 ROCK
ALLMAN
BROTHERS - THE ALLMAN BROTHERS BAND
(1969)
ALLMAN
BROTHERS - AT FILLMORE EAST (1971)
ALPHA BAND - THE
ALPHA BAND (1976)
ALPHA BAND - SPARK
IN THE DARK (1977)
ALPHA BAND - THE
STATUE MAKERS OF HOLLYWOOD
(1978) 
 I tre amici si misero in luce al seguito
della Rolling Thunder Revue, folta carovana di talenti
che accompagnò Bob Dylan nei concerti del 1975. Forti di
unesperienza che faceva curriculum, T-Bone Burnett,
Steven Soles e David Mansfield strapparono un lucroso
(6.000.000 $) contratto a Clive Davis, che forse si
aspettava lauti profitti per via del legame con Dylan. In
realtà, dal punto di vista dellinvestitore il
bilancio commerciale dellAlpha Band non fu
esaltante, ma il rapporto con la Arista consentì a
Burnett di gettare le basi per una solida carriera
solista e, soprattutto, lasciò in eredità ai posteri
tre gioielli* di splendida, originalissima musica
americana. Il geniale intruglio di rock, folk, country e
melodia deflagra su The Statue Makers Of Hollywood.
Sorretti dagli ausiliari David Miner (basso) e Billy
Maxwell (batteria), alternandosi con chitarra e piano,
Burnett e Soles cantano e firmano tutte le canzoni
(eccetto Thank God, bella cover di Hank Williams),
mentre Mansfield personalizza gli arrangiamenti
maneggiando con sulfurea inventiva archi, plettri, liuti
e tastiere. Tick Tock è un eloquente manifesto
programmatico del trio: la voce nasale di Burnett viene
titillata dal dobro di Mansfield e da un coro sempre più
incalzante, mentre si susseguono una serie di scene a
sfondo biblico. Il taglio religioso dei testi, tuttavia,
non pregiudica la qualità delle composizioni, neanche
sulle moralistiche Rich Man e Perverse
Generation, in cui una stucchevole intransigenza
etica è bilanciata dalla classe strumentale di
Mansfield. Tradito da una voce e da una fisionomia che ne
fanno un sosia di Paul McCartney, Soles confessa il
debito artistico con le magnifiche Two Sisters e Two
People In The Modern World, mentre sul dolente tema
morriconiano di Mighty Man scorrono i titoli di
coda di unavventura breve ma indimenticabile. [P.S.
- *La Blind
Records ha riversato su un doppio CD (The Arista
Albums) i tre dischi masterizzati dal vinile.] - B.A.
JOAN ARMATRADING - BACK
TO THE NIGHT (1975)
JOAN ARMATRADING -
JOAN ARMATRADING (1976)
JOAN
ARMATRADING - SHOW SOME EMOTION (1977)
JOAN ARMATRADING -
TO THE LIMIT (1978)
Singolare cantautrice
che, originaria di St. Kitts
ma cresciuta in Inghilterra, strimpellava la chitarra
snocciolando schiette storie di varia umanità in chiave folk-rock-soul. Come è scampata, una figura
così genuina e fragile, al degrado socio-culturale
imposto da MTV?
La risposta si può trovare nelle canzoni dei suoi tre
album più rappresentativi, che non ebbero bisogno delle
immagini per suscitare interesse. Prodotti e registrati
dal guru Glyn Johns,
Joan Armatrading, Show Some Emotion e To
The Limit condividono alcune caratteristiche
espressive che hanno consentito a quella musica di
resistere al tempo: un pastoso suono elettro-acustico in
cui strumenti e voce si fondono con naturalezza, la
presenza di specialisti affidabili come Dave Mattacks, Kenney
Jones, David
Kemper, Henry
Spinetti (batteria), Jerry
Donahue, Phil
Palmer (chitarre), lelevata e omogenea qualità
di tutto il materiale, pur in assenza del successo a 45
giri. Il che riduce la preferenza per luno o
laltro titolo a una mera questione di gusti
personali:  noi
scegliamo i ritmi caraibici di Never Is Too Late,
Am I Blue For You, Bottom To The Top, la
grinta squisitamente femminile di People, Mama
Mercy, Barefoot And Pregnant, il funk ruspante
di Show Some Emotion, You Rope You Tie Me,
Get In The Sun, il languore emotivo delle ballad Down
To Zero, Love And Affection, Help Yourself,
Somebody Who Loves You, Warm Love. Con la
catastrofe degli anni Ottanta ormai dietro langolo,
un provvidenziale, indispensabile tris di classici. - B.A.
JOAN ARMATRADING -
HOW CRUEL (1979) 
 Una
ragazza inglese, originaria di St. Kitts,
che a metà degli anni Settanta lancia la sfida alle
vestali del tempio A.O.R. (Laura Nyro, Phoebe Snow, Carly Simon, Melissa
Manchester etc.). La stupenda trilogia diretta da Glyn Johns
(Joan Armatrading; Show Some Emotion; To The Limit)
legittimò limpudenza del gesto, imponendo una
cantautrice dal talento limpido e originale. Con quattro
nuovi brani pronti, insufficienti per riempire un Long
Playing, ma del cui straordinario valore
lartista era persuasa, nel 1979 Joan Armatrading
decide di pubblicare un Extended
Play inciso solo su un lato. Registrate sotto
laccorta supervisione di Henry Lewy, storico
produttore di Joni
Mitchell, insieme a strumentisti oscuri ma validi, le
canzoni presentano tracce residue di folk
diluite nei grintosi arrangiamenti reggae-rock:
pregiudizi razzisti (How Cruel), passioni
travolgenti (He Wants Her), scrupoli coniugali (I
Really Must Be Going) e personaggi ai margini (Rosie)
animano le esplicite storie della Armatrading, che le
interpreta con voce duttile e sensuale. Nella scorta di
musica per una vacanza ai Caraibi, il disco va abbinato a
Secrets di Robert Palmer.
[P.S. - Ledizione in vinile è ormai una rarità
per collezionisti e il materiale del prezioso mini-album
è oggi reperibile nellantologia Love And
Affection: Joan Armatrading Classics (1975-1983)]. - B.A.
JOAN ARMATRADING - ME
MYSELF I (1980)
JOAN ARMATRADING - WALK
UNDER LADDERS (1981)
JOAN ARMATRADING - THE
KEY (1983)
ATLANTA RHYTHM SECTION - BACK
UP AGAINST THE WALL (1973)
ATLANTA RHYTHM SECTION - THIRD
ANNUAL PIPE DREAM (1974)
ATLANTA RHYTHM SECTION - RED
TAPE (1976)
ATLANTA RHYTHM SECTION - A
ROCK N ROLL ALTERNATIVE (1977)
ATLANTA RHYTHM SECTION - CHAMPAGNE
JAM (1978)
ATLANTA RHYTHM SECTION - QUINELLA
(1981)
AZTEC
CAMERA - HIGH LAND, HARD RAIN (1983)
BACHMAN-TURNER
OVERDRIVE - NOT FRAGILE
(1974)
BAD COMPANY - BAD
COMPANY (1974)
BAD COMPANY - STRAIGHT
SHOOTER (1975)
BAD COMPANY - RUN
WITH THE PACK (1976)
BAD COMPANY - BURNIN
SKY (1977)
BAD COMPANY - DESOLATION
ANGELS (1979)
BAD COMPANY - ROUGH
DIAMONDS (1982)
BEACH BOYS - PET
SOUNDS (1966)
Mentre a New York
fioriva il pop del Brill Building, a Los Angeles i Beach
Boys inventavano la musica della California approfittando
delle brezze benefiche delloceano. Ma nel 1966, con
la mente paralizzata dal terribile modello di perfezione
di Rubber Soul,
lagitato giovane Brian Wilson, a un passo dalla
pinguedine, si ritirò nella sua cripta sabbiosa e creò
dal nulla una musica che potesse competere con
larte miracolosa dei Beatles.
Per far questo era necessario staccarsi
dallossessione leggera della surf music. Dopo una
valanga di singoli stratosferici, Pet Sounds
portò improvvisamente i Beach Boys lontano da tutto:
motivi ricercati, brani strumentali, prove vocali
trasformate in accenni folgoranti di grande spessore
artistico. La sfida ai Beatles
fece di Brian Wilson il despota dei Beach Boys,
lunico disposto a dimenticare per un attimo le
esigenze del portafogli. Con le sue ballate tormentate, i
suoi stralci di musica progressive
e la sua disperata dolcezza, Pet Sounds dette uno
strattone al suono delle spiagge senza pensieri e degli
scandali al sole. Una fucina di idee che
culminava con quella Caroline No su cui ancora
oggi si può scrivere un libro. La poesia del pop al suo
massimo grado di espressione. Basilare. - Enrico Sisti
BEACH BOYS - SMILE
(1966)
BEACH BOYS - SMILEY
SMILE (1967)
BEACH BOYS - WILD
HONEY (1967)
BEACH BOYS - THE
CAPITOL YEARS
BE-BOP DELUXE - AXE VICTIM (1974)
BE-BOP DELUXE - FUTURAMA (1975)
BE-BOP DELUXE - SUNBURST
FINISH (1976)
BE-BOP DELUXE - MODERN MUSIC
(1976)
BE-BOP DELUXE - DRASTIC
PLASTIC (1978)
DICKEY
BETTS - HIGHWAY CALL (1974)
DICKEY
BETTS - DICKEY BETTS & GREAT SOUTHERN
(1977)
DICKEY
BETTS - ATLANTAS BURNING DOWN
(1978)
BLIND FAITH - BLIND
FAITH (1969)
BLOOMFIELD / KOOPER / STILLS - SUPER
SESSION (1968)
MICHAEL
BLOOMFIELD - LIVE AT BILL GRAHAMS
FILLMORE WEST (1969)
BLOOMFIELD
/ GRAVENITES - MY LABORS (1969)
MICHAEL
BLOOMFIELD - ANALINE (1977)
BLUE NILE - A WALK
ACROSS THE ROOFTOPS (1984)
BLUE NILE - HATS
(1989)
TOMMY BOLIN - TEASER
(1975)
TOMMY BOLIN - PRIVATE
EYES (1976)
DAVID BOWIE - SPACE
ODDITY (1969)
DAVID BOWIE - THE
MAN WHO SOLD THE WORLD (1970)
DAVID BOWIE - HUNKY
DORY (1971)
DAVID BOWIE -
THE RISE AND FALL OF ZIGGY STARDUST AND THE SPIDERS FROM
MARS (1972) 
Quando per vie
diverse si giunge alle stessa conclusione, ci si dovrebbe
contentare del lieto fine e chiudere la faccenda:
tuttavia, nel caso di David Bowie, fermo restando
lapprezzamento incondizionato per un artista
autentico, vorremmo prendere le distanze - e mantenerle -
da tutti coloro che per anni hanno vissuto di rendita con
la tiritera del camaleonte, del duca
bianco, dellallievo di Lindsay Kemp e così
via. Impegnati a celebrare gossip e lustrini, lor signori
non hanno colto il puro talento melodico
dellautore, una voce da grande interprete, la
spiccata sensibilità di chi è intellettualmente dotato
e una passione ante-litteram per la fantascienza, intesa
come anelito a un ignoto dai connotati
amichevoli (con intuito formidabile, il regista Nicolas
Roeg affiderà proprio a Bowie la parte dellalieno
per il visionario The Man Who Fell
To Earth). David apre lalbum del 1972 con i
foschi presagi di Five Years, affresco
apocalittico in cui il disperato bisogno di umanità di
fronte allimminente fine del mondo culmina in uno
dei passaggi più toccanti del suo intero repertorio: «... and all the fat-skinny people,
and all the tall-short people / all the nobody people and
all the somebody people / I never thought Id need
so many people
». A seguire, una carrellata
di classici. Soul Love, irresistibile motivo stile
juke-box anni '60, parto di una mente musicale superiore;
Moonage Daydream, allucinazione psichedelica in
cui le deliranti immagini spaziali danzano
con un aggressivo arrangiamento elettrico; Starman, capolavoro che si
aggiunge a una collezione di standard allora già
cospicua (Space Oddity; The Man Who Sold The
World; Changes; Life On Mars?) e che
suggerirà a John Carpenter lidea per un bellissimo
copione cinematografico; Lady Stardust, sublime
ballad pianistica dedicata ai conflitti interiori di un
diverso dal fascino inquietante, una
memorabile figura di performer che poche
canzoni dopo riappare nei panni di Ziggy Stardust,
stavolta imbracciando una Les Paul. Anche i brani dal
ritmo più incalzante (Star; Hang On To
Yourself; Sufragette City) godono di un
trattamento impeccabile grazie a una band davvero
eccezionale: Trevor Bolder (basso), Woody Woodmansey
(batteria) e lo straordinario Mick Ronson (chitarre,
piano). Rock n Roll Suicide chiude il
disco allinsegna di un clima decadente
certo suggestivo, ma che da solo non basta a
rappresentare degnamente una personalità così
poliedrica. La ristampa CD della EMI conteneva vari
inediti, tra cui John, Im Only Dancing e Velvet
Goldmine: questultima ha ispirato il titolo
dellomonimo film con Ewan McGregor, dedicato alla
saga del glam-rock. - B.A.
DAVID BOWIE - ALADDIN
SANE (1973)
DAVID BOWIE - PIN
UPS (1973)
DAVID BOWIE - DIAMOND
DOGS (1974)
DAVID BOWIE - YOUNG
AMERICANS (1975)
DAVID BOWIE -
STATION TO STATION
(1976)
Sfruttando fino in fondo le risorse di
una sezione ritmica straordinaria e di due chitarristi
affiatatissimi, Bowie offre un saggio delle sue doti di
autore originale (Golden Years;
Stay) e di interprete versatile (Wild Is The
Wind): nella superba rilettura del classico di
Tiomkin e Washington, David modula il proprio timbro
dacciaio con sottigliezze vocali da perfetto
crooner. - B.A.
DAVID BOWIE -
LOW
(1977)
La critica rese un
pessimo servizio a questo album, parlando a sproposito di
svolta elettronica. In realtà Bowie
riconfermava il suo singolare talento di inventore
musicale e, con il contributo di Brian Eno in sala
dincisione, avvolse queste nuove intuizioni
melodiche con scintillanti arrangiamenti 'plastic-soul'.
Su ogni brano risalta la suggestiva fusione tra le calde
vibrazioni di batteria e chitarre e le gelide sonorità
dei sintetizzatori. Interessanti anche i pezzi
strumentali, che anticipano latmosfera più cupa di
Heroes. - B.A.
DAVID BOWIE - HEROES
(1977)
DAVID BOWIE - LODGER
(1979)
DAVID BOWIE - SCARY
MONSTERS (1980)
DUNCAN BROWNE - THE WILD
PLACES (1978)
DUNCAN BROWNE - STREETS OF
FIRE (1979)
ROY BUCHANAN - ROY
BUCHANAN (1972)
Grazie Martin, per
aver scelto Sweet Dreams di Roy Buchanan a
commento dellultima scena di The Departed,
il tuo miglior film dai tempi di Casino. Così
facendo hai consegnato alleternità uno stupendo
pezzo di musica, rendendo altresì omaggio a uno
sfortunato eroe degli anni Settanta, talento puro della
chitarra e indimenticabile pioniere del rock-blues più
autentico. Non appena il sergente Bryce Dignam (Mark
Whalberg) giustizia linfiltrato Colin
Sullivan (Matt Damon), le dolenti note della lisa
Telecaster spezzano leco dello sparo, accentuando
lo stupore per un castigo tanto improvviso quanto
ineluttabile. Linterpretazione strumentale della
celebre canzone di Don Gibson impose Roy tra i solisti
più ispirati del periodo e il suo lamento elettrico sui
titoli di coda è un perfetto finale per lo spietato
dramma poliziesco di Scorsese. Lalbum
desordio rimane un classico nel suo genere, con
alcuni pezzi emozionanti ancora oggi (Cajun; Johns
Blues; Petes Blues; The Messiah Will
Come Again). Bentornato per sempre, Roy! [P.S. -
Secondo uninattendibile indiscrezione
giornalistica, nel 1969 il chitarrista ricevette e
declinò linvito dei Rolling Stones a sostituire
Brian Jones.] - B.A.
ROY BUCHANAN - SECOND ALBUM (1973)
ROY BUCHANAN - THATS
WHAT I AM HERE FOR (1974)
ROY BUCHANAN - LIVE STOCK (1975)
BUFFALO
SPRINGFIELD - BUFFALO SPRINGFIELD
(1967)
BUFFALO
SPRINGFIELD - BUFFALO SPRINGFIELD
AGAIN (1968)
T-BONE
BURNETT - TRUTH DECAY
(1980)
 Dopo la
sfortunata esperienza con lAlpha Band e tre
gioiellini discografici esaltati dalla critica ma
ignorati dal pubblico, J. Henry Burnett, in arte T-Bone,
lascia la Arista e pubblica il suo primo lavoro solista
con la Takoma, etichetta specializzata nel recupero delle
tradizioni folk americane. Sul retro della copertina
Burnett esibisce orgogliosamente una preziosa Gibson
depoca, ed è proprio il sound inconfondibilmente
vintage di chitarre acustiche ed elettriche
che conferisce alle 10 canzoni unatmosfera
originale e inconsueta, che risalta in modo particolare
nellevo dellafter-punk e delle batterie
elettroniche. Un ascolto attento e ripetuto dimostra che
dietro canzoni scritte ed eseguite in uno stile rigoroso
e volutamente scarno si celano ritornelli infallibili e
melodie semplici ma azzeccate. - B.A.
T-BONE BURNETT - TRAP
DOOR (1982)
T-BONE BURNETT - PROOF
THROUGH THE NIGHT (1983)
KATE BUSH - THE
KICK INSIDE (1978)
Ormai è quasi
impossibile vedere il film con Merle Oberon e Laurence
Olivier senza pensare a questa canzone (Wuthering
Heights). - B.A.
KATE BUSH - LIONHEART
(1979)
KATE BUSH - NEVER
FOR EVER (1980)
KATE BUSH - THE
DREAMING (1982)
BYRDS - MR.
TAMBOURINE MAN (1965)
BYRDS - TURN!
TURN! TURN! (1965)
BYRDS - FIFTH
DIMENSION (1966)
BYRDS - YOUNGER
THAN YESTERDAY (1967)
BYRDS - THE
NOTORIUS BYRD BROTHERS (1968)

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