JAZZ
ROYCE CAMPBELL - GENTLE BREEZE (1991) ROYCE CAMPBELL & ADRIAN INGRAM - HANDS ACROSS THE WATER ( 1998) BENNY CARTER - JAZZ GIANT (1958) BENNY CARTER - FURTHER DEFINITIONS (1961) A parte la Blue Note,
inarrivabile fucina di nuovi talenti scovati nei locali
di New York, le etichette jazz
più prestigiose dellepoca erano la Contemporary
e la Impulse!:
luna dedita a promuovere levoluzione del cool,
laltra incline a captare i primi vagiti
dellavanguardia, entrambe colsero al volo
loccasione di reclutare il veterano Benny
Carter, a dispetto di uno stile apparentemente
inconciliabile con le tendenze allora in voga. KENT CARTER - BEAUVAIS CATHEDRAL (1974/1975) KENT CARTER - THE WILLISAU SUITES (1984) ANDREA CENTAZZO - SITUATIONS (1978) ANDREA CENTAZZO / DEREK BAILEY - DROPS (1967) ANDREA CENTAZZO / PIERRE FAVRE - DIALOGUES (1977) ANDREA CENTAZZO / GIANLUIGI TROVESI - SHOCK!! (1984) ANDREA CENTAZZO / ROVA SAXOPHONE QUARTET - THE BAY (1978) ANDREA CENTAZZO / ALVIN CURRAN / EVAN PARKER - REAL TIME ONE (1977) ANDREA CENTAZZO / ALVIN CURRAN / EVAN PARKER - REAL TIME TWO (1977) ERNESTO CERVINI - HERE (2006) ERNESTO CERVINI - LITTLE BLACK BIRD (2009) Tra i solisti più
interessanti emersi in questo primo scorcio del terzo
millennio, un posto di rilievo spetta senzaltro a Joel Frahm,
improvvisatore del quale abbiamo già segnalato
lottimo esordio per la Palmetto (Sorry, No Decaf). Prima
ancora, Frahm si era messo in luce su due notevoli album
del batterista Matt
Wilson (Going Once, Going Twice; Smile), diventando poi
leader autorevole e session-man ambito. Nelle due sedute
in esame - Circles,
Little Black Bird - il suo sax è indiscusso e
apprezzato protagonista. ERNESTO CERVINI - THERE (2011) ERNESTO CERVINI - TURBOPROP (2015) SERGE CHALOFF - BLUE SERGE (1956) Una vicenda personale tormentata (tossicodipendenza, malattia) negò a Serge Chaloff la continuità operativa necessaria ad allestire una regolare produzione discografica. Il che, tuttavia, non gli impedì di incidere un estemporaneo capolavoro concepito senza nemmeno troppi preparativi, che rimane tra i grandi classici jazz degli anni Cinquanta. Con lintenzione, dichiarata nelle note di copertina, di reclutare i migliori specialisti disponibili sulla piazza, Chaloff arruola una sezione ritmica impressionante - Sonny Clark (pianoforte), Leroy Vinnegar (contrabbasso), Philly Joe Jones (batteria) - accentrando in un singolo combo il rigore estetico della Blue Note, lo spensierato dinamismo della West Coast, la spinta propulsiva del quintetto di Miles Davis con John Coltrane. Gli elevati standard tecnici garantiti dallo studio Capitol di Los Angeles assicurarono alla seduta una qualità sonora che ne consegna ai posteri loriginale splendore. Con leccezione dellautografa Susies Blues, la scaletta si compone di soli standard: unita al fecondo equilibrio tra immediatezza del contesto e intesa del quartetto, la circostanza dona agli arrangiamenti una straordinaria spontaneità espressiva. Tra accattivanti tempi medi (A Handful Of Stars, Ive Got The World On A String), swing irresistibili (All The Things You Are, How About You?), ballad da meditazione (Thanks For The Memory, Stairway To The Stars) cè solo limbarazzo della scelta. Limpetuosa cadenza be-bop di The Goof And I reca la firma del collega di gregge Al Cohn. Il sax baritono di Serge Chaloff - sontuoso timbro strumentale, fraseggio dallinventiva inesauribile - rimane come prezioso lascito di una carriera troppo breve. - B.A. PAUL CHAMBERS - WHIMS OF CHAMBERS (1956) PAUL CHAMBERS - PAUL CHAMBERS QUINTET (1957) PAUL CHAMBERS - BASS ON TOP (1957) THOMAS CHAPIN - RADIUS (1990) THOMAS CHAPIN - YOU DONT KNOW ME (1993) THOMAS CHAPIN - IVE GOT YOUR NUMBER (1994) PETE CHRISTLIEB - GOING MY WAY (1982) JIM CIFELLI - BULLET TRANE (1998) JIM CIFELLI - SO YOU SAY (1999) JIM CIFELLI - TUNNEL VISION (2002) JIM CIFELLI - GROOVE STATION (2005) CIRCLE - PARIS-CONCERT (1971) EMANUELE CISI - WHERE ARE YOU (1994) EMANUELE CISI - GIOCHI DI NUVOLE (1998) CISI / BATTAGLIA / LEVERATTO / SFERRA - SMALL CHANGES (2001) EMANUELE CISI - THEODORE
WALTER SONNY ROLLINS: EMANUELE CISI - HOW DEEP IS THE OCEAN (2004) EMANUELE CISI - THE AGE OF NUMBERS (2009) JOHN CLARK - FACES (1980) SONNY CLARK - DIAL S FOR SONNY (1957) SONNY CLARK - SONNYS CRIB (1957) SONNY CLARK - SONNY CLARK TRIO (1957) SONNY CLARK - COOL STRUTTIN (1958) Cool Struttin is an immaculately tasteful jazz album. - Richard Cook / Brian Morton Uno dei grandi classici Blue Note degli anni 50', che deve il suo successo allo spumeggiante piano di Sonny Clark, alla solidità della coppia ritmica [Paul Chambers (contrabbasso); Philly Joe Jones (batteria)] e allintesa tra i fuoriclasse della prima linea [Art Farmer (tromba); Jackie McLean (sax alto)]. Destinati a percorrere strade espressive diverse - luno artefice delle atmosfere rilassate ed eleganti del Jazztet (Meet The Jazztet), laltro pioniere della sperimentazione in seno alletichetta (One Step Beyond; Destination ... Out!) - i due fiatisti si calano con naturalezza nel virile contesto hard-bop della seduta. Già allora inconfondibili, la morbida voce di Farmer e laspro timbro di McLean volteggiano sinuosamente sullo swing felpato di Cool Struttin e Blue Minor, per poi schizzare ad alta quota sulla davisiana Sippin At Bells e sullo standard Deep Night. Indispensabile. - B.A. SONNY CLARK - LEAPIN AND LOPIN (1961) KENNY CLARKE / FRANCY BOLAND - NOW HEAR OUR MEANIN (1965) KENNY CLARKE / FRANCY BOLAND - SAX NO END (FIRE, HEAT, SOUL & GUTS!) (1967) KENNY CLARKE / FRANCY BOLAND - 17 MEN AND THEIR MUSIC (1967) KENNY CLARKE / FRANCY BOLAND - ALL SMILES (LETS FACE THE MUSIC) (1968) KENNY CLARKE / FRANCY BOLAND - FACES (1968) KENNY CLARKE / FRANCY BOLAND - LATIN KALEIDOSCOPE (1968) KENNY CLARKE / FRANCY BOLAND - FELLINI 712 (1968) KENNY CLARKE / FRANCY BOLAND - MORE SMILES (1969) GILLES CLÉMENT - WOODY (1996) Studiando sui capolavori incisi negli anni '60 da Grant Green insieme a Baby Face Willette e LarryYoung, Gilles Clément ha assimilato egregiamente la lezione del grande chitarrista Blue Note. Il trio chitarra-organo-batteria, formazione classica ma sempreverde, è un eccellente veicolo espressivo per il guizzante fraseggio di Clément e per il raffinato interplay tra il leader e i due validissimi partner [Philippe Petit (Hammond B3); Eric Dervieu (batteria)]. I temi, tutti di Gilles eccetto un paio di standard, sono caratterizzati da solide strutture formali e da piacevoli linee melodiche. Registrato a Parigi, Woody è senza dubbio una delle produzioni più riuscite della defunta String Jazz Recordings. - B.A. AL COHN - BROADWAY (1954) AL COHN - COHN ON THE SAXOPHONE (1956) AL COHN - PLAY IT NOW (1975) AL COHN - AL COHNS AMERICA (1976) AL COHN - NO PROBLEM (1979) Qualche
sera fa, nel mezzo di un uggioso zapping TV, siamo
incappati in un caratteristico concerto sulla
spiaggia di FatBoy
Slim. Contestualmente al deplorevole impulso di
avventarci contro il televisore e commettere una strage
(virtuale), ci è venuta voglia di riascoltare alcuni
vecchi LP di Al Cohn
così, giusto per riporre lultimo scampolo
di fiducia in una specie umana ormai ridotta
allabiezione. I tre album su etichetta Xanadu
incisi dal sassofonista con Barry
Harris sono rari*, ma indispensabili. La formula
strumentale del quartetto esalta lo stile di Cohn -
melodico, signorile, cortese - e registra un
irrobustimento del suo suono che, come notarono Brian
Case e Stan Britt (The
Illustrated Encyclopedia Of Jazz), acquisisce
qualcosa del perentorio attacco di Sonny
Rollins. AL COHN - NONPAREIL (1981) AL COHN - OVERTONES (1982) AL COHN - RIFFTIDE (1987) La Timeless si è specializzata nel serbare gradite sorprese a quegli appassionati sempre avidi di ghiottonerie jazz. Chi sospetterebbe mai lesistenza di un album mainstream così opulento inciso durante la carestia degli anni Ottanta? Eppure Rifftide offre al palato il sapore deciso dellimprovvisazione, senza quel retrogusto posticcio tipico di alcune sedute progettate a tavolino per rilanciare il veterano sul viale del tramonto. Una copertina persino troppo anonima nasconde un solista nel pieno delle forze, padrone assoluto del sax tenore, assecondato da una sezione ritmica leggera e croccante al punto giusto. Lammaliante eloquenza di Cohn sulle ballad risulta intatta (Blue Monk; Well Be Together Again), mentre i pezzi a tempo veloce trasmettono la stessa contagiosa eccitazione dei memorabili duelli con Zoot Sims (Speak Low; Hot House; Rifftide; Secret Love). - B.A. AL COHN & ZOOT SIMS - COMPLETE ORIGINAL QUINTET / SEXTET STUDIO RECORDINGS (1952/1960) AL COHN & ZOOT SIMS - EITHER WAY (1961) AL COHN & ZOOT SIMS - BODY AND SOUL (1973) AL COHN & ZOOT SIMS - MOTORING ALONG (1974) Il sodalizio artistico e umano tra Al Cohn e Zoot Sims è durato più di trentanni, producendo innumerevoli registrazioni di ottimo livello. Coetanei (1925), virtuosi del sax tenore, allievi di Woody Herman, campioni di un mainstream elegante e sostanzioso, i due amici erano infallibili soprattutto in tandem. Prima di queste session, lultimo incontro risaliva al 1961 (Either Way), il che accresce il valore di entrambi gli album. Su Body And Soul i sassofonisti si appoggiano a un trio di lusso, con Jaki Byard (pianoforte), George Duvivier (contrabbasso), Mel Lewis (batteria), che portano in dote le rispettive, prestigiose esperienze accanto a Charles Mingus (Mingus In Europe), Eric Dolphy (Out There), Sam Rivers (Fuchsia Swing Song), Thad Jones (Presenting Thad Jones / Mel Lewis And The Jazz Orchestra; Live At The Village Vanguard; Monday Night; Central Park North; Consummation). Inciso a Stoccolma - allepoca molti musicisti americani riparavano in Europa alla ricerca di ingaggi - Motoring Along schiera un veterano come Horace Parlan (pianoforte), allora residente a Copenhagen, e una sezione ritmica locale [Hugo Rasmussen (contrabbasso); Sven Erik Norregaard (batteria)] che conferma leccellenza della scuola scandinava. Lo squisito stile post-swing degli arrangiamenti si deve allintesa telepatica tra i solisti e allimpeccabile scansione generata dai reparti propulsivi. In ogni contesto, Al e Zoot sono affiatati come gemelli: spettacolari sui tempi più dinamici (Doodle Oodle, Motoring Along), imprevedibili sui blues (Blue Hodge, Fallin), ispirati sugli standard (Body And Soul, My Funny Valentine), brillanti alle prese col repertorio di Burt Bacharach (What The World Needs Now) e Johnny Mandel (Emily). [P.S. - Sullo stereo Cohn è a sinistra, Sims a destra.] - B.A. MARK COLBY WITH VINCE MAGGIO - REUNION (1999) ORNETTE COLEMAN - TOMORROW IS THE QUESTION! (1959) ORNETTE COLEMAN - THE SHAPE OF JAZZ TO COME (1959) ORNETTE COLEMAN - CHANGE OF THE CENTURY (1959) ORNETTE COLEMAN - THIS IS OUR MUSIC (1960) ORNETTE COLEMAN - FREE JAZZ (1960) ORNETTE COLEMAN - ORNETTE! (1961) ORNETTE COLEMAN - ORNETTE ON TENOR (1961) ORNETTE COLEMAN - BEAUTY IS A RARE THING (1959/1961) Mentre musicisti come Coltrane, Davis e Mingus lavoravano per cercare una strada che aggirasse il labirinto armonico delle progressioni di accordi, Ornette, puramente e semplicemente, saltò il problema. Egli cominciò a basare le sue improvvisazioni su progetti melodici e ritmici, svolgendo lassolo con una logica nuova, spaziando più liberamente di quanto larmonia avesse fino ad allora consentito. La sua musica, al pari di tante sopravvivenze musicali del folklore europeo, suona immediata, diretta e toccante. Linterazione di gruppo dipende dallintuito molto di più di quanto non accada con la musica strutturata tradizionalmente, in quanto non vi sono formule predisposte entro cui ricadere. Essendo così impegnativa la sua concezione, Coleman ha potuto servirsi solo di una manciata di collaboratori fidati: il trombettista Don Cherry, i contrabbassisti Charlie Haden e Scott LaFaro, i batteristi Ed Blackwell e Billy Higgins. La pubblicazione dei microsolchi Atlantic di Ornette costituì lapparizione di un vero e proprio manifesto della nuova musica. Da quel momento il jazz non fu più lo stesso. Composizioni come Lonely Woman o Peace sono di una bellezza che convertirebbe anche lorecchio più duro, sebbene lintonazione del sax alto del loro autore possa aver fatto aggrottare le sopracciglia a più di un ascoltatore. Aspramente vocalizzante e di intonazione instabile per poter emettere incisive dissonanze e grida brucianti, il sax alto di Ornette oscilla ambiguo tra dolore ed esaltazione. La serie Atlantic del 1959-61 esemplifica la gamma espressiva aperta al nuovo linguaggio jazzistico. Il sax di Coleman si muove con frasi brevi e zig-zaganti, animate da una dinamica estremamente ampia e da un attacco perentorio. Ramblin conserva il profumo del tradizionale blues del Texas. Humpty Dumpty e Kaleidoscope sono veloci e violenti: in essi il centro tonale viene fatto saltare, sullonda di unemozione intensa. Beauty Is A Rare Thing è di una singolare spaziosità, e di una straziante bellezza che si delinea, poi si disintegra, poi ricoagula ancora a seconda di come i musicisti trattano il motivo. I brani a tempo medio-veloce, come C. & D., Congeniality, Monk And The Nun, The Fifth Of Beethoven, sono i più tipici dellorganizzazione strutturale del gruppo. Gran parte di questi album vedono in azione il quartetto di Ornette con Don Cherry alla cornetta e alla tromba tascabile, Charlie Haden al contrabbasso e Billy Higgins oppure Ed Blackwell alla batteria: una formazione che resta la migliore mai diretta dal sassofonista. Il contrabbasso di Scott LaFaro, sebbene radicalmente innovativo, tendeva forse un po troppo al decorativismo rispetto alle esigenze della musica, e non appare animato dalla prontezza intuitiva del lavoro di Haden. Per lultimo disco della serie, Ornette On Tenor, Coleman passò al sax tenore.Il risultato è eccezionale: Cross Breeding, che contiene un assolo di inarrivabile simmetria e logica, contrasta con Mapa, che è interamente polifonico, e costituisce un esempio tra i più alti di improvvisazione di gruppo. Lesperimento più audace, tuttavia, è quello compiuto con il doppio quartetto di Free Jazz, in cui il gruppo di Coleman, Cherry, Higgins e LaFaro è fronteggiato da un altro, formato da Freddie Hubbard, Eric Dolphy, Ed Blackwell e Charlie Haden. Cè un assolo a testa, sorretto da un collettivo libero, guidato solo da una reazione aleatoria al fluire dellinvenzione. Esso non sfocia nel caos grazie soprattutto alla felice conduzione del collettivo da parte dellaltoista. Si tratta di un album ormai classico, che ha dato la stura a un diluvio di imitazioni, quasi sempre incoerenti. Il contributo di Ornette Coleman alla storia del jazz [è] incalcolabile. Egli è infatti, per genialità, ampiezza e profondità della sua influenza, uno dei più grandi musicisti mai esistiti. - E.I.J. Beauty Is A Rare Thing contains every surviving track the saxophonist recorded for Atlantic between 1959 and 1961, among them two third stream pieces from Gunther Schullers long unavailable Jazz Abstractions (notably his variations on Monks Criss Cross, starring Ornette and Eric Dolphy), the contents of the Japan-only LP To Whom Who Keeps A Record, and six tracks heard here for the first time. By no means inferior, they include the lovely I Heard It Over The Radio, which indeed sounds like an imperfectly remembered pop song of indeterminate origin. Rhinos typically nifty booklet contains lots of photos and Coleman quotes, and even decodes the initialized, Freudian titles on the old Ornette! - Nothing will spoil your day when you put this on. Unplug the phone: you wont want to be interrupted. - Kevin Whitehead ORNETTE COLEMAN - AT THE GOLDEN CIRCLE VOL. 1 & 2 (1965) ORNETTE COLEMAN - TOWN HALL (1962) ORNETTE COLEMAN - CHAPPAQUA SUITE (1965) Nel 1962 Ornette incise un disco dal vivo con il suo nuovo trio (Town Hall, 1962), completato da David Izenzon al contrabbasso e Charles Moffett alla batteria. Esso contiene un saggio di Coleman in una direzione del tutto nuova: Dedication To Poets And Writers, una composizione per quartetto darchi. Il regista Conrad Rooks gli commissionò una colonna sonora, rimasta inutilizzata in quanto tale, ma pubblicata in un album doppio: essa fu giudicata troppo potente rispetto alle immagini sullo schermo. Il trio è allargato con lingresso di undici strumentisti (legni, ottoni, archi) e Ornette improvvisa per gran parte del tempo su un fondale scritto di grande sinteticità (Chappaqua Suite). Un concerto dato dal trio a Stoccolma fu pubblicato dalla Blue Note (At The Golden Circle). I familiari tempi medio-veloci di Antiques, Dee Dee e Faces And Places dispiegano appieno lo swing solido e intenso e la fertile immaginazione melodica del leader. Il suo sax alto restava immutato e inimitabile. David Izenzon si rivelò un maestro del contrabbasso con larco e un notevole innovatore, mentre Charles Moffett, amico dinfanzia di Coleman, risultò essere il batterista più prossimo allo swing jazzistico convenzionale che Ornette abbia mai impiegato. - E.I.J. JOHNNY COLES - LITTLE JOHNNY C (1963) SCOTT COLLEY - THIS PLACE (1997) SCOTT COLLEY - SUBLIMINAL ... (1998) SCOTT COLLEY - THE MAGIC LINE (2000) SCOTT COLLEY - INITIAL WISDOM (2002) JOHN COLTRANE - LUSH LIFE (1957/1958) JOHN COLTRANE - BLUE TRAIN (1957) JOHN COLTRANE - SOULTRANE (1958) JOHN COLTRANE - GIANT STEPS (1959) JOHN COLTRANE - COLTRANE JAZZ (1959/1960) It is hard to imagine a credible jazz collection without this almost-perfect album. Blue Train has its adherents, but on this 1959 recording, a mature Coltrane emerges as a consistent, dominating influence on tenor saxophone and an accomplished, visionary composer. - Jon Andrews Dopo aver lavorato con Miles e Monk, Coltrane si mise in proprio. Le sue migliori esecuzioni del primo periodo generano uno slancio ritmico nuovo e personale, le volate sul sassofono si coagulano nei famosi sheets of sound (cortine di suono): lunghe, acuminate note legato affiorano dalla complessa trama con forza incisiva. Miles Davis, che pure era alla ricerca di un impianto formale più libero ed elastico, avanzò a quellepoca la proposta di adottare latemporalità modale della musica indiana (Kind Of Blue), e Coltrane trovò la libertà armonica di quella concezione assai illuminante ai fini della sua ricerca. Nel 1959, Coltrane raggiunse infine la prima maturità con la pubblicazione di due importanti album. Dotato di una sonorità uniformemente intensa su un registro di tre ottave, egli si dimostrò capace delle sottigliezze necessarie per interpretare il delicato Naima o il turbolento blues Mr. P.C. (Giant Steps). Cera una nuova austerità e disciplina nel suo stile, e in Harmonique (Coltrane Jazz) affiorano anche segni di un nascente interesse per gli armonici e le doppie note. Nelle sue mani, il sax soprano fa la sua comparsa in un brano indissolubilmente legato al suo nome, il lirico e amabile My Favorite Things, che diede il via a una grande voga per lo strumento. - E.I.J. JOHN COLTRANE - COLTRANE JAZZ (1959/1960) JOHN COLTRANE - MY FAVORITE THINGS (1960) JOHN COLTRANE - COLTRANE PLAYS THE BLUES (1960) JOHN COLTRANE - COLTRANES SOUND (1960) JOHN COLTRANE - OLÉ COLTRANE (1961) JOHN COLTRANE - THE HEAVY-WEIGHT CHAMPION (1959/1961) JOHN COLTRANE - AFRICA/BRASS (1961) JOHN COLTRANE - COLTRANE (1962) JOHN COLTRANE - BALLADS (1962) JOHN COLTRANE - CRESCENT (1964) JOHN COLTRANE - A LOVE SUPREME (1964) McCoy Tyner al piano, Jimmy Garrison al contrabbasso ed Elvin Jones alla batteria: un organico scelto come campo di battaglia per le sue inesauste esplorazioni. Lenergia e le dense trame accordali di Tyner, la sua abilità nel sostenere accompagnamenti iterativi che favorissero limmergersi del sassofono del leader nei meandri dellarmonia, la solidità di Garrison e il suo senso del collettivo, i ritmi multidirezionali di Jones che avviluppavano Coltrane: tra il 4/4 scandito dal piatto della batteria, gli aggressivi rimi incrociati, e il respiro pesante, ammaliatore del sax, luditorio fu spinto a trovare un nuovo modo di accostarsi alla musica. Nel periodo di contratto discografico con la Impulse, il quartetto produsse una serie ininterrotta di capolavori. Molti dei critici che avevano salutato con favore Giant Steps fecero ostentatamente pollice verso alle chilometriche esecuzioni di Live At The Village Vanguard, ma dovettero ricredersi di fronte alla suite A Love Supreme, unopera in quattro parti di ispirazione religiosa che sarebbe divenuta, a sua volta, lennesima pietra miliare. Linfluenza di Coltrane sul corso del jazz è stata enorme, anche se limitata alle sue acquisizioni anteriori alla svolta free. Tranquillo, introspettivo, modesto, John Coltrane sembra aver dedicato quasi interamente la sua esistenza alla ricerca musicale e spirituale. - E.I.J. JOHN COLTRANE - ... QUARTET PLAYS ... JOHN COLTRANE - INTERSTELLAR SPACE (1967) JOHN COLTRANE & CANNONBALL ADDERLEY - CANNONBALL & COLTRANE (1959) BILL CONNORS - THEME TO THE GAURDIAN (1974) BILL CONNORS - OF MIST AND MELTING (1977) BILL CONNORS - SWIMMING WITH A HOLE IN MY BODY (1979) Accanto ai vessilliferi Ralph Towner, John Abercrombie, Terje Rypdal, Pat Metheny e Bill Frisell, lECM schierava un altro chitarrista attivo sotto le proprie insegne il quale però, nonostante una produzione di eccellente valore artistico, non ottenne gli stessi riscontri commerciali dei più noti colleghi di strumento. Alcuni collezionisti ne ricordano il nome per il prezioso contributo a due dei migliori album di Jan Garbarek (Places; Photo With ...). Col suo fraseggio nitido e rigoroso, egli ha dato voce alla corrente più cool delletichetta tedesca e, al di là di ogni aspettativa, i suoi tre album incisi a Oslo risultano già ristampati su CD. Caratterizzato a unestrema versatilità tecnica, lo stile di Bill Connors spazia dalle eleganti conversazioni in quartetto con Jan Garbarek, Gary Peacock e Jack DeJohnette (Of Mist And Melting) agli assorti monologhi acustici in cui si alternano corde di metallo e di nylon (Theme To The Gaurdian; Swimming With A Hole In My Body). La cifra caratteristica del suo universo espressivo è data da atmosfere e suggestioni trasmesse con gli arrangiamenti, più che da vere e proprie idee melodiche ben definite. In questo senso, lungo un trittico indispensabile per i cultori della chitarra e rimarchevole pure in un catalogo straordinario, i brani più rappresentativi di ciascun capitolo sono, rispettivamente, Folk Song, Melting e Surrender To The Water. [Anche Mick Goodrick registrò per la ECM - lo stupendo In Pa(s)sing - ma non fece mai parte della scuderia a pieno titolo] - B.A. CHICK COREA - NOW HE SINGS, NOW HE SOBS (1968) CHICK COREA - THE SONG OF SINGING (1970) COREA / HOLLAND / ALTSCHUL - A.R.C. (1971) CHICK COREA - FRIENDS (1978) Friends
e Skate Board Park
sono capolavori gemelli, perché la presenza di Chick Corea e Joe
Farrell su entrambi i quartetti suggerisce di
apprezzarli insieme e custodirli uno accanto
allaltro. CHICK COREA - THREE QUARTETS (1981) La prematura scomparsa di Michael Brecker ha suscitato enorme emozione tra gli amanti della musica. Il suo tenore inimitabile illuminò le canzoni storiche di artisti come James Taylor (Dont Let Me Be Lonely Tonight), Phoebe Snow (Were Children), Pages e Kenny Loggins (Whos Right, Whos Wrong), Donald Fagen (Maxine) e Michael Franks (Jive, The Lady Wants To Know, I Really Hope Its You, Bwana - He No Home, When She Is Mine, Doctor Sax). Per apprezzare appieno quel sax visionario e poliedrico, tuttavia, gli assoli incisi per i cantautori vanno integrati con i grandi album strumentali a cui Brecker partecipò in veste di ospite: Zappa In New York (Frank Zappa), Tightrope, The Blue Man; Arrows (Steve Khan), 80/81 (Pat Metheny), Nightline New York (Joachim Kühn), Gate Of Dreams, Cityscape (Claus Ogerman), Night (John Abercrombie), Weaver Of Dreams (Don Grolnick) e, naturalmente, Three Quartets di Chick Corea. Fin dalla sua genesi, il progetto suscitò le attese del grande evento. Sorretti dalla portentosa sezione ritmica degli Steps [Eddie Gomez (contrabbasso), Steve Gadd (batteria)], Corea e Brecker ripercorrono le orme dei propri miti rendendo loro omaggio con una sfiancante cavalcata acustica in tre tappe. In un tripudio di temi esposti allunisono, virtuosismi eseguiti in scioltezza e vertiginose fughe individuali, i quattro fuoriclasse producono una sonorità omogenea e avvolgente senza mai sovrapporre le rispettive, splendide voci. Il suono del contrabbasso è talmente definito e pastoso da somigliare a un trombone e i fraseggi di Gomez, raro esempio tra i colleghi di strumento, sono sempre godibili. La dedica a Duke Ellington di Quartet n° 2 (Part 1) si traduce in una passionale melodia condotta dalle spazzole, mentre sulla sagra latina di Quartet n° 2 (Part 2), ispirata al John Coltrane di Olè, Gadd si abbandona alle proprie celebri acrobazie metriche. Anche grazie alla qualità audio con cui sono stati immortalati, gli squisiti arrangiamenti e le superbe improvvisazioni di Quartet n° 1 e Quartet n° 3 gettano un raggio di luce sul buio pesto degli anni Ottanta. La ristampa CD contiene alcuni inediti, piacevoli ma superflui. - B.A. CHICK COREA / MIROSLAV VITOUS / ROY HAYNES - TRIO MUSIC (1981) CURTIS COUNCE - YOU GET MORE BOUNCE WITH CURTIS COUNCE! (1957) CURTIS COUNCE - LANDSLIDE / VOL. 1 (1956) CURTIS COUNCE - COUNCELTATION / VOL. 2 (1957) CURTIS COUNCE - CARLS BLUES (1958) Nel 1956 fondò un suo quintetto, che restò unito un solo anno, ma che segnò il vertice della sua carriera. Il complessino di Curtis Counce fu il più virile e immaginifico gruppo attivo allepoca sulla costa occidentale, e i suoi microsolchi (Landslide; You Get More Bounce With Curtis Conce!; Carls Blues; Exploring The Future) non risultano affatto datati, come sono invece molte delle cose più intenzionalmente sperimentali prodotte in quellarea. Il sax tenore Harold Land, il trombettista Jack Sheldon, il pianista Carl Perkins e il batterista Frank Butler si spartiscono lonere degli arrangiamenti con il leader, e insieme contribuiscono a delineare la singolare fisionomia collettiva del gruppo, che poteva competere per individualità con qualunque formazione della costa atlantica. Tutti furono alquanto sottovalutati, specie Frank Butler, la cui bella tecnica è in evidenza in brani come A Fifth For Frank (Landslide) e The Butler Did It (Carls Blues). Lunico membro del quintetto che vide consolidarsi in seguito la sua reputazione è Harold Land: i suoi interventi danno chiara la sensazione di una mente attiva, formante. Assoli come quelli in Landslide o in Sarah (Landslide) montano sguscianti prima di pervenire a un logico culmine fatto di note lunghe, tenute. La sua sonorità calda e rotonda è maggiormente in evidenza in una ballad, I Cant Get Started (Carls Blues), una sinuosa mistura di allusivo ed esplicito. - E.I.J. CURTIS COUNCE - EXPLORING THE FUTURE (1958) Fantastico: un contrabbassista in tuta da astronauta. Il 1958, anno doro per lo sviluppo espressivo di correnti come hard-bop e cool, era talmente gravido di stimoli e attese da suggerire persino la neonata era spaziale (Sputnik, 4 Ottobre 1957) come occasione per promuovere il proprio messaggio. Curtis Counce era davvero un caso singolare nel senso che, pur operando sulla West Coast e muovendosi entro le coordinate stlistiche del jazz californiano, esibiva un impeto che lo avvicinava idealmente ai maestri della Blue Note. La scelta dei partner contribuiva ad accentuare questa caratteristica: Harold Land (sax tenore), solista agile ma incisivo, a sua volta titolare di due classici del periodo (Harold In The Land Of Jazz; The Fox); Elmo Hope (pianoforte), oscuro fuoriclasse la cui grandezza è stata riconosciuta troppo tardi; Frank Butler (batteria), estroverso campione del rullante e del piatto ride; Rolf Ericson, trombettista scandinavo attivo a Los Angeles. Dopo leccellente serie di album incisi per la Contemporary (Landslide; Counceltation; You Get More Bounce With Curtis Counce!; Carls Blues), Counce approda alleffimera ma gloriosa Dooto. La militanza di Land e Butler nel quintetto del leader aveva affinato una reciproca sintonia che brilla intensamente sulle splendide composizioni di Hope, principale autore di queste sedute. La vigorosa spinta cinetica di Into The Orbit, Race For Space, The Countdown lancia verso lignoto gli uomini della prima linea, sostenuti dalla sezione ritmica fino alle profondità spazio-temporali di Exploring The Future. Lefficace contrasto virilità/tenerezza è ben riprodotto da sassofono e sordina sulla ballad Angel Eyes. Butler si mette in mostra con un assolo spettacolare su Move, capolavoro del disco firmato da Denzil Best di cui, lanno dopo, Art Pepper registrerà una superlativa versione per big band [Art Pepper + Eleven (Modern Jazz Classics)]. Ristampa indispensabile per chi custodisca gelosamente i CD di Lee Morgan, Hank Mobley, Sonny Clark etc. - B.A. STANLEY COWELL - BRILLANT CIRCLES (1969) STANLEY COWELL - ILLUSION SUITE (1972) STANLEY COWELL - SIENNA (1989) STANLEY COWELL - DEPARTURE #2 (1990) STANLEY COWELL - GAMES (1991) STANLEY COWELL - BRIGHT PASSION (1993) STANLEY COWELL - ANGEL EYES (1993) LOL COXHILL - DIGSWELL DUETS (1978) LOL COXHILL / VERYAN WESTON - WORMS ORGANISING ARCHDUKES (2000/2001) LOL COXHILL - SPECTRAL SOPRANO (2002) LOL COXHILL - OUT TO LAUNCH (2001/2002) HAL CROOK / JERRY BERGONZI - CONJUNCTION (1990) Album meravigliosi. Etichette fantasma. Musica stupenda che rischia di andare perduta per sempre. Gennaio 1990: due maestri del jazz, virtuosi nei rispettivi strumenti, registrano il sublime Conjunction ma riescono a pubblicarlo solo grazie alla scalcinata Konnex che, però, allestisce una promozione e una copertina miserande, col risultato che nessuno sa nulla di questo piccolo gioiello. Nel contesto del tipico quintetto con pianoforte e sezione ritmica, labbinamento di voci virili come sax tenore e trombone non è frequente, gli esempi più illustri risalgono ai capolavori di Benny Golson (The Other Side Of Benny Golson) e Sonny Rollins (Sonny Rollins Vol. 2). Rispetto a quei classici, un ovvio fattore anagrafico produce armonie e arrangiamenti moderni, segnati in egual misura dalle innovazioni espressive coltraniane e dallinfluenza subliminale del rock. Entrambi valenti compositori, oltre che solisti eccelsi, Hal Crook e Jerry Bergonzi firmano alcuni temi melodicamente avanzati ma funzionali alle improvvisazioni: Fused e Ganz chiariscono perché, appena due anni prima, Crook fu reclutato da Phil Woods nella prestigiosa Little Big Band (Evolution), al cui repertorio contribuì con la superba Which Way Is Uptown?; le sofisticate melodie di Conjunction*, Reds Blues e Arbonius Unt§ ritorneranno nel catalogo di Bergonzi, ciascuna su un diverso CD (Standard Gonz*§; Just Within; Emergence! Live At Fasching§). Per apprezzare limpeccabile, motivato supporto di Renato Chicco (pianoforte), Walter Schmocker (contrabbasso), Alex Deutsch (batteria), si ascolti la seducente Geraldine. Chi cercasse la chimera artistica che Frank Zappa definiva substance è servito. - B.A. |
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