JAZZ
HAL GALPER - REACH OUT (1976) HAL GALPER - CHILDREN OF THE NIGHT (SPEAK WITH A SINGLE VOICE) (1978) HAL GALPER - REDUX '78 (1978) HAL GALPER - JUST US (1993) HAL GALPER - REBOP (1994) HAL GALPER - LETS CALL THIS THAT (1999) JAN GARBAREK - AFRIC PEPPERBIRD (1970) JAN GARBAREK - SART (1971) GARBAREK / ANDERSEN / VESALA - TRIPTYKON (1972) JAN GARBAREK / BOBO STENSON - WITCHI-TAI-TO (1973) JAN GARBAREK / BOBO STENSON - DANSERE (1975) JAN GARBAREK / RALPH TOWNER - DIS (1976) JAN GARBAREK - PHOTO WITH ... (1978) Col suo sassofono algido e regale, Jan Garbarek ha contribuito a definire il codice espressivo dellECM, diventandone poi alfiere indiscusso. I suoi assoli solenni rapiscono lascoltatore evocando scene oniriche e atmosfere incantate. In una discografia ragguardevole per qualità e quantità, Places e Photo With vantano un perfetto amalgama tra aderenza ai canoni estetici delletichetta tedesca e spazio concesso allimprovvisazione. Alle diverse sezioni ritmiche impiegate - il solo Jack DeJohnette (batteria) su Places, gli specialisti Eberhard Weber (contrabbasso elettrico) e Jon Christensen (batteria) su Photo With - il leader affianca due fuoriclasse presenti a entrambe le sedute: il californiano Bill Connors (chitarra), di cui alcuni collezionisti ricorderanno i tre splendidi album incisi a Oslo (Theme To The Gaurdian; Of Mist And Melting; Swimming With A Hole In My Body), solista capace di un fraseggio fluido, legato, elegantissimo, e linglese John Taylor (pianoforte / organo), raffinato artigiano delle tastiere. In una sequenza di brani di alto valore e livello omogeneo, le differenze sostanziali tra gli arrangiamenti in quartetto e quintetto risiedono nella trama strumentale ottenuta con organo e chitarra acustica per Places, laddove su Photo With la prima linea è condotta da sax (tenore / soprano), piano e 6 corde elettrica. Se Garbarek è al culmine della sua fase creativa, perfettamente in bilico tra echi coltraniani e suggestioni scandinave, Connors si muove con originalità lungo coordinate allora percorse anche da più illustri colleghi di scuderia. - B.A. JAN GARBAREK - PATHS, PRINTS (1981) JAN GARBAREK - WAYFARER (1983) JAN GARBAREK - ITS OK TO LISTEN TO THE GRAY VOICE (1984) GARBAREK / VITOUS / ERSKINE - STAR (1991) KENNY GARRETT - INTRODUCING KENNY GARRETT (1984) KENNY GARRETT - TRILOGY (1995) KENNY GARRETT - PURSUANCE: THE MUSIC OF JOHN COLTRANE (1996) KENNY GARRETT - SONGBOOK (1997) GEORGE GARZONE - FOURS AND TWOS (1995) GEORGE GARZONE - THE FRINGE IN NEW YORK (2000) GIORGIO GASLINI - IL FIUME FURORE (1968) GIORGIO GASLINI / JEAN-LUC PONTY - FABBRICA OCCUPATA (1973) GIORGIO GASLINI - CONCERTO DELLA LIBERTÀ / UNIVERSO DONNA (1975) GIORGIO GASLINI - MURALES (1976) GIORGIO GASLINI - NEW ORLEANS SUITE (1976) GIORGIO GASLINI - FREE ACTIONS (1977) GIORGIO GASLINI - GRAFFITI (1977) GIORGIO GASLINI / EDDIE GOMEZ - ECSTASY (1981) GIORGIO GASLINI / ANTHONY BRAXTON - FOUR PIECES (1981) GIORGIO GASLINI - SKIES OF CHINA (1985) GIORGIO GASLINI - MULTIPLI (1988) BRUCE GERTZ - BLUEPRINT (1991) BRUCE GERTZ - THIRD EYE (1992) BRUCE GERTZ - DISCOVERY ZONE (1994) BRUCE GERTZ - RED HANDED (1998) STAN GETZ - THE COMPLETE ROOST RECORDINGS (1950/1954) STAN GETZ - NOBODY ELSE BUT ME (1964) STAN GETZ - THE DOLPHIN (1981) STAN GETZ - SPRING IS HERE (1981) STAN GETZ - PURE GETZ (1982) MAURIZIO GIAMMARCO - PRECISIONE DELLA NOTTE (1982) MAURIZIO GIAMMARCO - HORNITHOLOGY (1988) MAURIZIO GIAMMARCO - SAURIAN LEXICON (1991) MAURIZIO GIAMMARCO - INSIDE (1993) MAURIZIO GIAMMARCO - IN OUR HANDS (1995) MAURIZIO GIAMMARCO - LOVE BALLADS (1999) MAURIZIO GIAMMARCO / PHIL MARKOWITZ - 7+8 (2001) Allestero già
lo sanno. In Italia, il concetto stenta ancora ad essere
assimilato. Eppure, è ormai tempo di intendere che, in
buona sostanza, abbiamo in casa molti tra i più grandi
artisti jazz del mondo. Maurizio
Giammarco si staglia dimperio tra i fuoriclasse
più autorevoli: cultori e collezionisti che custodiscono
gelosamente gli album di Jerry Bergonzi, Michael Brecker,
Joe Lovano, Chris Potter,
Bennie Wallace,
Ralph Lalama, Eric Alexander,
Joel Frahm,
dovrebbero lanciarsi senza indugio alla ricerca di questi
preziosi CD. Reduce
dallesaltante avventura con i Lingomania (Riverberi,
Grr ... Expanders, Camminando), Giammarco
prosegue la feconda collaborazione con letichetta
italiana Gala per tornare a incidere a proprio nome, dopo
un esordio ufficiale superbo ma non ben distribuito (Precisione
Della Notte). MAURIZIO GIAMMARCO / TOM HARRELL - THE AUDITORIUM SESSION (2005) JIMMY GIUFFRE - WESTERN SUITE (1958) Western Suite e Freedom Suite: due album rispettivamente contemporanei, indispensabili per motivi diversissimi, entrambi occupati per metà del vecchio formato LP da altrettante sinfonie - omonime ed emblematiche di ciascuno dei volumi - integrate sul lato B da pregevoli riempitivi. - B.A. La Western Suite ha avuto una strana fortuna critica, che non ci aiuta a capirne lo spessore. In apparenza tutti gli studiosi ne parlano bene, in realtà i più la liquidano con una pacca sulle spalle. Essa rimase lontana dalle grandi correnti evolutive del jazz, che nel 1958 passavano per Charles Mingus, Sonny Rollins, John Coltrane, Miles Davis etc. però allepoca Jimmy Giuffre era considerato sul loro stesso piano e lambiguità polimodale della Western Suite lo collocava su posizioni persino più avanzate. Dopo aver diretto un celebre trio in cui sopravviveva il contrabbasso, Giuffre ne assembla un altro - con Bob Brookmeyer (trombone) e Jim Hall (chitarra) - senza più traccia della sezione ritmica. Lopera trabocca di piccole idee, interconnesse e saldate dalla grande forma. Non vi è alcuna lungaggine, non un solo episodio arriva a quaranta battute e poche sono le ripetizioni testuali. Si tratta di un esercizio di scrittura teso al limite delle possibilità: con tre soli strumenti e un tematismo così semplice era improbabile che chiunque potesse andare oltre i 18 minuti. La Western Suite profuma di California. Se i bopper di New York hanno negli occhi la città, luomo, i suoi manufatti artificiali, le sue nevrosi, la sua violenza, i californiani contemplano il deserto, il mare, le rocce, i cactus: un paesaggio vasto, infinito, in cui luomo scompare, o quasi non si vede. Larte californiana in genere è naturalistica, oggettiva, e si nutre di forme semplici. Tende allessenziale, alla linearità, alla stilizzazione. Talora sfocia nellastratto. Larmonia è ridotta a pochi accordi puri, accostati come colori fondamentali in grandi campiture piatte. Le melodie sono brevi, dirette, semplici. Vi sono immagini pittoresche, indiani e cowboy in costume, danze tribali, orizzonti lontani, richiami dalle colline, tramonti e trenini, il tutto schizzato con brevi temi elementari. Ma è un panorama che non conosce drammi, uno scenario sereno, pacifico, in cui i nemici non si sparano: ballano. La danza di guerra del secondo movimento (Apaches) non fa paura a nessuno: gli indiani che battono il piede in terra girando attorno al totem sono personaggi da fumetto, minuscoli, caratteristici e inoffensivi. Tutta la Western Suite non è che un album di amene vignette, una lunga strip di fumetti sonori, che in pochi tratti illustrano gli aspetti umani e ambientali del West. Che strano West, però: giocoso, arcadico, imbelle. Proprio come lo immaginano i bambini. Unallegra frontiera della fantasia, che si direbbe attinta a lontani ricordi dinfanzia, di figurine, di album variopinti. Una frontiera abitata non dai personaggi di John Ford, ma da quelli di Walt Disney. - Marcello Piras JIMMY GIUFFRE - 1961 (FUSION / THESIS) (1961) Questo doppio CD consacra la grandezza di un musicista e di un produttore: a) Jimmy Giuffre, per lostinata integrità artistica; ß) Manfred Eicher, per lautonomia delle scelte editoriali. Con lintuito del filologo, Eicher scorge gli embrioni della propria estetica personale in due vecchi titoli di Giuffre pubblicati nel 1961 dalla Verve. Ristampando in una raffinata tiratura Fusion e Thesis, il guru della ECM si conferma come il più autentico custode delleredità spirituale di Alfred Lion. Alternativa alla ribollente energia dellhard-bop e alla rivolta socio-culturale del free, la ricerca stilistica condotta da Giuffre privilegiava linvestigazione tematica e il dialogo pacato con i partner. Entrambi futuri capiscuola nei rispettivi strumenti, Paul Bley e Steve Swallow assecondano il pudico fraseggio del leader con partecipe premura. Il trio si aggira furtivo attorno alle angolose composizioni di Giuffre, per poi esplorarne minuziosamente i più reconditi meandri armonici. Dalle spirali melodiche di Whirrrr, Sonic, Flight, Scootin About, ai capricci blues di Emphasis, Cry, Want, Thats True, Thats True, Carla (dedica esplicita alla sacerdotessa del jazz), passando per uno standard di Gordon Jenkins (Goodbye) fino ai conflitti interiori di Brief Hesitation e Venture, nessun anfratto del pentagramma resta inviolato. Lo stesso repertorio di Carla Bley offre materia prima ideale per unimprovvisazione centellinata con tanta oculatezza: Jesus Maria, indolente e orecchiabile; In The Mornings Out There misteriosa e ambigua; Ictus, repentina e aggressiva come il letale colpo apoplettico. Un certosino restauro eseguito sui nastri originali rianima i suoni lignei del clarinetto (Giuffre), il timbro scampanante del piano (Bley), la cavata elastica del contrabbasso (Swallow), esaltando altresì la dimensione cameristica delle sedute. - B.A. JIMMY GIUFFRE - FREE FALL (1962) LARRY GOLDINGS - MOONBIRD (1999) LARRY GOLDINGS - AS ONE (2000) LARRY GOLDINGS - SWEET SCIENCE (2002) BENNY GOLSON - NEW YORK SCENE (1957) Golson si impose definitivamente all'attenzione con i Jazz Messengers di Art Blakey, dei quali assunse la direzione musicale e rinnovò il repertorio. Ai Messengers, Golson diede una fisionomia scabra, servendosi di arrangiamenti semplici, con ampio spazio per gli assoli del trombettista Lee Morgan e del pianista Bobby Timmons. A questo periodo (1958/1960) risalgono le prime versioni su disco dei suoi celebri temi (Whisper Not; Along Came Betty; Blues March; Stablemates; Are You Real?), molti dei quali sono ormai entrati nel repertorio corrente. Uscito dai Messengers, Golson fondò il Jazztet, che diresse con il trombettista Art Farmer. Come uomo di penna, Golson è un continuatore di Tadd Dameron: ritmicamente più semplice, conserva qualcosa della maestosa dolcezza del suo maestro. Come solista, Golson era allepoca più discusso: in questa veste molti critici lo sottovalutarono, anche quando come compositore era ormai affermato. Il suo sax voluminoso, scuro e greve, a volte è scosso da soprassalti sugli acuti, che gli conferiscono una nota quasi isterica. Oscurato, nella considerazione dei contemporanei, da Rollins e Coltrane, Golson continuò a comporre e a incidere fino agli anni '90. Lalbum Free, del 1962, dimostra che Golson tentò di mantenersi, con buoni esiti, al passo con levoluzione del linguaggio (anche se Free qui non sta per free jazz). - E.I.J. BENNY GOLSON - THE MODERN TOUCH (1957) BENNY GOLSON - THE OTHER SIDE OF BENNY GOLSON (1958) BENNY GOLSON - GONE WITH GOLSON (1959) BENNY GOLSON - GROOVIN WITH GOLSON (1959) BENNY GOLSON - GETTIN WITH IT (1959) BENNY GOLSON - TAKE A NUMBER FROM 1 TO 10 (1960) BENNY GOLSON - TURNING POINT (1962) BENNY GOLSON - FREE (1962) BENNY GOLSON - CALIFORNIA MESSAGE (1980) BENNY GOLSON - TIME SPEAKS (1981) BENNY GOLSON - THIS IS FOR YOU, JOHN (1983) BENNY GOLSON / FREDDIE HUBBARD - STARDUST (1987) BENNY GOLSON - UP JUMPED BENNY (1997) MICK GOODRICK - IN PAS(S)ING (1978) MICK GOODRICK - BIORHYTHMS (1990) MICK GOODRICK - SUNSCREAMS (1994) Sebbene
intestati a leader diversi, Sunscreams e On Again sono album
gemelli. Con ¾ del personale identico su entrambe le
session e una prima linea che affianca maestri del
calibro di Mick
Goodrick e Jerry
Bergonzi, i due titoli prodotti da Raimondo Meli Lupi
per leffimera RAM
Records sono indispensabili per gli estimatori della
formula strumentale con sezione ritmica, chitarra e sax.
Lalchimia tra il turgido tenore di Bergonzi e la
fluida sei corde di Goodrick caratterizza la cifra
espressiva degli arrangiamenti, in perfetto equilibrio
tra parsimonia sonora e ricchezza armonica. Accanto a Bruce Gertz
(contrabbasso) si alternano i batteristi Gary Chaffee (Sunscreams)
e Adam Nussbaum
(On Again), per alimentare una spinta cinetica
duttile e potente. DEXTER GORDON - DEXTER BLOWS HOT AND COOL (1955) DEXTER GORDON - DADDY PLAYS THE HORN (1955) DEXTER GORDON - DEXTER CALLING ... (1961) DEXTERGORDON - DOIN ALLRIGHT (1961) DEXTER GORDON - GO! (1962) DEXTER GORDON - A SWINGIN AFFAIR (1962) DEXTER GORDON - OUR MAN IN PARIS (1963) DEXTER GORDON - GETTIN AROUND (1965) DEXTER GORDON - SOMETHING DIFFERENT (1975) JON GORDON - POSSIBILITIES (2000) MICHELE GORI - MY JAZZ FLUTES (2008) MICHELE GORI - FLUTE STORIES (2010) Il flauto nel jazz. Tema ponderoso, e poi la
sintesi giornalistica è sempre quella: Buddy
Collette, Herbie
Mann, Hubert
Laws, con menzioni dobbligo per Roland
Kirk ed Eric
Dolphy. Proviamo a metterla in un altro modo: E-Ray e Flute
Stories sono due magnifici album di musica
improvvisata a cura di altrettanti solisti italiani
visto? suona meglio, la questione si fa più
lieve, pipa in radica e velluto a coste diventano
orpelli, magari viene voglia di ascoltare qualche pezzo
persino in spider sul lungomare
MICHELE GORI - JUST FLUTES (2011) MILFORD GRAVES / SUNNY MORGAN - MILFORD GRAVES PERCUSSION ENSEMBLE WITH SUNNY MORGAN (1965) Maestro del free jazz, Milford Graves è stato il primo a intuire la possibilità di una musica non basata su un ritmo regolare. Nellalbum inciso insieme a Sunny Morgan egli reinventa la natura stessa della percussione, liberandola dalla schiavitù metrica ed esaltandone autonomia e compiutezza espressiva: alle prese con tamburi, piatti, gong e campane, la coppia esibisce unampia gamma dinamica, riflessi balenanti e un ripensamento radicale dei tradizionali ruoli degli elementi della batteria. Emblematici i titoli dei brani (Nothing), volti a indicare la totale assenza di forme e regole prestabilite. Splendidamente riprodotto dalla ESP, Milford Graves Percussion Ensemble With Sunny Morgan è un CD che tutti i batteristi dovrebbero tenere sotto il cuscino. [P.S. - In seguito, Andrea Centazzo, Gerry Hemingway, Pierre Favre e Bill Bruford realizzeranno progetti affini nello spirito e negli intenti (Dialogues; Tubworks; Singing Drums; A Coat Of Many Colors)]. - E.I.J. / B.A. MILFORD GRAVES / ANDREW CYRILLE - DIALOGUE OF THE DRUMS (1974) In seguito, Graves sembra essere tornato a prediligere il contesto puramente percussivo e, con Andrew Cyrille, ha riunito un arsenale di percussioni comprendente tamburi, campane, gong, più voce, fischio etc. (Dialogue Of The Drums). - E.I.J. JAY GRAYDON - BEBOP (2001) Nato come esperimento di studio per testare un macchinario progettato da un amico - per la cronaca: un registratore digitale ALESIS M20 ADAT, disegnato da Marcus Ryle - Bebop è diventato un vero e proprio album, pubblicato dalla defunta String Jazz Recordings. Chi conosce Graydon solo come session-man di lusso per Steely Dan, Al Jarreau o Manhattan Transfer, resterà di stucco: Jay è un improvvisatore con gli attributi e la band è allaltezza del titolare [Brandon Fields (tenore/alto); Bill Cantos (piano); Dave Carpenter (basso); Dave Weckl (batteria)]. A dispetto del titolo, alquanto roboante, la musica tende forse più a un hard-bop di scuola Blue Note, con qualche gustosa divagazione fusion. Un CD divertente, godibile per lappassionato jazz, indispensabile per chi apprezza il Graydon produttore dei più raffinati dischi A.O.R. - B.A. GREAT JAZZ TRIO - MONKS MOOD (1984) BENNIE GREEN - BACK ON THE SCENE (1958) BENNIE GREEN - SOUL STIRRIN (1958) BENNY GREEN - PRELUDE (1988) BUNKY GREEN - VISIONS (1978) BUNKY GREEN - PLACES WEVE NEVER BEEN (1979) BUNKY GREEN - HEALING THE PAIN (1989) BUNKY GREEN - ANOTHER PLACE (2004) Assegnando cinque stelle a Another Place,
lentusiasta recensore di Down Beat (Dicembre
2006) afferma a ragion veduta che Bunky Green CDs dont grow on trees.
Pertanto, quando si trovano, bisogna lanciarsi
allaccaparramento. Virtuoso del sax alto incline
alla volubilità emotiva e insofferente a una disciplina
armonica troppo severa, Green è uno di quei fuoriclasse
dello strumento - tipo Art Pepper,
Charles
McPherson, Frank Morgan - recuperati dal limbo
delloblio in età matura grazie al generoso
mecenatismo di qualche collega o ammiratore. RUDRESH MAHANTHAPPA & BUNKY GREEN - APEX (2010) GRANT GREEN - GREEN STREET (1961) GRANT GREEN - SUNDAY MORNIN (1961) GRANT GREEN - BORN TO BE BLUE (1962) GRANT GREEN - IDLE MOMENTS (1963) GRANT GREEN - MATADOR (1964) GRANT GREEN - SOLID (1964) GRANT GREEN - TALKIN ABOUT! (1964) Dopo aver percorso la storia a ritroso fino a Jim Hall e Wes Montgomery, è tempo che i cultori di Pat Metheny e John Scofield riscoprano anche Grant Green. In particolare, proprio questo album. Green era il chitarrista della Blue Note, ancor più di Kenny Burrell, che pure partecipò a diverse sedute prodotte da Alfred Lion. Tra le numerose incisioni cui il nostro uomo contribuì come leader o session-man, Talkin About! risalta per la sublime empatia stabilita con i due partner coinvolti: Larry Young, straordinario organista che riformò luso della tastiera elettrica ben prima che questa diventasse voce ufficiale del progressive; Elvin Jones, infaticabile propulsore dello storico quartetto di John Coltrane, in grado di calarsi in un contesto più convenzionale con misura ed eleganza. Il disco si apre recapitando una dedica al grande sassofonista - Talkin About J.C. - lunga cavalcata modale sospinta dalle superbe improvvisazioni di Grant e Larry: la presenza di Elvin certifica il legame ideale con Trane. La lettura riservata alle ballad - You Dont Know What Love Is di Gene DePaul e Don Raye; People, tratta dal musical di Jule Styne e Bob Merrill Funny Girl - denota una spiccatissima sensibilità interpretativa: il suono avvolgente del B3 carezza la melodia esposta dalla Gibson semiacustica, per poi fondersi con essa durante il fraseggio. Luny Tune sdrammatizza latmosfera con un tema stralunato e giocoso, su cui i solisti dapprima tergiversano, per poi scattare in tandem allinseguimento della batteria. Im An Old Cowhand, era unesangue canzoncina di Johnny Mercer assurta al rango di standard dopo la versione di Sonny Rollins (Way Out West): grazie a unintesa telepatica e alla scelta ponderata di ogni singola nota, anche Green e Young riescono a cavarne meraviglie. Unanaloga formula strumentale verrà ripresa in anni successivi da John Abercrombie (While Were Young; Speak Of The Devil; Tactics) e Larry Goldings (Moonbird; As One; Sweet Science) che, con i rispettivi trii, si ispireranno proprio a classici come Talkin About!. - B.A. GRANT GREEN - STREET OF DREAMS (1964) GRANT GREEN - I WANT TO HOLD YOUR HAND (1965) Lennesima prova della grandezza dei Beatles: un brano firmato Lennon & McCartney dà il titolo a un disco della Blue Note. Anche questo fa di una canzone o di un autore un classico. - B.A. JOHNNY GRIFFIN - INTRODUCING JOHNNY GRIFFIN (1956) JOHNNY GRIFFIN - VOL. 2 / A BLOWING SESSION (1957) JOHNNY GRIFFIN - THE CONGREGATION (1957) Uno dei sax tenori più veloci del jazz. La sua immaginazione sprizza dalle sue agili dita, lanciando in aria, prodigalmente, idee a manciate. Non è un maestro delle grandi forme: i suoi assoli sono una collana di sorprese, di montanti crescendo di intensità e di incisivi effetti timbrici, tenuti insieme da una spaventosa energia fisica. Johnny Griffin è il prototipo del solista hard-bop. Pochi dei suoi primi album Blue Note sono ancora in catalogo (Introducing Johnny Griffin; The Congregation), ma vale la pena di cercarli, per la giovanile irruenza che li anima. Lincontro in sala di incisione con John Coltrane e Hank Mobley (A Blowing Session) ritrae il giovanotto appena arrivato a New York, smanioso di competere e deciso a imporre andature velocissime e a sfoderare la sua sicura superiorità. Griffin si dimostrò un elemento ideale per i Jazz Messengers di Art Blakey, di cui contribuì ad incrementare la carica esplosiva. Lalbum Art Blakeys Jazz Messengers With Thelonious Monk è eccellente, benché atipico. - E.I.J. HENRY GRIMES - THE CALL (1965) DON GROLNICK - THE COMPLETE BLUE NOTE RECORDINGS (1989/1991) DON GROLNICK - WEAVER OF DREAMS (1989) DON GROLNICK - NIGHTTOWN (1991) These are superb sessions, utilizing a starry personnel with exemplary finesse. - Richard Cook / Brian Morton Dopo unonorata carriera come
pioniere fusion e prezioso
collaboratore a fianco dei grandissimi (James Taylor, Steely Dan, Phoebe Snow, Steve Khan, John Scofield
etc.), Don Grolnick
decide di registrare il disco perfetto assecondando la
mai sopita passione per il jazz.
Assemblato un dream team a quattro fiati più
sezione ritmica, egli coronerà il sogno di vedersi
pubblicare addirittura due album dalla Blue Note, poi
raccolti in un doppio CD postumo. STEVE GROSSMAN - WAY OUT EAST VOL. 1 (1984) STEVE GROSSMAN - WAY OUT EAST VOL. 2 (1984) STEVE GROSSMAN - LOVE IS THE THING (1985) GIGI GRYCE - NICAS TEMPO (1955) |
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