PROGRESSIVE
ACQUA FRAGILE - ACQUA FRAGILE (1973) ACQUA FRAGILE - MASS MEDIA STARS (1974) AKTUALA - AKTUALA (1973) AKTUALA - LA TERRA (1974) ALPHATAURUS - ALPHATAURUS (1973) IAN ANDERSON - WALK INTO LIGHT (1983) AREA - ARBEIT MACHT FREI (1973) Il disco, equilibrata sintesi di culture musicali eterogenee, metteva in risalto la loro marcata impronta politica. - G.E.R. Quando si parla di flessibilità, per zittire sicofanti e tirapiedi di turno (Brunetta, Martino, Sacconi etc.) basterebbe esibire la copertina del primo album degli Area e suonarne la musica ad alto volume. Gli argomenti affrontati vibrano ancora oggi di una stringente attualità, con la differenza che allora il movimento era ispirato da passioni autentiche e non da una deleteria tendenza emulativa. Resta il fatto che un disco così carico di riflessioni politiche e sociologiche è anche straordinario dal punto di vista artistico e a distanza di trentanni sancisce il primato degli Area nellambito della fiorente scena europea, collocandoli accanto ai gruppi più originali e maturi dellepoca (King Crimson, Gentle Giant, Matching Mole, Hatfield And The North etc.). Lintroduzione è memorabile: una donna recita alcuni versi in arabo, un attimo prima che si scateni la melodia bellicosa e levantina di Luglio, Agosto, Settembre (Nero). Dal punto di vista strumentale, oltre agli splendidi assoli di Patrizio Fariselli (tastiere) Arbeit Macht Frei si giova della presenza di Eddy Busnello, ottimo sassofonista che abbandonerà il gruppo subito dopo lesordio, ma che con il suo stile istintivo e sanguigno dona ai brani unindomita vitalità. Lagguerrita formazione disegna linee nevrotiche e irregolari, mentre Demetrio Stratos si abbandona a oscenità vocali degne di un invasato: definire cantante uno sperimentatore così instancabile è veramente riduttivo. La specificità italiana - tuttora apprezzata dai cultori del progressive in tutto il mondo - giustifica un rigurgito di sano patriottismo. Forza, Italia! - B.A. AREA - CAUTION RADIATION AREA (1974) Un altro successo editoriale della Comet, etichetta che sa recepire e appagare i desideri reconditi dei collezionisti più esigenti. Revolution è un prezioso scrigno che racchiude i primi tre album in studio (Arbeit Macht Frei; Caution Radiation Area; Crac!) e lottimo live Are(A)zione: interessante il libretto con le analisi storico-musicali di Massimo Villa, lussuose le confezioni dei singoli CD, politicamente schierata la copertina del cofanetto, peraltro in linea con lapproccio militante della band. Leggete cosa scrivono degli Area nella prestigiosa Gibraltar Encyclopedia Of Progressive Rock: «These guys are great! [ ] No one sounds like Area and no one ever will. They use fast, intricate, overlapping rhythms and their vocalist alternatively howls, whines, growls, moans and yodels (occasionally he even sings!). The singing is in Italian so I have no idea of what he's saying, but the singing style makes me wish I did.». Drizziamo la schiena: cè un Made in Italy di cui possiamo andare fieri. - B.A. AREA - MALEDETTI (1976) Chi fosse abituato ad apostrofare gratuitamente i dissidenti con laccusa di bieca esterofilia, dovrebbe spiegare la presenza, in questo sito, di un gruppo italianissimo come gli Area. Aspettiamo anche di essere illuminati su un fenomeno apparentemente singolare: a parte gli exploit mondani di Pavarotti e Bocelli, la nostra musica nel mondo è ricordata per Vivaldi, Modugno e O Sole Mio. Quale sarà mai, dunque, il motivo per cui un gruppo così legato agli anni '70 come gli Area continua ad essere rispettato e ammirato anche dal pubblico straniero, in mercati discografici smaliziati come Giappone, U.S.A., Regno Unito e Germania: forse la qualità? Ultimo album inciso dalla formazione storica degli Area, Maledetti è un piatto carico di sapori forti: lestremismo vocale di Demetrio Stratos (Evaporazione); una convulsa improvvisazione di Fariselli su un fondale jazz-rock (Scum) in cui si intravedono le sagome di Frank Zappa e Cecil Taylor; un nuovo inno dai provocatori accenti politici (Gerontocrazia); una complicata pagina progressive (Giro, Giro, Tondo). La varietà stilistica del disco è evidenziata da due episodi - Diforisma Urbano e Caos (Parte Seconda) - che si avvalgono, rispettivamente, del contributo di una poderosa ritmica funky (Hugh Bullen; Walter Calloni) e di due esponenti dellavanguardia radicale (Steve Lacy; Paul Lytton). - B.A. ARTI + MESTIERI - TILT (1974) Cè stato un momento in cui anche la musica italiana ha prodotto opere di valore, per le quali - tramite Internet - vengono tuttora espressi apprezzamenti incondizionati in ogni lingua. Gli Arti + Mestieri non ottennero lo stesso successo di gruppi più celebri (Orme, Banco del Mutuo Soccorso, PFM etc.), e tuttavia instillarono nuova linfa in un genere allora prossimo al declino: lidioma fusion, adottato a discapito delle tradizionali influenze classiche, veniva arricchito dal gusto per melodie di sapore mediterraneo (Gravità 9,81; Corrosione; Positivo/Negativo; Articolazioni) e per i tempi dilatati del Davis elettrico (In Cammino). A giudizio unanime degli appassionati, trascinatore e leader della band era Furio Chirico, super-virtuoso dei tamburi che, in una torrida notte dellestate 2002, durante una memorabile performance solitaria - chiosata da pertinenti accenni alla gloriosa stagione del progressive - entusiasmò il pubblico presente in Piazza Duca dAcquaviva, ad Atri (TE), ostentando unabilità tecnica intatta e un look giovanile a metà tra Hugh Jackman e Robert Carlyle, effetto della miracolosa forza rigenerante della musica. Tilt contiene diversi spunti stilisticamente pregevoli e, per chi ama la batteria, è un album indispensabile. Il successivo Giro Di Valzer Per Domani è il disco della maturità. - B.A. ARTI + MESTIERI - GIRO DI VALZER PER DOMANI (1975) Lo stile è sempre un rock-jazz non privo di agganci con quello della miglior Mahavishnu Orchestra, ma i brani di questo Giro Di Valzer Per Domani sono decisamente più "sentiti", più vivi di quelli presenti in Tilt. La fase puramente tecnica è ormai superata e il gruppo cerca di smussare gli angoli della propria musica, migliorando la sostanza anche a scapito della perfezione formale. I momenti più significativi sono Saper Sentire, Sagra, Valzer Per Domani, Consapevolezza Parte 1: inutile sottolineare la preparazione dei musicisti e, in particolare, delleccezionale batterista Furio Chirico. - Mauro Eusebi ARZACHEL (URIEL) - ARZACHEL (1969) ATOMIC ROOSTER - ATOMIC ROOSTER (1970) Lorgano di Crane è influenzato da Brian Auger, la formazione a tre elementi è tipica del periodo, così come lo stile - a metà tra il rock dei Cream e il progressive di Emerson, Lake & Palmer - mancano però quasi del tutto le istanze sinfoniche, ed è un bene, perché la musica rimane, almeno allinizio, su alti livelli di tensione emotiva. - Cesare Rizzi Il mondo prima di Emerson, Lake & Palmer. In termini di popolarità, gli Atomic Rooster non reggono il confronto con Nice (Keith Emerson) e King Crimson (Greg Lake), ma la militanza nella band di Vincent Crane consentì a Carl Palmer di sviluppare il proprio stile in un contesto proficuo e stimolante. La dimestichezza di Crane con lampia gamma timbrica dellorgano Hammond si traduce in una pioggia ininterrotta di splendidi suoni 'vintage', il basso di Nick Graham è potente, a tratti la sua voce ricorda quella di Roger Daltrey (Banstead) e la batteria di Palmer - già inconfondibile - trova un equivalente sportivo nella racchetta di Boris Becker, leleganza di una farfalla e la forza di un bisonte. Momenti topici: Friday The 13th, mini-classico dellepoca; unoriginale cover di Broken Wings, scritta da John Mayall; la buriana percussiva che infuria su Decline And Fall. Impeccabile la ristampa CD della Comet. - B.A. AUDIENCE - THE HOUSE ON THE HILL (1971) KEVIN AYERS - JOY OF A TOY (1969) Linfanzia al seguito del patrigno, ufficiale britannico in Malesia, lo segnerà per sempre, infondendogli uninsopprimibile passione per sole, spiagge e dolce vita. Le sue doti distintive - una languida voce baritonale, lo stile in bilico tra pop e avanguardia e linnato contegno aristocratico - ne fecero un curioso ibrido hippie-dandy. Tuttavia, al netto di talune indolenze, idiosincrasie e ingenuità espressive, in ciascun album di Kevin Ayers è possibile cogliere qualche perla. Joy Of A Toy rimane forse il suo lavoro più rappresentativo, nobilitato dalle rifiniture orchestrali del fedele David Bedford, dalla batteria di Robert Wyatt e da unispirazione ancora memore dei Soft Machine (The Soft Machine): proprio a quello storico esordio risale la prima versione di una filastrocca firmata da Ayers, qui ulteriormente stravolta in chiave dadaista (Joy Of A Toy Continued). Intrise di fragranze psichedeliche e pura poesia, le quattro stupende ballad evocano, rispettivamente, una giornata uggiosa (Town Feeling), unincantevole fanciulla in altalena (Girl On A Swing) e due misteriose figure femminili appena reduci da un tè con Eleanor Rigby e Lady Jane [Eleanors Cake (Which Ate Her); The Lady Rachel*]. Il gioiello dellalbum, Song For Insane Times, aggrega i Soft Machine del biennio 1968/1969 (Ayers, Wyatt, Ratledge, Hopper) per un inconsueto capolavoro in equilibrio tra jazz, progressive e canzone dautore: il microfono perfora la diafana trama elettro-acustica emettendo un timbro che ai cinefili potrebbe ricordare Donald Sutherland. [P.S. - *La ristampa CD della Harvest contiene anche la versione integrale dello splendido arrangiamento inciso da David Bedford nel 1972.] - B.A. KEVIN AYERS - SHOOTING AT THE MOON (1970) KEVIN AYERS - WHATEVERSHEBRINGSWESING (1972) KEVIN AYERS - BANANAMOUR (1973) KEVIN AYERS - THE CONFESSIONS OF DR. DREAM (1974) KEVIN AYERS - SWEET DECEIVER (1975) KEVIN AYERS - ODD DITTIES (1976) KEVIN AYERS - YES WE HAVE NO
MAÑANAS ... Uno degli ultimi, innati, autentici dandy è scomparso qualche settimana fa (18 Febbraio 2013), a soli 68 anni, spirando nel sonno a Montolieu, seconda dimora mediterranea dopo Deià, ove custodiva i ricordi dellinfanzia in Malesia e trovava quel che non poteva offrirgli la natìa Inghilterra. I disperati tentativi di farne un divo pop - prima ci provò la Harvest, poi la Island - continuavano a fallire dinanzi alla congenita indolenza di un artista insofferente a riti e obblighi dello show-biz. La carriera individuale, intrapresa per inerzia dopo una perplessa ma decisiva partecipazione allesordio discografico dei Soft Machine, produrrà una dozzina di album graziosi, leggeri, discontinui, ma che serbano sempre almeno una o due gemme ciascuno. Rispetto ad altri, Yes We Have No Mañanas ... So Get Your Mañanas Today vanta una maggiore consistenza della scaletta e almeno sette canzoni sono degne di nota. Assecondato da una band in cui brillano tre esponenti del rock più vintage e meno compromesso - Ollie Halsall (chitarra) dei Patto, Rob Townsend (batteria) dei Family, Richard Charlie McCracken (basso elettrico) dei Taste, Kevin Ayers intona un pugno di ritornelli tanto frivoli quanto irresistibili: il gospel corale di Star, lastiosa filastrocca di Mr. Cool, le vetuste atmosfere di Ballad Of Mr. Snake recapitano altrettanti, sottintesi strali al cinismo e allincompetenza dei traffichini A&R (chi mai poteva sognare che trentanni dopo Internet ne avrebbe propiziato il trasloco allospizio dei poveri?), mentre gli orecchiabili refrain di Loves Gonna Turn You Around e The Owl, lode per pianoforte e voce di Yes I Do, gli echi caraibici di Everyone Knows The Song, il delizioso arrangiamento di Falling In Love Again - obsoleto standard di Friedrich Hollaender e Reginald Connelly - esibiscono il languido romanticismo dellinterprete. Pochi giorni prima di morire aveva lasciato una delle sue chitarre presso il caffè di Montolieu che frequentava, allegandovi un biglietto autografo: «celui qui veut jouer joue» per chiunque voglia suonarla grazie e addio, Kevin - B.A. KEVIN AYERS - RAINBOW TAKEAWAY (1978) KEVIN AYERS - THATS WHAT YOU GET BABE (1980) KEVIN AYERS - DEIÀ ... VU (1980) Inciso in studio con musicisti locali durante il soggiorno a Maiorca, Deià ... Vu deve la storpiatura del titolo proprio al nome del mitico villaggio (Deià) in cui Kevin si era trasferito per seguire le tracce del poeta Robert Graves. Il peculiare amalgama di ironia e romanticismo è evidente sin dai titoli: Champagne And Valium, gustoso blues ipocondriaco, Thank God For A Sense Of Humour e Be Aware Of The Dog, filastrocche agrodolci da ascoltare oziando su una spiaggia deserta. Bella la versione reggae della classica Lay Lady Lay di Bob Dylan. Alle sedute partecipò anche Ollie Halsall (My Speeding Heart), formidabile chitarrista dei Patto e fraterno amico di Ayers. Il languido baritono di Kevin è sempre emozionante, anche se dalle canzoni traspare un cronico cedimento al disimpegno creativo: distratto dagli agi di una dolce vita ricercata con ostinazione, egli ormai considerava il rock un interesse residuale. Pubblicato in edizione limitata, il Long Playing divenne immediatamente un oggetto di culto per collezionisti. La ristampa CD delletichetta iberica Blau colmò la lacuna solo in parte: dal 1998 lalbum sembra scomparso e per trovarlo conviene tentare una ricerca recandosi sullisola o telefonando a qualche negozio di Palma. - B.A. KEVIN AYERS - DIAMOND JACK AND THE QUEEN OF PAIN (1983) KEVIN AYERS - AS CLOSE AS YOU THINK (1986) KEVIN AYERS - STILL LIFE WITH GUITAR (1992) BACK DOOR - BACK DOOR (1972) Quelle pecore che vagolano nella brughiera innevata sono silenti depositarie di una storia bellissima, per quanto ignota ai più. Tutto comincia quando Colin Hodgkinson (basso elettrico) e Ron Aspery (alto/soprano; flauto) decidono di scappar via dalla pazza folla londinese per rifugiarsi a Redcar, tranquilla cittadina distesa tra i ventosi pascoli dello Yorkshire e affacciata sul Mare del Nord. Nella vicina Middlebrough viene reclutato il batterista Tony Hicks. Nascono i Back Door, singolare complesso undeground che si esibisce regolarmente tra le vetuste mura del Lion Inn, un antico, appartato pub presso Blakey Ridge. I concerti del trio destano sensazione e, poco a poco, inizia a spargersi la voce che in una vecchia osteria di provincia si ascolta un sound mai udito prima: jazz-rock? free-funk? progressive? Neanche le compagnie discografiche riescono a inquadrare quella musica, rifiutandone la pubblicazione con linfame tiritera del no commercial potential. Invece di desistere, i tre amici incidono a Londra materiale sufficiente per un Long Playing (3 e 4 Giugno 1972), stampano lalbum in proprio e lo distribuiscono, tra una birra e laltra, agli entusiasti avventori della locanda. Una copia del disco auto-prodotto arriva nella redazione del New Musical Express e, finalmente, scoppia il caso. In possesso di una tecnica straordinaria e formati alla dottrina dellimprovvisazione, i Back Door creano arrangiamenti di stupefacente compiutezza senza ricorrere al sostegno armonico di tastiere o chitarre, scelta espressiva pressoché inconcepibile ai tempi di Keith Emerson e Robert Fripp. Il cuore pulsante della band è Hodgkinson, fenomenale virtuoso mancino che sta al Fender Precision come Scott LaFaro al contrabbasso e, non sembri uneresia, Jimi Hendrix alla Stratocaster: sottratto lo strumento alla ripetitiva funzione di metronomo, Colin lo colloca al centro della scena, cavandone accordi, arpeggi, assoli, colpi slap e giri melodici su cui imperversano sax e batteria. Il drammatico incedere di Vienna Breakdown è contraddetto dai bruschi unisoni di Hodgkinson e Aspery, che stabiliscono subito la peculiarità stilistica dei Back Door. Lieutenant Loose è un monologo di Hodgkinson che, con due mani e quattro corde, genera un prodigioso flusso sonoro. I dinamici ritmi fusion di Plantagenet, Slivadiv e Jive Grind esaltano leclettismo di Aspery, che alterna fraseggi fluidi e veloci a striduli effetti starnazzanti, allora osati solo da avanguardisti come Anthony Braxton o Evan Parker. Al soave tema coltraniano di Human Bed, disegnato dal flauto di Aspery, si oppone il convulso interplay di Catcote Rag. Un geometrico break intercalante stravolge il rilassato clima blues di Waltz For A Wollum. Gli echi balcanici di Folksong e la zigzagante gimcana di Back Door evocano, rispettivamente, il Coltrane di My Favorite Things e lOrnette di Change Of The Century. Nonostante un linguaggio così rivoluzionario, soprattutto per lepoca, quando si celebrano i grandi bassisti inglesi (Chris Squire, Percy Jones, Bill MacCormick, John Greaves etc.), il nome di Hodgkinson è tuttora omesso anche dai più autorevoli libri specializzati. Il CD della Warner Bros. immortala un capolavoro che trascende mode e categorie (la stessa etichetta ebbe il merito di promuovere il vinile dalledizione indipendente a quella ufficiale). - B.A. BACK DOOR - 8th STREET NITES (1974) BACK DOOR - ANOTHER FINE MESS (1975) BACK DOOR - ACTIVATE (1976) BALLETTO DI BRONZO - YS (1972) BANCO DEL MUTUO SOCCORSO - BANCO DEL MUTUO SOCCORSO (1972) Sostenere che il retroterra classico dei giovani europei agì da catalizzatore per lo sviluppo del progressive è un vezzo un po snob che distoglie lattenzione da un dato ben più eloquente: quella musica fu concepita in unepoca durante la quale LE CASE DISCOGRAFICHE OFFRIVANO AGLI ARTISTI LOPPORTUNITÀ DI REALIZZARE ANCHE LE IDEE PIÙ ORIGINALI, PURCHÉ ANIMATE DA ISPIRAZIONE AUTENTICA. In proposito, Gianni Nocenzi racconta che la celeberrima copertina sagomata mise davvero in crisi la Ricordi [ ] e creò grossi problemi a tutta la meccanizzazione [ ] perché non potevano essere utilizzati i contenitori standard. (Francesco Mirenzi, Rock Progressivo Italiano Vol. II - Castelvecchi Editore). Ciononostante, il progetto fu portato avanti e oggi il salvadanaio è una venerata icona del rock più libero e creativo. Limpiego di un cantante vero come Francesco Di Giacomo distingueva il Banco del Mutuo Soccorso da quasi tutti i gruppi italiani coevi, spesso incapaci di onorare adeguatamente quel ruolo (con le rilevanti eccezioni di Area, Orme e PFM): dotato di una voce dal timbro ieratico e di una presenza scenica che attirò linteresse di Federico Fellini (Satyricon; Roma; Amarcord), egli è una delle figure chiave della contaminazione tra idioma underground e ascendenze colte. Lorganico a due tastiere (i fratelli Nocenzi) consentiva al BMS di imbastire uno spesso tessuto armonico, ricamato con le magnifiche melodie scritte da Vittorio Nocenzi. Lalbum si compone quasi interamente di tre splendide suite - R.I.P. (Requiescant In Pace), Metamorfosi, Il Giardino Del Mago - galvanizzate da un continuo susseguirsi di variazioni ritmiche, fughe vertiginose e momenti di teatrale solennità. Linfluenza di Yes ed Emerson, Lake & Palmer si avverte chiaramente, ma rifarsi con profitto a modelli illustri non è vietato, anzi. Il ricorso a espedienti ingenui ma funzionali - gli aulici versi recitati nel prologo (In Volo), il realismo sonoro di un breve interludio (Passaggio) - contribuiva a stimolare la curiosità del ricettivo pubblico del 1972. Per capire che i tempi sono cambiati basta guardarsi attorno: agli estrosi fricchettoni di quel periodo sono subentrati manichini tetri, inespressivi, squallidi, oppressi da capoccetti A&R che, tra una sniffata e laltra, chiedono loro di indossare gli strumenti, piuttosto che di suonarli. Povera Italia. Poveri noi. - B.A. BANCO DEL MUTUO SOCCORSO - DARWIN! (1972) Se una sciacquetta che si atteggia a manager imprime un moto retrogrado al sistema educativo nazionale decretando il creazionismo di stato, un album come questo diventa indispensabile, oltre che attualissimo. Il titolo col punto esclamativo esibisce un eloquente manifesto programmatico, in omaggio allo scienziato inglese che liberò luomo dal giogo della superstizione. La geniale teoria di Charles Robert Darwin viene documentata attraverso una serie di fasi distinte, in cui arrangiamenti di squisita fattura progressive si sposano a testi di uno spessore poetico pressoché unico nella scena italiana di quegli anni. Memorabile lincipit lirico di LEvoluzione: prova a pensare un po diverso, niente da grandi dei fu fabbricato, ma il creato sè creato da sé, cellule, fibre, energia e calore e se nel fossile di un cranio atavico riscopro forme che a me somigliano, allora Adamo non può più esistere e ora ditemi se la mia genesi fu d'altri uomini o di un quadrumane . Un diluvio di ritmi convulsi e timbri policromi suggerisce lincessante fermento cellulare in atto sulla Terra appena nata. La Conquista Della Posizione Eretta si apre con una fuga strumentale raffigurante la metamorfosi che portò i nostri progenitori a differenziarsi dal resto del mondo animale; Francesco Di Giacomo descrive con trasporto lattimo che segnò il destino di una specie: steli di giunco e rughe d'antica pietra, odore di bestia, orma di preda, nient'altro vede il mio sguardo prono, se curva è la mia schiena potessi drizzare il collo oltre le fronde e tener ritto il corpo opposto al vento io provo e cado e provo e ritto sto per un momento . Le tumultuose orchestrazioni prodotte da tastiere (fratelli Nocenzi) e batteria (PierLuigi Calderoni) si placano sulla leggiadra Danza Dei Grandi Rettili, per accompagnare un branco di dinosauri che, nonostante la mole, pascola agile a tempo di valzer. Toccante ballad preistorica, 750.000 Anni Fa LAmore? racconta limpulso passionale di un ominide che, attratto da una femmina, è incapace di esprimere le proprie emozioni: ... corpo chiaro dai larghi fianchi ti danza il seno mentre corri a valle ai pozzi le labbra secche vieni a dissetare se mi vedessi fuggiresti via io non posso possederti la mente vuole, ma il labbro inerte non sa dire niente ma chi son io, uno scimmione senza ragione . Lalleanza fra simili si dimostra proficua su Cento Mani E Cento Occhi, per poi lasciare il passo alle sconsolate, ineluttabili considerazioni sulla caducità dell"homo sapiens" (Miserere Alla Storia; Ed Ora Io Domando Tempo Al Tempo Ed Egli Mi Risponde Non Ne Ho!). Da ascoltare alle Galápagos. - B.A. / Cesare Rizzi BANCO DEL MUTUO SOCCORSO - IO SONO NATO LIBERO (1973) A volte il destino sa essere cinico (crudele, iniquo, beffardo fate voi): la prematura, tragica morte di Francesco Di Giacomo è stata annunciata in diretta al festival di Sanremo forse noi possiamo rendergli omaggio esortandovi a riascoltare quella voce dallinimitabile piglio operistico e dallimmane forza melodrammatica se tre film con Federico Fellini (Satyricon, Roma, Amarcord) vi bastano A parere di moltissimi, Io Sono Nato Libero è il capolavoro del Banco del Mutuo Soccorso, oltre che uno dei vertici del progressive (italiano e internazionale). Il titolo della suite introduttiva (Canto Nomade Per Un Prigioniero Politico) è un magistrale saggio di impegno militante e cultura letteraria: ispirato al golpe cileno del 1973 (pressoché in tempo reale), vagamente evocativo di un verso leopardiano*, si sviluppa lungo un variopinto caleidoscopio strumentale e attraverso passaggi cantati di straordinaria intensità lirica ( e voi donne dallo sguardo altero, bocche come melograno, non piangete perché io sono nato libero non sprecate per me una messa da requiem ). La meravigliosa ballata acustica Non Mi Rompete vanta una melodia dagli echi rinascimentali, parole sublimi e un memorabile inciso vocale che ne innalzano lo spessore artistico al livello delle storiche canzoni sonnolente di John Lennon [Im Only Sleeping (Revolver), Im So Tired (The Beatles)]. Scritta dal taciturno Gianni Nocenzi, La Città Sottile elabora un cupo tema di quattro note esposto dal pianoforte, esaltando lintesa tra gli stessi fratelli Nocenzi e i formidabili PierLuigi Calderoni (batteria), Renato DAngelo (basso elettrico), Rodolfo Maltese (chitarre). Larrangiamento di Dopo ... Niente È Più Lo Stesso esibisce il caratteristico repertorio di variazioni metriche, atmosfere convulse, fughe repentine scandite dagli angosciosi ricordi di un reduce sopravvissuto allinferno di Stalingrado ( cosa ho vinto quando io ora so che sono morto dentro, tra le mie rovine? voi chiamate giusta guerra ciò che io stramaledico ). Traccia II - ideale seguito di Traccia, dal primo album - è un ampolloso epilogo in chiave barocca condotto dai sintetizzatori. [P.S. - 1) *Canto Notturno Di Un Pastore Errante DellAsia. 2) Appena subentrato a Marcello Todaro, che però sulla copertina risulta ancora membro effettivo, dunque non è chiaro chi dei due suoni sui diversi brani.] - B.A. BANCO DEL MUTUO SOCCORSO - GAROFANO ROSSO (1976) BANCO DEL MUTUO SOCCORSO - COME IN UNULTIMA CENA (1976) Almeno in Italia, Come In UnUltima Cena segna langoscioso spartiacque tra la stagione della libertà creativa - ormai agonizzante - e gli orrendi anni dellomologazione forzata. Eppure, sfuggito ai radar di collezionisti e appassionati travolti dalla bolgia del riflusso, il disco è a tutti gli effetti un manufatto progressive. Con la formazione classica ormai rodata e coesa ai massimi livelli (Francesco Di Giacomo, Vittorio Nocenzi, Gianni Nocenzi, Rodolfo Maltese, Renato DAngelo, Pierluigi Calderoni), il Banco del Mutuo Soccorso elabora un complesso affresco di relazioni umane intese secondo sensibilità, logiche e clichè dellepoca. Introdotto da una copertina memorabile ideata da Caesar Monti*, il tema fu davvero concepito durante un occasionale convivio tra i membri dellentourage. A livello stilistico, la differenza più apprezzabile rispetto ai tre capolavori precedenti (Banco del Mutuo Soccorso, Darwin!, Io Sono Nato Libero) consiste in una sottile liofilizzazione degli arrangiamenti, con passaggi strumentali che privilegiano la sintesi rispetto alla (pur efficace) ridondanza espressiva del passato. Laccostamento sonoro tra il rinomato amalgama elettro-acustico (pianoforte, organo, sintetizzatore, chitarre, batteria) e la voce operistica di Francesco contraddistingue momenti di inconsueta intensità lirica e musicale [ A Cena, Per Esempio ( sto rinchiuso in un ventre di bue ho ascoltato miti deroi e poeti ruffiani ), Il Ragno ( io da sempre ho usato lastuzia coi miei giochi di geometria è sciocco rischiare sono per tutti un saggio, ma certo scrupoli io non ne ho tendo lagguato a chi resta ammirato dalla mia abilità dentro i miei pregiati sudari, delicato cullo la preda ), Si Dice Che I Delfini Parlino ( dopo la tempesta ho vagato a lungo tra i coralli ho temuto di non saltare più al sole, ma il desiderio dimmenso scuoteva le mie reni, io dallabisso sono risalito non fuggire londa, anche se ha lodore dellarpione ), Fino Alla Mia Porta ( sui gradini del vostro rifiuto, io sto salendo fino alla mia porta questa volta larpa notturna suona invano il canto delle paure questa notte, come un atlante, sopra la terra mi sono modellato )], che si alternano a evocative melodie rinascimentali (È Così Buono Giovanni, Ma ..., La Notte È Piena) e impetuose fughe collettive [Slogan, Voilà Mida (Il Guaritore)]. Pubblicato dalla Manticore di Emerson, Lake & Palmer. Tradotto in inglese da Angelo Branduardi per ledizione internazionale (As In A Last Supper). [P.S. - *Lo stesso Monti, tempo dopo, riadattò e propose - senza successo - unimmagine analoga per lesordio solista di Mick Jagger (inquadrato alla maniera del Cristo Morto di Andrea Mantegna, sullo sfondo delle Balze di Volterra, supino su una croce, in scarpe da tennis e coperto solo da un drappo sulle parti intime, brandendo un martello con una mano il soggetto si piantava un chiodo nellaltra troppo audace anche per il cantante dei Rolling Stones ] - B.A. BANCO DEL MUTUO SOCCORSO - CANTO DI PRIMAVERA (1979) BARCLAY JAMES HARVEST - ONCE AGAIN (1971) BARCLAY
JAMES HARVEST - BARCLAY JAMES HARVEST BARCLAY JAMES HARVEST - BABY JAMES HARVEST (1972) BARCLAY JAMES HARVEST - EVERYONE IS EVERYBODY ELSE (1974) BARCLAY JAMES HARVEST - TIME HONOURED GHOSTS (1975) BARCLAY JAMES HARVEST - OCTOBERON (1976) BARCLAY JAMES HARVEST - GONE TO EARTH (1977) FRANCO BATTIATO - POLLUTION (1973) FRANCO BATTIATO - SULLE CORDE DI ARIES (1973) BELLA BAND - BELLA BAND (1978) Saremo pure anime semplici, ma noi amiamo questo album. Ledizione CD arriva a trentanni dalloriginale tiratura in vinile, il che la dice lunga su come è messa lindustria discografica. Per non parlare della stampa specializzata: nessuna delle numerose enciclopedie progressive italiane riporta anche solo due righe su Bella Band. Eppure, il quintetto toscano, nato e defunto con questo splendido esordio, vantava unesemplare lucidità programmatica. Con un team analogo a quello del Perigeo e uno stile egualmente debitore dei Soft Machine post-Third e dei Weather Report pre-Heavy Weather, i cinque artisti aggiungevano ai propri arrangiamenti un irriducibile gusto per la concretezza strumentale. In sostanza, la raffinata sezione ritmica [Mauro Sarti (batteria), Tonino Camiscioni (basso)] alimentava una prima linea [Riccardo Cioni (tastiere), Roberto Buoni (fiati), Luigi Fiorentino (chitarre)] in perenne lotta per lassolo più bello. I quattro lunghi brani - Faidadiesis, Promenade, Porotostrippa Sul Pero, Cipresso Violento - tutti stupendi, partono da semplici spunti melodici per lasciare amplissimo spazio ai fraseggi dei solisti: i suoni del sintetizzatore ARP, della solid body, del clarinetto e del sax sono a dir poco magnifici. Copertina memorabile. - B.A. BIGLIETTO PER LINFERNO - BIGLIETTO PER LINFERNO (1974) B.L.U.E. - BRUFORD LEVIN UPPER EXTREMITIES (1998) B.L.U.E. - BLUE NIGHTS (2000) BRAND X - MISSING PERIOD (1976) BRAND X - UNORTHODOX BEHAVIOUR (1976) Nonostante gli sforzi per essere pluralisti ed esaustivi, si torna sempre al primo amore: chiamatelo come volete, ma lamalgama ottenuto fondendo limprovvisazione del jazz con lestetica del progressive ha prodotto alcuni dei più bei dischi del nostro tempo. Insieme a King Crimson e National Health, i Brand X figurano tra i massimi esponenti di un nobile sottogenere quasi sempre assente dalle pagine delle riviste specializzate. Lalbum desordio ottenne una certa notorietà per la presenza di Phil Collins che, in quellambito spontaneo e stimolante, sfogava gli istinti repressi nei Genesis. Ma Unorthodox Behaviour è un piccolo capolavoro a prescindere. Il tempo dispari di Nuclear Burn introduce uno stile fatto di ritmi spezzati, accordi complessi, virtuosismi tecnici, riff vertiginosi, assoli sbalorditivi. Lorganico subirà un turnover continuo, ma la classe strumentale di John Goodsall (chitarra), Percy Jones (basso) e Robin Lumley (tastiere) è già in evidenza, esaltata da una straordinaria intesa col celebre batterista. Il quartetto appare coeso e versatile sul funky claudicante di Born Ugly, sul frenetico incedere di Running Of Three e sul convulso arrangiamento di Smacks Of Euphoric Hysteria, per poi esibire la propria finezza espressiva sullo splendido tema di Euthanasia Waltz, che verrà riproposto con esiti analoghi anche dal vivo (Livestock). Copertina Hipgnosis. - B.A. BRAND X - MOROCCAN ROLL (1977) BRAND X - LIVESTOCK (1977) Questi sensazionali concerti registrati a Londra (Ronnie Scotts, Marquee, Hammersmith) ratificano labilità dei Brand X nella triplice fase di approccio - scrittura, arrangiamento, improvvisazione - allo sviluppo del jazz moderno. Divulgato dagli apostoli e co-leader Percy Jones (basso fretless) e John Goodsall (chitarre), il nuovo verbo assimilava la ricerca degli sperimentatori* Blue Note, il disincanto degli anni Settanta, lo stralunato surrealismo di Canterbury, lapertura mentale del Miles Davis elettrico, elaborando un indefinibile idioma sospeso tra progressive e fusion. Col poliedrico Robin Lumley stabile alle tastiere e lingresso in formazione del percussionista/compositore scozzese Morris Pert (Settembre 1976), la band approda al suo momento più felice. Il suono pulsa ipnotico e avvolgente, combinando gli effetti spaziali di Lumley, lo stile parlato di Jones, i vertiginosi fraseggi di Goodsall. Su due brani (Nightmare Patrol, Malaga Virgen), il batterista americano Kenwood Dennard subentra con disinvoltura a Phil Collins, presente sugli altri (Euthanasia Waltz, -Ish, Isis Mourning), anche se ormai quasi del tutto riassorbito dai Genesis senza Peter Gabriel. Da non perdere: Nightmare Patrol, sinistro tema originale firmato Goodsall/Dennard che, esposto dalle note del Moog e dallarpeggio della Stratocaster, pare poi ripiegarsi su se stesso; Euthanasia Waltz, splendido arrangiamento live dellinstant classic tratto da Unorthodox Behaviour, impossibile decidersi tra le due versioni. Copertina memorabile, tra le più belle dello studio Hipgnosis. Nel 1999 la Buckyball Music ha dissepolto unaltra preziosa esibizione dal vivo dello stesso organico (Chicago, 1977), pubblicandola nelleccellente doppio CD Timeline. [P.S. - *Eric Dolphy, Freddie Hubbard, Bobby Hutcherson, Jackie McLean, Sam Rivers, Larry Young etc.] - B.A. BRAND X - MASQUES (1978) Desiderosi di provare il loro valore anche senza la prestigiosa egida di Phil Collins, a sua volta indaffarato a garantire la sopravvivenza dei Genesis dopo la defezione di Steve Hackett, i Brand X rinnovano lorganico reclutando due nuovi, straordinari elementi: il batterista Chuck Bürgi e il tastierista Peter Robinson, questultimo fondatore dei Quatermass (Quatermass) e per molti anni accanto a Shawn Phillips. Con il progressive ormai asfissiato dalle deiezioni punk e dopo un capolavoro come LiveStock, lappuntamento in studio appare decisivo, ma le forti motivazioni artistiche consentono a John Goodsall e Percy Jones di incidere il più bel disco jazz-rock del 1978, a pari merito con Of Queues And Cures. Il quintetto riserva ampio spazio a Morris Pert e, soprattutto, alle sue splendide composizioni. Proprio le pagine firmate dal percussionista scozzese fanno la differenza: la ninnananna notturna di Black Moon; gli echi mediterranei di Earth Dance; i convulsi movimenti di Deadly Nightshade, tenebrosa mini-suite che nellarco di undici minuti alterna pause oniriche a fughe concitate, fino allincandescente assolo di Goodsall. Loriginale linguaggio dei Brand X, fatto di complessi incastri ritmici, aperture melodiche, influenze fusion e improvvisazioni vertiginose, raggiunge il culmine espressivo con gli arrangiamenti di Access To Data, The Poke e The Ghost Of Mayfield Lodge. Sulla breve title-track va in scena un fitto dialogo instaurato tra larmamentario esotico di Pert e il basso parlante del gallese Percy Jones, uno dei massimi specialisti dello strumento elettrico insieme a Jaco Pastorius, Jeff Berlin e Marcus Miller. La copertina è una sorta di involontaria replica mediorientale allintrigante figura asiatica immortalata su Aja dagli Steely Dan. - B.A. BRAND X - PRODUCT (1979) BRAND X - DO THEY HURT? (1980) Morris
Pert voleva ritirarsi in Scozia
gli unici
elementi stabili e motivati della formazione originale
rimanevano il misterioso John
Goodsall (chitarre) e il gallese Percy
Jones (basso elettrico) al quale, in alcuni brani del
biennio 1979/1980, addirittura subentra John
Giblin, uomo di fiducia di Phil
Collins, pure presente in queste memorabili sedute
(negli stessi giorni i due assistevano John
Martyn in studio per lo splendido Grace & Danger)
le dolenti note ci impongono di ricordare che la
stampa specializzata massacrò questi album,
col risultato di abbandonare definitivamente la
generazione dellepoca in balia dei cafoni da balera
e dei ritardati punk. BRAND X - X COMMUNICATION (1992) BRAND X - MANIFEST DESTINY (1996) BRAND X - TRILOGY (1979/1992/1996) Una ristampa inestimabile, a cura
della Buckyball
Music, dinamica etichetta gestita con gusto e
competenza da Marc Wagnon. Il triplo CD (Trilogy)
è proposto in un elegante cofanetto digi-pack e
comprende gli ultimi due album dei Brand X
(X Communication; Manifest Destiny) più
una preziosa registrazione dal vivo (Live / September
27 1979) con Phil
Collins. BRAND X - TIMELINE (1977/1993) BILL BRUFORD - FEELS GOOD TO ME (1978) Bill Bruford è uno dei più intelligenti e raffinati batteristi inglesi (insieme a Barriemore Barlow, Simon Phillips e qualche altro). La sua lunga carriera è un esempio di integrità artistica e il suo contributo ai capitoli discografici più riusciti di gruppi come Yes (i primi cinque album) e King Crimson (1973/1974) è stato determinante. In unintervista di molti anni fa, presentando questo disco, Bill confessò che il suo sogno era quello di creare qualcosa che durasse nel tempo, che vendesse anche solo due copie al giorno, ma in maniera costante. Con questo lavoro egli ha realizzato quel sogno. - B.A. BILL BRUFORD - ONE OF A KIND (1979) Lincompiuta Grande Enciclopedia di Rockstar riconosce a Bill Bruford una spiccatissima sensibilità ritmica, un forte senso del dinamismo percussivo e una calibratissima caratura tecnica. Qualità indiscutibili, che si ritrovano puntualmente in questo disco interamente strumentale, che ogni appassionato pone ai vertici di unideale classifica del meglio degli anni Settanta. One Of A Kind è il secondo atto della vicenda solista di Bill e mette in vetrina laffiatatissimo quartetto di virtuosi riunito su Feels Good To Me: Bruford ai tamburi, lo stupefacente Jeff Berlin al basso, il dio della chitarra Allan Holdsworth e Dave Stewart, tastierista di altissimo lignaggio (Egg; Hatfield And The North; National Health). I quattro, nonostante le prodigiose doti tecniche, si mettono al servizio della musica e, senza noiose ostentazioni, realizzano uneccezionale sintesi tra composizione, arrangiamento e interventi solistici, il tutto nobilitato da splendide melodie. Scampoli di rock progressivo, echi di Canterbury e una netta propensione allimprovvisazione sono gli elementi caratteristici di questa musica, che riprende il discorso interrotto poco prima dai National Health. Lassenza di parti cantate consente ai quattro di concentrarsi meglio sul metodo compositivo. Il leader si rivela autore dotato e sensibilissimo. Ricordiamo Forever Until Sunday e Travels With Myself - And Someone Else, di una bellezza struggente; Fainting In Coils, sempre di Bruford, ispirata alla Alice In Wonderland di Lewis Carroll; The Abingdon Chasp, uno splendido tema di Allan Holdsworth, dalla melodia sfuggente e ingegnosa; Five G, un classico per tutti i bassisti del mondo, grazie a unincredibile introduzione slap di Jeff Berlin; il tonitruante brano di apertura, Hells Bells, scritto da Dave Stewart e dal compianto Alan Gowen. Questultima potrebbe essere una fantastica sigla di apertura per qualche disc-jockey illuminato, ma ve ne sono? - B.A. BILL BRUFORD - THE BRUFORD TAPES (1979) BILL BRUFORD - GRADUALLY GOING TORNADO (1980) BILL BRUFORD / PATRICK MORAZ - MUSIC FOR PIANO AND DRUMS (1983) Disco strano, indefinibile, bellissimo. Tanta improvvisazione, ma non è jazz. Riferimenti colti, ma non può dirsi musica classica. Due veterani degli anni Settanta, eppure nessuna nostalgia. Riepilogo. Il modesto riscontro commerciale ottenuto col suo quartetto, a fronte degli spettacolari esiti artistici raggiunti da album come Feels Good To Me e One Of A Kind, rischiava di scoraggiare Bill Bruford. Che fare? Seguendo listinto, Bill sceglie la stimolante formula del duo ed entra in sala dincisione con Patrick Moraz. Malgrado la comune militanza negli Yes, i due non avevano mai suonato insieme. Il retroterra accademico del tastierista svizzero, passato alla storia per aver preso il posto di Rick Wakeman nel 1974 (Relayer), e il blasonato curriculum progressive di Bruford (Yes, King Crimson, Genesis, National Health etc.), sebbene apparentemente inconciliabili, generano una mirabile simbiosi di talenti puri. Gli arrangiamenti scheletrici e limpegnativo contesto strumentale assorbono tutte le risorse timbriche della batteria e lintera tavolozza cromatica del pianoforte: la cantabile aria di Childrens Concerto, assecondata da Bruford con giocosa esuberanza; la sinistra atmosfera di Living Space, colonna sonora ideale per un film ad alta tensione; i serrati fraseggi di Any Suggestions e Hazy; landatura ansimante di Eastern Sundays; i geometrici virtuosismi di Symmetry; gli echi esotici di Blue Brains; la romantica melodia di Galatèa. Nonostante una carriera già lunga e prestigiosa, Bruford esibisce un inedito, sorprendente campionario di invenzioni ritmiche. Per tentare un parallelo con unopera analoga, sebbene diversa nellapproccio, suggeriamo lascolto di Streams Of Consciousness di Max Roach e Dollar Brand. - B.A. BILL BRUFORD / PATRICK MORAZ - FLAGS (1985) BILL BRUFORDS EARTHWORKS - EARTHWORKS (1987) BILL BRUFORDS EARTHWORKS - DIG? (1989) BILL BRUFORDS EARTHWORKS - ALL HEAVEN BROKE LOOSE (1991) 1986. Al momento di stilare un bilancio
della propria carriera, dopo aver militato nei primi e
migliori Yes
e in due storiche formazioni dei King
Crimson, suonato brevemente con Gong,
Genesis,
National
Health, fondato il supergruppo U.K.
e inciso a proprio nome il capolavoro assoluto One Of A Kind, il
batterista inglese, stanco della routine, per dirla con Vladimir Il'ic
Ul'janov, si chiedeva «che
fare?». Nella sua avvincente autobiografia,
egli racconta di come decise di reclutare Django
Bates e Iain
Ballamy dopo aver ascoltato alla TV i Loose
Tubes. Lo spettacolo offerto dalla prodigiosa
orchestra/cooperativa britannica aveva risvegliato in
Bill un amore giovanile: limprovvisazone. BILL BRUFORDS EARTHWORKS - STAMPING GROUND (1993) BILL BRUFORD /
RALPH TOWNER / EDDIE GOMEZ BILL BRUFORDS EARTHWORKS - A PART, AND YET APART (1999) BILL BRUFORDS EARTHWORKS - THE SOUND OF SURPRISE (2001) BILL BRUFORDS EARTHWORKS - FOOTLOOSE AND FANCY FREE (2002) BILL BRUFORDS EARTHWORKS - RANDOM ACTS OF HAPPINESS (2004) In una straordinaria intervista pubblicata su un CD promozionale, rispondendo a una domanda sulle opposte reazioni con cui la critica aveva accolto le metamorfosi stilistiche degli Earthworks, dallalto del proprio indiscusso carisma Bill Bruford pronuncia una frase orgogliosa e perentoria: « I know what I like and happily I do what I like and I dont have to wait and worry what critics like ». Dato il pulpito particolarmente autorevole, laffermazione è unautentica scomunica della stampa specializzata, categoria che ha fatto di invidia, menzogna e ipocrisia le ragioni fondanti della sua stessa esistenza. Frastornati dalleclettismo di Bruford, gli esperti non tolleravano che, dopo aver suonato con (le migliori formazioni di) Yes e King Crimson, il batterista inglese militasse brevemente nei Genesis, incidesse uno dei più bei dischi progressive di tutti i tempi (One Of A Kind), riesumasse con Patrick Moraz il duo piano/batteria (Music For Piano And Drums; Flags), allestisse una nuova band votata allimprovvisazione e, non appena ottenuti i primi riconoscimenti, abbandonasse lidioma post-fusion per esprimersi in un ambito squisitamente acustico. Eppure, come dimostra la carriera ultraventennale degli Earthworks, aveva sempre ragione lui. Registrato dal vivo allo Yoshis di Oakland, Random Acts Of Happiness è lennesimo capolavoro del quartetto, un disco capace di entusiasmare persino la severa redazione di Down Beat. Libero dalle nocive interferenze delle major grazie a una dinamica etichetta personale (Summerfold / Winterfold), Bruford condivide la propria arte con Tim Garland (sax tenore/soprano; clarinetto basso), Steve Hamilton (pianoforte) e Mark Hodgson (contrabbasso), valenti jazz-men britannici succeduti a colleghi altrettanto bravi come Django Bates, Iain Ballamy, Patrick Clahar, Tim Harries etc.: il ritmo dispari di My Heart Declares A Holiday, larrangiamento cameristico di One Of A Kind (dal suddetto, omonimo classico) e la versione strumentale di Seems Like A Lifetime Ago [splendida melodia già interpretata dalla seducente voce di Annette Peacock e dal flicorno di Kenny Wheeler (Feels Good To Me)] palesano il retroterra underground del leader. Su diversi episodi, Garland si dimostra solista ispirato e autore di talento: le sobrie atmosfere latine di Tramontana e Bajo Del Sol, la fuga del flauto su White Knuckle Wedding, la finezza armonica di Modern Folk, Turn And Return e Speaking With Wooden Tongues giustificano la prestigiosa co-intestazione dellalbum. Deliziosi i disegni in copertina di Dave McKean. - B.A. BILL BRUFORDS EARTHWORKS - EARTHWORKS UNDERGROUND ORCHESTRA (2006) WORLD DRUMMERS
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