DOSSIER II
(TUTTO
VERO!)
Francamente
non sapevamo come commentare lennesima follia degli
addetti ai lavori,
ormai più simile a un proclama di Ernst
Stavro Blofeld che a un semplice articolo dedicato alla
musica.
Poi, proprio sul punto di archiviare tutto
IDEA: e se
provassimo a tradurre in italiano leditoriale di
Bertoncelli?
Così, tanto per capire cosa intendeva sostenere veramente il
decano della stampa specializzata nazionale.
Ha funzionato. Leggete voi stessi. - B.A.
SUL ROCK LA PIAGA DEL REVISIONISMO |
(da Musica! Rock & Altro del 30 Gennaio 2003) |
di Riccardo Bertoncelli |
TESTO ORIGINALE di Riccardo Bertoncelli Ho letto una recensione fantastica dei primi album Stones, appena ristampati. Diceva più o meno così: forse allepoca saranno stati anche importanti, però ascoltati oggi, insomma, fanno un po ridere. Mi sconvolge quel forse, è come un gigantesco se, e pensatelo applicato ad altre arti: se Giotto avesse conosciuto la prospettiva, che sublime pittore sarebbe stato, se John Ford avesse potuto sfruttare gli effetti speciali di Spielberg, allora sì avrebbe fatto grande cinema. Questa è laria che tira dalle nostre parti, e almeno fosse ignoranza. Trovo invece che sia una forma subdola di revisionismo rock, che striscia da un po di tempo. |
TRADUZIONE di Bruno Anastasi Quando mai qualcuno ha trattato con sufficienza i Rolling Stones, i Kinks o Bob Dylan? Mai, appunto, ma tirare in ballo qualche intoccabile fa sempre comodo per sostenere le mie scempiaggini. |
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Cè una nuova generazione di esperti e appassionati che sopporta male le categorie consolidate negli anni: gli artisti maggiori e i minori, gli stili più o meno influenti, le baronie e i culti. | Vada pure per una nuova
generazione di esperti - purché ricordino
sempre chi è che comanda - ma gli appassionati proprio
no: riottosi, ingovernabili, indipendenti, e poi non
riconoscono la mia autorevolezza, che mi dà un fastidio
che non ti dico. Non più schiava dei nostri miserabili giornaletti (Ciao 2001, Rockstar, Musica! etc.), la gente sta cominciando a pensare di testa sua. Bisogna correre a i ripari, altrimenti questi mi sfilano la poltrona da sotto il culo. |
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Questo consolidamento non è venuto dal cielo, per carità, ma da mille intrecci e discorsi e ascolti, storie sul campo; impressioni nellimmaginario collettivo; con un lungo e complicato processo durato decenni, perché nel prossimo 2004, se guardiamo il calendario, saremo chiamati (stressati) a festeggiare il mezzo secolo di rock. | Questo consolidamento non è venuto dal cielo, ma scopiazzando un po alla buona quello che scrivevano i vari Melody Maker, New Musical Express, Rolling Stone, Creem etc., ormai irrimediabilmente sbugiardati da Frank Zappa. Noi ci limitavamo ad approfittare della nostra posizione egemonica per sparare qualsiasi puttanata: chi mai avrebbe potuto contraddirci? | |||||
Ora di tutto questo si vuol fare strame; ripartendo da zero e riscrivendo le storie dal dopo giudicandole con i nostri gusti, le nostre noie, i potenti mezzi frustranti di oggi. Allora la chitarra di Richards suona flebile e ingenua, come, a ben pensarci, quella di Dave Davies nei primi album Kinks; a un festival 'nu metal', questa è la verità, li manderebbero a suonare sul palco secondario. | Internet sta consentendo a
tutti di farsi unopinione documentata sulla musica
e - quel che è più grave - certi dischi si cominciano
anche trovare: poi, una volta che qualcuno li ascolta,
salta fuori il ribelle che ha la pretesa di stabilire
liberamente - in base al gusto personale, e non a quello
che gli dico io - cosa debba piacergli e cosa no. Capito? Vogliono decidere loro, i signorini! |
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Ma la vera specialità dei revisionisti è unaltra: prendere dei minori di epoche lontane ed elevarli al rango di maestri importanti che solo la zucconeria delle generazioni precedenti (giusto qualche milione di appassionati rock e un plotone di studiosi) non ha riconosciuto. Poi, con quel bottino di promossi e retrocessi, si compilano quelle spassose compilations dei 100 dischi più belli, delle 100 canzoni impedibili che piacciono tanto alla nostra epoca di ragionieri e contabili. Non stupitevi allora se fra qualche tempo qualcuno vi spiegherà che Richard Thompson, non Bob Dylan, è stato il vero guru della musica degli ultimi 50 anni e Forever Changes dei Love il disco più influente, pardon, seminale. | Ma la vera specialità dei revisionisti è unaltra: prendere qualche artista di epoche lontane, nomi incomprensibili che noi studiosi abbiamo ghettizzato per anni (Godley & Creme, Peter Hammill, National Health, Todd Rundgren, Michael Franks, Bobby Caldwell, Rupert Holmes chi voleva perderci tempo con quella roba?) ed elevarli al rango di maestri importanti che solo larroganza della mia categoria non ha adeguatamente riconosciuto. La misura è stata colmata quando hanno cominciato a stilare - e quel che è peggio, a pubblicare - quelle compilations dei 100 dischi più belli, delle 100 canzoni imperdibili, in cui qualche stronzetto osa contestare i nostri dogmi. Come se non bastasse, ci si è messo anche quellintellettuale da quattro soldi di Nick Hornby, col suo libro di merda - 31 Songs - che ha praticamente legittimato questa pratica oscena. Di questo passo, presto qualcuno ci spiegherà che gli sperimentatori progressive, i pionieri A.O.R., Frank Zappa o i 10cc sono stati i veri guru della musica degli ultimi 50 anni, e magari che Aja degli Steely Dan è il disco più influente. Quel giorno il sottoscritto non conterà più un cazzo bastardi! |
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