partite a razzo con la
title-track: il travolgente drive del sax
tenore vi lascerà senza fiato, ma avrete modo di
recuperare i sensi apprezzando gli squisiti fraseggi di Barry
Harris (pianoforte) su Irresistable You, la
vertiginosa scansione di Alan
Dawson (batteria) su Lover, il felpato
portamento di Larry
Ridley (contrabbasso) su Its Sand, Man.
Un gioiello sottovalutato che merita il suo posto tra i
classici del jazz.
Al Cohns America - Il secondo capitolo segna
un avvicendamento nella sezione ritmica, con
lingaggio di Sam Jones (contrabbasso) e Leroy
Williams (batteria), ma la sostanza non cambia: il
bagaglio tecnico del pianista e laffidabilità del
reparto propulsivo garantiscono il clima ideale affinché
un virtuoso del calibro di Cohn si esprima in totale
scioltezza.  Se larrangiamento in chiave bossa-nova
di un tema inconsueto (America The Beautiful) può
suggerire il parallelo con Stan Getz,
la virile interpretazione di una pagina be-bop (Woody
n You) proietta in controluce la sagoma del
Saxophone
Colossus. Malgrado le raffinate armonie degli
standard (Night And Day, My Shining Hour, Skylark)
offrano ghiotti spunti allinventiva del leader, Bright
è il brano migliore.
No Problem - Cohn ci prende gusto e, al terzo
appuntamento, oltre a perizia e ispirazione ormai
assodate, esibisce la disinvoltura del fuoriclasse,
concedendosi prodigiosi sfoggi di swing su Fred, All
The Things You Are, Three Little Words, una
maschia confidenza con la ballad su Sophisticated Lady,
loriginale adattamento in ¾ di Mood Indigo,
un omaggio allamico-collega Zoot Sims
col recupero di ZootCase
dallomonima, celebre antologia Prestige,
una stupenda divagazione latina con Danielle.
Sempre mirabilmente assistito dal fedele Barry
Harris, stavolta insieme a Steve Gilmore
(contrabbasso) e Walter Bolden (batteria). [P.S. -
*Sconsigliamo la ristampa su singolo CD della Fresh Sound
perché sciatta e lacunosa.] - B.A.
AL COHN - NONPAREIL
(1981)
AL COHN - OVERTONES
(1982)
AL COHN - RIFFTIDE
(1987)
La Timeless si è
specializzata nel serbare gradite sorprese a quegli
appassionati sempre avidi di ghiottonerie jazz. Chi
sospetterebbe mai lesistenza di un album
mainstream così opulento inciso durante la
carestia degli anni Ottanta? Eppure Rifftide offre
al palato il sapore deciso dellimprovvisazione,
senza quel retrogusto posticcio tipico di alcune sedute
progettate a tavolino per rilanciare il veterano sul
viale del tramonto. Una copertina persino troppo anonima
nasconde un solista nel pieno delle forze, padrone
assoluto del sax tenore, assecondato da una sezione
ritmica leggera e croccante al punto giusto.
Lammaliante eloquenza di Cohn sulle ballad risulta
intatta (Blue Monk; Well Be Together
Again), mentre i pezzi a tempo veloce trasmettono la
stessa contagiosa eccitazione dei memorabili duelli con
Zoot Sims (Speak Low; Hot House; Rifftide;
Secret Love). - B.A.
AL COHN & ZOOT
SIMS - COMPLETE ORIGINAL QUINTET /
SEXTET STUDIO RECORDINGS (1952/1960)
AL COHN & ZOOT
SIMS - EITHER WAY (1961)
AL COHN &
ZOOT SIMS - BODY AND SOUL (1973)
AL COHN &
ZOOT SIMS - MOTORING ALONG (1974)
 Il
sodalizio artistico e umano tra Al Cohn e Zoot Sims è
durato più di trentanni, producendo innumerevoli
registrazioni di ottimo livello. Coetanei (1925),
virtuosi del sax tenore, allievi di Woody Herman,
campioni di un mainstream elegante e sostanzioso, i due
amici erano infallibili soprattutto in tandem. Prima di
queste session, lultimo incontro risaliva al 1961 (Either
Way), il che accresce il valore di entrambi gli
album. Su Body And Soul i sassofonisti si
appoggiano a un trio di lusso, con Jaki Byard
(pianoforte), George Duvivier (contrabbasso), Mel Lewis
(batteria), che portano in dote le rispettive,
prestigiose esperienze accanto a Charles Mingus (Mingus
In Europe), Eric Dolphy (Out There), Sam Rivers (Fuchsia Swing Song),
Thad Jones (Presenting Thad Jones / Mel Lewis And The
Jazz Orchestra; Live At The Village Vanguard; Monday
Night; Central Park North; Consummation).
 Inciso a Stoccolma -
allepoca molti musicisti americani riparavano in
Europa alla ricerca di ingaggi - Motoring Along
schiera un veterano come Horace Parlan (pianoforte),
allora residente a Copenhagen, e una sezione ritmica
locale [Hugo Rasmussen (contrabbasso); Sven Erik
Norregaard (batteria)] che conferma leccellenza
della scuola scandinava. Lo squisito stile post-swing
degli arrangiamenti si deve allintesa telepatica
tra i solisti e allimpeccabile scansione generata
dai reparti propulsivi. In ogni contesto, Al e Zoot sono
affiatati come gemelli: spettacolari sui tempi più
dinamici (Doodle Oodle, Motoring Along),
imprevedibili sui blues (Blue Hodge, Fallin),
ispirati sugli standard (Body And Soul, My
Funny Valentine), brillanti alle prese col repertorio
di Burt Bacharach (What The World Needs Now) e
Johnny Mandel (Emily). [P.S. - Sullo stereo Cohn
è a sinistra, Sims a destra.] - B.A.
MARK COLBY WITH
VINCE MAGGIO - REUNION (1999)
ORNETTE COLEMAN - TOMORROW
IS THE QUESTION! (1959) 
ORNETTE COLEMAN - THE
SHAPE OF JAZZ TO COME (1959)  
ORNETTE COLEMAN - CHANGE
OF THE CENTURY (1959) 
ORNETTE COLEMAN - THIS
IS OUR MUSIC (1960) 
ORNETTE COLEMAN - FREE
JAZZ (1960) 
ORNETTE COLEMAN - ORNETTE!
(1961) 
ORNETTE COLEMAN - ORNETTE
ON TENOR (1961) 
ORNETTE
COLEMAN - BEAUTY IS A RARE THING
(1959/1961) 
 Mentre
musicisti come Coltrane, Davis e Mingus lavoravano per
cercare una strada che aggirasse il labirinto armonico
delle progressioni di accordi, Ornette, puramente e
semplicemente, saltò il problema. Egli cominciò a
basare le sue improvvisazioni su progetti melodici e
ritmici, svolgendo lassolo con una logica nuova,
spaziando più liberamente di quanto larmonia
avesse fino ad allora consentito. La sua musica, al pari
di tante sopravvivenze musicali del folklore europeo,
suona immediata, diretta e toccante. Linterazione
di gruppo dipende dallintuito molto di più di
quanto non accada con la musica strutturata
tradizionalmente, in quanto non vi sono formule
predisposte entro cui ricadere. Essendo così impegnativa
la sua concezione, Coleman ha potuto servirsi solo di una
manciata di collaboratori fidati: il trombettista Don
Cherry, i contrabbassisti Charlie Haden e Scott LaFaro, i
batteristi Ed Blackwell e Billy Higgins. La pubblicazione
dei microsolchi Atlantic di Ornette costituì
lapparizione di un vero e proprio manifesto della
nuova musica. Da quel momento il jazz non fu più lo
stesso. Composizioni come Lonely
Woman o Peace sono di una bellezza che
convertirebbe anche lorecchio più duro, sebbene
lintonazione del sax alto del loro autore possa
aver fatto aggrottare le sopracciglia a più di un
ascoltatore. Aspramente vocalizzante e di intonazione
instabile per poter emettere incisive dissonanze e grida
brucianti, il sax alto di Ornette oscilla ambiguo tra
dolore ed esaltazione. La serie Atlantic del
1959-61 esemplifica la gamma espressiva aperta al nuovo
linguaggio jazzistico. Il sax di Coleman si muove con
frasi brevi e zig-zaganti, animate da una dinamica
estremamente ampia e da un attacco perentorio. Ramblin
conserva il profumo del tradizionale blues del Texas. Humpty
Dumpty e Kaleidoscope sono veloci e violenti:
in essi il centro tonale viene fatto saltare,
sullonda di unemozione intensa. Beauty Is
A Rare Thing è di una singolare spaziosità, e di
una straziante bellezza che si delinea, poi si
disintegra, poi ricoagula ancora a seconda di come i
musicisti trattano il motivo. I brani a tempo
medio-veloce, come C. & D., Congeniality,
Monk And The Nun, The Fifth Of Beethoven,
sono i più tipici dellorganizzazione strutturale
del gruppo. Gran parte di questi album vedono in azione
il quartetto di Ornette con Don Cherry alla cornetta e
alla tromba tascabile, Charlie Haden al contrabbasso e
Billy Higgins oppure Ed Blackwell alla batteria: una
formazione che resta la migliore mai diretta dal
sassofonista. Il contrabbasso di
Scott LaFaro, sebbene radicalmente innovativo, tendeva
forse un po troppo al decorativismo rispetto alle
esigenze della musica, e non appare animato dalla
prontezza intuitiva del lavoro di Haden. Per
lultimo disco della serie, Ornette On Tenor,
Coleman passò al sax tenore.Il risultato è eccezionale:
Cross Breeding, che contiene un assolo di
inarrivabile simmetria e logica, contrasta con Mapa,
che è interamente polifonico, e costituisce un esempio
tra i più alti di improvvisazione di gruppo.
Lesperimento più audace, tuttavia, è quello
compiuto con il doppio quartetto di Free Jazz, in
cui il gruppo di Coleman, Cherry, Higgins e LaFaro è
fronteggiato da un altro, formato da Freddie Hubbard,
Eric Dolphy, Ed Blackwell e Charlie Haden. Cè un
assolo a testa, sorretto da un collettivo libero, guidato
solo da una reazione aleatoria al fluire
dellinvenzione. Esso non sfocia nel caos grazie
soprattutto alla felice conduzione del collettivo da
parte dellaltoista. Si tratta di un album ormai
classico, che ha dato la stura a un diluvio di
imitazioni, quasi sempre incoerenti. Il contributo di
Ornette Coleman alla storia del jazz [è] incalcolabile.
Egli è infatti, per genialità, ampiezza e profondità
della sua influenza, uno dei più grandi musicisti mai
esistiti. - E.I.J.
 Beauty Is A Rare Thing contains
every surviving track the saxophonist recorded for
Atlantic between 1959 and 1961, among them two
third stream pieces from Gunther
Schullers long unavailable Jazz Abstractions (notably
his variations on Monks Criss Cross,
starring Ornette and Eric Dolphy), the contents of the
Japan-only LP To Whom Who Keeps A Record, and
six tracks heard here for the first time. By no means
inferior, they include the lovely I Heard It Over The
Radio, which indeed sounds like an imperfectly
remembered pop song of indeterminate origin. Rhinos
typically nifty booklet contains lots of photos and
Coleman quotes, and even decodes the initialized,
Freudian titles on the old Ornette! - Nothing will
spoil your day when you put this on. Unplug the phone:
you wont want to be interrupted. - Kevin
Whitehead
ORNETTE
COLEMAN - AT THE GOLDEN
CIRCLE VOL. 1 & 2 (1965)

ORNETTE
COLEMAN - TOWN HALL
(1962)
ORNETTE
COLEMAN - CHAPPAQUA SUITE (1965)
Nel 1962 Ornette incise un
disco dal vivo con il suo nuovo trio (Town Hall, 1962),
completato da David Izenzon al contrabbasso e Charles
Moffett alla batteria. Esso contiene un saggio di Coleman
in una direzione del tutto nuova: Dedication To Poets
And Writers, una composizione per quartetto
darchi. Il regista Conrad Rooks gli commissionò
una colonna sonora, rimasta inutilizzata in quanto tale,
ma pubblicata in un album doppio: essa fu giudicata
troppo potente rispetto alle immagini sullo schermo. Il
trio è allargato con lingresso di undici
strumentisti (legni, ottoni, archi) e Ornette improvvisa
per gran parte del tempo su un fondale scritto di grande
sinteticità (Chappaqua Suite). Un concerto dato
dal trio a Stoccolma fu pubblicato dalla Blue Note (At
The Golden Circle). I familiari tempi medio-veloci di
Antiques, Dee Dee e Faces And Places
dispiegano appieno lo swing solido e intenso e la fertile
immaginazione melodica del leader. Il suo sax alto
restava immutato e inimitabile. David Izenzon si rivelò
un maestro del contrabbasso con larco e un notevole
innovatore, mentre Charles Moffett, amico dinfanzia
di Coleman, risultò essere il batterista più prossimo
allo swing jazzistico convenzionale che Ornette abbia mai
impiegato. - E.I.J.
JOHNNY COLES - LITTLE
JOHNNY C (1963)
SCOTT COLLEY - THIS
PLACE (1997)
SCOTT COLLEY - SUBLIMINAL
... (1998)
SCOTT COLLEY - THE
MAGIC LINE (2000)
SCOTT COLLEY - INITIAL
WISDOM (2002)
JOHN COLTRANE - LUSH
LIFE (1957/1958)
JOHN COLTRANE - BLUE
TRAIN (1957)
JOHN COLTRANE - SOULTRANE
(1958)
JOHN COLTRANE
- GIANT STEPS
(1959) 
JOHN COLTRANE
- COLTRANE JAZZ (1959/1960)

 It is hard to imagine a credible jazz collection
without this almost-perfect album. Blue Train has
its adherents, but on this 1959 recording, a mature
Coltrane emerges as a consistent, dominating influence on
tenor saxophone and an accomplished, visionary composer.
- Jon Andrews
Dopo aver lavorato con Miles e Monk,
Coltrane si mise in proprio. Le sue migliori esecuzioni
del primo periodo generano uno slancio ritmico nuovo e
personale, le volate sul sassofono si coagulano nei
famosi sheets of sound (cortine di suono):
lunghe, acuminate note legato affiorano dalla
complessa trama con forza incisiva. Miles Davis, che pure
era alla ricerca di un impianto formale più libero ed
elastico, avanzò a quellepoca la proposta di
adottare latemporalità modale della musica indiana
(Kind
Of Blue), e Coltrane trovò la libertà
armonica di quella concezione assai illuminante ai fini
della sua ricerca. Nel 1959, Coltrane raggiunse infine la
prima maturità con la pubblicazione di due importanti
album. Dotato di una sonorità uniformemente intensa su
un registro di tre ottave, egli si dimostrò capace delle
sottigliezze necessarie per interpretare il delicato Naima
o il turbolento blues Mr. P.C. (Giant Steps).
Cera una nuova austerità e disciplina nel suo
stile, e in Harmonique (Coltrane Jazz)
affiorano anche segni di un nascente interesse per gli
armonici e le doppie note. Nelle sue mani, il sax soprano
fa la sua comparsa in un brano indissolubilmente legato
al suo nome, il lirico e amabile My Favorite Things,
che diede il via a una grande voga per lo strumento. -
E.I.J.
JOHN COLTRANE - COLTRANE
JAZZ (1959/1960)
JOHN COLTRANE - MY
FAVORITE THINGS (1960)
JOHN COLTRANE - COLTRANE
PLAYS THE BLUES (1960)
JOHN COLTRANE - COLTRANES
SOUND (1960)
JOHN COLTRANE - OLÉ
COLTRANE (1961)
JOHN COLTRANE - THE
HEAVY-WEIGHT CHAMPION (1959/1961)
JOHN COLTRANE - AFRICA/BRASS
(1961)
JOHN COLTRANE - COLTRANE
(1962)
JOHN COLTRANE - BALLADS
(1962)
JOHN COLTRANE - CRESCENT
(1964)
JOHN COLTRANE
- A LOVE SUPREME (1964) 
McCoy Tyner al piano, Jimmy Garrison
al contrabbasso ed Elvin Jones alla batteria: un organico
scelto come campo di battaglia per le sue inesauste
esplorazioni. Lenergia e le dense trame accordali
di Tyner, la sua abilità nel sostenere accompagnamenti
iterativi che favorissero limmergersi del sassofono
del leader nei meandri dellarmonia, la solidità di
Garrison e il suo senso del collettivo, i ritmi
multidirezionali di Jones che avviluppavano Coltrane: tra
il 4/4 scandito dal piatto della batteria, gli aggressivi
rimi incrociati, e il respiro pesante, ammaliatore del
sax, luditorio fu spinto a trovare un nuovo modo di
accostarsi alla musica. Nel periodo di contratto
discografico con la Impulse, il quartetto produsse una
serie ininterrotta di capolavori. Molti dei critici che
avevano salutato con favore Giant Steps fecero
ostentatamente pollice verso alle
chilometriche esecuzioni di Live At The Village
Vanguard, ma dovettero ricredersi di fronte alla
suite A Love Supreme, unopera in quattro
parti di ispirazione religiosa che sarebbe divenuta, a
sua volta, lennesima pietra miliare.
Linfluenza di Coltrane sul corso del jazz è stata
enorme, anche se limitata alle sue acquisizioni anteriori
alla svolta free. Tranquillo, introspettivo, modesto,
John Coltrane sembra aver dedicato quasi interamente la
sua esistenza alla ricerca musicale e spirituale. - E.I.J.
JOHN COLTRANE - ...
QUARTET PLAYS ...
JOHN COLTRANE - INTERSTELLAR
SPACE (1967)
JOHN COLTRANE
& CANNONBALL ADDERLEY - CANNONBALL
& COLTRANE (1959)
BILL CONNORS
- THEME TO THE GAURDIAN (1974)
BILL CONNORS
- OF MIST AND MELTING (1977)
BILL CONNORS
- SWIMMING WITH A HOLE IN MY
BODY (1979)
 Accanto ai vessilliferi Ralph Towner, John
Abercrombie, Terje Rypdal, Pat Metheny e Bill Frisell,
lECM
schierava un altro chitarrista attivo sotto le proprie
insegne il quale però, nonostante una produzione di
eccellente valore artistico, non ottenne gli stessi
riscontri commerciali dei più noti colleghi di
strumento. Alcuni collezionisti ne ricordano il nome per
il prezioso contributo a due dei migliori album di Jan
Garbarek (Places; Photo With ...). Col suo
fraseggio nitido e rigoroso, egli ha dato voce alla
corrente più cool delletichetta tedesca e, al di
là di ogni aspettativa, i suoi tre album incisi a Oslo
risultano già ristampati su CD. Caratterizzato a
unestrema versatilità tecnica, lo stile di Bill
Connors spazia dalle eleganti conversazioni in quartetto
con Jan Garbarek, Gary Peacock e Jack DeJohnette (Of
Mist And Melting) agli assorti monologhi acustici in
cui si alternano corde di metallo e di nylon (Theme To
The Gaurdian; Swimming With A Hole In My Body).
 La
cifra caratteristica del suo universo espressivo è data
da atmosfere e suggestioni trasmesse con gli
arrangiamenti, più che da vere e proprie idee melodiche
ben definite. In questo senso, lungo un trittico
indispensabile per i cultori della chitarra e
rimarchevole pure in un catalogo straordinario, i brani
più rappresentativi di ciascun capitolo sono,
rispettivamente, Folk Song, Melting e Surrender
To The Water. [Anche Mick Goodrick
registrò per la ECM
- lo stupendo In Pa(s)sing - ma non fece mai parte
della scuderia a pieno titolo] - B.A.
CHICK COREA - NOW
HE SINGS, NOW HE SOBS (1968)
CHICK COREA -
THE SONG OF SINGING (1970)
COREA / HOLLAND /
ALTSCHUL - A.R.C. (1971)
CHICK COREA -
FRIENDS (1978)

Friends
e Skate Board Park
sono capolavori gemelli, perché la presenza di Chick Corea e Joe
Farrell su entrambi i quartetti suggerisce di
apprezzarli insieme e custodirli uno accanto
allaltro.
Friends - Il fenomenale tandem ritmico composto da
Eddie Gomez e Steve Gadd - lo
ritroveremo in un contesto analogo su Three Quartets -
assicura fluidità, potenza e precisione alla spinta
cinetica, consentendo ai solisti di elaborare ed esporre
le proprie idee in completa scioltezza. I temi firmati da
Corea vantano la caratteristica di essere sempre
cantabili, pur offrendo una quantità di stimoli e spunti
per le improvvisazioni. Dal canto suo, Farrell dimostra
la propria versatilità privilegiando il flauto sulle
deliziose Waltse For Dave, Friends e Sicily,
non senza prolungare leco bucolica dello strumento
con le effimere Childrens Song #5 e
Childrens Song #15. La soave melodia di The
One Step coccola lascoltatore fin quasi ad
assopirlo, per poi destarlo gentilmente con un vivace
intermezzo swing. Sui due episodi più belli (Samba
Song, Cappucino) Corea ritrova
lispirazione latina di My Spanish Heart,
Farrell recupera tenore e soprano, mentre gli
arrangiamenti lasciano spazio anche ai preziosi
virtuosismi di Gadd e Gomez. - B.A.
CHICK COREA -
THREE QUARTETS (1981) 
La prematura
scomparsa di Michael Brecker ha suscitato enorme emozione
tra gli amanti della musica. Il suo tenore inimitabile
illuminò le canzoni storiche di artisti come James Taylor (Dont
Let Me Be Lonely Tonight), Phoebe Snow (Were
Children), Pages e Kenny Loggins (Whos Right, Whos Wrong),
Donald Fagen (Maxine)
e Michael Franks
(Jive, The Lady Wants To Know, I Really
Hope Its You, Bwana - He No Home, When
She Is Mine, Doctor Sax). Per apprezzare
appieno quel sax visionario e poliedrico, tuttavia, gli
assoli incisi per i cantautori vanno integrati con i
grandi album strumentali a cui Brecker partecipò in
veste di ospite: Zappa
In New York (Frank Zappa), Tightrope, The Blue Man; Arrows (Steve
Khan), 80/81 (Pat
Metheny), Nightline New
York (Joachim Kühn), Gate Of Dreams, Cityscape (Claus
Ogerman), Night (John
Abercrombie), Weaver Of Dreams (Don Grolnick)
e, naturalmente, Three Quartets di Chick Corea. Fin
dalla sua genesi, il progetto suscitò le attese del
grande evento. Sorretti dalla portentosa sezione ritmica
degli Steps [Eddie
Gomez (contrabbasso), Steve Gadd
(batteria)], Corea e Brecker ripercorrono le orme dei
propri miti rendendo loro omaggio con una sfiancante
cavalcata acustica in tre tappe. In un tripudio di temi
esposti allunisono, virtuosismi eseguiti in
scioltezza e vertiginose fughe individuali, i quattro
fuoriclasse producono una sonorità omogenea e avvolgente
senza mai sovrapporre le rispettive, splendide voci. Il
suono del contrabbasso è talmente definito e pastoso da
somigliare a un trombone e i fraseggi di Gomez, raro
esempio tra i colleghi di strumento, sono sempre
godibili. La dedica a Duke Ellington di Quartet n° 2
(Part 1) si traduce in una passionale melodia
condotta dalle spazzole, mentre sulla sagra latina di Quartet
n° 2 (Part 2), ispirata al John Coltrane di Olè,
Gadd si abbandona alle proprie celebri acrobazie
metriche. Anche grazie alla qualità audio con cui sono
stati immortalati, gli squisiti arrangiamenti e le
superbe improvvisazioni di Quartet n° 1 e Quartet
n° 3 gettano un raggio di luce sul buio pesto degli
anni Ottanta. La ristampa CD contiene alcuni inediti,
piacevoli ma superflui. - B.A.
CHICK COREA /
MIROSLAV VITOUS / ROY HAYNES - TRIO
MUSIC (1981)
CURTIS COUNCE - YOU
GET MORE BOUNCE WITH CURTIS COUNCE!
(1957) 
CURTIS
COUNCE - LANDSLIDE / VOL. 1
(1956) 
CURTIS COUNCE
- COUNCELTATION / VOL. 2 (1957)

CURTIS COUNCE
- CARLS BLUES (1958)

Nel 1956 fondò un
suo quintetto, che restò unito un solo anno, ma che
segnò il vertice della sua carriera. Il complessino di
Curtis Counce fu il più virile e immaginifico gruppo
attivo allepoca sulla costa occidentale, e i suoi
microsolchi (Landslide; You Get More Bounce
With Curtis Conce!; Carls Blues; Exploring
The Future) non risultano affatto datati, come sono
invece molte delle cose più intenzionalmente
sperimentali prodotte in quellarea. Il sax tenore
Harold Land, il trombettista Jack Sheldon, il pianista
Carl Perkins e il batterista Frank Butler si spartiscono
lonere degli arrangiamenti con il leader, e insieme
contribuiscono a delineare la singolare fisionomia
collettiva del gruppo, che poteva competere per
individualità con qualunque formazione della costa
atlantica. Tutti furono alquanto
sottovalutati, specie Frank Butler, la cui bella tecnica
è in evidenza in brani come A Fifth For Frank (Landslide)
e The Butler Did It (Carls Blues).
Lunico membro del quintetto che vide consolidarsi
in seguito la sua reputazione è Harold Land: i suoi
interventi danno chiara la sensazione di una mente
attiva, formante. Assoli come quelli in Landslide
o in Sarah (Landslide) montano sguscianti
prima di pervenire a un logico culmine fatto di note
lunghe, tenute. La sua sonorità calda e rotonda è
maggiormente in evidenza in una ballad, I Cant
Get Started (Carls Blues), una sinuosa
mistura di allusivo ed esplicito. - E.I.J.
CURTIS COUNCE
- EXPLORING THE FUTURE
(1958) 
Fantastico: un
contrabbassista in tuta da astronauta. Il 1958, anno
doro per lo sviluppo espressivo di correnti come
hard-bop e cool, era talmente gravido di stimoli e attese
da suggerire persino la neonata era spaziale (Sputnik, 4
Ottobre 1957) come occasione per promuovere il proprio
messaggio. Curtis Counce era davvero un caso singolare
nel senso che, pur operando sulla West Coast e muovendosi
entro le coordinate stlistiche del jazz
californiano, esibiva un impeto che lo avvicinava
idealmente ai maestri della Blue Note. La scelta
dei partner contribuiva ad accentuare questa
caratteristica: Harold Land (sax tenore), solista agile
ma incisivo, a sua volta titolare di due classici del
periodo (Harold In The Land Of Jazz; The Fox);
Elmo Hope (pianoforte), oscuro fuoriclasse la cui
grandezza è stata riconosciuta troppo tardi; Frank
Butler (batteria), estroverso campione del rullante e del
piatto ride; Rolf Ericson, trombettista
scandinavo attivo a Los Angeles. Dopo leccellente
serie di album incisi per la Contemporary (Landslide; Counceltation; You Get More Bounce With
Curtis Counce!; Carls
Blues), Counce approda alleffimera ma
gloriosa Dooto. La militanza di Land e Butler nel
quintetto del leader aveva affinato una reciproca
sintonia che brilla intensamente sulle splendide
composizioni di Hope, principale autore di queste sedute.
La vigorosa spinta cinetica di Into The Orbit, Race
For Space, The Countdown lancia verso
lignoto gli uomini della prima linea, sostenuti
dalla sezione ritmica fino alle profondità
spazio-temporali di Exploring The Future.
Lefficace contrasto virilità/tenerezza è ben
riprodotto da sassofono e sordina sulla ballad Angel
Eyes. Butler si mette in mostra con un assolo
spettacolare su Move, capolavoro del disco firmato
da Denzil Best di cui, lanno dopo, Art Pepper
registrerà una superlativa versione per big band [Art
Pepper + Eleven (Modern Jazz Classics)].
Ristampa indispensabile per chi custodisca gelosamente i
CD di Lee Morgan, Hank Mobley, Sonny Clark etc. - B.A.
STANLEY COWELL - BRILLANT
CIRCLES (1969)
STANLEY COWELL - ILLUSION
SUITE (1972)
STANLEY COWELL - SIENNA
(1989)
STANLEY COWELL - DEPARTURE
#2 (1990)
STANLEY COWELL - GAMES
(1991)
STANLEY COWELL - BRIGHT
PASSION (1993)
STANLEY COWELL - ANGEL
EYES (1993)
LOL COXHILL - DIGSWELL
DUETS (1978)
LOL COXHILL /
VERYAN WESTON - WORMS ORGANISING
ARCHDUKES (2000/2001)
LOL COXHILL - SPECTRAL
SOPRANO (2002)
LOL COXHILL - OUT
TO LAUNCH (2001/2002)
HAL CROOK /
JERRY BERGONZI - CONJUNCTION (1990)

Album
meravigliosi. Etichette fantasma. Musica stupenda che
rischia di andare perduta per sempre. Gennaio 1990: due
maestri del jazz, virtuosi nei
rispettivi strumenti, registrano il sublime Conjunction
ma riescono a pubblicarlo solo grazie alla scalcinata Konnex che,
però, allestisce una promozione e una copertina
miserande, col risultato che nessuno sa nulla di questo
piccolo gioiello. Nel contesto del tipico quintetto con
pianoforte e sezione ritmica, labbinamento di voci
virili come sax tenore e trombone non è
frequente, gli esempi più illustri risalgono ai
capolavori di Benny
Golson (The Other Side Of Benny Golson) e Sonny
Rollins (Sonny
Rollins Vol. 2). Rispetto a quei classici, un
ovvio fattore anagrafico produce armonie e arrangiamenti
moderni, segnati in egual misura dalle innovazioni
espressive coltraniane e dallinfluenza subliminale
del rock. Entrambi valenti
compositori, oltre che solisti eccelsi, Hal Crook
e Jerry Bergonzi
firmano alcuni temi melodicamente avanzati ma funzionali
alle improvvisazioni: Fused e Ganz
chiariscono perché, appena due anni prima, Crook fu
reclutato da Phil Woods nella prestigiosa Little
Big Band (Evolution),
al cui repertorio contribuì con la superba Which Way
Is Uptown?; le sofisticate melodie di Conjunction*,
Reds Blues e Arbonius Unt§
ritorneranno nel catalogo di Bergonzi, ciascuna su un
diverso CD (Standard Gonz*§; Just
Within; Emergence!
Live At Fasching§). Per apprezzare
limpeccabile, motivato supporto di Renato Chicco
(pianoforte), Walter Schmocker (contrabbasso), Alex
Deutsch (batteria), si ascolti la seducente Geraldine.
Chi cercasse la chimera artistica che Frank
Zappa definiva substance è servito. - B.A.

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