|
 PROGRESSIVE
ACQUA FRAGILE - ACQUA
FRAGILE (1973)
ACQUA FRAGILE - MASS
MEDIA STARS (1974)
AKTUALA - AKTUALA
(1973)
AKTUALA - LA
TERRA (1974)
ALPHATAURUS - ALPHATAURUS
(1973)
IAN ANDERSON - WALK
INTO LIGHT (1983)
AREA - ARBEIT
MACHT FREI (1973) 
 Il disco, equilibrata sintesi di culture
musicali eterogenee, metteva in risalto la loro marcata
impronta politica. - G.E.R.
Quando si parla di
flessibilità, per zittire sicofanti e
tirapiedi di turno (Brunetta, Martino, Sacconi etc.)
basterebbe esibire la copertina del primo album degli
Area e suonarne la musica ad alto volume. Gli argomenti
affrontati vibrano ancora oggi di una stringente
attualità, con la differenza che allora il
movimento era ispirato da passioni autentiche
e non da una deleteria tendenza emulativa. Resta il fatto
che un disco così carico di riflessioni politiche e
sociologiche è anche straordinario dal punto di vista
artistico e a distanza di trentanni sancisce il
primato degli Area nellambito della fiorente scena
europea, collocandoli accanto ai gruppi più originali e
maturi dellepoca (King Crimson, Gentle Giant,
Matching Mole, Hatfield And The North etc.).
Lintroduzione è memorabile: una donna recita
alcuni versi in arabo, un attimo prima che si scateni la
melodia bellicosa e levantina di Luglio, Agosto,
Settembre (Nero). Dal punto di vista strumentale,
oltre agli splendidi assoli di Patrizio Fariselli
(tastiere) Arbeit Macht Frei si giova della
presenza di Eddy Busnello, ottimo sassofonista che
abbandonerà il gruppo subito dopo lesordio, ma che
con il suo stile istintivo e sanguigno dona ai brani
unindomita vitalità. Lagguerrita formazione
disegna linee nevrotiche e irregolari, mentre Demetrio
Stratos si abbandona a oscenità vocali degne di un
invasato: definire cantante uno
sperimentatore così instancabile è veramente riduttivo.
La specificità italiana - tuttora apprezzata dai cultori
del progressive in tutto il
mondo - giustifica un rigurgito di sano patriottismo.
Forza, Italia! - B.A.
AREA - CAUTION RADIATION
AREA (1974) 
AREA - CRAC! (1975)

AREA - REVOLUTION
(1973/1975) 
Un altro successo
editoriale della Comet, etichetta che sa recepire
e appagare i desideri reconditi dei collezionisti più
esigenti. Revolution è un prezioso scrigno che
racchiude i primi tre album in studio (Arbeit Macht
Frei; Caution Radiation Area; Crac!) e
lottimo live Are(A)zione: interessante il
libretto con le analisi storico-musicali di Massimo
Villa, lussuose le confezioni dei singoli CD,
politicamente schierata la copertina del cofanetto,
peraltro in linea con lapproccio
militante della band. Leggete cosa scrivono
degli Area nella prestigiosa Gibraltar Encyclopedia Of
Progressive Rock: «These
guys are great! [
] No one sounds like Area and no
one ever will. They use fast, intricate, overlapping
rhythms and their vocalist alternatively howls, whines,
growls, moans and yodels (occasionally he even sings!).
The singing is in Italian so I have no idea of what he's
saying, but the singing style makes me wish I did.».
Drizziamo la schiena: cè un Made in
Italy di cui possiamo andare fieri. - B.A.
AREA - MALEDETTI
(1976)
Chi fosse abituato ad
apostrofare gratuitamente i dissidenti con laccusa
di bieca esterofilia, dovrebbe spiegare la
presenza, in questo sito, di un gruppo italianissimo come
gli Area. Aspettiamo anche di essere illuminati su un
fenomeno apparentemente singolare: a parte gli exploit
mondani di Pavarotti e Bocelli, la nostra musica nel
mondo è ricordata per Vivaldi, Modugno e O Sole Mio.
Quale sarà mai, dunque, il motivo per cui un gruppo
così legato agli anni '70 come gli Area continua ad
essere rispettato e ammirato anche dal pubblico
straniero, in mercati discografici smaliziati come
Giappone, U.S.A., Regno Unito e Germania: forse la
qualità? Ultimo album inciso dalla formazione storica
degli Area, Maledetti è un piatto carico di
sapori forti: lestremismo vocale di Demetrio
Stratos (Evaporazione); una convulsa
improvvisazione di Fariselli su un fondale jazz-rock (Scum)
in cui si intravedono le sagome di Frank Zappa e Cecil
Taylor; un nuovo inno dai provocatori accenti politici (Gerontocrazia);
una complicata pagina progressive
(Giro, Giro, Tondo). La varietà stilistica del
disco è evidenziata da due episodi - Diforisma Urbano
e Caos (Parte Seconda) - che si avvalgono,
rispettivamente, del contributo di una poderosa ritmica
funky (Hugh Bullen; Walter Calloni) e di due esponenti
dellavanguardia radicale (Steve Lacy; Paul Lytton).
- B.A.
ARTI + MESTIERI - TILT
(1974)
Cè stato un
momento in cui anche la musica italiana ha prodotto opere
di valore, per le quali - tramite Internet - vengono
tuttora espressi apprezzamenti incondizionati in ogni
lingua. Gli Arti + Mestieri non ottennero lo stesso
successo di gruppi più celebri (Orme, Banco
del Mutuo Soccorso, PFM etc.), e tuttavia
instillarono nuova linfa in un genere allora prossimo al
declino: lidioma fusion,
adottato a discapito delle tradizionali influenze
classiche, veniva arricchito dal gusto per melodie di
sapore mediterraneo (Gravità 9,81; Corrosione;
Positivo/Negativo; Articolazioni) e per i
tempi dilatati del Davis elettrico (In Cammino). A
giudizio unanime degli appassionati, trascinatore e
leader della band era Furio
Chirico, super-virtuoso dei tamburi che, in
una torrida notte dellestate 2002, durante una
memorabile performance solitaria - chiosata da pertinenti
accenni alla gloriosa stagione del progressive
- entusiasmò il pubblico presente in Piazza Duca
dAcquaviva, ad Atri (TE), ostentando
unabilità tecnica intatta e un look giovanile a
metà tra Hugh Jackman e Robert Carlyle, effetto della
miracolosa forza rigenerante della musica. Tilt
contiene diversi spunti stilisticamente pregevoli e, per
chi ama la batteria, è un album indispensabile. Il
successivo Giro Di Valzer Per Domani è il disco
della maturità. - B.A.
ARTI + MESTIERI - GIRO
DI VALZER PER DOMANI (1975)
Lo stile è sempre un rock-jazz non privo di
agganci con quello della miglior Mahavishnu Orchestra, ma
i brani di questo Giro Di Valzer Per Domani sono
decisamente più "sentiti", più vivi di quelli
presenti in Tilt. La fase puramente tecnica è
ormai superata e il gruppo cerca di smussare gli angoli
della propria musica, migliorando la sostanza anche a
scapito della perfezione formale. I momenti più
significativi sono Saper Sentire, Sagra, Valzer
Per Domani, Consapevolezza Parte 1: inutile
sottolineare la preparazione dei musicisti e, in
particolare, delleccezionale batterista Furio
Chirico. - Mauro Eusebi
ARZACHEL (URIEL) - ARZACHEL
(1969)
ATOMIC ROOSTER - ATOMIC
ROOSTER (1970)
 Lorgano di Crane è influenzato da
Brian Auger, la formazione a tre elementi è tipica del
periodo, così come lo stile - a metà tra il rock dei
Cream e il progressive di
Emerson, Lake & Palmer - mancano però quasi del
tutto le istanze sinfoniche, ed è un bene, perché la
musica rimane, almeno allinizio, su alti livelli di
tensione emotiva. - Cesare Rizzi
Il mondo prima di Emerson, Lake &
Palmer. In termini di popolarità, gli Atomic Rooster non
reggono il confronto con Nice (Keith Emerson) e King
Crimson (Greg Lake), ma la militanza nella band di
Vincent Crane consentì a Carl Palmer di sviluppare il
proprio stile in un contesto proficuo e stimolante. La
dimestichezza di Crane con lampia gamma timbrica
dellorgano Hammond si traduce in una pioggia
ininterrotta di splendidi suoni 'vintage', il basso di
Nick Graham è potente, a tratti la sua voce ricorda
quella di Roger Daltrey (Banstead) e la batteria
di Palmer - già inconfondibile - trova un equivalente
sportivo nella racchetta di Boris Becker, leleganza
di una farfalla e la forza di un bisonte. Momenti topici:
Friday The 13th, mini-classico dellepoca;
unoriginale cover di Broken Wings, scritta
da John Mayall; la buriana percussiva che infuria su Decline
And Fall. Impeccabile la ristampa CD della Comet. - B.A.
AUDIENCE - THE HOUSE ON
THE HILL (1971)
KEVIN AYERS - JOY OF A TOY
(1969)
Linfanzia al
seguito del patrigno, ufficiale britannico in Malesia, lo
segnerà per sempre, infondendogli uninsopprimibile
passione per sole, spiagge e dolce vita. Le sue doti
distintive - una languida voce baritonale, lo stile in
bilico tra pop e avanguardia e linnato contegno
aristocratico - ne fecero un curioso ibrido hippie-dandy.
Tuttavia, al netto di talune indolenze, idiosincrasie e
ingenuità espressive, in ciascun album di Kevin
Ayers è possibile cogliere qualche perla. Joy Of
A Toy rimane forse il suo lavoro più
rappresentativo, nobilitato dalle rifiniture orchestrali
del fedele David Bedford, dalla batteria di Robert
Wyatt e da unispirazione ancora memore dei Soft
Machine (The Soft Machine): proprio a quello
storico esordio risale la prima versione di una
filastrocca firmata da Ayers, qui ulteriormente stravolta
in chiave dadaista (Joy Of A Toy Continued).
Intrise di fragranze psichedeliche e pura poesia, le
quattro stupende ballad evocano, rispettivamente, una
giornata uggiosa (Town Feeling),
unincantevole fanciulla in altalena (Girl On A
Swing) e due misteriose figure femminili appena
reduci da un tè con Eleanor Rigby e Lady Jane [Eleanors
Cake (Which Ate Her); The Lady Rachel*]. Il
gioiello dellalbum, Song For Insane Times,
aggrega i Soft
Machine del biennio 1968/1969 (Ayers, Wyatt,
Ratledge, Hopper) per un inconsueto capolavoro in
equilibrio tra jazz, progressive e canzone
dautore: il microfono perfora la diafana trama
elettro-acustica emettendo un timbro che ai cinefili
potrebbe ricordare Donald
Sutherland. [P.S. - *La ristampa CD della Harvest
contiene anche la versione integrale dello splendido
arrangiamento inciso da David Bedford nel 1972.] - B.A.
KEVIN
AYERS - SHOOTING AT THE MOON (1970)
KEVIN
AYERS - WHATEVERSHEBRINGSWESING
(1972)
KEVIN
AYERS - BANANAMOUR (1973)
KEVIN
AYERS - THE CONFESSIONS OF DR. DREAM
(1974)
KEVIN
AYERS - SWEET DECEIVER (1975)
KEVIN AYERS - ODD
DITTIES (1976)
KEVIN AYERS - YES WE HAVE NO
MAÑANAS ...
SO GET YOUR MAÑANAS TODAY
(1976)
 Uno
degli ultimi, innati, autentici dandy è
scomparso qualche settimana fa (18 Febbraio 2013), a soli
68 anni, spirando nel sonno a Montolieu,
seconda dimora mediterranea dopo Deià, ove
custodiva i ricordi dellinfanzia in Malesia e
trovava quel che non poteva offrirgli la natìa
Inghilterra. I disperati tentativi di farne un divo pop -
prima ci provò la Harvest,
poi la Island
- continuavano a fallire dinanzi alla congenita indolenza
di un artista insofferente a riti e obblighi dello show-biz.
La carriera individuale, intrapresa per inerzia dopo una
perplessa ma decisiva partecipazione allesordio
discografico dei Soft
Machine, produrrà una dozzina di album graziosi,
leggeri, discontinui, ma che serbano sempre almeno una o
due gemme ciascuno. Rispetto ad altri, Yes We Have No
Mañanas ... So Get Your Mañanas Today vanta una
maggiore consistenza della scaletta e almeno sette
canzoni sono degne di nota. Assecondato da una band in
cui brillano tre esponenti del rock
più vintage e meno compromesso - Ollie
Halsall (chitarra) dei Patto, Rob
Townsend (batteria) dei Family,
Richard Charlie McCracken (basso elettrico)
dei Taste,
Kevin
Ayers intona un pugno di ritornelli tanto frivoli
quanto irresistibili: il gospel corale di Star,
lastiosa filastrocca di Mr. Cool, le vetuste
atmosfere di Ballad Of Mr. Snake recapitano
altrettanti, sottintesi strali al cinismo e
allincompetenza dei traffichini A&R
(chi mai poteva sognare che trentanni dopo Internet
ne avrebbe propiziato il trasloco allospizio dei
poveri?), mentre gli orecchiabili refrain di Loves
Gonna Turn You Around e The Owl, lode
per pianoforte e voce di Yes I Do, gli echi
caraibici di Everyone Knows The Song, il delizioso
arrangiamento di Falling In Love Again - obsoleto
standard di Friedrich
Hollaender e Reginald
Connelly - esibiscono il languido romanticismo
dellinterprete. Pochi giorni prima di morire aveva
lasciato una delle sue chitarre presso il caffè di Montolieu
che frequentava, allegandovi un biglietto autografo: «celui qui veut jouer joue»
per chiunque voglia suonarla
grazie e
addio, Kevin
- B.A.
KEVIN
AYERS - RAINBOW TAKEAWAY (1978)
KEVIN AYERS - THATS
WHAT YOU GET BABE (1980)
KEVIN AYERS - DEIÀ ... VU
(1980)
Inciso in studio con
musicisti locali durante il soggiorno a Maiorca, Deià
... Vu deve la storpiatura del titolo proprio al nome
del mitico villaggio (Deià) in cui Kevin si era
trasferito per seguire le tracce del poeta Robert Graves. Il
peculiare amalgama di ironia e romanticismo è evidente
sin dai titoli: Champagne And Valium, gustoso
blues ipocondriaco, Thank God For A Sense Of Humour
e Be Aware Of The Dog, filastrocche agrodolci da
ascoltare oziando su una spiaggia deserta. Bella la
versione reggae della classica Lay Lady Lay di Bob
Dylan. Alle sedute partecipò anche Ollie Halsall (My
Speeding Heart), formidabile chitarrista dei Patto e
fraterno amico di Ayers. Il languido baritono di Kevin è
sempre emozionante, anche se dalle canzoni traspare un
cronico cedimento al disimpegno creativo: distratto dagli
agi di una dolce vita ricercata con
ostinazione, egli ormai considerava il rock un interesse
residuale. Pubblicato in edizione limitata, il Long
Playing divenne immediatamente un oggetto di culto per
collezionisti. La ristampa CD delletichetta iberica
Blau colmò la lacuna solo in parte: dal 1998
lalbum sembra scomparso e per trovarlo conviene
tentare una ricerca recandosi sullisola o
telefonando a qualche negozio di Palma. - B.A.
KEVIN
AYERS - DIAMOND JACK AND THE QUEEN OF
PAIN (1983)
KEVIN
AYERS - AS CLOSE AS YOU THINK (1986)
KEVIN AYERS - STILL LIFE
WITH GUITAR (1992)
BACK DOOR - BACK
DOOR
(1972) 
 Quelle pecore che vagolano nella
brughiera innevata sono silenti depositarie di una storia
bellissima, per quanto ignota ai più. Tutto comincia
quando Colin
Hodgkinson (basso elettrico) e Ron Aspery
(alto/soprano; flauto) decidono di scappar via dalla
pazza folla londinese per rifugiarsi a Redcar,
tranquilla cittadina distesa tra i ventosi pascoli dello
Yorkshire e affacciata sul Mare del Nord. Nella vicina
Middlebrough viene reclutato il batterista Tony Hicks.
Nascono i Back Door, singolare complesso undeground che
si esibisce regolarmente tra le vetuste mura del Lion
Inn, un antico, appartato pub presso Blakey Ridge. I
concerti del trio destano sensazione e, poco a poco,
inizia a spargersi la voce che in una vecchia osteria di
provincia si ascolta un sound mai udito prima: jazz-rock?
free-funk? progressive?
Neanche le compagnie discografiche riescono a inquadrare
quella musica, rifiutandone la pubblicazione con
linfame tiritera del no commercial
potential. Invece di desistere, i tre amici
incidono a Londra materiale sufficiente per un Long
Playing (3 e 4 Giugno 1972), stampano lalbum in
proprio e lo distribuiscono, tra una birra e
laltra, agli entusiasti avventori della locanda.
Una copia del disco auto-prodotto arriva nella redazione
del New Musical Express e, finalmente, scoppia il
caso. In possesso di una tecnica straordinaria e formati
alla dottrina dellimprovvisazione, i Back Door
creano arrangiamenti di stupefacente compiutezza senza
ricorrere al sostegno armonico di tastiere o chitarre,
scelta espressiva pressoché inconcepibile ai tempi di Keith
Emerson e Robert
Fripp. Il cuore pulsante
della band è Hodgkinson, fenomenale virtuoso mancino che
sta al Fender Precision come Scott
LaFaro al contrabbasso e, non sembri uneresia, Jimi
Hendrix alla Stratocaster: sottratto lo strumento
alla ripetitiva funzione di metronomo, Colin lo colloca
al centro della scena, cavandone accordi, arpeggi,
assoli, colpi slap e giri melodici su cui
imperversano sax e batteria. Il drammatico incedere di Vienna
Breakdown è contraddetto dai bruschi unisoni di
Hodgkinson e Aspery, che stabiliscono subito la
peculiarità stilistica dei Back Door. Lieutenant
Loose è un monologo di Hodgkinson che, con due mani
e quattro corde, genera un prodigioso flusso sonoro. I
dinamici ritmi fusion di Plantagenet,
Slivadiv e Jive Grind esaltano
leclettismo di Aspery, che alterna fraseggi fluidi
e veloci a striduli effetti starnazzanti, allora osati
solo da avanguardisti come Anthony
Braxton o Evan
Parker. Al soave tema coltraniano di Human Bed,
disegnato dal flauto di Aspery, si oppone il convulso
interplay di Catcote Rag. Un geometrico break
intercalante stravolge il rilassato clima blues di Waltz
For A Wollum. Gli echi balcanici di Folksong e
la zigzagante gimcana di Back Door evocano,
rispettivamente, il Coltrane di My Favorite Things
e lOrnette di Change Of The Century.
Nonostante un linguaggio così rivoluzionario,
soprattutto per lepoca, quando si celebrano i
grandi bassisti inglesi (Chris
Squire, Percy
Jones, Bill
MacCormick, John Greaves etc.), il nome di Hodgkinson
è tuttora omesso anche dai più autorevoli libri
specializzati. Il CD della Warner Bros. immortala un
capolavoro che trascende mode e categorie (la stessa
etichetta ebbe il merito di promuovere il vinile
dalledizione indipendente a quella
ufficiale). - B.A.
BACK DOOR
- 8th STREET NITES
(1974)
BACK DOOR
- ANOTHER FINE MESS (1975)
BACK DOOR
- ACTIVATE (1976)
BALLETTO DI BRONZO - YS (1972)
BANCO DEL MUTUO SOCCORSO - BANCO
DEL MUTUO SOCCORSO
(1972) 
Sostenere che il
retroterra classico dei giovani europei agì da
catalizzatore per lo sviluppo del progressive
è un vezzo un po snob che distoglie
lattenzione da un dato ben più eloquente: quella
musica fu concepita in unepoca durante la quale LE
CASE DISCOGRAFICHE OFFRIVANO AGLI ARTISTI
LOPPORTUNITÀ DI REALIZZARE ANCHE LE IDEE PIÙ
ORIGINALI, PURCHÉ ANIMATE DA ISPIRAZIONE AUTENTICA. In
proposito, Gianni Nocenzi racconta che la celeberrima
copertina sagomata mise
davvero in crisi la Ricordi [
] e creò grossi
problemi a tutta la meccanizzazione [
] perché non
potevano essere utilizzati i contenitori standard.
(Francesco Mirenzi, Rock Progressivo Italiano Vol. II
- Castelvecchi Editore). Ciononostante, il progetto fu
portato avanti e oggi il salvadanaio è una
venerata icona del rock più libero e creativo.
Limpiego di un cantante vero come Francesco
Di Giacomo distingueva il Banco
del Mutuo Soccorso da quasi tutti i gruppi italiani
coevi, spesso incapaci di onorare adeguatamente quel
ruolo (con le rilevanti eccezioni di Area, Orme e PFM):
dotato di una voce dal timbro ieratico e di una presenza
scenica che attirò linteresse di Federico
Fellini (Satyricon;
Roma; Amarcord),
egli è una delle figure chiave della contaminazione tra
idioma underground e ascendenze colte.
Lorganico a due tastiere (i fratelli Nocenzi)
consentiva al BMS di imbastire uno spesso tessuto
armonico, ricamato con le magnifiche melodie scritte da
Vittorio Nocenzi. Lalbum si compone quasi
interamente di tre splendide suite - R.I.P.
(Requiescant In Pace), Metamorfosi, Il
Giardino Del Mago - galvanizzate da un continuo
susseguirsi di variazioni ritmiche, fughe vertiginose e
momenti di teatrale solennità. Linfluenza di Yes
ed Emerson, Lake & Palmer si avverte chiaramente, ma
rifarsi con profitto a modelli illustri non è vietato,
anzi. Il ricorso a espedienti ingenui ma funzionali - gli
aulici versi recitati nel prologo (In Volo), il
realismo sonoro di un breve interludio (Passaggio)
- contribuiva a stimolare la curiosità del ricettivo
pubblico del 1972. Per capire che i tempi sono cambiati
basta guardarsi attorno: agli estrosi fricchettoni di
quel periodo sono subentrati manichini tetri,
inespressivi, squallidi, oppressi da capoccetti A&R
che, tra una sniffata e laltra, chiedono loro di
indossare gli strumenti, piuttosto che di
suonarli. Povera Italia. Poveri noi. - B.A.
BANCO DEL MUTUO SOCCORSO - DARWIN!
(1972) 
Se una sciacquetta
che si atteggia a manager imprime un moto retrogrado al
sistema educativo nazionale decretando il creazionismo di
stato, un album come questo diventa indispensabile, oltre
che attualissimo. Il titolo col punto esclamativo
esibisce un eloquente manifesto programmatico, in omaggio
allo scienziato inglese che liberò luomo dal giogo
della superstizione. La geniale teoria di Charles
Robert Darwin viene documentata attraverso una serie
di fasi distinte, in cui arrangiamenti di squisita
fattura progressive si sposano
a testi di uno spessore poetico
pressoché unico nella scena italiana di quegli anni.
Memorabile lincipit lirico di LEvoluzione:
prova a pensare
un po diverso, niente da grandi dei fu fabbricato,
ma il creato sè creato da sé, cellule, fibre,
energia e calore
e se nel fossile di un cranio
atavico riscopro forme che a me somigliano, allora Adamo
non può più esistere
e ora ditemi se la mia
genesi fu d'altri uomini o di un quadrumane
.
Un diluvio di ritmi convulsi e timbri policromi
suggerisce lincessante fermento cellulare in atto
sulla Terra appena nata. La Conquista Della Posizione
Eretta si apre con una fuga strumentale raffigurante
la metamorfosi che portò i nostri progenitori a
differenziarsi dal resto del mondo animale; Francesco
Di Giacomo descrive con trasporto lattimo che
segnò il destino di una specie:
steli di giunco e rughe d'antica
pietra, odore di bestia, orma di preda, nient'altro vede
il mio sguardo prono, se curva è la mia schiena
potessi drizzare il collo oltre le fronde e tener ritto
il corpo opposto al vento
io provo e cado e provo
e ritto sto per un momento
. Le
tumultuose orchestrazioni prodotte da tastiere (fratelli
Nocenzi) e batteria (PierLuigi
Calderoni) si placano sulla leggiadra Danza Dei
Grandi Rettili, per accompagnare un branco di
dinosauri che, nonostante la mole, pascola agile a tempo
di valzer. Toccante ballad preistorica, 750.000 Anni
Fa
LAmore? racconta limpulso
passionale di un ominide che, attratto da una femmina, è
incapace di esprimere le proprie emozioni: ... corpo chiaro dai larghi
fianchi
ti danza il seno mentre corri a
valle
ai pozzi le labbra secche vieni a
dissetare
se mi vedessi fuggiresti via
io non posso possederti
la mente vuole, ma
il labbro inerte non sa dire niente
ma chi
son io, uno scimmione senza ragione
.
Lalleanza fra simili si dimostra proficua su Cento
Mani E Cento Occhi, per poi lasciare il passo alle
sconsolate, ineluttabili considerazioni sulla caducità
dell"homo sapiens" (Miserere Alla
Storia; Ed Ora Io Domando Tempo Al Tempo Ed Egli
Mi Risponde
Non Ne Ho!). Da ascoltare alle
Galápagos. - B.A.
/ Cesare Rizzi
BANCO DEL MUTUO SOCCORSO - IO
SONO NATO LIBERO
(1973) 
 A volte il destino sa essere cinico
(crudele, iniquo, beffardo
fate voi): la
prematura, tragica morte di Francesco
Di Giacomo è stata annunciata in diretta al festival
di Sanremo
forse noi possiamo rendergli omaggio
esortandovi a riascoltare quella voce
dallinimitabile piglio operistico e
dallimmane forza melodrammatica
se tre film
con Federico
Fellini (Satyricon,
Roma, Amarcord)
vi bastano
A parere di moltissimi, Io Sono Nato
Libero è il capolavoro del Banco
del Mutuo Soccorso, oltre che uno dei vertici del progressive (italiano e
internazionale). Il titolo della suite introduttiva (Canto
Nomade Per Un Prigioniero Politico) è un magistrale
saggio di impegno militante e cultura letteraria:
ispirato al golpe cileno del 1973 (pressoché in tempo
reale), vagamente evocativo di un verso leopardiano*, si
sviluppa lungo un variopinto caleidoscopio strumentale e
attraverso passaggi cantati di straordinaria intensità
lirica (
e voi donne
dallo sguardo altero, bocche come melograno, non piangete
perché io sono nato libero
non sprecate per me
una messa da requiem
). La meravigliosa
ballata acustica Non Mi Rompete vanta una melodia
dagli echi rinascimentali, parole sublimi e un memorabile
inciso vocale che ne innalzano lo spessore artistico al
livello delle storiche canzoni sonnolente di John Lennon [Im Only
Sleeping (Revolver),
Im So Tired (The
Beatles)].  Scritta
dal taciturno Gianni
Nocenzi, La Città Sottile elabora un cupo
tema di quattro note esposto dal pianoforte, esaltando
lintesa tra gli stessi fratelli Nocenzi e i
formidabili PierLuigi
Calderoni (batteria), Renato DAngelo (basso
elettrico), Rodolfo
Maltese (chitarre). Larrangiamento
di Dopo ... Niente È Più Lo Stesso esibisce il
caratteristico repertorio di variazioni metriche,
atmosfere convulse, fughe repentine scandite dagli
angosciosi ricordi di un reduce sopravvissuto
allinferno di Stalingrado
(
cosa ho vinto
quando io ora so che sono morto dentro, tra le mie
rovine?
voi chiamate giusta guerra
ciò che io stramaledico
). Traccia II
- ideale seguito di Traccia, dal primo album - è
un ampolloso epilogo in chiave barocca condotto dai
sintetizzatori. [P.S. - 1) *Canto Notturno Di Un
Pastore Errante DellAsia. 2) Appena
subentrato a Marcello
Todaro, che però sulla copertina risulta ancora
membro effettivo, dunque non è chiaro chi dei due suoni
sui diversi brani.] - B.A.
BANCO DEL
MUTUO SOCCORSO - GAROFANO ROSSO (1976)
BANCO DEL MUTUO SOCCORSO - COME
IN UNULTIMA CENA
(1976) 
Almeno in Italia, Come
In UnUltima Cena segna langoscioso
spartiacque tra la stagione della libertà creativa -
ormai agonizzante - e gli orrendi anni
dellomologazione forzata. Eppure, sfuggito ai radar
di collezionisti e appassionati travolti dalla bolgia del
riflusso,
il disco è a tutti gli effetti un manufatto progressive. Con la formazione
classica ormai rodata e coesa ai massimi livelli (Francesco
Di Giacomo, Vittorio
Nocenzi, Gianni
Nocenzi, Rodolfo
Maltese, Renato DAngelo, Pierluigi
Calderoni), il Banco
del Mutuo Soccorso elabora un complesso
affresco di relazioni umane intese secondo sensibilità,
logiche e clichè dellepoca. Introdotto da una
copertina memorabile ideata da Caesar
Monti*, il tema fu davvero concepito durante un
occasionale convivio tra i membri dellentourage. A
livello stilistico, la differenza più apprezzabile
rispetto ai tre capolavori precedenti (Banco del Mutuo Soccorso,
Darwin!, Io Sono Nato Libero)
consiste in una sottile liofilizzazione degli
arrangiamenti, con passaggi strumentali che privilegiano
la sintesi rispetto alla (pur efficace) ridondanza
espressiva del passato. Laccostamento sonoro tra il
rinomato amalgama elettro-acustico (pianoforte, organo,
sintetizzatore, chitarre, batteria) e la voce operistica
di Francesco contraddistingue momenti di inconsueta
intensità lirica e musicale [
A Cena, Per
Esempio (
sto
rinchiuso in un ventre di bue
ho ascoltato miti
deroi e poeti ruffiani
), Il Ragno
(
io da sempre ho usato
lastuzia coi miei giochi di geometria
è
sciocco rischiare
sono per tutti un saggio, ma
certo scrupoli io non ne ho
tendo lagguato a
chi resta ammirato dalla mia abilità
dentro i
miei pregiati sudari, delicato cullo la preda
),
Si Dice Che I Delfini
Parlino (
dopo la
tempesta ho vagato a lungo tra i coralli
ho temuto
di non saltare più al sole, ma il desiderio
dimmenso scuoteva le mie reni, io dallabisso
sono risalito
non fuggire londa, anche se ha
lodore dellarpione
), Fino
Alla Mia Porta (
sui gradini del vostro rifiuto, io sto salendo fino alla
mia porta
questa volta larpa notturna suona
invano il canto delle paure
questa notte, come un
atlante, sopra la terra mi sono modellato
)],
che si alternano a evocative melodie rinascimentali (È
Così Buono Giovanni, Ma ..., La Notte È Piena)
e impetuose fughe collettive [Slogan, Voilà
Mida (Il Guaritore)]. Pubblicato dalla Manticore
di Emerson,
Lake & Palmer. Tradotto in inglese da Angelo
Branduardi per ledizione internazionale (As
In A Last Supper). [P.S. - *Lo stesso Monti, tempo
dopo, riadattò e propose - senza successo -
unimmagine analoga per lesordio solista di Mick
Jagger (inquadrato alla maniera del Cristo Morto di Andrea
Mantegna, sullo sfondo delle Balze
di Volterra, supino su una croce, in scarpe da
tennis e coperto solo da un drappo sulle parti intime,
brandendo un martello con una mano il soggetto si
piantava un chiodo nellaltra
troppo audace
anche per il cantante dei Rolling
Stones
] - B.A.
BANCO DEL
MUTUO SOCCORSO - CANTO DI PRIMAVERA (1979)
BARCLAY
JAMES HARVEST - ONCE AGAIN (1971)
BARCLAY
JAMES HARVEST - BARCLAY JAMES HARVEST
AND OTHER SHORT STORIES (1971)
BARCLAY
JAMES HARVEST - BABY JAMES HARVEST
(1972)
BARCLAY
JAMES HARVEST - EVERYONE IS EVERYBODY ELSE
(1974)
BARCLAY
JAMES HARVEST - TIME HONOURED
GHOSTS
(1975)
BARCLAY
JAMES HARVEST - OCTOBERON (1976)
BARCLAY
JAMES HARVEST - GONE TO EARTH (1977)
FRANCO BATTIATO - POLLUTION
(1973)
FRANCO BATTIATO - SULLE
CORDE DI ARIES (1973)
BELLA BAND - BELLA
BAND (1978)
Saremo pure anime semplici, ma
noi amiamo questo album. Ledizione CD arriva a
trentanni dalloriginale tiratura in vinile,
il che la dice lunga su come è messa lindustria
discografica. Per non parlare della stampa
specializzata: nessuna delle numerose enciclopedie progressive italiane riporta
anche solo due righe su Bella Band. Eppure, il quintetto
toscano, nato e defunto con questo splendido esordio,
vantava unesemplare lucidità programmatica. Con un
team analogo a quello del Perigeo e uno stile egualmente
debitore dei Soft Machine post-Third e dei Weather
Report pre-Heavy Weather,
i cinque artisti aggiungevano ai propri arrangiamenti un
irriducibile gusto per la concretezza strumentale. In
sostanza, la raffinata sezione ritmica [Mauro Sarti
(batteria), Tonino Camiscioni (basso)] alimentava una
prima linea [Riccardo Cioni (tastiere), Roberto Buoni
(fiati), Luigi Fiorentino (chitarre)] in perenne lotta
per lassolo più bello. I quattro lunghi brani - Faidadiesis,
Promenade, Porotostrippa Sul Pero, Cipresso
Violento - tutti stupendi, partono da semplici spunti
melodici per lasciare amplissimo spazio ai fraseggi dei
solisti: i suoni del sintetizzatore ARP, della
solid body, del clarinetto e del sax sono a
dir poco magnifici. Copertina memorabile. - B.A.
BIGLIETTO PER
LINFERNO - BIGLIETTO PER LINFERNO (1974)
B.L.U.E. - BRUFORD
LEVIN UPPER EXTREMITIES (1998)
B.L.U.E. - BLUE
NIGHTS (2000)
BRAND X -
MISSING PERIOD (1976)
BRAND X - UNORTHODOX
BEHAVIOUR (1976) 
Nonostante gli sforzi
per essere pluralisti ed esaustivi, si torna sempre al
primo amore: chiamatelo come volete, ma lamalgama
ottenuto fondendo limprovvisazione del jazz con lestetica del progressive ha prodotto alcuni
dei più bei dischi del nostro tempo. Insieme a King
Crimson e National Health, i Brand X
figurano tra i massimi esponenti di un nobile
sottogenere quasi sempre assente dalle pagine
delle riviste specializzate. Lalbum desordio
ottenne una certa notorietà per la presenza di Phil Collins che,
in quellambito spontaneo e stimolante, sfogava gli
istinti repressi nei Genesis.
Ma Unorthodox Behaviour è un piccolo capolavoro
a prescindere. Il tempo dispari di Nuclear
Burn introduce uno stile fatto di ritmi spezzati,
accordi complessi, virtuosismi tecnici, riff vertiginosi,
assoli sbalorditivi. Lorganico subirà un turnover
continuo, ma la classe strumentale di John Goodsall
(chitarra), Percy
Jones (basso) e Robin
Lumley (tastiere) è già in evidenza, esaltata da
una straordinaria intesa col celebre batterista. Il
quartetto appare coeso e versatile sul funky claudicante
di Born Ugly, sul frenetico incedere di Running
Of Three e sul convulso arrangiamento di Smacks Of
Euphoric Hysteria, per poi esibire la propria finezza
espressiva sullo splendido tema di Euthanasia Waltz,
che verrà riproposto con esiti analoghi anche dal vivo (Livestock).
Copertina Hipgnosis.
- B.A.
BRAND X -
MOROCCAN ROLL (1977)
BRAND X - LIVESTOCK
(1977) 
Questi sensazionali
concerti registrati a Londra (Ronnie
Scotts, Marquee,
Hammersmith)
ratificano labilità dei Brand X
nella triplice fase di approccio - scrittura,
arrangiamento, improvvisazione - allo sviluppo del jazz moderno. Divulgato dagli
apostoli e co-leader Percy
Jones (basso fretless) e John Goodsall (chitarre), il
nuovo verbo assimilava la ricerca degli sperimentatori* Blue Note, il
disincanto degli anni Settanta, lo stralunato surrealismo
di Canterbury,
lapertura mentale del Miles
Davis elettrico, elaborando un indefinibile idioma
sospeso tra progressive e fusion. Col
poliedrico Robin
Lumley stabile alle tastiere e lingresso in
formazione del percussionista/compositore scozzese Morris
Pert (Settembre 1976), la band approda al suo momento
più felice. Il suono pulsa ipnotico e avvolgente,
combinando gli effetti spaziali di Lumley, lo
stile parlato di Jones, i vertiginosi
fraseggi di Goodsall. Su due brani (Nightmare Patrol,
Malaga Virgen), il batterista americano Kenwood Dennard
subentra con disinvoltura a Phil Collins,
presente sugli altri (Euthanasia Waltz, -Ish,
Isis Mourning), anche se ormai quasi del tutto
riassorbito dai Genesis
senza Peter
Gabriel. Da non perdere: Nightmare Patrol,
sinistro tema originale firmato Goodsall/Dennard che,
esposto dalle note del Moog e
dallarpeggio della Stratocaster, pare poi
ripiegarsi su se stesso; Euthanasia Waltz,
splendido arrangiamento live dellinstant
classic tratto da Unorthodox
Behaviour, impossibile decidersi tra le due
versioni. Copertina memorabile, tra le più belle dello
studio Hipgnosis.
Nel 1999 la Buckyball
Music ha dissepolto unaltra preziosa esibizione
dal vivo dello stesso organico (Chicago, 1977),
pubblicandola nelleccellente doppio CD Timeline.
[P.S. - *Eric
Dolphy, Freddie
Hubbard, Bobby
Hutcherson, Jackie
McLean, Sam Rivers,
Larry
Young etc.] - B.A.
BRAND X - MASQUES
(1978) 
Desiderosi di provare
il loro valore anche senza la prestigiosa egida di Phil
Collins, a sua volta indaffarato a garantire la
sopravvivenza dei Genesis
dopo la defezione di Steve Hackett, i Brand X
rinnovano lorganico reclutando due nuovi,
straordinari elementi: il batterista Chuck Bürgi e il
tastierista Peter
Robinson, questultimo fondatore dei Quatermass
(Quatermass) e
per molti anni accanto a Shawn Phillips.
Con il progressive ormai
asfissiato dalle deiezioni punk e dopo un capolavoro come
LiveStock,
lappuntamento in studio appare decisivo, ma le
forti motivazioni artistiche consentono a John Goodsall e
Percy
Jones di incidere il più bel disco jazz-rock del
1978, a pari merito con Of
Queues And Cures. Il quintetto riserva ampio
spazio a Morris
Pert e, soprattutto, alle sue splendide composizioni.
Proprio le pagine firmate dal percussionista scozzese
fanno la differenza: la ninnananna notturna di Black
Moon; gli echi mediterranei di Earth Dance; i
convulsi movimenti di Deadly Nightshade, tenebrosa
mini-suite che nellarco di undici minuti alterna
pause oniriche a fughe concitate, fino
allincandescente assolo di Goodsall.
Loriginale linguaggio dei Brand X,
fatto di complessi incastri ritmici, aperture melodiche,
influenze fusion e
improvvisazioni vertiginose, raggiunge il culmine
espressivo con gli arrangiamenti di Access To Data,
The Poke e The Ghost Of Mayfield Lodge.
Sulla breve title-track va in scena un fitto dialogo
instaurato tra larmamentario esotico di Pert e il
basso parlante del gallese Percy
Jones, uno dei massimi specialisti dello strumento
elettrico insieme a Jaco Pastorius, Jeff Berlin e Marcus
Miller. La copertina è una sorta di involontaria replica
mediorientale allintrigante figura asiatica
immortalata su Aja
dagli Steely Dan.
- B.A.
BRAND X - PRODUCT
(1979)
BRAND X - DO
THEY HURT? (1980) 
 Morris
Pert voleva ritirarsi in Scozia
gli unici
elementi stabili e motivati della formazione originale
rimanevano il misterioso John
Goodsall (chitarre) e il gallese Percy
Jones (basso elettrico) al quale, in alcuni brani del
biennio 1979/1980, addirittura subentra John
Giblin, uomo di fiducia di Phil
Collins, pure presente in queste memorabili sedute
(negli stessi giorni i due assistevano John
Martyn in studio per lo splendido Grace & Danger)
le dolenti note ci impongono di ricordare che la
stampa specializzata massacrò questi album,
col risultato di abbandonare definitivamente la
generazione dellepoca in balia dei cafoni da balera
e dei ritardati punk.
Product - Product contiene un paio di
canzoni affidate a Collins, interessanti ma del tutto
antitetiche rispetto alla specialità dei Brand X,
consistente nel redigere immacolate pagine strumentali in
cui la squisita caratura tecnica si fondeva con
leccezionale spessore musicale, al servizio di un
inedito idioma jazz/rock/fusion/progressive
ecco che,
infatti, con Dance Of The Illegal Aliens e Not
Good Enough - See Me! il messaggio arriva forte e
chiaro, sullonda sonora del fretless
parlante di Jones - anche autore - rincorso
dalle incendiarie svisate di Goodsall, dalle eteree
percussioni di Pert, dalle sopraffine performance di Peter
Robinson (tastiere) e Mike Clark (batteria). Scritta
dal tastierista/fondatore Robin
Lumley, Algon (Where An Ordinary Cup Of Drinking
Chocolate Costs £8,000,000,000) alterna burrascosi
scrosci ritmici a pause dal retrogusto accademico.
Lasciando spazio alla firma di ciascun membro della
formazione, la scaletta sfocia nellinconsueto,
seducente mood latino di Rhesus Perplexus
(Giblin), per poi impennarsi nel convulso crescendo di ...
And So To F ... (Collins).
Do They Hurt? - Con la malignità tipica della
sputtanatissima categoria, una rivista di
settore insinuò che Do They Hurt? fosse
stato assemblato con gli avanzi di Product
vera o falsa, linsinuazione/notizia è del tutto
irrilevante
dal funk sghembo sillabato da Jones
sullintroduttiva Noddy Goes To Sweden, ai
raffinati arpeggi single
coil di Goodsall che, su Voidarama e Cambodia,
si sviluppano in roboanti procelle elettriche, passando
per il tipico arrangiamento Brand X
di Triumphant Limp, semi-improvvisato su alcuni
riff sovrapposti e col fuoriclasse dei Genesis
ancora coinvolto, fino ai capolavori del disco - Fragile
e D.M.Z. - in cui lintesa tra Percy Jones e
Peter Robinson, sbocciata su Masques,
giunge a maturazione grazie al proficuo fiancheggiamento
di Mike Clark, reduce dalle battute di caccia con gli HeadHunters
di Herbie
Hancock: sopra il tappeto mobile disteso
dalla batteria e dalle percussioni, decorative fioriture
cesellate dal piano acustico sono contraddette dalle
loquaci interruzioni del basso elettrico e dai fraseggi
mozzafiato della chitarra. Le surreali note di copertina
furono compilate da Michael
Palin dei Monty
Python. Una pietra miliare indispensabile per
chi ha amato Of Queues And
Cures, One Of A
Kind, Expresso II,
Studio Tan etc. - B.A.
BRAND X - X
COMMUNICATION (1992) 
BRAND X - MANIFEST
DESTINY (1996)
BRAND X - TRILOGY
(1979/1992/1996)
 Una ristampa inestimabile, a cura
della Buckyball
Music, dinamica etichetta gestita con gusto e
competenza da Marc Wagnon. Il triplo CD (Trilogy)
è proposto in un elegante cofanetto digi-pack e
comprende gli ultimi due album dei Brand X
(X Communication; Manifest Destiny) più
una preziosa registrazione dal vivo (Live / September
27 1979) con Phil
Collins.
X Communication - A dodici anni dallultimo
disco ufficiale (Is There Anything About?
conteneva scarti di studio, peraltro raccolti senza il
consenso della band), Percy
Jones e John
Goodsall ritornano con un lavoro stupendo, che fuga
le perplessità preventive suscitate - spesso a ragione -
dalle reunion. Lesito positivo del
progetto si deve in buona parte allingaggio di
Frank Katz, batterista raffinato, potente, fantasioso,
che stimola i due veterani compensando con un
inesauribile sostegno ritmico lassenza delle
tastiere e la riduzione del combo a trio. I fondali
armonici vengono ulteriormente integrati dai suoni
artificiali della chitarra midi, mentre i
temi consistono perlopiù in pochi riff squadrati,
granitici, perentori, utili a offrire uno spunto per i
brucianti interventi di Goodsall e linimitabile
stile parlato di Jones. I pezzi sono tutti
bellissimi, ma vanno citati almeno i complessi
arrangiamenti di Kluzinski Period e Church Of
Hype, la splendida fuga jazz di Xanax Taxi, la
penetrante melodia di Liquid Time, costruita
alternando sustain e arpeggi, la parentesi acustica di Healing
Dream, il monologo fretless di Strangeness,
gli spericolati fraseggi elettrici di A Duck Exploding,
il rituale percussivo di Zero DB.
Manifest Destiny - Privo delle scorie
pseudo-intellettuali prodotte dallavanguardia, Manifest
Destiny diventa un brillante affresco musicale degli
anni Novanta, influenzato dalla vita frenetica e dal
frastuono metropolitano di New York.  Impersonando il ruolo che fu di Bobby
Hutcherson nelle sedute sperimentali
della Blue Note,
il vibrafonista elvetico Marc Wagnon aggiunge sfumature
di pigmento sintetico a un trama strumentale meno vivace
rispetto alle policromie sonore di Livestock o Masques, ma anche
più elastica e manipolabile. È un po quello che
accadde ai pionieri del free (Ornette
Coleman, Eric
Dolphy, Jackie
McLean etc.) quando rinunciarono al piano: meno
vincoli prestabiliti, più spazio per
limprovvisazione. Se i virtuosismi di Goodsall e
Wagnon collocano Operation Hearts And Minds a
metà strada tra fusion e progressive, altrove predomina un
sinistro clima cibernetico accentuato dai glaciali
sample di Franz Push (True To The Click;
Virus; XXL), dalle algide luci al neon di Five
Drops, dallossessiva scansione funky di The
Worst Man, dalle stoccate elettroniche di Drum DDU.
Lo strepitoso duetto tra Katz e Jones (Mr. Bubble Goes
To Hollywood) rievoca lindimenticabile
colloquio virtuale tra Terry Bozzio e Pat OHearn (Rubber
Shirt) montato da Zappa su Sheik Yerbouti.
Live / September 27 1979 - Concerto inedito in
cui, con lunica eccezione di Malaga Virgen (Moroccan
Roll), vengono proposti brani estratti dal discusso Product. La
formazione a due tastiere (Robin
Lumley, Peter Robinson) consente unattenta
rilettura del materiale selezionato, di cui si giovano
soprattutto le nuove versioni di Algon (Where An
Ordinary Cup Of Drinking Chocolate Costs £8.000.000.000)
e Dance Of The Illegal Aliens. Un
significativo documento dellarte dei Brand X.
- B.A.
BRAND X -
TIMELINE (1977/1993)
BILL
BRUFORD - FEELS GOOD TO ME
(1978)
Bill Bruford è uno
dei più intelligenti e raffinati batteristi inglesi
(insieme a Barriemore Barlow, Simon Phillips e qualche
altro). La sua lunga carriera è un esempio di integrità
artistica e il suo contributo ai capitoli discografici
più riusciti di gruppi come Yes (i primi cinque album) e
King Crimson (1973/1974) è stato determinante. In
unintervista di molti anni fa, presentando questo
disco, Bill confessò che il suo sogno era quello di
creare qualcosa che durasse nel tempo, che vendesse anche
solo due copie al giorno, ma in maniera costante. Con
questo lavoro egli ha realizzato quel sogno. - B.A.
BILL
BRUFORD - ONE OF A
KIND (1979) 
Lincompiuta Grande
Enciclopedia di Rockstar riconosce a Bill Bruford una
spiccatissima
sensibilità ritmica, un forte senso del dinamismo
percussivo e una calibratissima caratura tecnica.
Qualità indiscutibili, che si ritrovano puntualmente in
questo disco interamente strumentale, che ogni
appassionato pone ai vertici di unideale classifica
del meglio degli anni Settanta. One Of A Kind è
il secondo atto della vicenda solista di Bill e mette in
vetrina laffiatatissimo quartetto di virtuosi
riunito su Feels Good To Me:
Bruford ai tamburi, lo stupefacente Jeff Berlin al basso,
il dio della chitarra Allan Holdsworth e Dave Stewart,
tastierista di altissimo lignaggio (Egg; Hatfield And The
North; National Health). I quattro, nonostante le
prodigiose doti tecniche, si mettono al servizio della
musica e, senza noiose ostentazioni, realizzano
uneccezionale sintesi tra composizione,
arrangiamento e interventi solistici, il tutto nobilitato
da splendide melodie. Scampoli di rock progressivo, echi
di Canterbury e una netta propensione
allimprovvisazione sono gli elementi caratteristici
di questa musica, che riprende il discorso interrotto
poco prima dai National Health. Lassenza di parti
cantate consente ai quattro di concentrarsi meglio sul
metodo compositivo. Il leader si rivela autore dotato e
sensibilissimo. Ricordiamo Forever Until Sunday e Travels
With Myself - And Someone Else, di una bellezza
struggente; Fainting In Coils, sempre di Bruford,
ispirata alla Alice In Wonderland di Lewis
Carroll; The Abingdon Chasp, uno splendido tema di
Allan Holdsworth, dalla melodia sfuggente e ingegnosa; Five
G, un classico per tutti i bassisti del mondo, grazie
a unincredibile introduzione slap di
Jeff Berlin; il tonitruante brano di apertura, Hells
Bells, scritto da Dave Stewart e dal compianto Alan
Gowen. Questultima potrebbe essere una
fantastica sigla di apertura per qualche disc-jockey
illuminato, ma ve ne sono? - B.A.
BILL
BRUFORD - THE BRUFORD TAPES (1979)
BILL
BRUFORD - GRADUALLY GOING TORNADO (1980)
BILL BRUFORD /
PATRICK MORAZ - MUSIC FOR PIANO AND
DRUMS (1983)
Disco strano,
indefinibile, bellissimo. Tanta improvvisazione, ma non
è jazz. Riferimenti colti, ma non
può dirsi musica classica. Due veterani degli anni
Settanta, eppure nessuna nostalgia. Riepilogo. Il modesto
riscontro commerciale ottenuto col suo quartetto, a
fronte degli spettacolari esiti artistici raggiunti da
album come Feels Good To Me e One Of A Kind,
rischiava di scoraggiare Bill Bruford. Che
fare? Seguendo listinto, Bill sceglie la stimolante
formula del duo ed entra in sala dincisione con Patrick
Moraz. Malgrado la comune militanza negli Yes, i due
non avevano mai suonato insieme. Il retroterra accademico
del tastierista svizzero, passato alla storia per aver
preso il posto di Rick Wakeman nel 1974 (Relayer),
e il blasonato curriculum progressive
di Bruford (Yes, King Crimson, Genesis, National Health
etc.), sebbene apparentemente inconciliabili, generano
una mirabile simbiosi di talenti puri. Gli arrangiamenti
scheletrici e limpegnativo contesto strumentale
assorbono tutte le risorse timbriche della batteria e
lintera tavolozza cromatica del pianoforte: la
cantabile aria di Childrens Concerto,
assecondata da Bruford con giocosa esuberanza; la
sinistra atmosfera di Living Space, colonna sonora
ideale per un film ad alta tensione; i serrati fraseggi
di Any Suggestions e Hazy; landatura
ansimante di Eastern Sundays; i geometrici
virtuosismi di Symmetry; gli echi esotici di Blue
Brains; la romantica melodia di Galatèa.
Nonostante una carriera già lunga e prestigiosa, Bruford
esibisce un inedito, sorprendente campionario di
invenzioni ritmiche. Per tentare un parallelo con
unopera analoga, sebbene diversa
nellapproccio, suggeriamo lascolto di Streams Of
Consciousness di Max Roach e Dollar Brand. - B.A.
BILL BRUFORD / PATRICK MORAZ
- FLAGS
(1985)
BILL
BRUFORDS EARTHWORKS - EARTHWORKS (1987) 
BILL
BRUFORDS EARTHWORKS - DIG?
(1989) 
BILL
BRUFORDS EARTHWORKS - ALL
HEAVEN BROKE LOOSE (1991) 
 1986. Al momento di stilare un bilancio
della propria carriera, dopo aver militato nei primi e
migliori Yes
e in due storiche formazioni dei King
Crimson, suonato brevemente con Gong,
Genesis,
National
Health, fondato il supergruppo U.K.
e inciso a proprio nome il capolavoro assoluto One Of A Kind, il
batterista inglese, stanco della routine, per dirla con Vladimir Il'ic
Ul'janov, si chiedeva «che
fare?». Nella sua avvincente autobiografia,
egli racconta di come decise di reclutare Django
Bates e Iain
Ballamy dopo aver ascoltato alla TV i Loose
Tubes. Lo spettacolo offerto dalla prodigiosa
orchestra/cooperativa britannica aveva risvegliato in
Bill un amore giovanile: limprovvisazone.
Earthworks - Quando fu pubblicato il disco
omonimo, in pochi scommisero sulla sopravvivenza degli Earthworks oltre
lesordio. In realtà, Bill Bruford
avrebbe inciso sotto quelle insegne fino ai giorni del
ritiro ufficiale (2009). Lesperimento era volto a
coniugare laudacia stilistica del progressive, la libertà
espressiva del jazz e luso
intelligente della batteria elettronica Simmons,
del cui marchio Bruford era anche testimonial. Prodotto
insieme al cervellone Dave
Stewart, lalbum esaltava le doti artistiche e
organizzative del leader, rigenerando la musica grazie
allapporto di integrità e freschezza delle nuove
leve. Molti i momenti da ricordare: lenergia
cinetica sprigionata su Thud e Bridge Of
Inhibition, il brusco passaggio dalla prima
alla seconda parte di Making A Song And Dance, il
retrogusto folk di Up North,
gli assoli di piano e batteria su Pressure, il
composto lirismo di It Neednt End In Tears,
le vertiginose variazioni di Emotional Shirt, il
travolgente spunto ritmico di My Heart Declares A
Holiday, poi ripreso per introdurre lo splendido live
Random Acts Of Happiness.
Durante la tournée, dissapori personali tra Mick Hutton
e Iain Ballamy - i
due vennero alle mani in Norvegia - portarono
allallontanamento dellombroso
contrabbassista.
Dig? - Nel 1988 a
Mick Hutton subentra Tim
Harries che, alternando il fretless elettrico al
contrabbasso, rende il tessuto strumentale ancor più
duttile. Il repertorio resta su livelli altissimi grazie
alla certosina accuratezza con cui Bruford predispone le
varie fasi, coordinando scrittura, arrangiamento ed
esecuzione. Occhi puntati sulle scosse sismiche di Stromboli
Kicks, sui magnifici fraseggi di Dancing On Frith
Street [Ballamy (sax soprano), Bates (bombardino)],
sulle ingannevoli sembianze mainstream di A
Stones Throw, sulliridescente trama
sonora di Libreville, sulle algide atmosfere di Pilgrims
Way, ispirate ad alcune pagine della ECM anni Ottanta,
quelle che Ralph
Towner e John
Abercrombie rifinivano con eleganti pennellate di
sintetizzatore.
All Heaven Broke Loose - Il progetto Earthworks - tra
le pochissime cose salvabili di quellepoca oscena -
approda a una sintesi compiuta col terzo capitolo, nel
quale intesa collettiva e scioltezza individuale generano
lidioma che, in seguito, Bruford avrebbe
ulteriormente sgrossato fino alla pura dimensione
acustica. La piena maturità del quartetto si apprezza in
egual misura sugli episodi più rilassati (Forget-Me-Not,
Candles Still Flicker In Romanias Dark), su
quelli più dinamici (Hotel Splendour, Nerve,
Splashing Out) e sulla suite conclusiva [All
Heaven Broke Loose: (I)Psalm, (II) Old Song]. - B.A.
BILL
BRUFORDS EARTHWORKS - STAMPING
GROUND (1993) 
BILL BRUFORD /
RALPH TOWNER / EDDIE GOMEZ
IF SUMMER HAD ITS GHOSTS (1998)
BILL
BRUFORDS EARTHWORKS - A
PART, AND YET APART (1999) 
BILL
BRUFORDS EARTHWORKS - THE
SOUND OF SURPRISE (2001) 
BILL
BRUFORDS EARTHWORKS - FOOTLOOSE
AND FANCY FREE (2002) 
BILL
BRUFORDS EARTHWORKS - RANDOM
ACTS OF HAPPINESS (2004)

In una straordinaria
intervista pubblicata su un CD promozionale, rispondendo
a una domanda sulle opposte reazioni con cui la critica
aveva accolto le metamorfosi stilistiche degli Earthworks,
dallalto del proprio indiscusso carisma Bill Bruford
pronuncia una frase orgogliosa e perentoria: «
I know what I like and
happily I do what I like and I dont have to wait
and worry what critics like
». Dato il
pulpito particolarmente autorevole, laffermazione
è unautentica scomunica della stampa
specializzata, categoria che ha fatto di invidia,
menzogna e ipocrisia le ragioni fondanti della sua stessa
esistenza. Frastornati dalleclettismo di Bruford,
gli esperti non tolleravano che, dopo aver
suonato con (le migliori formazioni di) Yes e King
Crimson, il batterista inglese militasse brevemente
nei Genesis, incidesse uno dei più bei dischi
progressive di tutti i tempi (One Of A Kind), riesumasse con
Patrick
Moraz il duo piano/batteria (Music For Piano
And Drums; Flags), allestisse una
nuova band votata allimprovvisazione e, non appena
ottenuti i primi riconoscimenti, abbandonasse
lidioma post-fusion
per esprimersi in un ambito squisitamente acustico.
Eppure, come dimostra la carriera ultraventennale degli Earthworks, aveva
sempre ragione lui. Registrato dal vivo allo Yoshis
di Oakland, Random Acts Of Happiness è
lennesimo capolavoro del quartetto, un disco capace
di entusiasmare persino la severa redazione di Down
Beat. Libero dalle nocive interferenze
delle major grazie a una dinamica etichetta personale (Summerfold / Winterfold), Bruford condivide la
propria arte con Tim Garland (sax tenore/soprano;
clarinetto basso), Steve Hamilton (pianoforte) e Mark
Hodgson (contrabbasso), valenti jazz-men
britannici succeduti a colleghi altrettanto bravi come Django
Bates, Iain Ballamy,
Patrick Clahar, Tim
Harries etc.: il ritmo dispari di My Heart
Declares A Holiday, larrangiamento cameristico
di One Of A
Kind (dal suddetto, omonimo classico) e la
versione strumentale di Seems Like A Lifetime Ago
[splendida melodia già interpretata dalla seducente voce
di Annette Peacock e dal flicorno di Kenny Wheeler (Feels Good To Me)]
palesano il retroterra underground del leader. Su diversi
episodi, Garland si dimostra solista ispirato e autore di
talento: le sobrie atmosfere latine di Tramontana
e Bajo Del Sol, la fuga del flauto su White
Knuckle Wedding, la finezza armonica di Modern
Folk, Turn And Return e Speaking With
Wooden Tongues giustificano la prestigiosa
co-intestazione dellalbum. Deliziosi i disegni in
copertina di Dave McKean. - B.A.
BILL
BRUFORDS EARTHWORKS - EARTHWORKS
UNDERGROUND ORCHESTRA (2006) 
WORLD DRUMMERS
ENSEMBLE
(BILL BRUFORD / CHAD WACKERMAN / LUIS CONTE / DOUDOU
NDIAYE ROSE)
A COAT OF MANY COLORS (2006)

|
|