 FOLK
OISÍN - OISÍN
(1976)
PLANXTY - PLANXTY
(1973)
PLANXTY - THE
WELL BELOW THE VALLEY (1973)
PLANXTY - COLD
BLOW AND THE RAINY NIGHT (1974)
JOHN PRINE - JOHN
PRINE (1971)
JOHN PRINE - DIAMONDS
IN THE ROUGH (1972)
JOHN PRINE - SWEET
REVENGE (1973)
JOHN PRINE - BRUISED
ORANGE (1978)
TIM HART / MADDY PRIOR - FOLK SONGS
OF OLDE ENGLAND VOL. I (1968)
TIM HART / MADDY PRIOR - FOLK SONGS
OF OLDE ENGLAND VOL. II (1969)
TIM HART / MADDY PRIOR - SUMMER
SOLSTICE (1971)
MADDY PRIOR &
JUNE TABOR - SILLY SISTERS (1978)
Disco storico, in cui la cantante più celebre
del circuito folk (Prior) unisce la propria voce a quella
della promettente e ancora poco conosciuta collega
(Tabor). Il cast dei musicisti presenti è straordinario:
da Andy Irvine a Martin Carthy e Nic Jones. - Antonio
Vivaldi
Dopo
la tragica scomparsa di Sandy Denny, Maddy Prior era
diventata la nuova musa del folk inglese. I suoi Steeleye
Span dialogavano alla pari con i Jethro Tull, spalancando
le porte delle classifiche a un genere solitamente
confinato nei pub o a casa di qualche appassionato. In
cerca di nuovi stimoli, l’artista si alleò con la
fascinosa June Tabor, allora diva emergente della Topic
Records, per incidere a due
voci un album acclamato come un capolavoro e ricco di
pagine memorabili. Ricordiamo a caso le tre canzoni
eseguite 'a cappella' (Burning Of Auchindon; My
Husband’s Got No Courage In Him; Four Loom
Weaver); gli episodi più schiettamente popolani (Doffin’
Mistress; Singing The Travels; The Seven
Wonders; The Game Of Cards); le rispettive
prove personali di Maddy, che si cimenta con la toccante Lass
Of Loch Royal, e di June, che affronta con piglio
bellicoso il classico di Martin Carthy, Geordie,
accompagnata dall’autore. La suggestiva The Grey
Funnel Line rievoca il passo solenne e
l’atmosfera incantata di She Moved Through The
Fair, il traditional irlandese interpretato da Art
Garfunkel insieme ai Chieftains (Watermark). - B.A.
MADDY PRIOR - WOMAN
IN THE WINGS (1978)
Figura
carismatica degli Steeleye Span, Maddy Prior possedeva
una voce dal timbro limpido e "antico",
perfetta per interpretare il repertorio tradizionale
prediletto dalla band. Approfittando dell’amicizia
con Ian Anderson, per il proprio esordio in veste di
titolare Maddy schierò in studio lo staff dei Jethro Tull al completo,
arrangiatore (David Palmer) e ingegnere del suono (Robin
Black) compresi. Improntate a un folk-pop leggero ma
accattivante, le canzoni, oltre alla pregevole vena
creativa dell’autrice, vantavano dunque
l’invidiabile privilegio di essere incise a regola
d’arte: Barriemore Barlow alla batteria, John
Glascock al basso, Martin Barre che piazza un vivace
intervento elettrico sulla stupenda Cold Flame, e
lo stesso Ian, che oltre a produrre l’album ci fa
dono del suo inestimabile flauto su Gutter Geese.
L’enfatica orchestrazione di Woman In The Wings
ricorda qualcosa della classica Too Old To
Rock‘n’Roll: Too Young To Die!, a cui in effetti la
cantante prestò il proprio suadente soprano. Rollercoaster,
Mother And Child, Deep Water e
l’insolito reggae di Catseyes sono cimeli che
i cultori degli anni Settanta non dovrebbero lasciarsi
scappare. - B.A.
MADDY PRIOR - CHANGING WINDS (1978)
MADDY PRIOR - HOOKED ON
WINNING (1982)
MADDY PRIOR AND THE ANSWERS - GOING
FOR GLORY (1983)
RELATIVITY
- RELATIVITY (1986)
RELATIVITY
- GATHERING PACE (1987)
JOHN RENBOURN - THE LADY AND
THE UNICORN (1970)
JOHN RENBOURN - THE HERMIT (1976)
JOHN RENBOURN - THE BLACK
BALLOON (1979)
TONY RICE - TONY
RICE SINGS GORDON LIGHTFOOT (1996)
ANDY ROBERTS - HOME GROWN
(1971)
BRIDGET
St. JOHN - ASK ME NO QUESTIONS
(1969)
BRIDGET
St. JOHN - SONGS FOR THE GENTLE MAN
(1971)
COLIN SCOT - COLIN SCOT
(1971)
SILLY WIZARD - CALEDONIA’S
HARDY SONS (1978)
SILLY WIZARD - SO MANY
PARTINGS (1979)
SILLY
WIZARD - KISS THE TEARS AWAY
(1983)
SILLY
WIZARD - WILD & BEAUTIFUL
(1981)
BERT SOMMER - THE
ROAD TO TRAVEL (1969)
BERT SOMMER - INSIDE
BERT SOMMER (1970)
BERT SOMMER - BERT
SOMMER (1970)
BERT SOMMER - BERT
SOMMER (1977)
SONGWAINERS - THE
SONGWAINERS (1971)
STEELEYE
SPAN - HARK! THE VILLAGE WAIT (1970)
STEELEYE
SPAN - PLEASE TO SEE THE KING (1971)

STEELEYE
SPAN - TEN
MAN MOP OR MR. RESERVOIR BUTLER RIDES
AGAIN
(1972) 
STEELEYE SPAN - BELOW
THE SALT (1972) 
 Lasciati i Fairport Convention al culmine
dell’impeto creativo, appena dopo la pubblicazione
di Liege & Lief,
Ashley Hutchings fonda gli Steeleye Span e li guida fino
al magnifico Ten Man Mop Or Mr. Reservoir Butler Rides
Again, per poi andarsene di nuovo, alla spasmodica
ricerca di una sintesi ideale tra folk e rock. Quando
Martin Carthy propone di sostituire Hutchings con il
fisarmonicista John Kirkpatrick, gli altri superstiti si
oppongono, determinando il congedo dello stesso Carthy.
La band viene allora rifondata con l’ingresso di
Rick Kemp (basso) e Bob Johnson (chitarre) che, insieme a
Peter Knight (mandolino, banjo, violino), Maddy Prior e
Tim Hart (voci) formeranno il nucleo stabile per (quasi)
tutti gli anni Settanta. Composto di soli traditional e
intitolato a un’usanza medievale (la collocazione
della servitù a tavola), Below The Salt è il
primo di una serie di album che imporranno il suono del
passato nelle classifiche europee. Gli splendidi cori
‘a cappella’ condotti dal soprano di Maddy
esaltano le melodie di Rosebud In June, dolcissimo
carme bucolico, e Gaudete, clamoroso singolo che
lanciò nella hit-parade britannica (14°) un inno sacro
cantato in latino. Il trascinante medley strumentale (Jigs:
The Bride’s Favourite; Tansey’s Fancy)
mette in bella evidenza la tecnica di Knight, che si
divide tra corde, archi e plettri. Dal lugubre
arrangiamento di King Henry emerge
l’irrequieto fantasma di una nobildonna defunta.
Grazie all’intesa maturata nei tre dischi incisi in
coppia (Folk Songs Of Olde England Vol. I/II; Summer
Solstice), Hart e Prior offrono stupende
interpretazioni di storie tratte da antologie secolari:
scene di vita agreste (Spotted Cow; Sheepcrook
And Blackdog), amori d’altri tempi (Royal
Forester; Saucy Sailor) e
l’intramontabile leggenda popolare sull’origine
della birra (John Barleycorn*). [P.S. - *Si
confronti questa versione con l’omonima, celeberrima
cover dei Traffic (John
Barleycorn Must Die)] - B.A.
STEELEYE
SPAN - PARCEL OF ROGUES (1973)
STEELEYE
SPAN - NOW WE ARE SIX (1974)
STEELEYE
SPAN - COMMONERS CROWN (1975)
STEELEYE SPAN - ALL
AROUND MY HAT (1975)
 Insieme ai
Fairport Convention, gli Steeleye Span hanno contribuito
non poco alla diffusione del folk britannico (sia pure
riveduto e corretto) nel mondo. Indubbiamente Kemp e soci
continuano ad affondare le mani nella tradizione più
pura, però gli arrangiamenti e l’uso dei vari
strumenti sono ultra-moderni. Ricordiamo, in particolare,
Hard Times Of Old England e l’iniziale,
bellissima Black Jack Davy, basata su un tipico
schema della musica popolare: ogni strofa cantata dalla
voce solista (nell’occasione quella di Maddy Prior)
è alternata all’inciso eseguito dal coro delle voci
maschili. - Mauro Eusebi
Segnaliamo altre due gemme di questo
disco: la stupenda esecuzione ‘a cappella’ di Cadwith
Anthem e la stessa All Around My Hat: dominata
da una melodia irresistibile, da un ritmo trascinante e
da uno splendido coro, la title-track schizzò al N°5
della classifica dei singoli inglesi, risultato
incredibile per un brano folk. - B.A.
STEELEYE
SPAN - ROCKET COTTAGE (1976)
STEELEYE
SPAN - STORM FORCE TEN (1977)
STEELEYE
SPAN - LIVE AT LAST! (1978)
STEELEYE
SPAN - SAILS OF SILVER (1980)
STEELEYE
SPAN - TEMPTED AND TRIED (1989)
STEELEYE
SPAN - A RARE COLLECTION 1972-1996 (1972/1996)
JONATHAN
SWIFT - INTROVERT (1971)
JONATHAN
SWIFT - SONGS (1972)
JUNE TABOR - AIRS AND
GRACES (1976) 
Un debutto che lascia
il segno. A renderla immediatamente un’icona del
circuito folk non è un brano tradizionale, bensì i sei
minuti per sola voce di The Band Played Waltzing
Matilda, tragica e popolarissima canzone sugli orrori
della Prima Guerra Mondiale, scritta dallo scozzese
trasferito in Australia, Eric Bogle. - Antonio Vivaldi
Una soluzione originale per accostarsi
alla musica folk. La voce algida e austera di June Tabor
è in grado di spazzare via gli ultimi dubbi relativi a
un genere ontologicamente legato al passato. Alcuni
episodi sono illuminati dalla brillante chitarra di Nic
Jones: arrangiamento e interpretazione si fondono
mirabilmente su While Gamekeepers Lie Sleeping e Bonny
May. Altrove la cantante propone la sua specialità,
interpretando 'a cappella' un’accorta selezione di
brani tradizionali o d’autore (Plains Of Waterloo;
The Band Played Waltzing Matilda; Reynardine;
Waly Waly; Queen Among The Heather). La
stessa June illustra il materiale scelto con note
sintetiche ma esaurienti. - B.A.
JUNE TABOR - ASHES AND
DIAMONDS (1977)
JUNE TABOR WITH MARTIN SIMPSON - A CUT ABOVE
(1980) 
JUNE TABOR - ABYSSINIANS
(1983)
JUNE TABOR - AQABA (1988)
JUNE TABOR - SOME OTHER
TIME (1989)
CYRIL
TAWNEY - THE OUTLANDISH KNIGHT
(1969)
CYRIL
TAWNEY - A MAYFLOWER GARLAND
(1970)
CYRIL
TAWNEY - IN PORT (1972)
CYRIL
TAWNEY - DOWN AMONG THE BARLEY STRAW
(1976)
ALLAN TAYLOR - SOMETIMES
(1971)
ALLAN TAYLOR - THE
LADY (1971)
ALLAN TAYLOR - THE
AMERICAN ALBUM (1973)
ALLAN TAYLOR - CAJUN
MOON (1976)
ALLAN TAYLOR - THE
TRAVELLER (1978)
ALLAN
TAYLOR - ROLL ON THE DAY (1980)

Gli
innumerevoli siti specifici e album dissepolti messi a
disposizione da Internet evidenziano che, per ascoltare
tutti i tesori nascosti relativi ai vari generi, non
basta una vita. Il solo movimento folk,
ad esempio, ha prodotto una tale quantità di opere da
imporre ai cultori la dolorosa scelta della
“cernita”. Nella gremita categoria dei
cantautori voce/chitarra, da oltre trent’anni Allan
Taylor occupa una personale nicchia di credibilità e
consenso. Roll On The Day è il suo manifesto
programmatico: maturo, omogeneo, conciso, un gioiello di
arte popolare inglese, indispensabile in qualsiasi
collezione seria. I sobri arrangiamenti ruotano attorno
al menestrello e al suo strumento, alternandovi il
supporto di vari specialisti, tra cui Mick Donovan
(cornamuse), Jamie O’Dwyer (violino) e il
“divo” John Kirkpatrick
(fisarmonica). La cifra lirico-musicale dell’artista
si esprime attraverso intense ballate acustiche (Looking
For You, Hard To Tell, Standing At The Door,
For An Old Friend) e struggenti figure ai margini
(Ballad For The Unknown Soldier, The Madman,
Roll On The Day). - B.A.
Tra i cantautori britannici coevi (Ralph
McTell, Nick
Drake, John
Martyn, Roy
Harper etc.), Allan
Taylor è il più vicino alle radici. Egli recupera
brani di matrice popolare, adatta alla chitarra antiche
accordature per liuto ed è
quanto di più prossimo alla figura del menestrello il
circuito dei club folk abbia
prodotto. Affini alla tradizione trobadorica anche i
temi: amicizia, lontananza, amori difficili. Roll On
The Day accentua la componente malinconica del suo
stile, che si vena di pessimismo esistenzialista (Time).
Splendidi i due ritratti che chiudono ciascun lato del Long
Playing: il malato di mente di Madman e il
minatore affetto da silicosi di Roll On The Day. -
Antonio Vivaldi
ALLAN TAYLOR - CIRCLE
ROUND AGAIN (1983)
ALLAN
TAYLOR - WIN OR LOSE (1985)

Talento
puro delle corde (vocali, acustiche), in grado di
mantenersi più che dignitosamente per mezzo secolo
esercitando la precaria professione di cantautore folk britannico, Allan
Taylor chiude la stagione d’oro della sua
carriera con due dischi* indispensabili. Impostati
rispettivamente su altrettante idee progettuali - la
rilettura di brani autografi da album precedenti, una
vaga ispirazione al modello degli chansonnier francesi - Circle
Round Again e Win Or Lose rappresentano un
categorico, intransigente ripudio di tutti i (dis)valori
enunciati dallo stronzissimo gergo degli anni Ottanta
(“un attimino”,
“come dire”,
“piuttosto che”
etc.). Misty On The Water e The Morning Lies
Heavy illustrano le doti liriche di Allan con
un’evocativa ode nautica all’immensità del
mare e lo struggente addio di un soldato a suo padre;
nelle scarne armonie di Simple Song, My
Father’s Room, The Proud And Noble Savage,
Mistress Music risuona l’aggraziato
controcanto di Irene Hume, mentre su Back Again e The
Story affiorano le influenze assimilate durante il
soggiorno americano (Cajun Moon; The American
Album); l’intenso ritratto femminile di Lavinia
Forsythe-Jones rappresenta l’altro momento
cruciale della scaletta. La lieve svolta stilistica di Win
Or Lose deriva da un disinibito ricorso al pianoforte
che, configurando un seducente ibrido tra indole inglese,
echi bohémien, suggestioni californiane, dona agli
arrangiamenti una preziosa originalità espressiva …
concepite e incise su questa falsariga, vanno in scena le
memorie di un artista che ha girato il mondo: il dolore
di un distacco su Choose Your Time, i folli
ricordi giovanili di Crazy Amsterdam,
l’omaggio alla diva idolatrata di Piaf, i
sogni infranti di Win Or Lose e There Was A
Time, la sublime simbiosi sentimentale di The Rose
And The Briar. La formula più tipica di Taylor torna
sugli stupendi arrangiamenti per chitarra: le cantilene
corali di Angelina’s Cantina e Now You
Know, le nostalgie atlantiche di Golden Island
e Syracuse And Albany, il commovente anelito di
pace di The Dove. [P.S. - *Entrambi mai pubblicati
su CD … e la chiamano “civiltà” …] -
B.A.
JOHN
TENNENT / DAVID MORRISON - TENNENT / MORRISON
(1972)
TIR NA
NOG - A TEAR AND A SMILE (1972)
TIR NA
NOG - STRONG IN THE SUN (1973)
RICHARD
THOMPSON - STRICT TEMPO!
(1981) 
RICHARD
THOMPSON - HAND OF KINDNESS (1983) 
Hand Of
Kindness sconta un grave handicap:
l’apprezzamento unanime della “stampa
specializzata”. In altre parole, l’album
piacque ai “critici”. Chi conosce la categoria
degli “addetti ai lavori” sa che, al fine di
individuare e promuovere la buona musica, un loro
giudizio positivo equivale al bacio della morte. Richard
Thompson riuscì a scongiurare questo effetto
iettatorio grazie a due fattori provvidenziali: tempo
galantuomo e un po’ di culo. Dopo l’eccellente
saggio strumentale di Strict Tempo!, il
chitarrista torna a proporsi come cantautore di lusso,
confermando un talento che aveva consegnato al repertorio
dei Fairport Convention numerosi classici (Meet On The
Ledge, Genesis Hall, Farewell, Farewell,
Crazy Man Michael, Now Be Thankful etc.).
La vena melodica di Richard è intatta e ancora feconda
di idee originali. A dispetto dei mesti accenni lirici
alla separazione dalla moglie (Linda Peters),
l’organico comprendente due sax (Pete Thomas; Pete
Zorn) e una fisarmonica (John Kirkpatrick) conferisce
un’allegra atmosfera paesana agli arrangiamenti,
mentre la superba sezione ritmica [Dave Pegg (basso); Dave Mattacks
(batteria)] non teme confronti. Dotato di una voce
leggermente gutturale ma espressiva e adatta alla
promiscuità stilistica, Thompson scatena la sua illustre
chitarra, elegante anche in un informale contesto
folk-rock. Le canzoni sono tutte belle e si equivalgono:
se How I Wanted To è una struggente ballata
acustica e Devonside una pagina vicina ad
atmosfere più tradizionali, la malinconia di fondo si
dirada sulla fragorosa esuberanza di A Poisoned Heart
And A Twisted Memory, Where The Wind Don’t
Whine, Tear Stained Letter e The Wrong
Heartbeat. La band si esalta sulla dinoccolata
andatura di Hand Of Kindness, per poi lasciarsi
trascinare dal ronzino che corre come un purosangue su Both
Ends Burning e dal vorticoso saltarello per “due
piedi sinistri” di Two Left Feet. - B.A.
GORDON TYRRALL - FAREWELL
TO FOGGY HILLS (1978)
DEENA WEBSTER - TUESDAY’S
CHILD (1968)
JESSE WINCHESTER - JESSE
WINCHESTER (1970)
JESSE WINCHESTER - THIRD
DOWN, 110 TO GO (1972)
JESSE WINCHESTER - LEARN TO
LOVE IT (1974)
JESSE WINCHESTER - LET THE
ROUGH SIDE DRAG (1976)
JESSE WINCHESTER - NOTHING
BUT A BREEZE (1977)
JESSE WINCHESTER - A TOUCH
ON THE RAINY SIDE (1978)
JESSE WINCHESTER - TALK
MEMPHIS (1981)
MARTIN WYNDHAM-READ - NED
KELLY AND THAT BAND (1970)
MARTIN WYNDHAM-READ - MARTIN
WYNDHAM-READ (1971)
MARTIN WYNDHAM-READ - HARRY
THE HAWKER IS DEAD (1973)
MARTIN WYNDHAM-READ with DAVE AND TONY
ARTHUR - ANDY’S GONE
(1979)
MARTIN WYNDHAM-READ - EMU
PLAINS (1981)
MAC WISEMAN - MAC
WISEMAN SINGS GORDON LIGHTFOOT (1975)
WOODEN O - A HANDFUL OF
PLEASANT DELITES (1969)
GAY &
TERRY WOODS - BACKWOODS (1975)
GAY &
TERRY WOODS - RENOWNED (1976)
GAY &
TERRY WOODS - THE TIME IS RIGHT
(1976)
GAY &
TERRY WOODS - TENDER HOOKS (1978)
YETTIES -
FIFTY STONE OF LOVELINESS (1969)
YETTIES -
KEEP A-RUNNIN’, IT’S
THE YETTIES! 1972)
YETTIES -
DORSET IS BEAUTIFUL (1972)
YETTIES -
THE YETTIES OF YETMINSTER (1975)

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