 JAZZ
TEDDY EDWARDS with LES McCANN - ITS
ABOUT TIME (1959)
TEDDY EDWARDS
- SUNSET EYES
(1959/1960)
TEDDY
EDWARDS - TEDDYS READY!
(1960) 
TEDDY EDWARDS
- HEART & SOUL
(1962)
Questo magnifico poker
dassi ci ricorda un protagonista del cool
californiano che attende ancora riscontri degni del suo
talento.
Its About Time - Cointestato a Teddy
Edwards e al trio del tastierista Les McCann,
lesordio discografico rivela un improvvisatore già
in possesso di una voce matura e personale, che si
esprime con autorevolezza su standard (Our Love Is
Here To Stay, Fools Rush In, Willow Weep
For Me) e blues (Frankly Speaking, Undecided,
Beves Conjumulations).
Sunset Eyes - Col secondo capitolo per la Pacific
Jazz Teddy affina il proprio stile, accompagnato da
sezioni ritmiche che si avvicendano nel corso del
programma. Al formidabile quartetto del brano
introduttivo (Tempo De Blues), che schiera il
leader insieme a Ronnie
Ball (pianoforte), Ben Tucker (contrabbasso) e Al
Levitt (batteria), nei relativi ruoli strumentali
subentrano Joe Castro, Leroy
Vinnegar e Billy
Higgins, per unelegante rassegna di temi
originali, caratterizzati da uno swing ora disteso (Vintage
57, Up In Teddys New Flat, Teddys
Tune) ora convulso (Takin Off). La
ristampa CD curata da Michael
Cuscuna contiene tre inediti.
Teddys Ready! - Reclutato dal produttore
Lester Koenig allindomani dellultima seduta
di Sunset Eyes, il sassofonista firma un contratto
per la prestigiosa etichetta Contemporary
e, con la stessa eccezionale formazione del giorno prima,
il 17 Agosto 1960 registra il suo classico.  Affrontando
con pari energia i brani autografi (Blues In G, You
Name It, Higgins Hideaway), una ballad
senza età (Whats New) e tre celebri pagine jazz (Scrapple From The Apple,
Take The A Train, The Sermon),
Edwards ha modo di esibire il suo fraseggio eloquente,
meticoloso, che scandisce con accuratezza ogni singola
nota anche sui tempi più veloci, assecondato con
sobrietà dagli impeccabili Castro, Vinnegar e Higgins.
Heart & Soul - Lalbum del 1962 si
distingue per il buffo timbro dellorgano di Gerry
Wiggins, così antiquato da risultare simpaticamente
vintage, il che non ostacola lamalgama
col sax tenore né lo squisito interplay con Leroy
Vinnegar (contrabbasso) e Milt Turner (batteria). Con
buon gusto e intuito sicuro, Teddy
Edwards riesce a coniugare la gradevolezza
dellascolto con unindubbia sostanza musicale,
evidente nella qualità degli assoli. - B.A.
MARTY EHRLICH - LINE
ON LOVE (2003)
MARTY EHRLICH - NEWS
ON THE RAIL (2004)
DUKE ELLINGTON - INDIGOS
(1957)
DUKE
ELLINGTON - SUCH SWEET THUNDER (1957) 
Prediligere un
singolo album nella sterminata, eccelsa discografia di
Duke Ellington è praticamente impossibile. Such Sweet
Thunder, tuttavia, possiede alcune caratteristiche
che lo legittimano al rango di classico: 1)
lispirazione, che comunque non verrà mai meno, è
al culmine e in quegli anni produceva capolavori come Indigos,
A Drum Is A Woman, Anatomy Of A Murder; 2)
la simbiosi intellettuale e artistica con Billy Strayhorn
rimane intatta, prodigiosa, imperscrutabile; 3) la
formazione moderna annovera ancora tutti i
fedelissimi del Maestro (Johnny Hodges, Paul Gonsalves,
Harry Carney, Cat Anderson, Russell Procope, Ray Nance,
Quentin Jackson); 4) la tecnologia hi-fi già allora
consentiva di riprodurre la musica con estrema
accuratezza. Limpegnativo tema letterario dilaga
fin sulla copertina, che anticipa la dotta recensione di
Irvin Townsend. Certi incontri sono predestinati e la
visita del duca allo Stratford Shakespearean
Festival (Ontario, Canada) suggerì allistante
lidea di un tributo jazz al
bardo inglese. Gli immortali personaggi di
Shakespeare si affacciano a turno dalle sublimi partiture
dellopera: Otello e Desdemona entrano in scena
introdotti dal tema blues di Such Sweet Thunder;
il clarinetto di Jimmy Hamilton racconta il tragico
destino di Giulio Cesare (Sonnet For Caesar); solo
il passionale contralto di Johnny Hodges poteva
rappresentare degnamente lamore senza speranza tra
Romeo e Giulietta (The Star-Crossed Lovers); un
sofisticato valzer scandito dai sassofoni cela, in
realtà, la malvagia natura di Lady Macbeth (Lady Mac);
in linea col poliedrico stile ellingtoniano, The
Telecasters combina i caratteri di Iago e delle Tre
Streghe, analoghi ma tratti da drammi diversi e,
rispettivamente, interpretati dal baritono di Harry
Carney e dalla sezione tromboni; la sordina di Quentin
Jackson esprime larguzia di una celeberrima
bisbetica (Sonnet For Sister Kate); le schermaglie
romantiche del Sogno Di Una Notte Di Mezza Estate
rivivono sul giocoso swing di Up And Down, Up And Down
(I Will Lead Them Up And Down); la falsa follia di
Amleto è amplificata dai pazzeschi acuti della tromba di
Cat Anderson (Madness In Great Ones). Orbene, su
il sipario
mai come stasera sarà ars
gratia artis. - B.A.
DUKE ELLINGTON - ANATOMY
OF A MURDER (1959) 
DUKE ELLINGTON - DUKE
ELLINGTON MEETS COLEMAN HAWKINS
(1962)
DUKE ELLINGTON - THE
FAR EAST SUITE (1966)
DUKE ELLINGTON -
... AND HIS MOTHER CALLED HIM BILL
(1967) 
DUKE ELLINGTON - LATIN
AMERICAN SUITE (1968/1970)
DUKE ELLINGTON - NEW
ORLEANS SUITE (1970)
DUKE ELLINGTON - THE
AFRO-EURASIAN ECLIPSE (1971)
DUKE ELLINGTON - TOGO
BRAVA SUITE (1971)
DUKE ELLINGTON - THE
ELLINGTON SUITES (1959/1971/1972)
DUKE ELLINGTON - UP
IN DUKES WORKSHOP (1969/1972)
ENSEMBLE 9 - CHILDREN
OF THE NIGHT (2000)
Le sofisticate
partiture di Oliver Nelson sono il primo riferimento che
viene in mente ascoltando questo gustosissimo album
dellEnsemble 9, brillante formazione diretta dal
trombettista Rob Parton. Lampia sezione fiati
stende il colore base su cui Parton disegna eleganti
arrangiamenti caratterizzati dal gusto per la varietà
ritmica e per una vigorosa polifonia strumentale. I brani
selezionati sono unautentica antologia del jazz
moderno e offrono abbondanza di spazio per i fraseggi dei
vari solisti: oltre allautorevole voce del leader,
si fanno notare Karl Montkza al piano, Mark Colby al
tenore, Paul McKee e Michael Moore al trombone e il
disinvolto, scattante batterista Bob Rummage. È raro
ascoltare interpretazioni così emozionanti dei sacri
testi di Wayne Shorter (Children Of The Night; Footprints),
Sam
Rivers (Beatrice), Miles Davis (Nardis),
Herbie Hancock (One Finger Snap), Charles Mingus (Goodbye
Pork Pie Hat) e John Coltrane (Naima). Per chi
ricorda con nostalgia la big band di Mel Lewis e Thad
Jones, è un CD da non lasciarsi scappare. - B.A.
DIE ENTTÄUSCHUNG - DIE
ENTTÄUSCHUNG (THELONIUS MONK) (1995)
DIE ENTTÄUSCHUNG - DIE
ENTTÄUSCHUNG (1995)
DIE ENTTÄUSCHUNG - DIE
ENTTÄUSCHUNG (1997)
DIE ENTTÄUSCHUNG / ALEXANDER VON
SCHLIPPENBACH - MONKS CASINO (2004)
DIE ENTTÄUSCHUNG - DIE
ENTTÄUSCHUNG (2006)
DIE ENTTÄUSCHUNG - DIE
ENTTÄUSCHUNG (2009)
PETER ERSKINE - PETER
ERSKINE (1982)
PETER ERSKINE - SWEET
SOUL (1999)
PETER ERSKINE /
DAVE CARPENTER / BOB SHEPPARD - MUSIC
FOR MODERNS (2005)
PETER ERSKINE /
TIM HAGANS - WORTH THE WAIT (2006)
PETER ERSKINE /
TIM HAGANS - THE AVATAR SESSIONS (2009)
BOOKER ERVIN
- THATS IT!
(1961) 
 Registrato poco prima di
inaugurare la celebre serie dei volumi Prestige(The Freedom Book; The
Song Book; The Blues Book; The Space Book), Thats
It! ritrae Booker
Ervin in un felice momento di sincera ispirazione.
Reduce dalle tumultuose sedute dirette da Charles
Mingus per Columbia
(Mingus Ah Um) e Atlantic
(Blues & Roots),
il sassofonista texano risponde allinvito del
produttore/critico Nat
Hentoff ed entra in studio per la Candid insieme a
Horace
Parlan (pianoforte)*, George Tucker (contrabbasso),
Al Harewood (batteria). Il fecondo clima di quegli anni
esalta laggressivo profilo dellimprovvisatore
che, su Mojo e Boo, cavalca la sezione
ritmica con impeto nerboruto, alternando fraseggi
convulsi e frenetici a note lunghe e perentorie. Il
sontuoso timbro del sax tenore asseconda con solennità
la lenta marcia della ballad (Uranus) e del blues
(Bookers Blues). Attratto dalle rispettive
sequenze di accordi, Ervin interpreta Poinciana e Speak
Low volteggiando agilmente sulle armonie dei due
splendidi evergreen. Una seconda edizione in vinile di Thats
It! fu pubblicata dalla Barnaby
nel 1971. [P.S. - *Il pianista partecipò allalbum
nascosto dietro uno pseudonimo - Felix Krull - perché
sotto contratto con la Blue
Note.] - B.A.
BOOKER ERVIN - EXULTATION!
(1963)
BOOKER ERVIN - THE
FREEDOM BOOK (1963)
BOOKER ERVIN
- THE SPACE BOOK
(1964)
 Desideroso
di affrancarsi dalle ingombranti figure di riferimento - Charles
Mingus per cui aveva suonato su Mingus Ah Um e Blues & Roots, Nat
Hentoff produttore delleccellente Thats It! - Booker
Ervin inaugura la celebre serie personale dei
volumi Prestige,
immortalando per i posteri il culmine del proprio stato
di grazia.
The Freedom Book - La parola libertà
qui non concerne il movimento free di
Ornette
Coleman o le lotte di emancipazione di Malcolm X,
quanto piuttosto unautonomia espressiva perseguita
con tenacia e che, effettivamente, designa Ervin come
voce distinta rispetto ai principali modelli (Sonny
Rollins, John
Coltrane) e campioni (Hank
Mobley, Joe
Henderson, Wayne
Shorter) dellepoca. Il sensazionale quartetto
assemblato schiera lo stentoreo sax tenore del titolare e
tre indomabili fuoriclasse [Jaki Byard
(pianoforte), Richard Davis (contrabbasso), Alan
Dawson (batteria)]: ispirato ai ricordi
dellinfanzia in Texas (grandi
praterie, silenzi interminabili, mandrie al pascolo,
chiesette di legno, predicatori assillanti),
loriginale stile di Booker
Ervin alterna enfatiche sequenze di note scandite
quasi come fossero vocaboli e repentini fraseggi esposti
con tecnica solidissima. La sezione ritmica
fronteggia magistralmente il solista sulle convulse
scorribande di A Lunar Tune, Grants Stand,
Als In, per poi assecondarne il composto
romanticismo sulla ballad di Randy
Weston Cry Me Not e sul dolente, evocativo
tema autografo di A Day To Mourn.
The Space Book - Lera
spaziale era appena iniziata e il jazz
ne celebrava già il fascino misterioso (chi si ricorda
dello stupendo Exploring
The Future di Curtis
Counce?). Ervin non cambia la formazione e, ancora
sostenuto dal lungimirante Don
Schlitten, registra altri quattro brani che esaltano
lapertura mentale di un improvvisatore pur sempre
ligio ai vincoli armonici. Se linterpretazione dei
due standard (I Cant Get Started, There
Is No Greater Love) è esemplare e contraddistinta
dalla passionale virilità degli assoli, gli
arrangiamenti di Number Two e Mojo (la
seconda ripresa da Thats
It!) scatenano lirruenza espressiva e
lintesa telepatica del combo. Come sempre brillante
e durevole la qualità audio di entrambi gli album,
dovuta al certosino lavoro svolto da Rudy
Van Gelder. - B.A.
BOOKER ERVIN - THE
SONG BOOK (1964)
BOOKER ERVIN - THE
BLUES BOOK (1964)
BOOKER ERVIN - THE
TRANCE (1965)
BOOKER ERVIN - HEAVY!!!
(1966)
BILL EVANS - THE
COMPLETE RIVERSIDE RECORDINGS
(1956/1963)
BILL EVANS - THE
COMPLETE FANTASY RECORDINGS
(1973/1979)
BILL EVANS - CROSSCURRENTS (1977)
Tra i
brani che definiscono la quintessenza del jazz - Come, Gone di Sonny
Rollins (Way Out West),
Giant Steps di John
Coltrane (Giant Steps),
So What di Miles
Davis (Kind Of Blue),
Goodbye Pork Pie Hat di Charles
Mingus (Mingus Ah Um)
ogni ascoltatore ha i propri - vorremmo inserire
ladattamento di uno standard in grado di svelare, a
chi ne conosca la melodia originale, il mistero
dellimprovvisazione. Liberamente esposto per un
minuto e quindici secondi dai sax intersecati a
cappella di Lee Konitz
(alto) e Warne
Marsh (tenore), il tema di Night And Day
arriva stravolto alla fine del ciclo armonico quando, un
attimo prima che i due fiati esalino lultimo
respiro, il tocco soprannaturale di Bill Evans
inizia a carezzare i tasti del piano per
unennesima, geniale variazione sulle immortali note
di Cole
Porter. Scandita dallelegante sostegno ritmico
di Eddie Gomez
(contrabbasso) ed Eliot
Zigmund (batteria), il resto della scaletta di Crosscurrents
si sviluppa sulla stessa falsariga progettuale, con
superbe rivisitazioni di evergreen come Evry
Time We Say Goodbye, Pensativa, Speak Low.
Ripresa da un eccellente album Blue Note del
batterista Pete La
Roca (Basra), Eiderdown
è una pregevole pagina scritta da Steve
Swallow. When I Fall In Love è un evocativo
duetto Evans/Konitz dedicato alla memoria di Richie
Kamuca. [P.S. - A riprova dellinesauribile
talento dei tre solisti, la ristampa CD contiene una
seconda registrazione di Night And Day nella
quale, partendo dallo stesso arrangiamento, i rispettivi
fraseggi prendono tutta unaltra strada.] - B.A.
BILL EVANS - THE
BRILLIANT / CONSECRATION 1 / CONSECRATION
2 (1980)
BILL EVANS &
STAN GETZ - STAN GETZ & BILL
EVANS (1964)
BILL EVANS /
JIM HALL - UNDERCURRENT (1962) 
 Personaggio riflessivo e
appartato, Jim Hall ha inciso con numerosi solisti (Sonny
Rollins, Bill Evans,
Ron
Carter, Paul Desmond, Art Farmer, Lee Konitz
etc.), inserendosi sempre in modo pertinente e inventivo.
Uno dei migliori incontri è quello col pianista Bill Evans,
amante, al pari di Hall, delle sfumature sottili e del
lirismo controllato. Latmosfera quieta e le
sonorità smorzate valorizzano al massimo il suo gioco
armonico finissimo, sorretto da una tecnica robusta, ma
fatto di poche note, accuratamente scelte e disposte. - E.I.J.
BILL EVANS / JIM
HALL - INTERMODULATION
(1966)
GIL EVANS - GIL
EVANS AND TEN (1957)
GIL EVANS - NEW
BOTTLE OLD WINE (1958)
Il
sax alto di Cannonball Adderley è lunica voce
solistica, e ha modo di dispiegare il suo stile fluido e
legato, sorretto da orchestrazioni preziose, dai colori
cangianti, di classici del jazz quali Manteca, 'Round
Midnight, King Porter Stomp. - E.I.J.
GIL EVANS - GREAT
JAZZ STANDARDS (1959)
GIL EVANS - OUT
OF THE COOL (1960) 
Scelta difficoltosa,
arbitraria, spesso discutibile quella di stilare la
classifica dei migliori dischi jazz
di tutti i tempi. Eppure, immancabilmente, le graduatorie
più avvedute* riportano Out Of The Cool di Gil Evans
(insieme a Way Out West,
For Real!, Time Out, Kind Of Blue, Smack Up, Giant Steps, Mingus Ah Um, Workout, Free Jazz, Know What I Mean?, Out Front, The Blues And The Abstract
Truth, One Step
Beyond, The
Sidewinder, Out To
Lunch!, Point Of
Departure, Speak No
Evil, Free For
All, Talkin
About!, In n Out,
Unity, E.S.P., Red Clay etc.). Accanto
ai capolavori incisi con Miles
Davis (Miles Ahead; Porgy And Bess;
Sketches Of Spain) e Kenny
Burrell (Guitar Forms)
infatti, è questo il titolo che meglio illustra la
visione estetica del grande canadese. A capo di un
organico in cui la parata dei fiati [tre tromboni, una
tuba, due trombe, tre sassofoni, un fagotto] è condotta
da una spettacolare sezione ritmica [Ray Crawford
(chitarra); Ron Carter
(contrabbasso); Elvin
Jones, Charlie
Persip (batteria)], larrangiatore/pianista dona
a ciascuna pagina dellalbum linconfondibile
tocco della sua personalità. Alternando roboanti
stoccate collettive e tenui sfumature timbriche, Evans
impiega lorchestra come una tavolozza carica di
colori accesi per esprimere lemozione (palese o
recondita) presente in ogni partitura. La Nevada
è una lunga corvé semi-improvvisata in cui si succedono
gli assoli di Johnny
Coles (tromba), Tony Studd (trombone basso), Budd
Johnson (sax tenore) e Ray Crawford (chitarra). Where
Flamingos Fly è una ballad dagli echi esotici in cui
risuona il blasonato trombone di Jimmy
Knepper. Il regista de paura Rokko
Smithersons apprezzerebbe le sinistre atmosfere di Bilbao
Song, dolente tema scritto da Kurt Weill
per lopera Happy End di Bertolt
Brecht, e di Stratusphunk, sofisticata
composizione di George
Russell già incisa anche dallautore pochi mesi
prima (Stratusphunk). Levocativa tromba di
Coles riaffiora insieme al tesoro sommerso di Sunken
Treasure, per esporre una stupenda melodia firmata da
Evans. Il gran finale è allinsegna
dellhard-bop, con la superba interpretazione di Sister
Sadie, classico Blue
Note di Horace
Silver (Blowin The Blues Away). [P.S. -
*Un esempio per tutti, la core collection
dellautorevole, prestigiosa Penguin Guide To
Jazz.] - B.A.
GIL EVANS - THE
INDIVIDUALISM OF GIL EVANS
(1963/1964)
Fatevi
un regalo: staccate la spina per un giorno
nessuno
sentirà la vostra mancanza
in fondo sono solo
poche ore
dalla sera prima alla tarda mattinata
successiva
per riscoprire il significato
dellespressione ars
gratia artis bastano un paio di CD
infilate nello zainetto The Individualism Of Gil Evans
e Guitar Forms
salite in moto
guidate verso la costa
rintanatevi nellappartamento sul lungomare
la bassa stagione vi accorderà il lusso di un
condominio deserto
per cena trancio di pizza e
birra
il fedele impianto stereo
delladolescenza relegato nella seconda casa vi sta
aspettando
lo spettacolo può iniziare
The Individualism Of Gil Evans - Le sinistre
armonie di Time Of The Barracudas vibrano sotto i
colpi della sezione fiati, un attimo prima che il sax
tenore di Wayne
Shorter* sgusci come una serpe dagli anfratti dello
spartito; dopo circa quattro minuti la chitarra di Kenny
Burrell cambia prospettiva allarrangiamento,
connotando di blues la frenetica scansione di Elvin
Jones
vi basta come ouverture? Sulla falsariga
della memorabile Bilbao Song incisa per Out Of The Cool, Evans
torna al repertorio teatrale di Kurt Weill
e Bertolt
Brecht - stavolta dallOpera
da Tre Soldi - con The Barbara Song:
una cupa atmosfera mitteleuropea incombe sul drammatico
assolo di Shorter. Con Las Vegas Tango ed El
Toreador prosegue il ricorso alla lingua spagnola per
i titoli delle composizioni (G.E.:
«... perhaps because I
cant find English titles for them ...»): la
solenne melodia latina della prima fu ripresa e stravolta
da Robert
Wyatt (The End Of An Ear), mentre
levocativa tromba di Johnny
Coles espone il cinematografico tema della seconda.
Echi di musica contemporanea risuonano sul felpato ritmo
di Proclamation. Il potenziale espressivo
dellorchestra si dispiega a pieno regime su Concorde,
storica pagina tratta dallomonimo classico del Modern
Jazz Quartet, qui nobilitata dai pregevoli
interventi di Thad Jones
e Phil
Woods. Una predilezione personale va a Nothing
Like You, emozionante fuga swing scritta da Bob
Dorough e ancora condotta dallirraggiungibile
voce strumentale di Wayne
Shorter. La parata di stelle annovera, tra gli altri
convenuti, anche Eric
Dolphy e Steve Lacy.
[P.S. - *Un anno dopo (14 Giugno 1965), il co-fondatore
dei Weather
Report recupera la composizione (Barracudas /
General Assembly) registrandola in quartetto con Herbie
Hancock, Cecil
McBee, Joe
Chambers per Etcetera, prezioso inedito
sepolto negli archivi Blue
Note, poi riesumato da Michael
Cuscuna.] - B.A.
GIL EVANS - BLUES
IN ORBIT (1971)
GIL EVANS - THE
GIL EVANS ORCHESTRA PLAYS THE MUSIC OF JIMI HENDRIX
(1975)
Modernità di Gil Evans:
gli piaceva il rock
esortato allincontro con Jimi
Hendrix da un entusiasta Miles
Davis, larrangiatore canadese vagheggiava
lidea di rivivere in studio momenti analoghi alle
memorabili esperienze discografiche condivise col
divino (Miles Ahead, Porgy And Bess,
Skecthes Of Spain)
il sogno si infranse
contro unoverdose letale, a pochi giorni dal
rientro del chitarrista negli U.S.A., ma Evans non
abbandonò il progetto di un album dedicato alla musica
di Hendrix, anche se prima che riuscisse a realizzarlo
passarono altri quattro anni. Di nuovo a capo di una
orchestra allaltezza, Gil seleziona il repertorio
con grande acume, compilando la perfetta sintesi jazz di quel catalogo prezioso e
originalissimo. Collaudata la scaletta in un concerto
propedeutico alla Carnegie
Hall, nel Giugno del 1974 Evans manipola in
laboratorio - le 16 piste dello studio RCA a
New York - otto sanguigne canzoni elettriche
trasformandole in altrettante, ampie pagine dedicate
allimprovvisazione. La sfilata dei solisti è
eccezionale: suggestivi echi zappiani ispirano David
Sanborn (sax alto) e Billy
Harper (sax tenore) per cesellare, rispettivamente,
le melodie di Angel e Castles Made Of Sand
(la seconda unita in medley a Foxy Lady);
dispensati da qualsiasi obbligo accademico, John
Abercrombie e Ryo
Kawasaki incrociano le chitarre sullimmortale
DNA swing di Up From The Skies; alternando la
tromba al microfono, Marvin
Hannibal Peterson è protagonista di Crosstown
Traffic e Little Wing; la credulità popolare
celebrata sulle icone di Voodoo Chile e Gypsy
Eyes trova in Howard Johnson (tuba) e Trevor
Koehler (sax soprano) due sacerdoti motivatissimi. Bruce
Ditmas presidia con disciplina e onore la batteria,
mentre Tony
Williams ci concede la sua augusta presenza solo su Little
Wing. - B.A.
GIL EVANS - THERE
COMES A TIME (1975)
GIL EVANS - PRIESTESS
(1977/1983)
ANTONIO FARAÒ - THORN
(2000)
ART FARMER - FARMERS
MARKET (1956)
ART FARMER - PORTRAIT
OF ART FARMER (1958)

ART
FARMER - MODERN ART
(1958) 
Una seduta del 1958 (Portrait
Of Art Farmer), nelle sue meticolose partiture,
denuncia la scarsa simpatia di Farmer per
limprovvisazione poco organizzata, di moda
allepoca. Stablemates è il brano migliore:
esso denota un certo debito verso il fraseggio essenziale
di Miles Davis. In seguito, Farmer condiresse il Jazztet
con il sax tenore Benny Golson (Modern Art;
Meet The Jazztet; Big City Sounds): tale
gruppo fu la cornice ideale per la sua lirica inventiva e
per il suo approccio solistico ponderato. Interessanti,
ma meno note, sono anche le sue incisioni in quartetto
con il chitarrista Jim Hall. - E.I.J.
ART FARMER - ART
(1960)
ART FARMER - PERCEPTION
(1961)
ART FARMER - LISTEN
TO ART FARMER AND THE ORCHESTRA (1962)
ART FARMER / JIM
HALL - INTERACTION (1963)
ART FARMER /
PHIL WOODS - WHAT HAPPENS?...
(1968) 
Ma ci pensate? Il 12
Ottobre 1968, mentre il conflitto tra rivolta e reazione
incendiava le strade del mondo, a Roma veniva inciso un
album ispirato ai più tradizionali canoni estetici della
Blue Note. Ecco,
sono episodi come questo che ci danno la forza per tirare
avanti quando scopriamo che la salute economica del Foglio
si deve a un finanziamento pubblico, cioè ai nostri
soldi. Convocati in studio da Gigi Campi, titolare
dellomonima etichetta indipendente, Art Farmer
e Phil
Woods arruolano un virtuoso del piano - Martial
Solal - e una sezione ritmica di lusso - Henry
Texier (contrabbasso), Daniel
Humair (batteria) - col nobile ma unico intento di
registrare del buon jazz.
Lesito dellincontro si rivelò ben più
proficuo: protetto nel buio delloblio, rimasto
fuori catalogo per anni, What Happens?... è
lentamente asceso al rango di capolavoro occulto e ci
viene restituito dalla CamJazz
in tutto il suo splendore sonoro. Lintesa
telepatica tra Humair e Texier consentiva alla coppia di
produrre uninesauribile, vigorosa, costante spinta
motrice su cui i tre solisti impostano le traiettorie dei
fraseggi: Woods recluterà entrambi per il reparto
propulsivo della nascitura European
Rhythm Machine. Allinsegna di una
micidiale foga hard-bop
la partenza di Watch What Happens, soave melodia
firmata da Michel Legrand, di cui ricordiamo almeno la
stupenda cover di Sinatra (My Way). Lintenso
dialogo tra Farmer e Woods si svolge sotto lattenta
sorveglianza esercitata da Solal, che a sua volta
sollecita i fiatisti con lucidi suggerimenti armonici. La
mutua sintonia risalta su un romantico standard in ¾ (Sunrise
Sunset) e sugli incisivi arrangiamenti di temi
scritti da Kenny
Dorham (Blue Bossa) e Gigi Gryce
(Blue Lights). Woods e Farmer si alternano in
quartetto nelle due ballad: Phil offre
unincantevole versione di Chelsea Bridge
(erroneamente attribuita dai credits al sassofonista, in
realtà, come noto, firmata da Billy Strayhorn); Art
rende omaggio a Tom McIntosh, suo ex-collega nel Jazztet,
interpretando la sofisticata The Day After. Nella
cronaca originale di Adriano Mazzoletti, la serata
capitolina si concluse con «
un ultimo bicchiere di whisky, unultima sigaretta e
poi via, verso Roma
» - B.A.
ART FARMER - IN
CONCERT (1984)
ART FARMER - SOMETHING
TO LIVE FOR (1987)
ART FARMER - BLAME
IT ON MY YOUTH (1988)
ART FARMER - SOUL
EYES (1991)
ART FARMER / TOM
HARRELL - THE COMPANY I KEEP
(1994)
ART FARMER - THE
MEANING OF ART (1995)
JOE FARNSWORTH - BEAUTIFUL
FRIENDSHIP (1998)
JOE FARRELL - JOE
FARRELL QUARTET (SONG OF THE WIND) (1970)
JOE FARRELL - OUTBACK
(1971)
JOE FARRELL -
SKATE BOARD PARK (1979)

 Friends
e Skate Board Park sono capolavori gemelli,
perché la presenza di Chick Corea e Joe
Farrell su entrambi i quartetti suggerisce di
apprezzarli insieme e custodirli uno accanto
allaltro.
Skate Board Park - Rispetto alla coppia presente
su Friends (Eddie Gomez, Steve Gadd), la
sezione ritmica formata dai veterani Bob Magnusson e Lawrence
Marable - chi si ricorda dellalbum Tenorman? -
compensa la minore dimestichezza fusion
con una più rigorosa sintassi jazz:
prediligere luna o laltra formula espressiva
è arduo, legittimo e del tutto soggettivo. Sebbene gli
estimatori di Joe
Farrell apprezzino il fiatista italo-americano
(Joseph Carl Firrantello) anche al soprano e al flauto -
noi tra loro - in queste sedute registrate per la
gloriosa Xanadu
egli suona solo il sax tenore, dichiarando esplicitamente
nelle note di copertina: «
I now am into a more jazz oriented period of my life
». Con Chick Corea al fianco in stato di
grazia è facile passare dalla complessa partitura di Skate
Board Park alle raffinate sonorità elettro-acustiche
di Cliche Romance, dalle seducenti armonie di High
Wire - The Aerialist, concepite dallo
stesso tastierista, alle superbe interpretazioni di Speak
Low e You Go To My Head, fino alla stupenda
fuga hard-bop di Bara-Bara, assurta al rango di
standard dopo che Freddie
Hubbard la inserì nel proprio repertorio live. - B.A.
CLAUDIO FASOLI - ESKIMO
FAKIRO (1977)
CLAUDIO
FASOLI / FRANCO D'ANDREA - JAZZ DUO (1978)
CLAUDIO
FASOLI - THE MEETING (1979)
CLAUDIO
FASOLI - CLOUDY (1979)
CLAUDIO
FASOLI - HINTERLAND (1979)
CLAUDIO
FASOLI - LIDO (1983)
Un disco stracarico
di sostanza e privo di orpelli, che impone Claudio Fasoli
tra le più insigni personalità del jazz
internazionale. Grazie allentusiasmante esperienza
col Perigeo
- allepoca unici antagonisti credibili, nel mondo,
dei prodigiosi Weather
Report - il fiatista veneziano aveva acquisito
maturità, prestigio ed eclettismo. Dal 1977 in poi,
avvertita lesigenza di un ritorno alla dimensione
acustica, forse per esercitare un maggior controllo sulla
propria arte, Fasoli inizia a pubblicare una serie
ininterrotta di album eleganti ma concreti, tra i quali Lido
si segnala per lincredibile quartetto raccolto
nello Studio
Barigozzi: accanto al titolare sfilano Kenny Drew,
pianista dai nobili trascorsi Blue Note (qualcuno
si ricorda di Undercurrent?), Niels-Henning
Ørsted Pedersen, virtuoso* del contrabbasso
cresciuto al Jazzhus
Montmartre di Copenhagen, Barry
Altschul, batterista prediletto di fuoriclasse come
Chick Corea, Sam Rivers,
Anthony
Braxton, Dave
Holland. Lintroduttiva Snob va subito al
sodo, col sax tenore di Fasoli che fluttua agilmente
sopra limpeccabile swing scandito dalla sezione
ritmica: il suo timbro è spesso increspato da
unimpercettibile dissonanza che può evocare
lacre sax alto di Jackie
McLean. Una falsariga affine al preludio è ripresa
sulleloquente epilogo Jazz Job. La ballad Lyrical
Touch si divide in una prima parte affidata al duo
Fasoli/Drew e in una seconda in cui il combo è condotto
dalle spazzole di Altschul. Gli spettacolari fraseggi di NHØP
esaltano il tempo latino di Etna e quello in ¾ di
Lido. Fasoli esibisce una squisita dimestichezza
anche al sax soprano, sulla stessa Lido e su Map.
Unaltra preziosa pagina dal catalogo Soul Note. [P.S. -
*Nel 1988 lo ascoltammo eseguire dal vivo un frenetico
tema di Charlie
Parker (Cheryl), allunisono
chitarra/contrabbasso con Philip Catherine!]
- B.A.
CLAUDIO
FASOLI - INPUT (1984)
CLAUDIO
FASOLI - WELCOME (1986)
CLAUDIO FASOLI - FOR
ONCE (1987)
CLAUDIO FASOLI - EGOTRIP
(1988)
CLAUDIO
FASOLI - LAND (1988)
CLAUDIO
FASOLI - BODIES (1989)
CLAUDIO
FASOLI - CITIES (1993)
CLAUDIO
FASOLI - TROIS TRIOS (1993/1994)
CLAUDIO
FASOLI - TEN TRIBUTES (1994)
CLAUDIO
FASOLI / ENRICO RAVA / FRANCO D'ANDREA - ICON
(1996)
CLAUDIO
FASOLI - ESTEEM
(1998)
CLAUDIO FASOLI - RÉSUMÉ
(2000)
CLAUDIO FASOLI - PROMENADE
(2006)
CLAUDIO FASOLI - VENICE
INSIDE (2009)
CLAUDIO FASOLI - REFLECTIONS
(2009)
CLAUDIO FASOLI - AVENIR
(2011)
CLAUDIO FASOLI - PATCHWORK
(2012)
RICCARDO
FASSI - TANKIO BAND (1985)
RICCARDO
FASSI - IL PRINCIPE (1989)
RICCARDO FASSI - TOAST
MAN (1990)
RICCARDO FASSI - NOTTE
(1991)
RICCARDO FASSI - ONE
FOR LEONARDO (1992)
RICCARDO
FASSI - TANKIO BAND PLAYS THE MUSIC OF FRANK
ZAPPA (1994) 
Frank Zappa ebbe con il
jazz un rapporto controverso. Da quel misto di passione e
ripulsa verso il mondo afroamericano che si concretizzava
in citazioni musicali beffarde e irriverenti, Riccardo
Fassi ha tratto una rilettura profondamente jazzistica
delleclettico [materiale] zappiano. La scelta
compiuta sullenorme repertorio del chitarrista
privilegia la fase storica: alcuni brani
delle prime Mothers Of Invention (America Drinks And
Goes Home), altri dallalbum Hot Rats (Peaches
En Regalia), altri ancora da Uncle Meat (King
Kong; Uncle Meat). Rivisitare Zappa è
unoperazione rischiosa, che Fassi ha risolto
brillantemente lasciando in secondo piano gli aspetti
parodistici della sua musica (ma anche la più marcata
componente rock), elaborando
orchestrazioni ariose, alla Oliver Nelson, per esaltare
quel che restava inespresso nella sarabanda delle
invenzioni: ne risulta una sintesi felicissima e
variopinta, con accentuazioni timbriche e ritmiche,
irregolarità strutturali, squillanti polifonie,
reminiscenze bandistiche e ampio spazio per i solisti.
Tra le pagine migliori si segnalano la versione seducente
ed elegiaca di Twenty Small Cigars (con Flavio
Boltro in evidenza), lavvincente e policroma medley
(Lets Make The Water Turn Black; Eat That
Question; Im The Slime) e il libero
confronto improvvisato tra Boltro e Riccardo Luppi in Igors
Boogie. Ma il pregio maggiore del disco (ulteriore
legame con le migliori pagine di Zappa) è di non far
pesare la complessità del lavoro, che risulta fresco,
piacevole e affascinante dal primo ascolto. - Angelo Leonardi
RICCARDO FASSI - WALKABOUT
(1996)
RICCARDO FASSI - SERIAL
KILLER (2001)
FASSI / TESSAROLLO /
DALLA PORTA / NUSSBAUM - BEMSHA (2001)
RICCARDO FASSI - NEW
YORK QUINTET (2001)
RICCARDO FASSI / STEVE
LACY - DUMMY (2001)
RICCARDO FASSI / ALEX
SIPIAGIN - DOUBLE PLUNGE (2005)
RICCARDO FASSI - TANKIO
BAND PLAYS THE MUSIC OF ERIC DOLPHY (2005)
RICCARDO FASSI - SEVEN
PIECES FOR LARGE ENSEMBLE (2007)
RICCARDO FASSI - SITTING
IN A SONG (2012)
DAN FAULK - FOCUSING
IN (1992)
FAVRE / MOTIAN /
STUDER / VASCONCELOS - SINGING DRUMS
(1984)
TOMMY FLANAGAN - ECLIPSO
(1977)
TOMMY FLANAGAN - BALLADS
& BLUES (1978)
TOMMY FLANAGAN - CONFIRMATION
(1978)
TOMMY FLANAGAN - SUPER
SESSION (1980)
TOMMY FLANAGAN - GIANT
STEPS (1982)
TOMMY FLANAGAN - THELONICA
(1982)
TOMMY FLANAGAN - LETS
(1993)
MICHAEL FORMANEK - THE
RUB AND SPARE CHANGE (2009)
JOEL FRAHM - SORRY,
NO DECAF (1998)
La dinamica Palmetto ha
fatto centro unaltra volta. Joel Frahm si era
già messo in luce nel quartetto di Matt Wilson (Going
Once, Going Twice; Smile),
e numerosi appassionati erano rimasti colpiti dal suo
fraseggio creativo e da un suono già personale: robusto
e tagliente al tenore, liquido e penetrante al soprano.
Su questultimo strumento Frahm mostra di possedere
una maturità che di rado si acquisisce così rapidamente
(Elroy Sparta; Sorry, No Decaf).
Galvanizzato dal privilegio di incidere un disco a
proprio nome, Joel ha convocato lo stesso Wilson,
batterista raffinatissimo e leader autorevole, Doug Weiss
al contrabbasso e David
Berkman, pianista di punta delletichetta e
infaticabile confezionatore di ottimi assoli. Diversi
episodi dellalbum raggiungono leccellenza: Smokin
Joel e Song For A New Day consentono al
torrenziale sassofonista di rompere gli argini, mentre le
originali rivisitazioni di Laura e del classico di
Mal Waldron Soul Eyes evidenziano la sua abilità
di improvvisatore. Per chi cerca qualcosa di nuovo e
sogna di non restare deluso è una scelta perfetta. - B.A.
JOEL FRAHM - THE
NAVIGATOR (2000)
JOEL FRAHM / BRAD
MEHLDAU - DONT EXPLAIN (2004)
JOEL FRAHM - WE
USED TO DANCE (2007)
PAOLO
FRESU - OSTINATO
(1985)
PAOLO FRESU - INNER VOICES
(1986) 
PAOLO
FRESU - OSSI DI SEPPIA
(1991) 
Ottenendo lusinghieri
riconoscimenti internazionali, il quintetto stabile di Paolo Fresu coronò
in pompa magna lo sviluppo del moderno jazz
italiano che, dapprima germogliato a livello editoriale
coi cataloghi di varie e prestigiose etichette, è poi
riuscito a imporsi come rigoglioso vivaio di artisti
straordinari. Nella storica discografia Splasc(H)
del trombettista sardo, Inner Voices e Ossi Di
Seppia risaltano per lautorevole presenza di
due ospiti speciali: David Liebman
(sax soprano, flauto) e Gianluigi Trovesi
(sax alto, clarinetti). La prima linea a tre fiati (2 +
1) arricchisce di sontuose polifonie gli arrangiamenti di
entrambi gli album. A propria volta, il poliedrico Tino Tracanna
(sassofoni) e la collaudata sezione ritmica [Roberto Cipelli
(piano), Attilio Zanchi (contrabbasso), Ettore Fioravanti
(batteria)] esibiscono uneleganza impeccabile e
unintesa prodigiosa. Liebman e Trovesi hanno gioco
facile a integrarsi nel combo, luno incuneando
laguzzo timbro del soprano nelle fessure del
pentagramma, laltro diffondendo echi
daccademia e folclore con le diverse ance. Data
leccellenza pressoché omogenea del repertorio,
solo il gusto personale consente di stilare una
classifica di brani preferiti. Il dinamismo del
collettivo si apprezza sui tempi veloci di Trunca e
Peltunta, Blues For You, Rolling Car, The
Open Trio e sui riff spezzati di Ossi Di Seppia,
In Parte SenzArte, Born In The Zoo.
Le splendide melodie di Early Spring e Opale
ispirano, rispettivamente, un meraviglioso assolo di
flauto (Liebman) e un lirico fraseggio del sax alto
(Trovesi). Il fantasma di Thelonius Monk si aggira tra le
note di Pocket Day e Dungeons And Dragons,
per poi manifestarsi nella seduta spiritica per soprano e
contrabbasso di Reflections:
uninterpretazione superlativa da custodire accanto
a quella di Steve
Khan e Donald
Fagen (Thats The Way I
Feel Now). Il solista Fresu: sia attutita dalla
sordina (Fate Fatue; Notti Di Dicembre) che
dispiegata a piena voce (Appuntamento Sul Treno; Morgana),
la sua tromba merita ampiamente la stima espressa da
luminari come Gunther Schuller e Carla Bley. - B.A.
PAOLO
FRESU - MÄMÛT (1985/1986)
PAOLO
FRESU - QVARTO
(1988)
PAOLO
FRESU - LIVE IN MONTPELLIER (1988)
PAOLO
FRESU - BALLADS
(1993)
PAOLO
FRESU - ENSALADA MISTICA (1994)
BILL
FRISELL - IN LINE (1982)
BILL
FRISELL - RAMBLER (1984)
BILL
FRISELL - LOOKOUT FOR HOPE (1987)
BILL
FRISELL - BEFORE WE WERE BORN (1988)
CURTIS FULLER - THE
OPENER (1957)
CURTIS FULLER - BONE
& BARI (1957)
CURTIS FULLER - CURTIS
FULLER (1957)
CURTIS
FULLER - IMAGINATION (1959)
ANDY FUSCO - OUT
OF THE DARK (1998)

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