 JAZZ
TED NASH - STILL
EVOLVED (2003)
TED NASH - LA
ESPADA DE LA NOCHE (2005)
TED NASH - IN
THE LOOP (2006)
TED NASH - THE
MANCINI PROJECT (2008)
OLIVER NELSON
- THE BLUES AND THE ABSTRACT TRUTH
(1961) 
I critici più
conformisti lo considerano solo un bel disco. In realtà,
insieme ad altri tesori sepolti - Blue Serge, Music
For Prancing, Disposability,
Cool Struttin, Know What I Mean?, Rights
Of Swing, For Real!,
Whistle Stop etc. - The Blues And The Abstract
Truth attende ancora di essere scoperto e promosso
come merita (nel nostro piccolo, da tempo lo ospitiamo
nella sezione FOREVER YOUNG).
Come quegli chef capaci di preparare le pietanze più
squisite partendo da ingredienti genuini ma poveri,
Nelson plasma la materia prima del blues combinandola col
DNA di I Got Rhythm, fino a ottenere prelibate
partiture per la sua mini-orchestra che, nella
circostanza, mette quasi soggezione: accanto al leader,
valente sassofonista e raffinato compositore, sfilano
fuoriclasse del calibro di Eric Dolphy, Bill Evans,
Freddie Hubbard, Paul Chambers, Roy Haynes. Sottoposta
alle manipolazioni armoniche di Nelson, la primordiale
semplicità del linguaggio impiegato eccita
linventiva dei solisti. Pagina nobile della
letteratura jazz, Stolen Moments catturò
linteresse di personaggi reciprocamente agli
antipodi come Frank Zappa, che ne
incluse una versione stupenda nel suo Broadway The
Hard Way, e Mark Murphy, che aggiunse le parole alla
melodia per farne la title-track del suo album omonimo (Stolen Moments).
Larrangiamento in 16 battute - derivato dalla
struttura di un blues in Do minore - si sviluppa sugli
spettacolari assoli di Hubbard (tromba), Dolphy (flauto),
Nelson (tenore) ed Evans (pianoforte). Con la sua
contagiosa allegria da rodeo, Hoe-Down precorre
linterpretazione progressive
che Emerson, Lake & Palmer (Trilogy) riserveranno
allopera di Aaron Copland. Le variazioni sul tema
proseguono ininterrotte con il confronto tra lo
straziante contralto di Dolphy (Butch And Butch; Yearnin;
Teenies Blues) e le voci levigate degli
altri strumenti (Cascades). Dopo quasi mezzo
secolo, le alchimie tecniche di Rudy Van Gelder
garantiscono una qualità sonora ancora attualissima. - B.A.
OLIVER NELSON
WITH ERIC DOLPHY - STRAIGHT
AHEAD (1961)
Il materiale raccolto
in Straight Ahead può considerarsi una sorta di
prolungamento del famoso The Blues And The Abstract
Truth, inciso per la Impulse sei giorni prima. Vi
brillano le originali doti compositive di Oliver Nelson e
quella sua squisita arte di arrangiare, che ha il suo
esempio migliore in Ralphs New Blues, con
una spettacolare improvvisazione di Dolphy al clarinetto
basso. - Pino Candini
Contiene la versione originale di 111-44,
un vibrante tema bop di cui Phil Woods incise
uninfuocata versione con il quintetto comprendente
Tom Harrell (Gratitude). - B.A.
OLIVER NELSON - MORE
BLUES AND THE ABSTRACT TRUTH (1964)
STEVE NELSON - COMMUNICATIONS
(1989)
NEW YORK ART
QUARTET - NEW YORK ART QUARTET (1964)
Esponente storico
dellavanguardia, Roswell
Rudd ha reintrodotto nelluso del trombone
alcune risorse timbriche sacrificate dal be-bop
sullaltare dellagilità, restituendo lo
strumento allantica truculenza. Nel grande ed
effimero New York Art Quartet, che Rudd diresse insieme a
John
Tchicai (alto), la sua tecnica bandistica e
vocalizzante è impegnata nellintrecciare serrate
polifonie con le linee saltellanti e angolose del
sassofono. In Rosmosis, la più bella esecuzione
del gruppo, le lunghe frasi di Rudd gettano un ponte tra
blues tradizionale e free jazz. Grazie al
magnifico Milford Graves (batteria), la musica è tessuta
in un libero contrappunto, elastico ma ordinato. - E.I.J.
NEW YORK ART
QUARTET - MOHAWK (1965)
NEXUS - URBAN
SHOUT (1988)
HERBIE NICHOLS -
THE COMPLETE BLUE NOTE RECORDINGS OF HERBIE NICHOLS (1955/1956)
HERBIE NICHOLS
PROJECT - LOVE IS PROXIMITY (1997)
HERBIE NICHOLS
PROJECT - Dr. CYCLOPS DREAM (2000)
HERBIE NICHOLS
PROJECT - STRANGE CITY
(2001)
PHIL NIMMONS - VINTAGE
NIMMONS N NINE CBC AIR CHECKS 59-64
(1959/1964)
MIKE NOCK - IN
OUT AND AROUND (1978)
MIKE NOCK - ONDAS
(1981)
CHERRY/REDMAN/HADEN/BLACKWELL - OLD
AND NEW DREAMS (1976) [BLACK SAINT]
CHERRY/REDMAN/HADEN/BLACKWELL - OLD
AND NEW DREAMS (1979) [ECM]
ONE FOR ALL - OPTIMISM
(1998)
ONE FOR ALL - UPWARD
AND ONWARD (1999)
ONE FOR ALL - THE
LONG HAUL (2000)
ONE FOR ALL - THE
END OF A LOVE AFFAIR (2001)
ONE FOR ALL - NO
PROBLEM (2003)
ONE FOR ALL - WIDE
HORIZONS (2003)
ONE FOR ALL - BLUESLIKE
(2004)
ONE FOR ALL - KILLER
JOE (2005)
ONE FOR ALL -
THE LINEUP (2006)
ONE FOR ALL - WHATS
GOING ON? (2007)
ONE FOR ALL - RETURN
OF THE LINEUP (2008)
MIKE OSBORNE - BORDERCROSSING
(1974)
ROBERTO OTTAVIANO
/ ARRIGO CAPPELLETTI - SAMADHI (1986)
ROBERTO
OTTAVIANO - SOTTO IL SOLE GIAGUARO (1989)

Un altro capolavoro
da parte di un artista incapace di registrare album men
che stupendi. A proprio agio nel contesto del quartetto
con piano - ottimo per valorizzare tanto il virtuosismo
tecnico quanto lautorevolezza organizzativa - Roberto
Ottaviano ribadisce lassoluta eccellenza del jazz italiano ispirandosi al titolo
della celebre opera incompiuta di Italo
Calvino. Gli egregi collaboratori reclutati dal
fuoriclasse barese - Stefano
Battaglia (pianoforte), Piero Leveratto
(contrabbasso), Ettore
Fioravanti (batteria) - avvolgono i sinuosi fraseggi
del sax soprano in un tessuto strumentale dalla trama
larga ma salda: spazio a volontà per improvvisare,
impeccabile scansione ritmica, straordinaria intesa
collettiva. Lo squisito ingegno melodico di Ottaviano si
dispiega lungo lintera scaletta del Long Playing,
tutta a sua firma, di cui per pura predilezione personale
segnaliamo i tempi più dinamici (Sotto Il Sole
Giaguaro, Chiles En Nogada, Feu De Gui,
Freaks). Ledizione CD, peraltro
scandalosamente fuori catalogo dal 1989, aggiunge tre
pezzi dapprima esclusi dal vinile, composti da Battaglia,
Leveratto e Fioravanti, tra i quali spicca la superba Memories
Memories del contrabbassista. Per letichetta Splasc(H),
il medesimo combo inciderà laltrettanto bello Above
Us. - B.A.
ROBERTO OTTAVIANO
- ABOVE US (1990)

ROBERTO
OTTAVIANO / SIX MOBILES - PORTRAIT
IN SIX COLORS (1988)
ROBERTO
OTTAVIANO / SIX MOBILES - ITEMS
FROM THE OLD EARTH (1990)

 Dopo
lincontrastato regno di Steve Lacy,
lo scettro internazionale dello straight horn
passa con naturalezza nelle mani di Roberto
Ottaviano, a ulteriore conferma dei traguardi
raggiunti dal nostro jazz. Uno dei
progetti più riusciti del fuoriclasse pugliese è il
sestetto di soli fiati con cui ha inciso due capolavori
per la Splasc(H). I Six
Mobiles si distinguono da altre formazioni analoghe (World
Saxophone Quartet, ROVA,
29th
Street Saxophone Quartet etc.) per linconsueto
organico strumentale, comprendente ance e ottoni
riconducibili allaccademia [Roberto
Ottaviano (sax soprano), Mario Arcari (oboe, corno
inglese), Sandro
Cerino (clarinetto, clarinetto basso, flauto), Martin
Mayes (corno
francese), Fiorenzo
Gualandris (tuba), Luca
Bonvini o Roberto Rossi (trombone)].
Portrait In Six Colors - Il progetto dedicato a Charles
Mingus rilegge in chiave cameristica alcune pagine
del grande contrabbassista. Le interpretazioni a
cappella di quel repertorio inestimabile elaborano
i tumulti interiori di Myself When I Am Real
(trascritta come Adagio Ma Non Troppo su Let My Children Hear Music)
e Self Portrait In Three Colors, il rispetto per
la tradizione di Nostalgia In Times Square, Boogie
Stop Shuffle, I X Love (Open Letter To Duke),
lafflato politico di Prayer For Passive
Resistance e Fables Of Faubus,
questultima eseguita facendo eco alle grida che
risuonarono nel primo arrangiamento registrato
dallautore per la Candid (Charles Mingus Presents
Charles Mingus). Inevitabile laccostamento
tra lo straordinario clarone di Sandro
Cerino e gli storici fraseggi concepiti da Eric
Dolphy alla corte delluomo di Nogales.
Items From The Old Earth - A Bonvini subentra
Rossi. Interamente composto di pezzi originali - ciascun
membro firma almeno un brano - il secondo album evoca
memorie di folclore mediterraneo, preziose tele a olio,
rime bucoliche, teatri mitteleuropei, paesaggi balcanici,
producendo leffetto di una fanfara che recuperi
antichi spartiti scoperti in una soffitta polverosa:
lesito musicale è splendido e gli otto titoli [Sun
At Midnight, Myro, Uroboros, Usche
(Dedicato A Un Monello ...), Plastic Chorale
n Galliard, Occhi Di Iyengar, Iddu,
Part Of A Six] danno forma a un suggestivo mosaico
di polifonie sospese oltre il tempo. Bravo Peppo
Spagnoli! - B.A.
ROBERTO OTTAVIANO
- OTTO (1991)
ROBERTO OTTAVIANO
- HYBRID AND HOT (1995)
ROBERTO OTTAVIANO
- POW WOW (2003)
ED PALERMO - ED
PALERMO (PAPIER MACHE) (1982)
ED PALERMO - PING
PONG (1987)
ED PALERMO - THE
ED PALERMO
BIG BAND
PLAYS THE MUSIC OF FRANK ZAPPA (1996)

Come accaduto per
molti fuoriclasse che hanno precorso i tempi con opere
violentemente anti-sistema, anche larte di Frank Zappa è interessata da una
lenta, tardiva ma inesorabile riscoperta. Tra le diverse
incisioni discografiche dedicate al repertorio zappiano
da interpreti valenti e prestigiosi (Tankio Band,
Ensemble Modern, Omnibus Wind Ensemble, Ensemble
Ambrosius etc.), quella di Ed Palermo si
distingue per un obliquo approccio post-jazz, peraltro aderente allo spirito
con cui Zappa stesso aveva già stravolto il genere (Hot Rats; Waka/Jawaka; The Grand Wazoo) e,
negli ultimi anni, rivisitato alcuni dei propri
capolavori (Make A Jazz Noise Here). Il successo
delloperazione condotta da Palermo dipende anche
dal livello dei solisti coinvolti, nel cui novero
spiccano virtuosi ed ex-discepoli come David Samuels
(marimba / vibrafono), Mike Stern e Mike Keneally
(chitarra), Bob
Mintzer e Chris
Potter (sax tenore). Dallimponente catalogo del
compositore americano Palermo sceglie alcune pagine che
potrebbero rappresentare una credibile antologia sia per
ladepto sia per il novizio: Peaches En Regalia
(Hot Rats) e Sofa
(One Size Fits All)
sanciscono il proprio status di classici,
trovando nuovo vigore nei sontuosi arrangiamenti della
big band. Gli echi rinascimentali di Toads Of The
Short Forest (Weasels Ripped My Flesh), Twenty
Small Cigars (Chungas Revenge) e Aybe
Sea / Inca Roads (Burnt Weeny Sandwich;
One Size Fits All),
sono esaltati dagli splendidi impasti di clavicembalo,
vibrafono, ance e ottoni: Keneally ripercorre le orme del
Maestro sui celebri accordi (Do Lidio, La Dorico) che
ispirarono la trilogia di Shut Up n Play Yer Guitar.
Lineffabile originalità melodica di King Kong
(Uncle Meat) scatena un veemente assolo di
Mintzer, mentre Stern dilaga sulle storiche partiture di Who
Are The Brain Police? / Holiday In Berlin (Freak
Out! / Burnt Weeny Sandwich) e The Little
House I Used To Live In / Mother People (Burnt
Weeny Sandwich / Were Only In It For The
Money). La sezione fiati piroetta sui medley di Heavy
Duty Judy / The Grand Wazoo (Shut
Up n Play
Yer Guitar / The
Grand Wazoo) e Waka/Jawaka / Son Of
Orange County (Waka/Jawaka;
Roxy & Elsewhere),
traducendo in serrate polifonie orchestrali riff
elettrici, frammenti di suite e versi cantati. La
registrazione non filtrata conferisce unespressiva
sonorità live alla batteria di Ray Marchica.
Dopo la scomparsa di Zappa il mondo non si è più
ripreso (si pensi solo allavvento dei
neo-con, degli atei devoti e dei
riformatori liberali): ecco perché il lavoro
di Ed Palermo
è coraggioso, meritorio, inestimabile. - B.A.
ED PALERMO - TAKE
YOUR CLOTHES
OFF WHEN YOU DANCE (2006)

ED PALERMO - EDDY
LOVES FRANK (2009)

 Foste
in procinto di partire per mari o monti, sappiate che con
due soli CD in valigia riuscirete a coprire lintero
fabbisogno di musica delle vacanze. Dopo il primo,
entusiasmante omaggio al repertorio di Frank Zappa (The Ed Palermo Big Band
Plays The Music Of Frank Zappa), Ed Palermo
approda alla dinamica Cuneiform,
che gli produce un sensazionale bis discografico.
Take Your Clothes Off When You Dance -
Soffermandosi sul sofferto periodo della controversia
legale con la Warner Bros., Palermo ripropone le
articolate armonie di RDNZL (Studio Tan
/ Läther)
in una sontuosa orchestrazione jazz,
mentre il duetto per chitarre acustiche di Sleep Dirt
(Sleep Dirt
/ Läther)
diventa una solenne ballad condotta dal sax soprano di
Phil Chester. Conservando lenergia funk
delloriginale, Dave Riekenberg (sax tenore) e Carl
Restivo (chitarra) rievocano le sfiancanti
improvvisazioni (Sugar Cane Harris, Ian Underwood, Frank Zappa) che resero famosa The
Gumbo Variations (Hot
Rats). Ed Palermo (alto) e Bill Straub (tenore)
incrociano i sassofoni sullintramontabile A
Pound For A Brown On The Bus (Uncle Meat; Zappa In New York).
Listerico tema di Moggio (The Man From
Utopia) offre lo spunto per una sfida allultimo
tasto tra Ted Kooshian (organo) e Bob Quaranta
(pianoforte).
Eddy Loves Frank - Con una formazione ormai
avvezza alle complesse partiture zappiane, Palermo
affronta con disinvoltura anche le pagine più
impegnative del Maestro. Addentrandosi nei dedali ritmici
di Echidnas Arf (Of You) e Dont You
Ever Wash That Thing?, i vari solisti sorretti da Ray
Marchica (batteria) ripercorrono le sacre orme lasciate
da Ruth Underwood (marimba/xilofono) su Roxy & Elsewhere.
Tratta dallalbum inciso col synclavier (Jazz
From Hell), la stupenda Night School rivive in
unimpeccabile rilettura per sezione fiati coronata
dal sax alto del leader. La potenza sonora
dellorganico risarcisce lampollosa
Re-gyptian Strut del mancato rango di ouverture che
Zappa le assegnò sul suo capolavoro (Sleep Dirt
/ Läther).
Da segnalare i magnifici arrangiamenti di Whats
New In Baltimore? (Frank Zappa Meets The Mothers
Of Prevention), dissacrante dedica di Zappa alla sua
città natale, e Duprees Paradise, classico
interpretato dallautore più volte e in diversi
contesti (Piquantique;
The Perfect Stranger; You
Cant Do That On Stage Anymore, Vol. 2 / The
Helsinki Concert; Make A Jazz Noise Here).
Bravo Ed! - B.A.
EVAN PARKER /
DEREK BAILEY / HAN BENNINK - THE
TOPOGRAPHY OF THE LUNGS (1970)
EVAN PARKER - SAXOPHONE
SOLOS (1975) 
EVAN PARKER - MONOCEROS
(1978) 
EVAN PARKER - SIX
OF ONE (1980)
EVAN PARKER - THE
SNAKE DECIDES (1986)
EVAN PARKER - CONIC
SECTIONS (1989)
EVAN PARKER - PROCESS
AND REALITY (1991)
EVAN PARKER - THE
AYES HAVE IT (1991)
EVAN PARKER - CHICAGO
SOLO (1995)
EVAN PARKER - STRINGS
WITH EVAN PARKER (2000)
EVAN PARKER - LINES
BURNT IN LIGHT (2001)
EVAN PARKER /
GEORGE LEWIS - FROM SAXOPHONE
AND TROMBONE (1980)
 La ristampa PSI presenta i due
magistrali improvvisatori in un mood particolarmente
meditativo. Solo di rado, e per brevi momenti, Parker
irrompe con il suo tipico stile e anche in quei casi
Lewis mantiene un fraseggio ritmicamente pacato ma carico
di raffinati effetti tecnici - note doppie e triple,
armonici, soffiati e attacchi percussivi - portando lo
strumento puramente acustico a suonare spesso come
lelettronica cui successivamente si è dedicato. Il
sassofonista conduce il gioco ma i commenti del trombone
condizionano dallinterno lo sviluppo dei brani.
Nelle note interne Parker afferma: The music here was composed by improvising.
Quasi un album di free form ballads, con
alcuni momenti di grande suggestione. - Francesco Martinelli
Prodotto da Dave Holland. Il
grande bassista sapeva investire con accortezza i
profitti derivanti dalla lucrosa attività per la ECM. - B.A.
EVAN PARKER /
DEREK BAILEY - THE LONDON CONCERT
(1975)
EVAN PARKER /
DEREK BAILEY - COMPATIBLES
(1985)
EVAN PARKER / PAUL
LYTTON - COLLECTIVE CALLS (1972)
EVAN PARKER / PAUL
LYTTON - THREE OTHER STORIES
(1971/1974)
EVAN PARKER / PAUL
LYTTON - TWO OCTOBERS (1972/1975)
EVAN PARKER / PAUL
LYTTON - AT THE UNITY THEATRE (1975)
PARKER / LYTTON /
RUTHERFORD / SCHNEIDER - WATERLOO
1985 (1985)
EVAN PARKER /
BARRY GUY / PAUL LYTTON - AT THE
VORTEX (1996) (1996)
EVAN PARKER /
BARRY GUY / PAUL LYTTON - AT LES
INSTANTS CHAVIRÉS (1997)
PARKER / LACY /
COXHILL - THE THREE BLOKES AND OTHER
STROKES (1992)
EVAN PARKER / HAN
BENNINK - THE GRASS IS GREENER (2002)
EVAN PARKER /
ALEXANDER VON SCHLIPPENBACH / PAUL LYTTON - AMERICA
2003
EVAN PARKER / STAN
TRACEY - SUSPENSIONS AND
ANTICIPATIONS (2003)
EVAN PARKER / STAN
TRACEY - CREVULATIONS (2004)
EVAN PARKER (FOXES
FOX) - NAAN TSO (2004)
MATTHEW PARRISH - CIRCLES
(2000)
Tra i solisti più
interessanti emersi in questo primo scorcio del terzo
millennio, un posto di rilievo spetta senzaltro a Joel Frahm,
improvvisatore del quale abbiamo già segnalato
lottimo esordio per la Palmetto (Sorry, No Decaf). Prima
ancora, Frahm si era messo in luce su due notevoli album
del batterista Matt
Wilson (Going Once, Going Twice; Smile), diventando poi
leader autorevole e session-man ambito. Nelle due sedute
in esame - Circles, Little
Black Bird - il suo sax è indiscusso e
apprezzato protagonista.
Circles - Cresciuto con il culto di Ray Brown e,
via via, formatosi con lascolto dei grandi
contrabbassisti moderni (Charles
Mingus, Oscar
Pettiford, Paul
Chambers, Ron Carter
etc.), Matthew
Parrish approda al primo CD da titolare con
letichetta indipendente Hipnotic, per una
distensiva seduta in compagnia di partner motivati, anche
se non celebri: accanto a Parrish (contrabbasso) e Frahm
(sax tenore) troviamo Vincent Bourgeyx
(pianoforte) e Steve
Hass (batteria). Il quartetto si mostra subito
disinvolto con lo swing veloce ma controllato di Bee-Doe-Lot,
per poi esibire una virile finezza nelle ballad Circles
e Twain. Larrangiamento di Seven Steps To
Heaven trasforma il classico di Miles
Davis in un curioso miscuglio di conformismo funk e
frenesia be-bop, ma è su Ben che, forse,
lintesa reciproca è più evidente, esaltata dal
tempo sostenuto e dallampio spazio concesso a Frahm
e Bourgeyx, oltre che a Parrish. - B.A.
ALAN PASQUA - MILAGRO
(1993)
ALAN PASQUA - DEDICATIONS
(1996)
JOHN PATITUCCI - NOW
(1998)
BIG
JOHN PATTON - ALONG CAME JOHN (1963)
BIG
JOHN PATTON - THE WAY I FEEL (1964)
BIG
JOHN PATTON - OH BABY! (1965)
BOBBY VINCE
PAUNETTO - PAUNETTOS POINT (1974)
BOBBY VINCE
PAUNETTO - COMMIT TO MEMORY (1976)
BOBBY VINCE
PAUNETTO - COMPOSER IN PUBLIC (1996)
BOBBY VINCE
PAUNETTO - RECONSTITUTED (1999)
PEACOCK / FRISELL
- JUST SO HAPPENS
(1994)
DUKE PEARSON - WAHOO!
(1964)
CLARENCE PENN - PENNS
LANDING (1996)
PEOPLE BAND - PEOPLE
BAND 69/70 (1969/1970)
ART PEPPER - SURF
RIDE (1953)
ART PEPPER / WARNE
MARSH - ART PEPPER WITH WARNE MARSH
(THE WAY IT WAS!) (1956) 
ART PEPPER - THE
ARTISTRY OF PEPPER (1956/1957)
ART PEPPER -
THE COMPLETE ART PEPPER ALADDIN RECORDINGS VOL. 1
(THE RETURN OF ART
PEPPER) (1957) 
ART PEPPER -
THE COMPLETE ART PEPPER ALADDIN RECORDINGS VOL. 2
(MODERN ART)
(1957) 
ART PEPPER - THE
COMPLETE ART PEPPER ALADDIN RECORDINGS VOL. 3
(THE ART OF PEPPER)
(1957) 
ART PEPPER - ART
PEPPER MEETS THE RHYTHM SECTION (1957)

ART PEPPER +
ELEVEN - MODERN JAZZ CLASSICS (1959)
ART PEPPER - GETTIN TOGETHER! (1960)
ART PEPPER - SMACK UP (1960)

Uno dei
maggiori altoisti emersi dopo Charlie Parker, sul piano
di un Lee Konitz o di un Phil Woods, ma è molto meno
noto di loro per ragioni extra-musicali. Prima del
lungo oblio causato da droga, malattie e arresti, Art
Pepper riuscì a incidere una nutrita serie di
capolavori: dalle collaborazioni con Chet Baker (Playboys;
The Route) e Warne Marsh (The Way It Was!)
agli incontri con la sezione ritmica di Miles Davis (Art
Pepper Meets The Rhythm Section) e la big band di
Marty Paich (Modern Jazz Classics) fino alle
sublimi sedute per la defunta etichetta Aladdin
ripubblicate dalla Blue
Note su tre CD (The Complete Art Pepper Aladdin
Recordings). Tra i classici di quella stagione felice
e proficua va sicuramente annoverato anche Smack Up,
splendido paradigma dello stile West Coast.
Insieme a Jack Sheldon (tromba), Pete Jolly (piano),
Jimmy Bond (contrabbasso) e Frank Butler (batteria), il
sassofonista interpreta un pugno di composizioni scelte
nel repertorio di stimati colleghi di scuderia. Scoperta
in un eccellente album di Harold Land (Harold In The
Land Of Jazz), la title-track è uneuforica,
contagiosa fuga swing che spreme a fondo le risorse dei
solisti. La stessa esaltante atmosfera, caratteristica
del jazz californiano, si respira su A Bit Of Basie,
affettuosa dedica alluomo di Red Bank firmata da
Buddy Collette. Un altro gigante appena scritturato da
Lester Koenig - Benny Carter (Jazz
Giant) - è responsabile dello spartito di How
Can You Lose, che dimostra come Pepper si trovasse a
proprio agio anche in contesti più tradizionali. La
sorpresa arriva dal carneade Duane Tatro: sepolta nel suo
Jazz For Moderns, disco interessante ma oscuro, Maybe
Next Year è una sofisticata ballad in cui
landatura esitante del tema diffonde
unambigua, struggente mestizia. Per ammissione
dello stesso Art: Its
really a strange tune. It wasnt easy to play. But
the more you hear it the more logical and inevitable the
chord structure sounds.. Tears Inside
è un blues di Ornette Coleman tratto dal suo secondo e
migliore microsolco Contemporary (Tomorrow Is The
Question!): Pepper ha il merito di coglierne il
potere eversivo molto prima che Pat Metheny (Rejoicing) e Nick
Brignola (On A Different Level)
ne facciano uno standard post-free. Las Cuevas De
Mario, di Art, e Solid Citizens, del tenorista
Jack Montrose, sebbene trascurabili sotto il profilo
melodico, sono tuttavia funzionali alle improvvisazioni
del quintetto. Duttile ed elegante la tecnica percussiva
di Butler. Disinvolta la voce strumentale di Sheldon,
spesso smorzata dalla sordina. Contraddistinto da un
eloquio scorrevole e da un timbro gemebondo, il fraseggio
di Pepper è abilmente in
equilibrio sul filo del rasoio, tra forma ed emozione
pura. - B.A. / E.I.J.
ART PEPPER - INTENSITY
(1960)
ART PEPPER - LIVING
LEGEND (1975)
Il ritorno di Art Pepper
dopo quindici anni di supplizi trascorsi tra carcere e
sanatorio ci consegna un uomo molto cambiato:
limpietosa foto di copertina soppianta gli scatti
cool di William Claxton
con un ex-galeotto tatuato che ricorda il Robert
De Niro di Cape Fear. Eppure, come per
miracolo, il talento del sassofonista rimane intatto. Il
merito di questa seconda vita artistica si deve al
produttore Lester Koenig che, determinato a recuperare il
fuoriclasse della Contemporary
dopo la disintossicazione, gli affianca tre colleghi a
loro volta distintisi nei rispettivi strumenti durante la
stagione doro del jazz
californiano: Hampton
Hawes (pianoforte), Charlie Haden
(contrabbasso), Shelly
Manne (batteria). Sorretto da partner impeccabili, il
rinomato timbro del sax alto, al tempo stesso lieve e
penetrante, risalta sulle oscillazioni swing di Ophelia
e Mr. Yohe. Le virtù espressive di Pepper
(maestria ritmica, fraseggio fulmineo, immaginazione
inesauribile) appaiono integre, ma ad esse si aggiunge
una nota di dolente mestizia, forse ispirata dalle
sofferte vicende personali, che permea di straordinaria
intensità le due ballad (Heres That Rainy Day,
Lost Life). Album indispensabile, se si possiedono
già i super-classici (The Way It Was!; The
Complete Art Pepper Aladdin Recordings; Art Pepper
Meets The Rhythm Section; Modern Jazz Classics;
Gettin Together!; Smack Up). Per saperne
di più sul personaggio, si raccomandano la tormentata
autobiografia (Straight Life)
e lomonimo film
ispirato alla sua vita. - B.A.
ART PEPPER - THE
TRIP (1976)
ART PEPPER - NO
LIMIT (1977)
ART PEPPER - THE
COMPLETE VILLAGE VANGUARD SESSIONS (1977)
ART PEPPER - AMONG
FRIENDS (1978)
ART PEPPER - THE
COMPLETE GALAXY RECORDINGS (1977/1982)
BILL PERKINS &
RICHIE KAMUCA - TENORS HEAD-ON (1956)
RICH PERRY - TO
START AGAIN (1993)
RICH PERRY - BEAUTIFUL
LOVE (1994)
RICH PERRY - WHAT
IS THIS? (1995)
RICH PERRY - LEFT
ALONE (1997)
RICH PERRY - SO
IN LOVE (1997)
RICH PERRY - DOXY
(1998)
RICH PERRY - O
GRANDE AMOR (1999)
RICH PERRY / LEE
KONITZ - RICHLEE! (1999)
ED PETERSEN - UPWARD
SPIRAL (1989)
ED PETERSEN - THE
HAINT (1994)
ED PETERSEN / VON
FREEMAN - VON & ED (1998)
OSCAR PETERSON - EXCLUSIVELY
FOR MY FRIENDS (1963/1968)
GIANLUCA PETRELLA
- STRADE (2001)
GIANLUCA PETRELLA - X-RAY (2001)

GIANLUCA
PETRELLA - INDIGO 4 (2005)

 Nel 2001 - a colpo
secco con un quasi esordio, essendo X-Ray
successivo allottimo Strade, che però era
cointestato ad altri colleghi - Gianluca
Petrella se ne esce con un capolavoro
meravigliosamente prodotto dalla Auand*, imponendosi come
fuoriclasse internazionale e suscitando allistante
le attenzioni della Blue
Note, con la quale registra poco dopo
laltrettanto bello Indigo 4, inciso con lo
stesso tipo di organico, a cui peraltro neanche mancherà
leffetto sorpresa, ivi rappresentato dagli squisiti
effetti speciali elettronici aggiunti agli arrangiamenti.
Si trattava di un tipo di formazione - ancia, trombone,
ritmi - quasi priva di precedenti, se si eccettuano
alcuni episodi isolati [lo splendido lavoro a tema di Bennie
Wallace (Bennie Wallace Plays Monk), un
magnifico volume Splasc(H) di Pietro
Tonolo (Slowly), alcuni titoli free di
Evan
Parker (4, 4, 4 - Hook, Drift & Shuffle
- Waterloo 1985) o, risalendo indietro negli anni,
i classici di Steve Lacy
(School Days) e Roswell
Rudd (New York Art
Quartet)].
X-Ray - Oltre ad accreditarsi come virtuoso già
apprezzato da Enrico
Rava, il giovane trombonista pugliese esibisce anche
indiscusse doti di leader, coordinando magistralmente il
composito quartetto anglo-italo-argentino comprendente
limmigrato di lusso Javier
Girotto, il veterano dellavanguardia inglese
Paul Rogers, il batterista Francesco Sotgiu, che qualcuno
ricorderà sulleccellente Giochi Di Nuvole
di Emanuele
Cisi. La formidabile macchina da musica si scatena in
studio tra i botti esplosi dal reparto propulsivo
(Rogers/Sotgiu) e le virili voci emesse con lottone
a coulisse e il sax baritono (Petrella/Girotto):
sonorità stupende, fraseggi ingegnosi, tecnica
sopraffina, inventiva inesauribile
spettacolari
fuochi dartificio vanno in scena su su Broken
Head, X-Ray, Crunch, Double Fin,
Improvisi-zation, Grandes Amigos; altrove (G8,
Femtosecond, Reflex, RA, Araucanos)
limpeto del combo viene canalizzato a beneficio di
momenti più assorti e introspettivi.
Indigo 4 - Paradossalmente, proprio in occasione
della visibilità globale garantita dalla Blue Note, tutta la
squadra si tinge di tricolore con lingaggio di Francesco
Bearzatti (sax tenore, clarinetto), Paolino Dalla
Porta (contrabbasso), Fabio Accardi (batteria). Partenza
al fulmicotone con un poker di sorprese in cui la perizia
strumentale si coniuga brillantemente allestro
creativo: la monkiana
Trinkle, Trinkle e la cinematografica
Mr. Wolf sottopongono a un efficace stress
test la tenuta della band alle alte velocità;
condotto da un incalzante tempo scandito da Accardi in
espressivo contrasto con i suoni duttili processati da
Petrella, The Middleman è il pezzo più breve
dellalbum, ma anche uno dei migliori; Lazy Moon
evidenzia la solida dimestichezza dei due solisti con gli
standard. Il doppio tributo a Duke
Ellington [I Got It Bad (And That Aint Good),
Mood Indigo] alterna passaggi meditabondi a slanci
quasi dissacranti. Sorretta da un afflato carico di
tensione, Sacred Whale suggerisce riferimenti
letterari liberamente manipolabili dalla fantasia
dellascoltatore (Herman
Melville, Ernest
Hemingway etc.). Una breve parentesi sperimentale (Two
In A Hole) fa da premessa a There Comes A Time,
storica pagina firmata da Tony Williams per
lomonimo disco di Gil Evans,
qui ridotta a rapsodia da camera che dilaga in un immane
crescendo cadenzato dal riff del contrabbasso. Sulla
meravigliosa Stockholm 64 i ghirigori di Petrella
fluttuano sopra il finissimo swing modulato da Accardi e
Dalla Porta. I.S.T.R. è un dipinto ispirato alle
algide atmosfere ECM,
del quale Paolino Dalla Porta cesella la cornice evocando
il celebre archetto di Miroslav
Vitous. Copertine fantastiche. [P.S. - 1)*Impeccabile
sul piano editoriale, nonostante le ottime premesse
dimostrate la Auand
esibirà una bizzarra piccineria in merito alla
comprensione delle ineluttabili, sistematiche riforme
commerciali introdotte da Internet. 2) Quentin
Tarantino?; 3) A riprova del fatto che anche nel
terzo millennio vivere di solo jazz
è impresa disperata, per mettere insieme il pranzo con
la cena Gianluca
Petrella parteciperà occasionalmente alle kermesse
di Jovanotti
malgrado unesperienza così umiliante, la
sua integrità artistica rimane intatta.] - B.A.
UMBERTO PETRIN - MONKS
WORLD (1997)
BARRE PHILLIPS - MOUNTAINSCAPES
(1976)
ENRICO PIERANUNZI
- NEW LANDS (1984)
ENRICO PIERANUNZI
- SPECIAL ENCOUNTER (2003)
ENZO PIETROPAOLI -
ORANGE PARK (1989)
CHRIS POTTER - PRESENTING
CHRIS POTTER (1992)
CHRIS POTTER - SUNDIATA
(1993)
CHRIS POTTER - CONCENTRIC
CIRCLES (1993)
CHRIS POTTER - PURE
(1994)
CHRIS POTTER - UNSPOKEN
(1997)
CHRIS POTTER - VERTIGO
(1998)
CHRIS POTTER - THIS
WILL BE (2000)
CHRIS POTTER - THE
SIRENS (2011)
BOBBY PREVITE - JUST
ADD WATER ... (2001)
BOBBY PREVITE - COUNTERCLOCKWISE
(2003)
DON PULLEN /
MILFORD GRAVES - IN CONCERT
(1966)
DON PULLEN /
MILFORD GRAVES - NOMMO (1966) 
DON PULLEN /
MILFORD GRAVES - IN CONCERT
(1966)
 La collaborazione tra
Milford Graves (batteria) e Don Pullen (pianoforte)
nacque nel quartetto del sassofonista Giuseppi Logan e,
in seguito, si sviluppò in duetti di stupefacente
libertà dialogica. I due album registrati dal vivo
allUniversità di Yale, sulletichetta privata
della coppia (Nommo; In Concert), sono tra
i classici della free music. Le
improvvisazioni si intersecano e divergono in un flusso
ininterrotto, che muta continuamente direzione. La
varietà di risorse della tavolozza di Pullen è
sorprendente, al pari della complessità e
dellinventiva inesausta che lo sorreggono. Dopo
essersi creato una reputazione pressoché leggendaria,
Pullen sparì dalla circolazione. Chiamato nel nuovo
quintetto di Charles Mingus (Changes
One; Changes
Two), egli riapparve svelando uninattesa
confidenza con le forme tradizionali del jazz. - E.I.J.
DON PULLEN - SOLO
PIANO ALBUM (1975)
DON PULLEN - HEALING
FORCE (1975)
DON PULLEN / SAM
RIVERS - CAPRICORN RISING (1976)
DON PULLEN - EVIDENCE
OF THINGS UNSEEN (1983)
DON PULLEN - DON
PULLEN PLAYS MONK (1984)
DON PULLEN / GARY
PEACOCK / TONY WILLIAMS - NEW
BEGINNINGS (1988)
DON PULLEN / JAMES
GENUS / LEWIS NASH - RANDOM THOUGHTS
(1990)
QUATTROQUINTI - QUATTROQUINTI
(1997)
IKE QUEBEC - HEAVY
SOUL (1961)
IKE QUEBEC - EASY
LIVING (1962)

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