
A.O.R.
BURT BACHARACH /
ELVIS COSTELLO - PAINTED FROM MEMORY
(1998)
MARTY BALIN - BALIN
(1981)
DAVID BATTEAU - HAPPY
IN HOLLYWOOD (1976)
LUCIO BATTISTI - EMOZIONI
(1970)
LUCIO BATTISTI - AMORE E NON
AMORE (1971)
LUCIO BATTISTI - VOL. 4
(PENSIERI E PAROLE) (1971)
LUCIO BATTISTI - UMANAMENTE
UOMO: IL SOGNO (1972)
LUCIO BATTISTI - IL MIO
CANTO LIBERO (1972)
LUCIO BATTISTI - IL NOSTRO
CARO ANGELO (1973)
LUCIO BATTISTI - ANIMA
LATINA (1974)
LUCIO BATTISTI - LUCIO
BATTISTI: LA BATTERIA, IL CONTRABBASSO, ECCETERA (1976)
LUCIO BATTISTI - IO
TU NOI TUTTI
(1977) |
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In balia
del trend per cui limportante è apparire, non
essere, ci consegnammo a un individuo talmente impaurito
dalla realtà da infierire senza scrupoli persino sulle
proprie carni (lifting, trapianti etc.), pur di
somigliare a qualcosaltro. Lo stesso discorso vale,
ormai da molti anni, anche per il nostro rock (?),
ridotto allaffannosa rincorsa di modelli sempre
più deteriori. Lucio
Battisti faceva eccezione: la sua indisponibilità al
compromesso, il rifiuto di ogni ipocrisia e
linteresse esclusivo per la propria musica lo
esposero a strumentalizzazioni tanto volgari quanto
gratuite. Si insinuò persino che egli fosse di
destra, ed era unemerita cazzata. Italiano al
100%, fuoriclasse assoluto, in realtà Battisti
torreggiava immenso sul palcoscenico nazionale,
sovranamente equidistante dalla borghesia qualunquista,
dagli intellettuali con la erre moscia, dai
rivoluzionari alle vongole e dal conformismo sanremese.
Le sue canzoni rimangono tra le poche cose salvabili di
unepoca altrimenti macchiata dallinfamia.
Dopo la svolta stilistica di Lucio Battisti, La
Batteria, Il Contrabbasso, Eccetera, luomo di
Poggio Bustone fa la spola tra Como e Hollywood alla
ricerca del suono giusto. Sensibile agli echi A.O.R.,
Lucio plasma il nuovo linguaggio adattandolo ai propri,
personalissimi canoni espressivi. Il caparbio riff della
chitarra elettrica scandito da Ivan Graziani e le vissute
parole di Mogol fanno di Amarsi Un Po una
pop-song intramontabile, oltre che una saggia lezione per
apprendisti del cuore. Trainato dallaitante ritmica
di Walter Calloni (batteria) e Hugh Bullen (basso), Sì,
Viaggiare diventò linno laico di una
generazione al bivio: protesta o riflusso? impegno o
edonismo? eskimo o cravatta? padella o brace? Si salvò
solo chi scelse larte per amore dellarte.
Sospesa sugli ipnotici accordi delle tastiere, Soli
è unelegante ballad allaltezza dei due
autori. Lavvincente, poetico realismo delle loro
sceneggiature si anima di note e parole memorabili su Questione
Di Cellule, Ho Un Anno Di Più, LInterprete
Di Un Film e Ami Ancora Elisa. Lultima
pagina è allinsegna di una coinvolgente suspense
emotiva: esaltata dal solido professionismo di Ray Parker
Jr., Ed Greene e Scotty Edwards, Neanche Un Minuto Di
Non Amore sublima il disegno melodico di
Battisti e lansiogeno cortometraggio di Mogol, con
quel malinteso allarme sentimentale che si stempera in un
rassicurante, imprevedibile lieto fine. Dopo qualche mese
avremmo ritrovato Lucio al tavolo di un bar, rapito
dallispirazione per lennesimo capolavoro. -
B.A.
LUCIO BATTISTI - UNA DONNA
PER AMICO (1978)
LUCIO BATTISTI - UNA
GIORNATA UGGIOSA (1980)
CAROLE BAYER SAGER - CAROLE
BAYER SAGER (1977)
CAROLE BAYER SAGER - ...
TOO (1978)
CAROLE BAYER SAGER - SOMETIMES LATE
AT NIGHT (1981) 
 Nonostante
il nostro impegno - profuso senza risparmio, ce lo
concederete - linternazionale dellanti-musica
ha prevalso. Ammettiamo la nostra sconfitta di fronte
allinvincibile falange della stampa
specializzata: respiro affannoso, pelle squamata,
eloquio inconcludente
il nostro destino è
segnato. Pigiami stirati e biancheria pulita sono già in
valigia
ecco, stanno arrivando gli infermieri: là
dove ci portano, forse troveremo un po di pace.
Dicono che il personale sia gentilissimo e che, fra una
terapia e laltra, ci consentiranno persino di
ascoltare Sometimes Late At Night: sì, proprio il
capolavoro di Carole
Bayer Sager scritto e prodotto da Burt Bacharach
with a little help from Peter Allen, Bruce
Roberts e Neil Diamond, cantato insieme ai Pages e a Melissa
Manchester, suonato da Jeff Porcaro, Steve Lukather,
David Foster, Lee Ritenour, Jim Keltner, censurato dalla
radio e dai giornalisti. Sembra ieri, quando in tanti
fummo conquistati da quella voce fragile ma coraggiosa e
da quelle passioni messe a nudo con disarmante
franchezza. Per lintensità delle sue parole,
Carole troneggia accanto a poeti come Lorenz Hart, Alan
Jay Lerner, Sammy Cahn, Hal David, Rod McKuen, Mogol,
Bernie Taupin etc. - A sua volta, Burt inventava temi di
bellezza abbagliante, collegati, direttamente o meno, ad
altri grandi artisti. In effetti, dietro ogni lavoro
siglato da Bacharach si cela sempre uno scrigno di tesori
ambito da molti. Lungo tutto lalbum, con tempismo
perfetto, il compositore balza da dietro le quinte a
rifinire le proprie creazioni dispensando geniali
fraseggi di piano acustico. I Wont Break
mette in scena una resa sentimentale dichiarata senza
condizioni: i vibranti acuti dei Pages evocano
limmagine della radio citata nel testo (
turn the radio up loud /
make it seem like theres a crowd
). You
And Me (We Wanted It All) compete - senza superarla -
con la stratosferica versione di Sinatra
(Trilogy: Past, Present And Future), per il quale
la ballad era stata concepita: quel flicorno in coda
mette sempre i brividi. Su Just Friends è
presente Michael Jackson, che proprio in quei giorni
stava registrando Thriller sotto legida di
Quincy Jones. La rassegnata presa datto di un
tradimento - Somebodys Been Lying - offrì a
Karen Carpenter lo spunto per una delle sue ultime,
toccanti interpretazioni (Made In America).
Firmata insieme a Neil Diamond, On The Way To The Sky
è eseguita dalla band personale dello stesso cantautore
che, a sua volta, ne avrebbe fatto la title-track di un
suo celebre album. Su Sometimes Late At Night una
donna allo specchio confessa a se stessa dubbi,
sentimenti e rimorsi: il timbro rauco di Carole e il
limpido controcanto di Melissa si fondono per esporre la
melodia in un esaltante crescendo di emozioni. Sulle note
di Wild Again, una vecchia fiamma riappare nei
panni di Richard Page: che Bacharach abbia designato lui
per duettare con la propria consorte la dice lunga sul
talento dello stesso Page. Incorniciata in uno
spettacolare arrangiamento soul, Easy To Love Again
è una delle cinque canzoni del 1981. La rivoluzione A.O.R.,
allora in pieno corso, diffonde effetti benefici anche su
Tell Her e Stronger Than Before:
questultima fu ripresa da Chaka Khan nel 1984
(I Feel For You). Burt si riserva il gran finale
e, sulle note conclusive di You Dont Know Me,
interviene per dirigere lorchestra in uno
spettacolare riepilogo del main theme:
lucciconi a go go. Il Bacharach moderno (Finder
Of Lost Loves, Thats What Friends Are For,
On My Own, Painted From Memory etc.) è
partito da qui. Ora dobbiamo andare: tra poco passano a
cambiarci il pannolone. - B.A.
WALTER BECKER &
DONALD FAGEN - CATALYST (1968/1971)
WALTER BECKER &
DONALD FAGEN - YOU GOTTA WALK IT LIKE YOU TALK
IT (1970)
BEE GEES - MAIN
COURSE (1975)
BEE GEES - TALES FROM THE
BROTHERS GIBB / A HISTORY IN SONG 1967-1990
STEPHEN BISHOP - CARELESS (1976) 
Un altro eccentrico
che, come Ned Doheny,
partecipava alla rivoluzione A.O.R. imbracciando una
chitarra acustica: ma mentre Doheny guardava alla musica
soul, Bishop partiva da Harold Arlen per arrivare ai Beatles, principale influenza
riconosciuta dallinteressato. Il suo esordio
dischiuse un forziere ricolmo di tesori che scatenarono
lavidità di artisti illustri ed esigenti. Art Garfunkel
aveva già versato la sua parte di lacrime per The
Same Old Tears On A New Background (Breakaway);
stregata dalla melodia di Never Letting Go, Phoebe
Snow scelse la canzone per intitolare il suo splendido
album del 1977 (Never Letting Go); sempre a caccia
di nuovo materiale, Helen
Reddy interpretò One More Night sul
sofisticato Ear Candy (ancora scandalosamente
fuori catalogo); Chaka
Khan collaborò direttamente al disco, impersonando
la popolana partenopea in un pittoresco duetto con
lautore (Little Italy) e intervenendo con un
potente gorgheggio sul finale di Save It For A Rainy
Day. Stephen coniò lespressione Rock And
Roll Slave per una serenata di infinita dolcezza -
ripresa con fiuto e convinzione da Cheryl Ladd (Dance Forever), avvenente
bionda delle Charlies
Angels - laddove un rockettaro qualsiasi
ne avrebbe fatto uno slogan greve e pacchiano.
Lapproccio alla ballad è evidenziato da
Every Minute, capolavoro in cui enfasi e semplicità
convivono senza traumi. Introdotta da un arpeggio
plastico ed elegante, Careless si giova di un
felice spunto melodico e di una prova vocale che accentua
le affinità con il modello di Paul McCartney. Tuttavia,
la personalità di Bishop mantiene la propria caratura
sia nei momenti più quieti (Madge) che durante
gli episodi più dinamici (Sinking In An Ocean Of
Tears). Con lappoggio di colleghi prestigiosi
(Eric Clapton, Andrew
Gold, Leah Kunkel etc.),
una nomination al Grammy e un successo a 45 giri (On
And On), tutto sembrava funzionare alla perfezione.
Purtroppo, dopo questo breve momento di notorietà, la
carriera di Stephen subì un brusco arresto che gli ha
impedito di diventare il nuovo James Taylor.
Rassegniamoci: nellera del videoclip le
possibilità di imbattersi in unopera prima di
questo livello sono ridotte a zero. Definitivamente. La
qualità hi-fi offerta dalla ristampa CD è una magra
consolazione, ma questo passa il convento. - B.A.
STEPHEN BISHOP - BISH (1978) 
 Il
seguito naturale di Careless, ma con
parecchi soldi in più a disposizione, spesi con profitto
per sontuosi arrangiamenti orchestrali e costosi
collaboratori specializzati (David Foster, Michael McDonald,
Greg Phillinganes, Bill Payne etc.). Dichiaratamente
beatlesiano (possiede una chitarra blu con
lincisione Beatles sulla tastiera), per di
più dotato di una voce che evoca il McCartney più
soave, Bishop è anche un profondo conoscitore della
grande canzone americana, cui indirizza un doppio omaggio
con laffettuosa cover strumentale di If I Only
Had A Brain, scritta da Harold Arlen e Yip Harburg, e
con la tenera ballad What Love Can Do, dedicata
allo stesso Harburg. Lautore di razza si manifesta
con Losing Myself In You e Looking For The
Right One, questultima interpretata tre anni
prima da Art
Garfunkel, sullo splendido Breakaway.
Allepoca Bishop era un songwriter corteggiatissimo
dalle cantanti, tanto che Chaka Khan e Natalie
Cole parteciparono in veste di semplici coriste su A
Fool At Heart, serenata soul di cui Leah Kunkel ha
offerto una versione non meno intensa delloriginale
(Leah Kunkel). Ma
Stephen sa essere personale e incisivo anche con brani
più dinamici, come Everybody Needs Love, Vagabond
From Heaven, Ive Never Known A Nite Like
This. Il melodista di classe ritorna allamata 6
corde acustica con Only The Heart Within You e When
I Was In Love. Di fronte a tanta eleganza, resta il
rammarico per i pochissimi album pubblicati da un artista
di questo livello. Uno scandalo. - B.A.
STEPHEN BISHOP - RED
CAB TO MANHATTAN (1980)
STEPHEN BISHOP - SLEEPING WITH GIRLS (1985)
Francamente
siamo stufi di abbozzare ancora con gente che latra
contro file sharing e free
download solo perché Internet riesuma oggi quel
che loro hanno buttato nel cesso trenta anni fa. Ad
esempio, perché non dovremmo augurare le peggio cose a
chi cestinò senza scrupoli Ready
To Bounce di Robert Kraft e Sleeping With
Girls di Stephen
Bishop? Cosa hanno in comune questi album? Dal
momento che una cronaca troppo dettagliata rischia di
appannare le responsabilità, se permettete,
sintetizziamo: un bel giorno, gli executive delle
rispettive case discografiche - capoccetti e sottopancia
strafatti di cocaina ma potentissimi - decisero che
quella roba non andava pubblicata. Punto.
Sleeping With Girls - Lautore che scrisse
canzoni per Art
Garfunkel, Phoebe
Snow, Kenny
Loggins ridotto a elemosinare uno straccio di
contratto discografico, costretto a cambiare produttore
quasi per ogni seduta (Gus
Dudgeon, Greg Mathieson, Lee
Holdridge etc.), una brillante carriera incenerita
ecco il combinato disposto di una gestione
manageriale inetta e dellindifferenza della
stampa specializzata. Morale della favola: Sleeping
With Girls fu messo in vendita solo a Hong Kong (LP)
e, molti anni dopo, in Corea del Sud (CD). Il livello
della musica è discontinuo, cè qualche molesta
sonorità anni Ottanta, quasi tutti i pezzi
indispensabili saranno recuperati su Best Of Bish*,
pregevole antologia della Rhino.
Tuttavia, a giustificare la ricerca e lacquisto del
disco perduto di Stephen
Bishop, oltre a Fallin*, sontuosa ballad
soul cantata insieme ai Tavares,
Separate Lives*, ripresa in duetto da Phil
Collins e Marilyn
Martin per il film White Nights (Il Sole A
Mezzanotte), It Might Be You*,
celeberrimo tema composto da Dave
Grusin per Tootsie,
Someones In Love*, mancata pop-song da alta
classifica, ci sono almeno laccattivante melodia di
Rhythm Of The Rain e la prestigiosa firma di Michel
Legrand per Something New In My Life,
tratta dalla colonna sonora di Micki & Maude.
[P.S. - 1) Parole di Alan e Marilyn Bergman.
2) Altri esempi che spiegano il collasso del sistema: Introducing Sparks,
Twisted Heart, August Moon, Common Knowledge.]
- B.A.
STEPHEN BISHOP - BEST OF BISH
(1988) 
 Semi-antologia della Rhino che, oltre
a unoculata selezione di brani dai primi tre dischi
di Bishop, include i preziosi avanzi di un
album fantasma (Sleeping
With Girls), e alcuni temi scritti o cantati da
Stephen per il cinema: It Might Be You (Tootsie),
One Love (Unfaithfully Yours), la sua
versione di Separate Lives, poi interpretata da Phil
Collins e Marilyn
Martin [White Nights (Il Sole A Mezzanotte)].
- B.A.
STEPHEN BISHOP - BOWLING
IN PARIS (1989)
STEPHEN BISHOP - BLUE
GUITARS (1994)
STEPHEN BISHOP - THE
DEMO ALBUM 1 (2002)
STEPHEN BISHOP - THE
DEMO ALBUM 2 (2002)
STEPHEN BISHOP - HAPPY
BISHMAS (2002)
STEPHEN BISHOP - YARDWORK
(2002)
FRANKIE BLEU - WHOS
FOOLIN WHO?
(1982)
BLISS BAND / PAUL BLISS
- DINNER WITH RAOUL (1978)
BLISS BAND / PAUL BLISS
- NEON SMILES (1979)
COLIN BLUNSTONE - ONE
YEAR (1971)
COLIN BLUNSTONE - ENNISMORE
(1972)
COLIN BLUNSTONE - JOURNEY
(1974)
COLIN BLUNSTONE - PLANES
(1976)
COLIN BLUNSTONE - NEVER
EVEN THOUGHT (1978)
COLIN BLUNSTONE - LATE
NIGHTS IN SOHO (1979)
TERENCE BOYLAN - ALIAS
BOONA (1968)
TERENCE BOYLAN - TERENCE
BOYLAN (1977)
TERENCE BOYLAN - SUZY
(1980)
Sundown Of
Fools, uno dei gioielli dellalbum precedente,
esprimeva il disagio di un artista schiacciato dallo
show-biz e dalle assurdità del mondo discografico. Con
lucida disillusione, Boylan riparte da lì, realizzando
un capolavoro. Sedotto dallintimità del jazz,
Terence abbina le intuizioni di Jackson Browne alle forme
espressive introdotte - in qualità di produttore - nel
disco di Dane
Donohue. Suzy irrompe con forza nella
Los Angeles in decomposizione cantata da Marc Jordan (Mannequin),
Little Feat (The Last Record
Album), Steely Dan (Aja). Tutto è dosato fino
allultima nota, con la presenza attiva di Michael
Omartian, Jai Winding, Russ Kunkel, Ed Greene, Jay
Graydon, Larry Carlton: i riff chitarristici di Shake
Your Fiorucci (che ricordano Layla); le
superbe armonie vocali di Did She Finally Get To You
(Don Henley, Tim Schmit); limmensa profondità
melodica di End Of The World; le sofisticate
progressioni armoniche di Tell Me. - Mauro
Ronconi
BONNIE BRAMLETT - SWEET
BONNIE BRAMLETT (1973)
BONNIE BRAMLETT - ITS
TIME (1974)
Generalità: nata sul
confine tra Illinois e Missouri, bianca come il latte,
bionda come il grano, ma dotata di una voce da autentica
soul sister. Non per nulla Bonnie esordì nel
coro femminile che accompagnava Ike & Tina Turner,
ricorrendo a parrucca afro e fondotinta scuro per
sembrare una vera Ikette. Conclusa
lesperienza professionale col marito Delaney
Bramlett, che laveva portata a collaborare con
George Harrison, Eric Clapton e Leon Russell, la cantante
inaugura unesemplare carriera solista, realizzando
almeno tre lavori di pregio. Dopo lottimo Sweet
Bonnie Bramlett, inciso con la Average White Band, e
forte della lusinghiera partecipazione a Dixie Chicken dei Little
Feat, Bonnie approda alla Capricorn, gloriosa
etichetta sudista editrice di gruppi come Allman
Brothers, Grinderswitch e Marshall Tucker Band. Grazie al
versatile piano elettrico di Chuck Leavell e a una
robusta sezione fiati, gli arrangiamenti del nuovo disco
affinano limpasto di blues, funk, gospel, country e
rock n roll su cui la Bramlett imperversa con
sensuali sussurri (Cowboys And Indians) e grida
squassanti (Your Kind Of Kindness; Atlanta,
Georgia). Stando ai ricordi di Bonnie, Its
Time e Oncoming Traffic erano le ballad
attorno cui ruotava il resto del materiale: magnifiche,
certo, ma noi segnaliamo le due perle firmate dal
compianto nero a metà Eddie Hinton (Cover
Me; Where You Come From) e una bella versione
della serenata di Ivory Joe Hunter (Since I Met You
Baby). Album indispensabile per quei collezionisti
che spulciano le bancarelle alla ricerca di vecchi LP di
Rita Coolidge, Elkie Brooks, Maria Muldaur etc. - B.A.
BONNIE BRAMLETT - LADYS
CHOICE (1976)
ELKIE BROOKS - RICH
MANS WOMAN (1975)
ELKIE BROOKS - TWO
DAYS AWAY (1977)
ELKIE BROOKS - SHOOTING
STAR (1978)
ELKIE BROOKS - LIVE
AND LEARN (1978)
A metà degli anni
Settanta Elkie
Brooks era unattraente cantante inglese di
origine ebrea (Elaine Bookbinder) cresciuta nei Dada di
Paul Korda e, accanto a Robert Palmer, nei gloriosi ma
effimeri Vinegar Joe. In entrambi i complessi, la ragazza
aveva imposto una voce roca e lussuriosa ben prima
dellarrivo sulle scene di Bonnie Tyler e Kim
Carnes. La notorietà di Elkie rimarrà circoscritta
entro i confini britannici anche dopo la stipula del
contratto con lA&M ma, per i devoti al culto A.O.R.,
i suoi primi sei album sono altrettanti classici.
Avvalendosi ancora della preziosa assistenza di Jerry
Leiber e Mike Stoller, già sperimentata con successo su Two
Days Away e Shooting Star, Elkie approda al
quarto disco consacrando la propria caratura di grande
interprete: i due autori si confermano in vena con le
eleganti ballad Dreamdealer e On The Horizon,
per poi firmare He Could Have Been An Army insieme
a Mickey Jupp (chi si ricorda del suo Long Distance
Romancer prodotto da Godley & Creme?); il funk
dinoccolato di Viva La Money rivela
linconfondibile tocco sudista di Allen Toussaint,
mentre If You Can Beat Me Rockin (You Can Have
My Chair), già incisa da Laura Lee (Two Sides Of
Laura Lee), reca il prestigioso sigillo soul di
Lamont Dozier e Brian Holland; The Rising Cost Of Love
è una digressione disco, a quei tempi quasi
obbligatoria; la perla del CD è The Heartache Is On,
dolente ballad dalla melodia tanto semplice quanto
irresistibile. - B.A.
ELKIE BROOKS - PEARLS
(1981)
 Nonostante
lindiscusso valore dei suoi dischi, fino al 1981 la
carriera di Elkie
Brooks tardò a decollare. Imprevedibilmente, con una
scaltra antologia di singoli e cover, arriva la svolta.
Il progetto prendeva spunto da unincisione
risalente a Two Days Away (Pearls A
Singer). Immedesimandosi nella protagonista di una
ballata agrodolce di Jerry Leiber e Mike Stoller, Elkie
metteva a nudo se stessa: la figura della cantante ai
margini dello show-biz era quasi autobiografica e
contribuì a trainare lintero album. Il resto del
repertorio è vario, prestigioso e copre un periodo di
quattro anni a partire dal 1977: su ogni arrangiamento
Elkie esibisce una stupenda maturità espressiva,
denotando gusti da vera intenditrice: (Groupie)
Superstar di Leon Russell e Bonnie Bramlett,
già registrata da Delaney & Bonnie (D. & B.
Together), Carpenters (Carpenters) e Bette Midler
(The Divine Miss M); Fool (If You Think
Its Over), elegante pop-song di Chris Rea dal
ritornello infallibile (Whatever Happened To Benny
Santini?); Too Busy Thinking About My Baby,
storica pagina soul scritta da Norman Whitfield, Barrett
Strong e Janie Bradford per Marvin Gaye (M.P.G.); If You Leave Me Now di Peter
Cetera (Chicago X); Paint Your Pretty Picture
di Bill Withers (Making Music); Sunshine After
The Rain, di Ellie Grenwich; Lilac Wine,
proibitiva sfida allicona di Nina Simone (Wild
Is The Wind); Dont Cry Out Loud di Peter
Allen e Carole Bayer Sager [Peter Allen (I Could Have
Been A Sailor); Melissa
Manchester (Dont Cry Out
Loud); Shirley
Bassey (All By Myself)]; Dance Away di
Richard Kerr e Troy Seals, quasi migliore della versione
di Barry Manilow (Barry).
Uno sfarzoso collier di perle adatto a tutte
le stagioni. - B.A.
ELKIE BROOKS - PEARLS
II (1982)
ELKIE BROOKS - MINUTES
(1984)
ELKIE BROOKS - SCREEN
GEMS (1984)
ELKIE BROOKS - INSPIRATION
(1989)
JACKSON BROWNE - JACKSON
BROWNE (SATURATE BEFORE USING) (1972)
JACKSON BROWNE - FOR
EVERYMAN (1973)
JACKSON BROWNE - LATE
FOR THE SKY (1974)
JACKSON BROWNE - THE
PRETENDER (1976)
JACKSON BROWNE - HOLD
OUT (1980)
JIMMY BUFFETT - A
WHITE SPORT COAT AND A PINK CRUSTACEAN (1973)
JIMMY BUFFETT - LIVING
AND DYING IN ¾ TIME (1974)
JIMMY BUFFETT - A-1-A
(1974)
JIMMY BUFFETT - HAVAÑA DAYDREAMIN
(1976) 
Purtroppo
cè ancora chi denigra Jimmy Buffett, descrivendolo
come una specie di James Taylor dei poveri. Il suo stile
sincero è stato spesso frainteso e giudicato banale.
Certo, la sua musica è fatta di poche cose, semplici e
oneste: chitarre acustiche, armoniche a bocca, storie di
marinai, velieri e spiagge lontane. Eppure unestate
al mare trascorsa senza questo album è come un film
senza colonna sonora. Le atmosfere caraibiche di Havaña
Daydreamin intoneranno una soave ninna-nanna
per la pennichella sotto lombrellone; Defying
Gravity cullerà dolcemente la vostra barca sorpresa
dalla bonaccia; la commovente The Captain And The Kid
stenderà un velo di nostalgia sul tramonto ammirato
dalla veranda; This Hotel Room e My Head Hurts,
My Feet Stink And I Dont Love Jesus vi
daranno lenergia per recuperare la sbronza del
sabato sera. Ascoltando Something So Feminine About A
Mandolin scoprirete che la similitudine tra il
fondoschiena femminile e lo strumento a corde è più
sottile di un riduttivo parallelo tra sagome
tondeggianti. E se proprio avete deciso di fuggire su
unisola deserta, ecco un bagaglio da mettere
insieme a pinne e maschera. - B.A.
JIMMY BUFFETT - CHANGES
IN LATITUDES, CHANGES IN ATTITUDES (1977)
Cè
almeno un altro capitolo essenziale nella discografia di
Jimmy Buffett, anche per chi non volesse approfondire
largomento più di tanto. Changes In Latitudes,
Changes In Attitudes rappresenta (con Havaña
Daydreamin) il minimo indispensabile che in una
collezione degna di questo nome non dovrebbe mancare. La
semplicità melodica della title-track potrà
indispettire tuttal più qualche trombone della
carta stampata, ma lincontenibile gioia di vivere
trasmessa dalla canzone riuscirebbe a consolare anche chi
avesse appena assistito a unedizione serale del
TG4. E che perversa forma di autolesionismo sarebbe mai
rinunciare al profumo di salsedine che puntualmente ci
inebria i sensi ogni volta che ascoltiamo Margaritaville?
Altrettanto imperdibile la versione originale di Banana
Republics, un amaro racconto sudamericano scritto da
Steve Goodman. Quando
avrete memorizzato Wonder Why We Ever Go Home,
sarà già ora di uscire a cercare altri dischi di Jimmy.
- B.A.
JIMMY BUFFETT - SON
OF A SON OF A SAILOR (1978)
JIMMY BUFFETT - VOLCANO
(1979)
JIMMY BUFFETT - COCONUT
TELEGRAPH (1981)
JIMMY BUFFETT - SOMEWHERE
OVER CHINA (1981)
JIMMY BUFFETT - ONE
PARTICULAR HARBOUR (1983)
JIMMY BUFFETT - RIDDLES
IN THE SAND (1984)
JIMMY BUFFETT - LAST
MANGO IN PARIS (1985)
JIMMY BUFFETT - FLORIDAYS
(1986)
JIMMY BUFFETT - HOT
WATER (1988)
JIMMY BUFFETT - OFF
TO SEE THE LIZARD (1989)
JIMMY BUFFETT - FRUITCAKES
(1994)
JIMMY BUFFETT - BAROMETER
SOUP (1995)
JIMMY BUFFETT - BANANA
WIND (1996)
BUGATTI & MUSKER - THE
DUKES (1982)
ROBERT BYRNE - BLAME
IT ON THE NIGHT (1979)
BYRNE & BARNES - AN
EYE FOR AN EYE (1981)

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