 SOUL
PAULINHO DA COSTA
- HAPPY PEOPLE
(1979)
SARAH DASH - SARAH
DASH (1978)
SARAH DASH - OO-LA-LA
SARAH DASH (1980)
SARAH DASH - CLOSE
ENOUGH (1981)
SARAH DASH - YOURE
ALL I NEED (1988)
EARTH, WIND & FIRE
- HEAD TO THE SKY (1973)
EARTH, WIND & FIRE
- OPEN OUR EYES (1974)
EARTH, WIND & FIRE
- THATS THE WAY OF THE WORLD (1975)
EARTH, WIND & FIRE
- SPIRIT (1976)
EARTH, WIND & FIRE
- ALL N ALL (1977)
EARTH, WIND & FIRE
- I AM (1979)
EARTH, WIND & FIRE
- FACES (1980)
EARTH, WIND & FIRE
- RAISE! (1981)
JOSÉ FELICIANO - FIREWORKS
(1970)
JOSÉ FELICIANO - FOR
MY LOVE ... MOTHER MUSIC (1974)
JOSÉ FELICIANO - JUST
WANNA ROCK N ROLL (1975)
JOSÉ FELICIANO - SWEET
SOUL MUSIC (1976)
JOSÉ FELICIANO - JOSÉ
FELICIANO (1981)
5th DIMENSION - UP,
UP AND AWAY (1967)
5th DIMENSION - THE
MAGIC GARDEN (1967)
5th DIMENSION - STONED
SOUL PICNIC (1968)
ROBERTA FLACK - FIRST
TAKE (1969)
ROBERTA FLACK - CHAPTER
TWO (1970)
ROBERTA FLACK - QUIET
FIRE (1970)
ROBERTA FLACK / DONNY
HATHAWAY - ROBERTA FLACK & DONNY HATHAWAY (1972)
ROBERTA FLACK - KILLING
ME SOFTLY (1973)
ROBERTA FLACK - FEEL
LIKE MAKIN LOVE (1975)
ROBERTA FLACK - BLUE
LIGHTS IN THE BASEMENT (1977)
ROBERTA FLACK - ROBERTA
FLACK (1978)
ROBERTA FLACK / DONNY
HATHAWAY - ROBERTA FLACK FEATURING
DONNY HATHAWAY (1980)
ROBERTA FLACK / PEABO
BRYSON - LIVE & MORE (1980)
ROBERTA FLACK - IM THE ONE
(1982) 
Non intendiamo metterci a sottilizzare sugli
album di Roberta Flack (First
Take; Chapter Two; Quiet Fire; Killing
Me Softly; Feel Like Makin Love; Blue
Lights In The Basement; Roberta Flack): sono
tutti indispensabili, punto e basta. È solo che, a
nostro avviso, una provvidenziale concomitanza di scelte
e situazioni decreta lo status di capolavoro per Im
The One. Una band stellare, padrona dellidioma jazz quanto della formula fusion: Steve
Gadd (batteria), Marcus
Miller (basso), Richard Tee (piano
elettrico), Eric Gale (chitarra).
Una coppia di produttori/autori motivati ed esperti: Ralph
MacDonald e William Salter. La voce di
Roberta, al culmine della sua evoluzione stilistica fatta
di classe limpida e latente sensualità. La controversa
fase storica: dischi come questo* ci aiutarono a superare
indenni gli stenti di quei giorni da bere.
Già dai primi battiti cardiaci di Im The One,
Happiness, Love And Let Love e Til
The Morning Comes si capisce che un altro mondo era
possibile: quante vite si sarebbero risparmiate se
lelegante scansione ritmica di Steve Gadd avesse prevalso sul Gioca Jouer di
Claudio Cecchetto! Ecco le prove. Linfallibile
penna di Bill
Withers si riconosce
sullaccattivante melodia di In The Name Of Love.
Col suo soul rivisitato in chiave adulta, Peabo Bryson mette in
guardia il gentil sesso dalle lusinghe maschili (Ordinary
Man), seducenti ma foriere di amarezza e
disillusione: insieme, Bryson e Flack registreranno gli
ottimi Live & More e Born To Love. Le
due ballad vantano le firme nobili di Burt
Bacharach e Bobby
Caldwell: 1) con le parole di Carole Bayer
Sager e le rifiniture di Bruce
Roberts, Making Love impone la legge del genio di
Kansas City nellarena A.O.R.; 2) la
sublime cover di Roberta immortala Never Loved Before,
incomparabile canzone damore che lo stesso Bobby
inciderà lanno successivo, arrangiandola per solo
piano (August Moon). [P.S. - *Per non vergognarsi di essere
cresciuti negli anni Ottanta, suggeriamo lascolto
dei seguenti CD: Bi-Coastal, Sometimes Late At
Night, Carry On, Runaway, Windsong, Objects Of Desire, On Your Every Word, Full Circle, Breakin
Away, A Hole In The Wall, Retro
Active, Bill LaBounty, If I
Should Love Again, If
Thats What It Takes, Pages, Gaucho, Nightwalker, Friends In
Love, Angel Heart.] - B.A.
ROBERTA FLACK / PEABO
BRYSON - BORN TO LOVE (1983)
FOUR TOPS - REACH
OUT (1967)
ARETHA FRANKLIN - I
NEVER LOVED A MAN THE WAY I LOVE YOU (1967)
ARETHA FRANKLIN - LADY
SOUL (1968)
ARETHA FRANKLIN - ARETHA
NOW (1968)
ARETHA FRANKLIN - WITH
EVERYTHING I FEEL IN ME (1974)
ARETHA FRANKLIN - LET
ME IN YOUR LIFE (1974)
ARETHA FRANKLIN - YOU
(1975)
ARETHA FRANKLIN - SWEET
PASSION (1977)
ARETHA FRANKLIN - LA
DIVA (1979)
ARETHA FRANKLIN - ARETHA
(1980)
ARETHA FRANKLIN - LOVE
ALL THE HURT AWAY (1981)
ARETHA FRANKLIN - JUMP
TO IT (1982)
ARETHA FRANKLIN - GET
IT RIGHT (1983)
ARETHA FRANKLIN - WHOS
ZOOMIN WHO? (1985)
ARETHA FRANKLIN - ARETHA
(1986)
MARVIN GAYE & TAMMI
TERRELL - UNITED (1967)
MARVIN GAYE & TAMMI
TERRELL - YOURE ALL I NEED
(1968)
MARVIN GAYE - I
HEARD IT THROUGH THE GRAPEVINE (IN THE GROOVE) (1968)
MARVIN GAYE - M.P.G.
(1969)
MARVIN GAYE - WHATS GOING ON
(1971) 
Il suono
dellAmerica giovane diventava adulto e, in una
stagione animata da movimenti di cui gli odierni
no-global rappresentano una patetica
caricatura, venivano pubblicati i visionari album dei
Temptations prodotti da Norman Whitfield (Cloud Nine; Puzzle People; Psychedelic Shack) e
altri capolavori come Shaft di Isaac Hayes, Sunshower di Thelma
Houston, 3614 Jackson Highway di Cher, Gonna Take A Miracle
di Laura Nyro, Pieces Of A Man di Gil
Scott-Heron. Col senno di poi, è interessante analizzare
lapproccio di quegli artisti verso temi scomodi
come guerra, droga, ambiente, discriminazione: la loro
prospettiva differiva non poco dal concetto di
impegno caro ai gruppi progressive
europei, intrisa comera di una profonda
spiritualità - scevra da fanatismi di sorta - e
sostenuta da un solido pragmatismo, laddove nel vecchio
continente il rock evocava spesso
mondi e personaggi fiabeschi. Le lucide
riflessioni sul declino della società moderna contenute
in Whats Going On risuonano profetiche e
allarmanti oggi come allora. Nel booklet
delledizione de-luxe Smokey Robinson ricorda le
perplessità di Berry Gordy di fronte a un progetto così
ambizioso e, soprattutto, diverso dal collaudato stile
Motown. Gaye convinse il tycoon minacciando uno
sciopero a oltranza: il risultato di questo
insopprimibile slancio creativo, lontano anni luce
dallaccattivante slogan delletichetta (The
Sound Of Young America), suscitò consensi unanimi. I
sostanziosi contenuti lirici vanno considerati un
extra-bonus rispetto allimmenso valore musicale del
disco, concepito in forma di suite a tema: i brani sono
legati da un denso tessuto connettivo di cori e passaggi
orchestrali - arrangiati da David Van DePitte - su cui
svetta lindomabile voce di Marvin. Accordi
ricercati, frequenti variazioni ritmiche, alternanza di
momenti dinamici e atmosfere più pensose: dal taglio
netto col passato nasce un codice espressivo che
resisterà persino alla disco. Le nove perle
della collana si equivalgono, ma alcune canzoni hanno
attecchito anche allesterno: Robert Palmer ha
recuperato Mercy Mercy Me (The Ecology) per un
brillante medley con I Want You, altro classico di
Gaye; ripresa dai Working Week, Inner City Blues (Make
Me Wanna Holler) ha dato la stura al riflusso soul
nel Regno Unito; tra le numerose versioni della
title-track, ci piace ricordare una commovente
interpretazione di Michael McDonald
durante il concerto di Milano del 1994. - B.A.
MARVIN GAYE - TROUBLE
MAN (1972)
MARVIN GAYE - LETS GET IT ON
(1973) 
Più volte indicato
dal protagonista di High Fidelity
(Alta Fedeltà) -
successo letterario di Nick Hornby - come uno dei
top five records di sempre, Lets Get
It On ha effettivamente reso felici milioni di Rob
Fleming sparsi per il mondo. Diciamolo subito: musica
soul di questo spessore non si produce più, ormai
rimpiazzata, quando va bene, da voci belle e
senzanima alle prese con arrangiamenti in cui
trionfa il manierismo. Qui, al contrario, abbiamo un
doppio, prestigioso trademark of quality
garantito dalletichetta e dallanno di
pubblicazione: Motown, 1973. Dopo limpegno
politico-ambientalista di Whats
Going On, Marvin torna al 'privato' con un album
che celebra la passione come energia fisica e spirituale.
Il messaggio della title-track non potrebbe essere più
chiaro:
giving
yourself to me / can never be wrong / if the love is true
. Già più maturo rispetto agli
standard dellepoca e tuttavia non ancora infettato
dalla stucchevole monotonia della 'disco', il suono
sgorga rigoglioso da una calibrata miscela di archi
vellutati, ritmi elastici e sovraincisioni vocali. La
velocità di crociera consente allascoltatore di
godersi il paesaggio, passando dai tempi lenti di Please
Dont Stay (Once You Go Away), Distant Lover
e Just To Keep You Satisfied (memorabile la
versione di Randy
Crawford nel suo Raw Silk)
a quelli medi di You Sure Love To Ball, Come
Get To This e Keep Gettin It On. Un
disco che funziona sempre e ovunque: su un costoso
impianto hi-fi o nellautoradio più sgangherata, da
soli o in compagnia, depressi o appagati, aitanti o
decrepiti. Provate con If I Should Die Tonight:
avvertirete un moto di sovrano compatimento verso chi
straparla di sensualità riferendosi agli
esangui manichini di MTV. - B.A.
MARVIN GAYE - I
WANT YOU (1976)
MARVIN GAYE - HERE,
MY DEAR (1978)
MARVIN GAYE - MIDNIGHT
LOVE (1982)
DONNY GERRARD - DONNY
GERRARD (1976)
ALAN GORRIE - SLEEPLESS NIGHTS (1985)
Mettiamola così. Per
accostarsi allA.O.R.
sarebbe opportuno cominciare con qualcosa di più
indispensabile. Tuttavia, chi si fosse già
procurato tutti i classici, può ben
concedersi un momento di distrazione con questo album
che, francamente, non sappiamo se considerare occasione
mancata, dato limmenso talento dellautore, o
desolante testimonianza di unepoca segnata dal
famigerato ottimismo della volontà. Appeso
al chiodo il tandem con Hamish Stuart, per mancanza di
apprezzabili riscontri commerciali, Alan
Gorrie continua a rivisitare il soul
secondo la sensibilità maturata nella Average White
Band. Purtroppo, ai crimini commessi da Reagan, Thatcher
e C.A.F. si sommarono gli effetti collaterali prodotti
dalle batterie elettroniche, macchinette apparentemente
inoffensive che, nelle mani sbagliate, fecero scempio di
tante belle canzoni. In questo caso, la regia
dellex-Maxus Jay Gruska e il
tocco umano di artisti come John Robinson e Michael
Landau mantennero la percentuale di suoni sintetici a
un livello accettabile, anche se la musica era cambiata
per sempre. Gli arrangiamenti techno-funk di Up, Electric
Between Us e That Kinda Girl faranno la loro
figura sparati ad alto volume su unautoradio di
lusso, ma rimangono parecchie spanne al di sotto di
capolavori come Shine,
Cut The Cake e Benny
And Us. Non mancano due ballad che valgono
lacquisto del CD: la title-track, sensuale e
ammaliante come le notti insonni evocate dal testo, e Diary
Of A Fool, perla melodica ripresa anche da Ned Doheny sullo
splendido Between Two Worlds. Insomma, Sleepless
Nights va messo sullo stesso piano di altri dischi
belli ma incompiuti (Vox Humana,
High Crime, Which One
Of Us Is Me etc.), cui nocque la funesta influenza
degli anni Ottanta. - B.A.
AL GREEN - AL
GREEN GETS NEXT TO YOU (1971)
AL GREEN - LETS
STAY TOGETHER (1972)
AL GREEN - IM
STILL IN LOVE WITH YOU (1972)
AL GREEN - CALL
ME (1973) 
AL GREEN - LIVIN
FOR YOU (1973)
AL GREEN - AL
GREEN EXPLORES YOUR MIND (1974)

Ormai
codificato il genere e raggiunta la maturità, nel
biennio 1973/1974 i protagonisti si concentrano sulla
personalizzazione del lessico, spinti da una foga
competitiva che arricchì la discografia soul come mai prima (Lets Get It On, I Cant Stand The Rain,
Fathoms Deep, Perfect Angel, David Ruffin, Eddie Kendricks
etc.). Due maestri, in particolare, impongono i propri
stili con altrettanti classici: Bobby
Womack (Facts Of Life)
e Al
Green (Al Green Explores Your Mind).
Al Green Explores Your Mind - Un capolavoro dopo
laltro per il futuro reverendo* che, dopo
leccelso Call Me, continua a celebrare
lamore in tutte le sue forme - fisico (Hangin
On), spirituale* (God Blessed Our Love),
fugace (One Nite Stand), possessivo (Stay With
Me Forever), ingenuo (School Days) - con
canzoni che propizieranno il concepimento di neonati a
frotte. La contagiosa euforia di Sha-La-La (Make Me
Happy) produrrà lunico singolo
dellalbum, malgrado la presenza di un evergreen
epocale come Take Me To The River,
ripreso nel corso degli anni da Talking
Heads (More Songs About Buildings And Food), Diane
Schuur (Schuur Thing) e, soprattutto, Bryan Ferry (The
Bride Stripped Bare), che riuscì a superare
loriginale con una stratosferica, sofisticata cover
da vero dandy
elettrico. Altrove (Im Hooked On You)
risuonano le seducenti progressioni armoniche che resero
immortale Lets Stay Together o si succedono
evocative atmosfere metropolitane (The City). Il
caratteristico impasto di archi e organo si deve al
sagace arrangiatore/impresario Willie Mitchell, boss
della Hi
Records, letichetta che osava sfidare lo
strapotere di Stax
e Motown.
Un giorno qualcuno - magari la premurosa infermiera di un
ospizio - ci spiegherà come mai una musica così soave
degenerò nella febbre del sabato sera. [P.S. - *La
svolta cristiana di Al Green, sincera ma imbarazzante,
era ancora di là da venire.] - B.A.
AL GREEN - AL
GREEN IS LOVE (1975)
AL GREEN - FULL
OF FIRE (1976)
AL GREEN - THE
BELLE ALBUM (1977)
DONNY HATHAWAY - EVERYTHING
IS EVERYTHING (1970)
DONNY HATHAWAY - DONNY
HATHAWAY (1971)
DONNY HATHAWAY - EXTENSION
OF A MAN (1973)
ISAAC HAYES
- HOT BUTTERED SOUL
(1969) 
ISAAC HAYES - THE
ISAAC HAYES MOVEMENT (1970)
ISAAC
HAYES - BLACK MOSES (1971)

I Beatles e Richard
Harris - rispettivamente, con Hey Jude (The Beatles) e MacArthur
Park (A Tramp Shining)
- avevano appena espanso il formato del 45 giri ben oltre
i tre minuti convenzionali
in rappresentanza della
comunità soul - forte dello
spazio offerto dal Long
Playing - negli stessi giorni Isaac
Hayes stravolge due classici bianchi come
Walk On By e By The Time I Get To Phoenix,
per dilatarli fino a durate interminabili (12:05 /
18:44). A solenne presidio dellorgano, il
Mosè Nero si fa affiancare alle tastiere da Marvell
Thomas, affidando la sezione ritmica ai Bar-Kays
e gli arrangiamenti orchestrali a Johnny Allen: in totale
antitesi con la tenera versione di Dionne
Warwick, lo standard di Burt
Bacharach e Hal David
acquisisce un inusitato spessore drammatico grazie al
maestoso amalgama tra le vampate degli archi e i riff
della chitarra elettrica. Analoga sorte tocca
allevergreen già inciso da Frank
Sinatra, Dean Martin, Glen
Campbell e decine di altri
alle strazianti
parole di Jimmy Webb,
Hayes aggiunge una teatrale introduzione recitata in cui
accenna allautore (senza nominarlo), illustrando
poi la propria personale parafrasi della canzone
allora, davvero tutto era possibile. Lanno dopo, la
carta bianca accordata allartista dalla Stax
consente un affinamento senza compromessi del metodo: The
Isaac Hayes Movement brilla per una memorabile
rivisitazione di I Stand Accused, successo di Jerry
Butler (ripreso anche da Randy
Crawford sullo splendido Raw
Silk), e per una rutilante cover di Something
(Abbey Road) che
merita un posto donore accanto alle storiche
registrazioni di Joe Cocker
e Shirley
Bassey. Lappetito vien mangiando
e, per Black Moses, linsaziabile fuoriclasse
pretende la formula del doppio album che, peraltro,
saprà ripagare con un tesoretto di capolavori: una
monumentale Never
Can Say Goodbye che fa impallidire le bagatelle
disco
di Gloria
Gaynor e Communards,
il duplice tributo a Bacharach - (They Long To Be)
Close To You, Ill Never Fall In Love Again
- che gioca sulleffetto spiazzante tra la virile
immagine dellinterprete e la fragilità emotiva
trasmessa dalle liriche, la sublime Never Gonna Give
You Up, scritta ancora da Butler insieme ai divini Gamble
& Huff e tratta dallindispensabile The
Ice Man Cometh, lossessiva pulsazione funk di Part-Time
Love che richiama lo stile acido di Norman
Whitfield, limmortale For The Good Times
che, intesa da Kris
Kristofferson come consolazione sentimentale, per una
crudele eterogenesi dei fini farà piangere a dirotto
moltitudini di ascoltatori
dietro langolo
cera già Shaft, il poliziotto afro-americano per
cui Hayes aveva appena concepito una rivoluzionaria
colonna sonora, simbolo stesso della blaxploitation,
pronto a consegnargli una statuetta doro
- B.A.
ISAAC HAYES - SHAFT
(O.S.T.) (1971)
ISAAC HAYES - JOY
(1973)
ISAAC HAYES - THREE
TOUGH GUYS (O.S.T.) (1974)
ISAAC HAYES - TRUCK
TURNER (BLACK BULLET) [O.S.T.]
(1974)
ISAAC HAYES - CHOCOLATE
CHIP (1975)
ISAAC HAYES - USE ME
(1975)
ISAAC HAYES - JUICY
FRUIT (DISCO FREAK) (1976)
ISAAC HAYES - NEW
HORIZON (1977)
ISAAC HAYES - FOR
THE SAKE OF LOVE (1978)
ISAAC HAYES - DONT
LET GO (1979)
ISAAC HAYES - AND
ONCE AGAIN (1980)
ISAAC HAYES - LIFETIME
THING (1981)
ISAAC HAYES - U-TURN
(1986)
THELMA HOUSTON - SUNSHOWER
(1969) 
Realizing that album
notes are out of fashion, and that perhaps time (which we
have been told is running out) is our most precious
commodity, I hurry to present Thelma
the most
prodigious talent I have ever encountered (elements of
everything great about the female black voice) and whose
entity, both inside and out, is, in every way
lovely. - Jimmy Webb
Certo, la copertina è un po
datata, ma allora quella di Sgt. Pepper? E poi
quel look ingenuo esprimeva innocenza, spontaneità,
voglia di osare, insomma, era il 1969
- Come tutti
i pochi, preziosi dischi incisi da grandi interpreti con
la produzione di Jimmy
Webb, anche Sunshower custodisce un
inestimabile tesoro musicale, meritoriamente riportato
alla luce - in unelegante edizione CD - dalla
nipponica Celeste.
Lalbum inizia e finisce con due sinfonie gospel (Sunshower;
If This Was The Last Song), in cui Webb immette
tutta leloquenza del proprio stile, improntato a
una magistrale sintonia tra orchestra, cori e sezione
ritmica. I sontuosi arrangiamenti rifulgono in tutto il
loro sfarzo, per consegnare alleternità canzoni
incomparabili: Everybody Gets To Go To The Moon,
sospinta dallottimismo tipico dellera
spaziale (cfr. Fly Me To The Moon di Bart Howard);
Someone Is Standing Outside, delizioso valzer dalla
perfetta curva melodica; Pocketful Of Keys e
This Is Your Life, sbalorditivi esempi di controllo
assoluto su versi e pentagramma; To Make It Easier For
You, vertice insuperato di un repertorio immenso. Gli
appassionati individueranno alcuni titoli di cui
conoscono già altre registrazioni: Didnt We,
immortalata da Richard
Harris (A Tramp Shining)
e Frank Sinatra (My Way); Cheap
Lovin, elettrizzante diversione funk, ripresa
nel disco con le Supremes (The Supremes Produced And
Arranged By Jimmy Webb); Mixed-Up Girl,
riletta dallautore su El Mirage (Mixed-Up
Guy); This Is Where I Came In, presente anche
sul rarissimo My Boy di Richard
Harris. Più che mai, il giudizio sulle diverse
versioni è questione di gusto personale, perché se la
voce di Thelma
Houston è davvero stupenda, qualsiasi lavoro
supervisionato da Jimmy
Webb offre straordinari motivi di interesse. Come di
consueto, non manca lomaggio a colleghi
particolarmente stimati dallo stesso Jimmy: la cover di Jumpin
Jack Flash (Mick Jagger / Keith Richards) è
inattesa, ma sensazionale. - B.A.
THELMA HOUSTON - THELMA
HOUSTON (THE MoWEST ALBUM) (1973)
THELMA HOUSTON & PRESSURE COOKER -
IVE GOT THE MUSIC IN ME (1975)
THELMA HOUSTON - ANY WAY YOU
LIKE IT (1976)
THELMA HOUSTON / JERRY BUTLER - THELMA
& JERRY (1977)
THELMA HOUSTON - THE DEVIL
IN ME (1978)
THELMA HOUSTON / JERRY BUTLER - TWO
TO ONE (1978)
THELMA HOUSTON - READY TO
ROLL (1978)
THELMA HOUSTON - RIDE TO THE
RAINBOW (1979)
THELMA HOUSTON - BREAKWATER
CAT (1980)
THELMA HOUSTON - NEVER GONNA
BE ANOTHER ONE (1981)
THELMA HOUSTON - REACHIN
ALL AROUND (1982)
THELMA HOUSTON - THELMA
HOUSTON (1983)
THELMA HOUSTON - QUALIFYING
HEAT (1984)
 Recensione Speciale ... nel
senso che dobbiamo ammettere un limite: non siamo in
grado di spiegare come mai ci piaccia - o, almeno, non ci
ripugni - Qualifying Heat
forse è solo un
momento difficile, magari passa
si tratta di un
album volgarotto - a partire dalla copertina - risalente
al periodo dance di Thelma
Houston [in unaltra vita interprete superlativa
scoperta da Jimmy
Webb (Sunshower)].
Tuttavia, pur essendo un prodotto indubbiamente rivolto
al pubblico delle balere, per di più arrangiato con
dovizia di suoni sintetici e batterie elettroniche, manca
dei principali ingredienti (4/4 acefalo, ritornelli
penosi etc.) che sfigurarono la musica soul,
trasformandola in unoscena tiritera che sta sul
cazzo a tutti. Inoltre, le straordinarie doti vocali di
Thelma donano la linfa della vita a ritmi ballabili
eppure concepiti con un minimo di ingegno. In altre
parole - ecco la nostra inadeguatezza a chiarire il
concetto - Thelma rimane una signora sofisticata anche
quando canta roba scadente o, comunque, non alla sua
altezza. Le canzoni si equivalgono, ma forse le
migliori sono (I Guess) It Must Be Love,
You Used To Hold Me So Tight, Generate Love,
Standing In The Night*. Per ulteriore paradosso,
nonostante rechi le firme nobili di Clif Magness e Glen Ballard, Shake
You è uno dei pezzi meno brillanti. Infine, il caso
sollecita unestemporanea osservazione sui
comportamenti demenziali, quando non autolesionisti,
dellindustria discografica. Il master
per ledizione CD
(fuori catalogo dal 2007) fu ottenuto riversando le
tracce dal vinile, invece che dal nastro originale.
Scoprite voi stessi a quanto è venduto questo prezioso
manufatto legale,
ascoltando il quale si possono apprezzare gli squisiti
scricchiolii della puntina nei solchi
[P.S. - *Non
ridete: il pezzo più A.O.R.
della scaletta, prodotto da Jai Winding, allepoca
fu escluso dal Long Playing ...] - B.A.
Consulenza: Lorenzo
7Panella
PHYLLIS HYMAN - PHYLLIS
HYMAN (1977)
PHYLLIS HYMAN - SOMEWHERE
IN MY LIFETIME (1979)
PHYLLIS HYMAN - YOU KNOW HOW
TO LOVE ME (1980)
PHYLLIS HYMAN - CANT
WE FALL IN LOVE AGAIN (1981)
PHYLLIS HYMAN - GODDESS OF
LOVE (1983)
PHYLLIS HYMAN - LIVING ALL
ALONE (1986)
MILLIE
JACKSON - MILLIE JACKSON (1972)
MILLIE
JACKSON - IT HURTS SO GOOD (1973) 
MILLIE
JACKSON - I GOT TO TRY IT ONE TIME (1974) 
MILLIE
JACKSON - CAUGHT UP (1974) 
MILLIE
JACKSON - STILL CAUGHT UP (1975) 
MILLIE
JACKSON - FREE AND IN LOVE (1976) 
MILLIE
JACKSON - LOVINGLY YOURS (1977) 
MILLIE JACKSON - FEELIN
BITCHY
(1977) 
Il titolo è tutto un
programma, per non dire della copertina, ma chi si
aspettasse gridolini o ammiccamenti a buon mercato (Donna
Summer, Boney M. etc.) rimarrà sorpreso: Millie Jackson
è una soul sister verace, unautentica
forza della natura e le sue urla sguaiate mettono a nudo
le contraddizioni del rapporto uomo-donna senza tanti
giri di parole. La sezione ritmica degli studi Muscle
Shoals [Barry
Beckett (tastiere), David Hood
(basso), Roger
Hawkins (batteria), Jimmy Johnson
(chitarra)] si integra magnificamente nel tessuto
orchestrale, allestendo il palcoscenico per le scabrose
performance dellartista: con lomelia
hard-core di All The Way Lover, Millie sbeffeggia
la casalinga tutta soap-opera, messa-in-piega e gossip,
abilissima nellindurre il marito a cercarsi
unamante. Laggressività di You Created A
Monster nasconde il rimpianto per linnocenza
perduta, il cui ricordo sbiadito si dissolve per sempre
nellambigua dolcezza di Angel In Your Arms.
Ma la Jackson è anche uninterprete di classe, come
provano If Youre Not Back In Love By Monday,
Lovin Your Good Thing Away e la sublime Feelin
Like A Woman: trascurare questo aspetto lasciandosi
turbare da un linguaggio esplicito e disinibito sarebbe
imperdonabile. - B.A.
MILLIE
JACKSON - A MOMENTS PLEASURE (1979) 
MILLIE JACKSON
& ISAAC HAYES - ROYAL RAPPINS
(1979)
MILLIE JACKSON - FOR
MEN
ONLY (1980) 
Provocatoria.
Eccessiva. Insaziabile. Divina. Una voce da cui farsi
volentieri soggiogare. Beato chi riuscì a vederla dal
vivo negli anni doro (1975/1995), quando con labbra
lussuriose al limite della pornografia denunciava
squallori e miserie della vita coniugale, senza
risparmiare oscenità, sconcezze, turpiloquio. For Men
Only la coglie in stato di grazia e immune al
conformismo dellepoca. Il prologo è straziante,
con This Is Where I Came In che ritrae una donna
schiaffeggiata dal marito, mentre Millie conclude tra le
lacrime che
every woman has been through all of this before
.
La cifra distintiva dellalbum è la ballad, spesso
dolente (I Wish That I Could Hurt That Way Again, Despair,
Aint No Coming Back), passionale talvolta (A
Fools Affair), sempre intensissima, mentre i
ritmi più vivaci (If That Dont Turn You On,
You Must Have Known I Needed Love, Not On Your
Life) esaltano leclettismo dellinterprete
di classe. Con lo spettacolare arrangiamento di This Is It, Millie dapprima
sceneggia un tremendo rap che mette il povero
maschio di fronte alle proprie responsabilità, per poi
(03:48) intonare la melodia originale dello standard di Kenny Loggins e Michael McDonald
(Keep The Fire),
estrapolandone lintrinseca, genuina, purissima
valenza soul: forse nemmeno i due
autori sospettavano che la canzone serbasse tanta foga
emotiva. Un altro successo artistico di Millie Jackson.
Presenti in studio ¾ del gruppo
stabile dei Muscle
Shoals . - B.A.
MILLIE
JACKSON - I HAD TO SAY IT (1981)
MILLIE
JACKSON - HARD TIMES (1982)
MILLIE
JACKSON - E.S.P. (EXTRA SEXUAL
PERSUASION) (1984)
MILLIE
JACKSON - BACK TO THE SHIT (1986)
AL
JARREAU - WE GOT BY (1975)
AL
JARREAU - GLOW (1976)
AL
JARREAU - ALL FLY HOME (1978)
AL JARREAU
- THIS TIME (1980)

AL JARREAU - BREAKIN
AWAY (1981) 
AL JARREAU - JARREAU
(1983) 
 In un periodo durante il quale non
era facile sottrarsi alle molestie dei pervertiti punk,
album come questi svolsero una lodevole funzione di
telefono azzurro per quegli ascoltatori che
non si rassegnavano al declino del buon gusto. Mentre il
fenomeno A.O.R. prosperava a una media di
cinque o sei capolavori allanno, Jay Graydon e David
Foster stringono un sodalizio destinato a fissare le
regole definitive del concetto di eleganza.
Già da tempo introdotti ai vertici dellambiente
discografico californiano, entrambi dotati di un senso
estetico non comune ed essi stessi solisti di grido (Bebop), i due iniziano
ad applicare agli arrangiamenti un metodo rivoluzionario.
Linedito, geniale dosaggio degli ingredienti - 20%
tecnica strumentale, 20% pulizia sonora, 20% soul di
prima scelta, 20% canzone dautore, 10% rock, 10%
jazz - determina un miracoloso connubio tra forma e
sostanza. Luso disinibito delle armonie moltiplica
gli accordi impiegati, affiancando al tema conduttore un
fascio di note parallele che produce quelleffetto
musicale così seducente. Individuato Al Jarreau come
interprete ideale, sistemato Foster accanto a Tom Canning
- pianista personale del cantante - e ingaggiati i
migliori batteristi in circolazione - Steve Gadd, Ralph
Humphrey, Carlos Vega, Jeff Porcaro - Graydon è pronto
per realizzare il progetto. In via preliminare, i
protagonisti coinvolti verificano la reciproca
compatibilità con lo splendido This Time che, a
partire dal sobrio bianco e nero della copertina, propone
unimpareggiabile lezione di stile, sollevando
altresì uno scottante interrogativo: perché abbiamo
voltato le spalle a questi artisti? Mistero. Il nuovo
idioma riciclava con eguale disinvoltura brandelli di
funk (Never Givin Up; Love Is Real),
suadenti mid-tempo (Distracted; Your Sweet Love),
passioni distillate in una ballad (Gimme What You Got;
(If I Could Only) Change Your Mind), melodie di
struggente bellezza [Alonzo; (A Rhyme) This
Time] - questultima scritta insieme a Earl
Klugh - e loriginale rilettura di uno standard fusion come Spain di Chick
Corea, esperimento che verrà ripetuto con esiti analoghi
nella versione vocalese di Blue Rondo À
La Turk di Dave Brubeck (Breakin Away).
Nel 1981 il clan si rafforza: Graydon recluta i Pages
che, allapice della loro fase creativa (Pages), sforneranno I
Will Be Here For You (Nitakungodea Milele), stupenda
serenata dal respiro cosmopolita -
Zambia or Monterey
- e My Old Friend, forse la
pagina più bella del loro intero repertorio. Lode a John
Lang, sensibile artigiano della parola, sempre ispirato
anche nellambito angusto di una canzone
damore:
from the beginning youve been, always there my old
friend, true until the end of time
.
Oltre che a quel pezzo, gli stessi Richard Page e Steve
George partecipano come coristi al festino
scat di Roof Garden e alla romantica Our
Love, concepita sul modello di After The Love Is
Gone (Airplay).
Una volta rodato il meccanismo,
la sequenza di invenzioni si fa inarrestabile. Sul ritmo
felpato di Breakin Away, la voce di Al evoca
il magico falsetto di Smokey Robinson. Firmata dalle star
del country Roger Murrah e Keith Stegall, Were
In This Love Together diventa una pop-song di alta
scuola. Operando un restauro paragonabile
allaggiornamento eseguito da Art Garfunkel con I
Only Have Eyes For You (Breakaway),
Al rivisita magistralmente Teach Me Tonight,
classico di Gene DePaul e Sammy Cahn (1953). Chi si
ricorda della magnifica cover di Phoebe Snow (It Looks
Like Snow)? Anche la scaletta del terzo CD (Jarreau)
fa scintille: orecchiabili e raffinate, Mornin,
Step By Step, Trouble In Paradise e Love
Is Waiting possiedono tutta la classe di cui le
odierne classifiche sono prive; laccattivante
interferenza dance di Michael Omartian - Boogie
Down - renderebbe sopportabile persino una serata in
discoteca; a colpi di assoli, Graydon (chitarra) e
Canning (sintetizzatore) rendono omaggio al blues e,
implicitamente, a eroi sfortunati come Roy Buchanan,
Johnny Winter e Rory Gallagher (Black And Blues);
citando un celebre titolo di Stevie Wonder,
lincipit di Save Me risuona quanto mai
attuale:
someone
wrote just yesterday Loves in need of love
today / will there be none tomorrow
(Songs In The Key Of Life).
Ancora prodotto da Graydon, il successivo High Crime
è allaltezza del materiale in esame, ma un surplus
di elettronica imposto dal mercato gli
negherà, per quello che vale, la nostra stelletta. - B.A.
AL JARREAU - HIGH
CRIME (1984)
Bello e, per alcune
canzoni, indispensabile. Dopo un prologo al fulmicotone (Raging
Waters), in cui Jay
Graydon tira il collo alla chitarra elettrica, sfila
una parata di autori eccellenti, ispirati e
prodighi di doni preziosi: unatipica invenzione dei
Pages che aggira stili e categorie (Lets Pretend);
una ricetta di Steve Kipner e Paul Bliss per vincere il
pessimismo, addolcita da un gradevole retrogusto reggae (Murphys
Law); un eccitante techno-funk di Glen Ballard e Clif
Magness (Imagination), in cui la sezione fiati
diretta da Jerry Hey si anima di vita propria; un saggio
aforisma di Bill
Champlin (Love Speaks Louder Than Words); una
ballad più che decorosa (After All); una
frenetica maratona dance (High Crime),
tutto sommato divertente. Gli arrangiamenti sono dominati
da ritmi convulsi, riprodotti (quasi) sempre con i
computer. Il ricorso allelettronica, tuttavia, non
pregiudica la qualità generale del disco. Voto:
6½. Da avere, se si possiedono già i tre CD
con la stelletta
qui sopra. - B.A.
AL JARREAU - L
IS FOR LOVER (1986)
AL JARREAU - HEARTS
HORIZON (1988)
EDDIE
KENDRICKS - ALL BY MYSELF (1971)
EDDIE KENDRICKS
- PEOPLE ... HOLD ON
(1972) 
EDDIE KENDRICKS - EDDIE
KENDRICKS (1973) 
Quando
anche Eddie Kendricks disse addio ai Temptations, tre
anni dopo lesonero di David Ruffin, entrambe le
più belle voci di quel sommo quintetto erano finalmente
libere di spiccare il volo in solitudine.
People ... Hold On - Col secondo
album, Kendricks sintetizza il dinamico spirito dei tempi
elaborando un modello di soul influenzato dal rock e dallattualità
(eloquenti, in questo senso, lottimismo professato
su Someday Well Have A Better World e
lesortazione terzomondista di My People ... Hold
On). Lapertura è affidata al suadente ritmo di
If You Let Me, che poi deborda nelleuforia
funk di Let Me Run Into Your Lonely Heart e Girl
You Need A Change Of Mind. La canzone più breve è
anche la migliore: le irresistibili armonie di Date
With The Rain recano la firma di quel Bobby Miller
che aveva composto quasi per intero il capolavoro di
David Ruffin (David Ruffin).
Geniale la copertina, col cantante in smoking che,
brandendo una lancia, siede su un trono da capo-tribù
africano.
Eddie Kendricks - Un leggero maquillage pop dona
ulteriore fascino al repertorio del 1973. Il celeberrimo
falsetto squilla argentino sulle raffinate orchestrazioni
di Only Room For Two, Darling Come Back Home,
Cant Help What I Am, su due ballad di lusso
[Each Day I Cry A Little, Where Do You Go
(Baby)], su un evergreen di Burt Bacharach
(Any Day Now) e sui travolgenti otto minuti del
cavallo di battaglia Keep On Truckin.
La vicenda personale di Eddie Kendricks e David Ruffin
confermerà il detto only
the good die young. Scomparsi troppo giovani
- luno per un cancro (52), laltro per
overdose (50) - riuscirono però a raccogliere
linvito ad Harlem di Hall & Oates,
per un memorabile, commovente omaggio degli alfieri A.O.R. ai propri maestri (Live
At The Apollo). [P.S. - La Hip-O ha ristampato
i primi nove titoli originali di Eddie Kendricks in una
splendida, doppia confezione CD (Keep
On Truckin: The Motown Solo Albums, Vol. 1
/ The Thin Man: The Motown
Solo Albums, Vol. 2)] - B.A.
EDDIE
KENDRICKS - FOR YOU (1974)
EDDIE
KENDRICKS - BOOGIE DOWN! (1974)
EDDIE
KENDRICKS - THE HIT MAN (1975)
EDDIE
KENDRICKS - HES A FRIEND
(1976)
EDDIE
KENDRICKS - GOIN UP IN SMOKE
(1976)
EDDIE
KENDRICKS - SLICK (1977)
EDDIE
KENDRICKS - VINTAGE 78
(1978)
EDDIE
KENDRICKS - SOMETHING MORE (1979)
EDDIE
KENDRICKS - LOVE KEYS (1981)
EDDIE
KENDRICKS - IVE GOT MY EYES ON
YOU (1983)
CHAKA
KHAN - CHAKA (1978)
CHAKA
KHAN - NAUGHTY (1980)
CHAKA KHAN - WHAT
CHA
GONNA DO FOR ME (1981) 
Concepito da Arif
Mardin attorno allidea di un omaggio ai pionieri
del be-bop, il miglior album di Chaka Khan vanta una
scaletta di qualità e una coppia dassi. Pur
risalenti a epoche diverse, i due pezzi forti
hanno segnato la storia della musica e rivivono più
attuali che mai nella splendida voce della cantante: 1)
un impetuoso arrangiamento funk di We Can Work It Out,
epico 45 giri dei Beatles in
cui la strofa di Paul McCartney e linciso di John
Lennon rivelano la propria natura ultraterrena; 2) la
resurrezione di A Night In Tunisia parte dal nuovo
titolo (And The Melody Still Lingers On) e si
compie con la prestigiosa tromba di Dizzy Gillespie, il
moog basso di David Foster, lacrobatico
sintetizzatore di Herbie Hancock, gli squassanti break
ritmici di Casey
Scheuerell, già ospite alla corte di Gino Vannelli
(A Pauper In Paradise),
e quattro memorabili battute di Charlie Parker recuperate
dalla registrazione originale del 1946. Sulle altre
canzoni la band comprende Larry Williams (tastiere),
Anthony Jackson (basso), Steve Ferrone (batteria), Hamish
Stuart e David Williams (chitarre). In evidenza: What
Cha Gonna Do For Me, scritta dallo stesso
Hamish Stuart con Ned Doheny e interpretata da entrambi,
rispettivamente, su Shine
e Life After Romance; I Know You, I Live You,
ballabile pulsazione in continuo crescendo; We Got
Each Other, valanga di riff elettrici e fiati
allunisono stile Average White Band; Night Moods,
elegante ballad spaziale ispirata alla scuola
Motown; Fate, attraente linea melodica ripresa
anche dagli autori Dominic Bugatti e Frank Musker sul
loro primo e ultimo disco (The Dukes). Per Yvette
Marie Stevens, un ulteriore progresso rispetto al pur
ottimo Naughty. - B.A.
CHAKA
KHAN - CHAKA
KHAN (1982)
GLADYS KNIGHT & THE PIPS - EVERYBODY
NEEDS LOVE (1967)
GLADYS KNIGHT & THE PIPS - IMAGINATION
(1973)
GLADYS KNIGHT & THE PIPS - I
FEEL A SONG (1974)
KOKOMO - KOKOMO
(1975)
KOKOMO - RISE
& SHINE (1975)
KOKOMO - KOKOMO
(1982)

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